Landsverk L-180, L-181 e L-182

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Landsverk L-180
Una L-180
Descrizione
Tipoautoblindo
Equipaggio5
ProgettistaAB Landsverk
CostruttoreAB Landsverk
Data entrata in servizio1933
Data ritiro dal servizioanni 1980
Utilizzatore principaleBandiera della Svezia Svezia
Altri utilizzatorivedi qui
Altre variantiL-181
L-182
Dimensioni e peso
Lunghezza5,86 m
Larghezza2,24 m
Altezza2,28 m
Peso7,825 t
Capacità combustibile120 l
Propulsione e tecnica
MotoreBüssing-NAG L8V, 8 cilindri a V, alimentato a benzina
Potenza180 hp
Trazione6×4
Prestazioni
Velocità80 km/h
Autonomia288 km
Armamento e corazzatura
Armamento primario1 cannone Madsen 20 mm o Bofors 37 mm
Armamento secondario3 mitragliatrici Ksp m/39
Corazzatura frontale9 mm
Corazzatura laterale9 mm
Corazzatura superiore5 mm
Corazzatura torretta15 mm
fonti citate nel corpo del testo
voci di autoblindo presenti su Wikipedia

La Landsverk L-180 e le sue varianti L-181 e L-182 costituivano una famiglia di autoblindo svedesi, sviluppata dalla AB Landsverk nel periodo interbellico. Gli autoblindo Landsverk ebbero un buon successo internazionale grazie alle loro caratteristiche di velocità, robustezza ed affidabilità e vennero acquistate in piccole quantità tra gli altri da Danimarca, Estonia, Irlanda e Paesi Bassi.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Le diverse varianti avevano un'impostazione comune ma erano costruite su telai di autocarri differenti Büssing, Mercedes-Benz e Daimler-Benz, con i relativi motori. Anche l'armamento era comune alle varie versioni, comunemente con un cannone automatico Bofors 37 mm o Madsen 20 mm. L'unica eccezione fu la Finlandia, che acquistò una L-182 equipaggiandola con una mitragliatrice L-35/36 da 13,2 mm.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

L'esercito svedese immise in servizio cinque L-180, in origine ordinate dall'Irlanda ma in ultimo non consegnate in quanto la seconda guerra mondiale era in pieno svolgimento; furono denominate "Pansarbil m/41", abbreviato in "Pbil m/41". Questi mezzi ricevettero la torretta della Pansarbil m/39 già in servizio, armata del cannone automatico Bofors 20 mm akan m/40 in sostituzione del cannone Madsen[1]

Altri utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Due L-180, ordinate nel 1935 e consegnate nel 1936, furono usate dal Corpo tecnico dell'esercito danese, ricevendo la numerazione FP-7 e FP-8[2].

L'unica L-180 acquistata dall'Estonia nel 1937 fu usata dalla polizia di Tallinn[2].

Una L-182 fu acquistata per essere testata[3] nel 1936. Venne impiegata da un'unità corazzata della brigata di cavalleria (Ratsuväkiprikaati) e trovò un limitato impiego nella Guerra d'inverno. In seguito passò alle dipendenze della 1ª Divisione di fanteria (1. Divisioona), che la impiegò nella guerra di continuazione, rimpiazzando le due mitragliatrici da 13,2 mm L-35/36 con un fucile anticarro Lahti L-39 da 20 mm. L'autoblindo fu ritirata dal servizio e radiata nel 1945[4].

L'Irlanda ordinò due L-180 nel 1937, consegnate l'anno successivo. Vennero poi ordinati altri sei mezzi, consegnati nel 1939. Ulteriori cinque non poterono essere consegnati a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale e furono dunque requisiti dalla Svezia. Le L-180 irlandesi erano armate con un cannone Madsen 20 mm e due mitragliatrici Madsen in calibro 7,7 mm. Queste ultime furono sostituite negli anni cinquanta da altrettante Browning M1919 in calibro 7,62 mm, in concomitanza con l'adozione di motori Ford type 317 V8 a benzina, da 5.195 cm³, erogante 3.200 giri al minuto; il cannone Madsen fu infine rimosso negli anni settanta in favore di un Hispano-Suiza HS.404 proveniente dai de Havilland DH.100 Vampire, dismessi dall'Aeronautica irlandese. Tutte le autoblindo irlandesi erano inquadrate nel 1st Armoured Squadron ("1º Squadrone corazzato"), insieme ad autoblindo Leyland e Dodge. Il reparto fu riequipaggiato con le Panhard AML nel 1972 e le Landsverk furono trasferite alle unità della Cúltaca an Airm ("esercito di riserva"): cinque all'11th Motor Squadron ("11º Squadrone motorizzato") e tre al 3rd Motor Squadron ("3º Squadrone motorizzato"), fino al ritiro definitivo negli anni ottanta.

Una L-181 lituana

L'esercito lituano usò sei L-181, ordinate nel 1933 e consegnate nel 1934[5][6].

L'esercito tedesco riutilizzò le L-180 catturate in Danimarca e Paesi Bassi per compiti di ricognizione, pattugliamento ed addestramento; esse ricevettero la denominazione Panzerspähwagen L202(h) e le L-181 olandesi furono anche assegnate all'Ordnungspolizei per compiti di sicurezza interna[7].

Una L-181 olandese (Pantserwagen M.36)

L'esercito reale olandese acquistò tredici L-180 nel 1938[2] e ne ricevette quattordici, incluse due autoblindo comando senza armamento[7]; La AB Landsverk consegnò inoltre dodici torrette[2]. I due veicoli comando utilizzavano due torrette speciali e vennero assegnate ognuna a uno squadrone corazzato[8]. Le L-180 ricevettero la denominazione Pantserwagen M.38[7]. I Paesi Bassi acquisirono anche dodici autoblindo L-181[5], designate Pantserwagen M.36[7].

L'Unione Sovietica utilizzò probabilmente gli autoblindo di preda bellica, catturati nel corso dell'occupazione di Estonia, Lituania e Lettonia avvenuta nell'estate 1940.

Tabella riassuntiva[modifica | modifica wikitesto]

Paese Forza armata Variante Quantità Telaio Motore Armamento primario Armamento secondario Note
Bandiera della Danimarca Danimarca Esercito reale danese
L-180
Büssing-NAG[2] Büssing V8, 160 HP[2] Madsen 20 mm m/33 L/60[2] 2 x Madsen 8 mm m/24 typ C[2]
Bandiera dell'Estonia Estonia Polizia di Tallinn[2]
L-180
Bandiera dell'Irlanda Irlanda Esercito irlandese
L-180
Madsen 20 mm 2 x Madsen .303
Bandiera della Germania Germania
L-180
Büssing-NAG[2] Büssing V8, 160 HP[2] Madsen 20 mm m/33 L/60[2] 2 x Madsen 8 mm m/24 type C[2]
Wehrmacht[7] Büssing-NAG[7] Bofors 37 mm[2][7] 3 x 7,92 mm Lewis[7]
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi Koninklijke Landmacht
L-180
13[2]
Büssing-NAG[7] Bofors 37 mm[2][7] 3 x 7,92 mm Lewis[7]
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
L-180
Bandiera della Svezia Svezia Esercito svedese[2]
L-180
Bofors 20 mm akan m/40[1][2] 2 x Ksp m/36[2]
Bandiera della Lituania Lituania Esercito lituano
L-181
Mercedes-Benz[5] Mercedes-Benz 6 cilindri, 65 hp[5] 20 mm Oerlikon[5] 2 x 7,92 mm Maxim[5]
Bandiera della Germania Germania Ordnungspolizei[7]
L-181
Daimler-Benz G 3 a/P[7] Daimler-Benz M09 6 cilindri, 80 hp Bofors 37 mm[5][7] 3 x 7,92 mm Lewis[7]
Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi Koninklijke Landmacht
L-181
12[5]
Daimler-Benz G 3 a/P[7] Daimler-Benz M09 6 cilindri a benzina, 80 hp[5] Bofors 37 mm[5][7] 3 x 7,92 mm Lewis[7]
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
L-181
Mercedes-Benz[5] Mercedes-Benz 6 cilindri, 65 hp[5] Oerlikon 20 mm[5] 2 x 7,92 mm Maxim[5]
Bandiera della Finlandia Finlandia Maavoimat
L-182
Daimler-Benz[4] 13,2 mm L-35/36[4]

20 mm L-39[4]

2 x mitragliatrici 7,92 mm[9] or

2 x 7,62 mm L-33/36 e
1 x 7,62 mm Maxim contraerea[4]

equipaggio: 4 (eliminato il pilota posteriore)[9] o 5[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Sweden, su mailer.fsu.edu, Tanks!. URL consultato il 20 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2012).
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w Landsverk L-180, su www2.landskrona.se, Landsverk. URL consultato il 18 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2013).
  3. ^ Finland, su mailer.fsu.edu, Tanks!. URL consultato il 20 maggio 2012.
  4. ^ a b c d e f FINNISH ARMY 1918 - 1945: HEAVY ARMOURED CARS, su jaegerplatoon.net, Jaeger Platoon. URL consultato il 18 maggio 2012.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Landsverk L-181, su www2.landskrona.se, Landsverk. URL consultato il 18 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2013).
  6. ^ Lithuania, su mailer.fsu.edu, Tanks!. URL consultato il 20 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2012).
  7. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s Regenberg, pp. 8-9
  8. ^ The Netherlands, su mailer.fsu.edu, Tanks!. URL consultato il 20 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2012).
  9. ^ a b c Landsverk L-182, su www2.landskrona.se, Landsverk. URL consultato il 18 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2013).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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