Cornus (Sardegna)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Cornus
Il fonte battesimale
EpocaPunica
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Comune Cuglieri
Altitudine67 m s.l.m.
Dimensioni
Superficiecirca 9 000 
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 40°05′36″N 8°30′29″E / 40.093333°N 8.508056°E40.093333; 8.508056

Cornus è un'antica città-stato della Sardegna, fondata nell'ultimo quarto del VI secolo a.C.[1] I suoi resti si trovano nei pressi del comune di Cuglieri, in provincia di Oristano a pochi passi dalla frazione di S'Archittu.

La città era costituita da una acropoli (sono visibili i resti delle mura) sul colle di Corchinas e da quartieri artigianali e di abitazioni nelle zone pianeggianti.

La città è citata (Kornos) dal geografo Claudio Tolomeo[2] (II secolo) nell'interno dell'isola e viene riportata nell'Itinerario Antonino (Cornos) a metà strada tra Bosa e Tharros. Tito Livio[3] ne parla come della capitale dei nuragici ai tempi della rivolta antiromana di Ampsicora nel 215 a.C., nell'ambito della quale fu conquistata da Tito Manlio Torquato.

Divenne municipio in epoca flavia o traianea e fu colonia nel III secolo.[4]

Nella città doveva esistere, sul colle di Corchinas, un'area pubblica, forse il foro, dalla quale provengono alcune iscrizioni onorarie.[5] Sono visibili inoltre resti di un impianto termale in opera listata, probabilmente restaurato sotto Graziano, Valentiniano e Teodosio (379-383).

I resti della basilica

Bonifacio, vescovo di Sanaphar o Sanafer (identificata da alcuni studiosi con la diocesi di Cornus),[6] con altri 466 vescovi, tra i quali i sardi Lucifero di Kalaris, Martiniano di Forum Traiani, Vitale di Sulci e Felix di Turris, partecipò nel 484 al concilio di Cartagine che fu indetto da Unerico, Re dei Vandali, con l'intento di convertire i cattolici all'arianesimo.

In epoca tardo-antica, poco distante dalla città (frazione di Santa Caterina di Pittinuri) sorse il complesso cristiano di Columbaris, con un vasto cimitero che ha restituito diversi sarcofagi e un primo edificio a pianta basilicale a carattere funerario, preceduto da un battistero (III-IV secolo). Due altre basiliche sorsero nel V-VI secolo, con altre strutture. Il primo nucleo fu abbandonato dopo l'VIII secolo.

È raggiungibile dalla Strada Statale 292 Nord Occidentale Sarda, il cui ingresso è situato tra le borgate di Santa Caterina di Pittinuri e S'Archittu.

Su Campu 'e corra (il campo dei corni),[7] il piccolo altopiano ove ebbe luogo lo scontro fra Sardi e Romani.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Secondo il linguista Massimo Pittau (pagina del suo sito personale) la città avrebbe avuto origine nuragica.
  2. ^ Claudio Tolomeo, Geografia, III, 3, 7.
  3. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, XXIII, 41.
  4. ^ L'iscrizione CIL X 7915 riporta la dedica al cavaliere Quinto Sergio Quadrato per i meriti verso i cittadini della colonia (in colonos).
  5. ^ CIL X, 7915, CIL X, 7916, CIL X, 7917, CIL X, 7918.
  6. ^ Secondo il linguista Massimo Pittau (pagina del suo sito personale) Sanaphar costituirebbe l'originale toponimo sardo-nuragico, più tardi tradotto nel latino cornus (al plurale), con il significato di "prominenze"
  7. ^ Massimo Pittau, Cornus

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Farris, Le aree paleocristiane di Cornus, Oristano, S'Alvure, 1993, ISBN 88-7383-009-9.
  • Anna Maria Giuntella, Cornus I: 1. L'area cimiteriale orientale, Oristano, S'Alvure, 1999, ISBN 88-7383-024-2.
  • Anna Maria Giuntella, Cornus I: 2. L'area cimiteriale orientale. I materiali, Oristano, S'Alvure, 2000, ISBN 88-7383-023-4.
  • Vittore Vitense: Historia persecutionis provinciae Africae.
  • Giovanni Domenico Mansi: Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN2145376254783721415 · GND (DE4216644-5 · J9U (ENHE987007534218005171