Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Arcidiocesi di Bari-Bitonto
Archidioecesis Barensis-Bituntina
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaPuglia
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, Andria, Conversano-Monopoli, Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Trani-Barletta-Bisceglie
 
Arcivescovo metropolitaGiuseppe Satriano
Vicario generaleEnrico D'Abbicco
Arcivescovi emeritiFrancesco Cacucci
Presbiteri341, di cui 174 secolari e 167 regolari
2.221 battezzati per presbitero
Religiosi342 uomini, 415 donne
Diaconi71 permanenti
 
Abitanti757.830
Battezzati757.506 (100,0% del totale)
StatoItalia
Superficie1.265 km²
Parrocchie127
 
ErezioneIV secolo (Bari)
IX secolo (Bitonto)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSan Sabino
ConcattedraleSan Valentino
Santi patroniMaria Odegitria, San Nicola, Immacolata Concezione e San Sabino
IndirizzoCorso Alcide De Gasperi 274/a, 70125 Bari, Italia
Sito webwww.arcidiocesibaribitonto.it
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di San Valentino a Bitonto
La cattedra arcivescovile, all'interno della cattedrale di San Sabino a Bari

L'arcidiocesi di Bari-Bitonto (in latino Archidioecesis Barensis-Bituntina) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. Nel 2022 contava 757.506 battezzati su 757.830 abitanti. È retta dall'arcivescovo Giuseppe Satriano.

Santi patroni

[modifica | modifica wikitesto]

I santi patroni sono Maria SS.Odegitria o di Costantinopoli, San Nicola, San Sabino.

L'arcidiocesi comprende 21 comuni della città metropolitana di Bari ossia: Adelfia, Bari, Binetto, Bitetto, Bitonto, Bitritto, Capurso, Casamassima, Cassano delle Murge, Cellamare, Gioia del Colle, Grumo Appula, Modugno, Mola di Bari, Noicattaro, Palo del Colle, Sammichele di Bari, Sannicandro di Bari, Toritto, Triggiano e Valenzano.

L'arcidiocesi confina ad ovest con la diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, a sud confina con la diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, a sud-est confina con la diocesi di Castellaneta e ad est con la diocesi di Conversano-Monopoli.

Sede arcivescovile è la città di Bari, dove si trova la cattedrale di San Sabino. A Bitonto si trova la concattedrale di San Valentino.

Vicariati e parrocchie

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto.

Il territorio si estende su 1265 km² ed è suddiviso in 127 parrocchie, raggruppate in 13 vicariati:

Santuari e basiliche

[modifica | modifica wikitesto]

Nell'arcidiocesi sono presenti diversi santuari e basiliche, fra cui:

Provincia ecclesiastica

[modifica | modifica wikitesto]
Il santuario di Santa Maria della Grotta a Modugno.

La provincia ecclesiastica della sede metropolitana di Bari-Bitonto si estende interamente in territorio pugliese e corrisponde quasi esattamente alle province di Bari e Barletta-Andria-Trani.

Le 5 sedi suffraganee sono l'arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e le diocesi di:

Arcidiocesi di Bari

[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie storicamente attendibili circa la diocesi di Bari risalgono al IV secolo, quando il vescovo Gervasio prese parte al concilio di Sardica del 342/344. Nel 465 fu il suo successore Concordio a prendere parte al sinodo romano: secondo Lanzoni, è Concordio l'unico vescovo storicamente certo di Bari nei primi sei secoli cristiani.[1] Nel 530 con il vescovo Pietro la diocesi fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana, soggetta al patriarcato di Costantinopoli.[2]

Dall'VIII all'XI secolo l'arcidiocesi di Bari, sotto il diretto dominio di Costantinopoli, adottò il rito bizantino, di cui rimarranno tracce fino al XVI secolo. Insieme con il rito bizantino, il calendario liturgico della Chiesa di Bari ricordava i santi dell'Oriente celebrati secondo il calendario bizantino. Infine nella cattedrale Bari fu in uso fino al XX secolo enunciare Vangelo ed Epistola in latino e in greco.

Nel IX secolo, in seguito alle devastazioni operate in Puglia dai Saraceni, la città di Canosa (Canusium) fu distrutta e Angelario, vescovo di quella città nell'844 riparò a Bari portando con sé le reliquie dei santi Rufino, Memore e san Sabino; quest'ultimo divenne poi patrono della diocesi di Bari. Il pontefice Sergio II conferì ad Angelario il titolo di vescovo di Bari e Canosa, titolo che gli arcivescovi di Bari hanno mantenuto fino alla recente riorganizzazione delle diocesi del 1986[3][4].

Nel 933 papa Giovanni IX concesse l'uso del pallio all'arcivescovo di Bari, e nel volgere di un secolo ogni legame con Costantinopoli fu rescisso, in favore di quelli con Roma.

L'arcivescovo Bisanzio (1025-1035) ottenne dal Papa il privilegio di consacrare i vescovi delle sedi suffraganee. Iniziò anche la costruzione della nuova cattedrale intitolata a san Sabino, che fu distrutta nel 1156 da Guglielmo di Sicilia. Nell'XI secolo si tennero a Bari due sinodi: il primo, nel 1064 fu presieduto da Arnoldo, vicario di papa Alessandro II.

Ex cattedrale di San Michele Arcangelo a Bitetto
Altare maggiore della cattedrale di San Sabino a Bari

In quegli stessi anni, a Bari era arcivescovo Ursone che però, prediligendo la sede di Canosa, si era inimicato la popolazione. Pertanto, quando nel 1087 alcuni marinai traslarono a Bari le reliquie di san Nicola, le affidarono in custodia presso un monastero benedettino. Solo nel 1089, con la morte di Ursone e l'elezione ad arcivescovo proprio dell'abate benedettino Elia, si diede avvio alla costruzione della basilica di San Nicola, che venne consacrata nello stesso anno da papa Urbano II, a lavori ancora ampiamente in corso. In questa occasione lo stesso papa tumulò nella cattedrale le reliquie di san Nicola di Bari, appena giunte dall'Oriente.

La basilica di San Nicola a Bari

Pochi anni dopo, nel 1098, Urbano II tornò a Bari per celebrarvi un sinodo finalizzato alla riavvicinamento tra la Chiesa d'Oriente e la sede apostolica di Roma. Nella scelta di Bari ebbe un peso rilevante il ruolo assunto dalla Chiesa locale, che per la presenza delle reliquie di san Nicola costituiva il naturale terreno di dialogo tra cristiani d'oriente e d'occidente. Al sinodo intervennero ben 183 vescovi, tra i quali sant'Anselmo d'Aosta che si distinse per le posizioni prese sull'uso del pane lievitato nell'eucaristia e della processione dello Spirito Santo (la cosiddetta disputa sul Filioque). Ciò nonostante il sinodo non diede i risultati sperati e la distanze dottrinali ne furono acuite.

Dopo l'arcivescovo Rainaldo, che diede impulso alla riedificazione della cattedrale distrutta da Guglielmo il Malo, anche l'arcivescovo Romualdo Grisoni (1280) si distinse per la restauro ed edificazione di chiese. Nel 1377 era arcivescovo di Bari Bartolomeo Prignano, divenuto poi papa Urbano VI, il quale peraltro non vide mai la città.

Due arcivescovi del XVII secolo hanno ricoperto un ruolo significativo nella storia dell'arcidiocesi: Diego Sersale (1638) ristrutturò a proprie spese la cattedrale e promosse la costruzione del palazzo episcopale e del seminario, mentre il domenicano Tommaso Maria Ruffo (1684) morì in odore di santità.

La basilica dei Santi Medici a Bitonto

In seguito al Concordato del 1818 tra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie, le diocesi di quest'ultimo furono oggetto di fusioni e aggregazioni. In quella circostanza, con la bolla De utiliori di papa Pio VII del 27 giugno 1818, all'arcidiocesi di Bari fu aggregata la soppressa diocesi di Bitetto.

Diocesi di Bitonto

[modifica | modifica wikitesto]

Anche la diocesi di Bitonto, come quella di Bari, secondo la tradizione ha un'origine che può essere fatta risalire al tempo della piena conversione della Puglia. Sebbene vi siano notizie confuse circa un vescovo di nome Anderano vissuto attorno al 742 (e appartenente probabilmente alla chiesa di Bisignano), la più antica menzione della diocesi risale all'XI secolo e il primo vescovo di Bitonto di cui si hanno notizie dettagliate fu Arnolfo nel 1087.[5]

Nel 1151 e nel 1172 la sede di Bitonto fu confermata come suffraganea dell'arcidiocesi di Bari rispettivamente da Eugenio III e da Alessandro III.

Successivamente tennero la sede bitontina, tra gli altri, Enrico Minutolo (1382), in seguito divenuto cardinale; Cornelio Musso (1544), un conventuale che si distinse al concilio di Trento dove tenne la predica di apertura; il servo di Dio Girolamo (al secolo Bernardino) Pallantieri (1603-1619)[6], Fabrizio Carafa (1622), fondatore di un'accademia letteraria; e Alessandro Crescenzi (1652), appartenente a un'importante famiglia romana, che fu creato cardinale nel 1675.

Nel 1703 il capitolo della cattedrale proclamò l'Immacolata Concezione patrona principale della città e della diocesi. Patrono del capitolo invece era san Valentino, il cui culto fu introdotto a Bitonto dal vescovo Guglielmo da Viterbo nel XII secolo.

Con la bolla De utiliori di papa Pio VII del 27 giugno 1818, la diocesi di Bitonto venne unita aeque principaliter a quella di Ruvo.

Nel 1885 la diocesi bitontina era costituita da 15 parrocchie tutte incluse nel territorio cittadino di Bitonto, eccetto quella di Palombaio.[7]

Arcidiocesi di Bari-Bitonto

[modifica | modifica wikitesto]
La chiesa dell'Assunta a Modugno.

L'unione delle diocesi di Bitonto e Ruvo perdurò fino al 1982; il 30 settembre di quell'anno infatti la Santa Sede procedette alla nomina di due vescovi distinti per le due sedi. Sulla diocesi di Bitonto fu nominato Andrea Mariano Magrassi, che era già arcivescovo di Bari: in questo modo Bari e Bitonto furono unite in persona episcopi.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, nel quadro più ampio della revisione delle circoscrizioni ecclesiastiche in Italia, le due sedi furono unite con la formula plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale. Contestualmente il comune e il territorio di Santeramo in Colle fu ceduto dalla nuova arcidiocesi alla diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.

In occasione del XXIV Congresso eucaristico nazionale svoltosi dal 21 al 29 maggio 2005, a cui intervenne come legato pontificio il cardinale Camillo Ruini, l'arcidiocesi di Bari-Bitonto fu meta del primo viaggio apostolico di Benedetto XVI dopo l'elezione a papa.

Diocesi soppresse

[modifica | modifica wikitesto]

Cronotassi dei vescovi

[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Papa Urbano VI, nato Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari (1377 - 1378)
Baldassare Mormile, arcivescovo di Bari dal 1805 al 1818
Michele Basilio Clary, arcivescovo di Bari dal 1823 al 1858
Francesco Pedicini, arcivescovo di Bari dal 1858 al 1886
Casimiro Gennari, amministratore apostolico di Bari (1886 - 1887)
Augusto Curi, arcivescovo di Bari dal 1925 al 1933
Marcello Mimmi, arcivescovo di Bari dal 1933 al 1952
Anastasio Alberto Ballestrero, arcivescovo di Bari (1973 - 1977)
Papa Clemente VII, nato Giulio Zanobi di Giuliano de' Medici, amministratore apostolico di Bitonto nel 1517
Papa Paolo III, nato Alessandro Farnese, amministratore apostolico di Bitonto (1530-1532)
Alessandro Farnese il Giovane, amministratore apostolico (1537-1538) e vescovo di Bitonto (1544)
Cornelio Musso, O.F.M.Conv., vescovo di Bitonto (1544 - 27 ottobre - 1574)

La cronotassi relativa al primo millennio (fino a Giovanni III nel 952) è quella riportata da Michele Garruba nella sua opera Serie critica de' Sacri Pastori Baresi (1844). Di questi vescovi, lo studio Cronotassi iconografia e araldica dell'Episcopato pugliese (1984) considera autentici solo due, Concordio (465) e Andrea (VI secolo).

Sede di Bitonto

[modifica | modifica wikitesto]

Sede di Bari-Bitonto

[modifica | modifica wikitesto]

Prelati viventi originari dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto

[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 757.830 persone contava 757.506 battezzati, corrispondenti al 100,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 486.600 487.500 99,8 358 234 124 1.359 208 837 56
1959 532.000 535.000 99,4 400 220 180 1.330 250 1.300 70
1969 625.000 628.746 99,4 434 199 235 1.440 332 1.604 82
1980 630.000 640.655 98,3 375 194 181 1.680 2 268 1.128 94
1990 650.000 680.000 95,6 411 231 180 1.581 21 283 1.202 120
1999 600.000 710.000 84,5 426 251 175 1.408 40 255 893 123
2000 600.000 710.000 84,5 426 251 175 1.408 46 257 1.010 124
2001 690.000 710.000 97,2 394 228 166 1.751 48 239 909 124
2002 690.000 710.000 97,2 369 211 158 1.869 58 226 790 124
2003 699.700 720.000 97,2 390 210 180 1.794 59 289 718 126
2004 712.000 720.000 98,9 372 207 165 1.913 62 259 711 125
2006 732.277 740.900 98,8 362 207 155 2.022 66 246 791 125
2012 745.898 753.987 98,9 338 195 143 2.206 73 209 552 126
2015 736.801 749.141 98,4 351 196 155 2.099 76 210 493 126
2018 739.533 752.923 98,2 351 196 155 2.106 73 418 406 126
2020 739.533 752.923 98,2 351 196 155 2.106 73 418 406 126
2022 757.506 757.830 100,0 341 174 167 2.221 71 342 415 127
  1. ^ Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604)., vol. I, Faenza, 1927, pp. 301-302.
  2. ^ Lanzoni parla invece del X secolo come periodo di erezione dell'arcidiocesi.
  3. ^ Cfr. Pietro Mazzeo, Storia di Bari dalle origini alla conquista normanna (1071), Adriatica, 2008, «Le fonti su questo periodo sono al limite della informazione e della coerenza, ma è possibile seguire, comunque, un filo essenziale degli avvenimenti. Sempre nell'845 il clero e il papa nominano vescovo di Bari Angelario».
  4. ^ Cfr. Luigi Mezzadri, Maurizio Tagliaferri, Elio Guerriero, Le diocesi d'Italia, Volume 3, San Paolo, 2008, Arcidiocesi Bari-Bitonto... «con il Decreto Instantibus votis della Sacra Congregazione per vescovi del 30 settembre 1986, l'antica archidiocesi di Bari-Canosa è stata unita alla Arcidiocesi di Bari-Bitonto»
  5. ^ Luigi Michele de Palma, Storia delle Chiese di Puglia, Bari, Ecumenica Editrice, 2008, p. 119.
  6. ^ Girolamo Pallantieri.
  7. ^ Giuseppe Bertolotti, Statistica ecclesiastica d'Italia., Savona, 1885, p. 645.
  8. ^ Questo vescovo, attribuito da storici locali alla diocesi di Bari, era in realtà vescovo di Berrea in Macedonia, come riportano le collezioni degli atti conciliari di Mansi e Labbé (Gerontius a Macedonia de Brevi, sic). Garruba (pp. 3-5) sostiene che non poteva che essere vescovo di Bari, in quanto la sede macedone era allora occupata dal vescovo ariano Demofilo; questi era però vescovo di Beroe in Tracia.
  9. ^ Giuseppe Cuscito, Vescovo e cattedrale nella documentazione epigrafica in Occidente., in «Actes du XIe congrès international d'archéologie chrétienne. Lyon, Vienne, Grenoble, Genève, Aoste, 21-28 septembre 1986», École Française de Rome, Rome, 1989, pp. 768-771.
  10. ^ a b La leggenda del prete Gregorio racconta di un prodigio avvenuto nel 754 nella cattedrale di Bari legato all'immagine dell'Odigitria; Maurenziano avrebbe chiamato come testimoni del fatto due vescovi, Ottone di Bitonto e Simparide di Conversano. Questo racconto, ripreso dagli storici locali, è all'origine della presenza di questi tre vescovi nelle cronotassi delle rispettive diocesi. Custode Silvio Fioriello, Bitonto e la Puglia tra tardoantico e regno normanno, Edipuglia, 1999, p. 212.
  11. ^ Ughelli e Garruba ammettono la presenza di Leone al concilio di Nicea II del 787. A quel concilio presero parte vescovi dell'Italia meridionale che appartenevano a dominii bizantini; Bari tuttavia alla fine dell'VIII secolo faceva parte di un gastaldato longobardo (Francesco Tateo, Storia di Bari dalla preistoria al mille, Bari 1989). Un vescovo Leone fu presente a Nicea, ma era vescovo di Baris in Pisidia e non di Bari nelle Puglie. Jean Darrouzès, Listes épiscopales du concile de Nicée (787)., in: Revue des études byzantines, 33 (1975), pp. 20 e 50.
  12. ^ Sebastiano avrebbe preso parte ad un concilio romano indetto nel mese di novembre 826 da papa Eugenio II. Tuttavia «la sua qualifica di "Barese" è alquanto dubbia» (Cioffari, Storia della Chiesa di Bari, 1992, p. 18). Infatti mentre Mansi qualifica Sebastiano come episcopus Burense ( Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio., vol. 14, Venezia 1769, col. 1000), gli editori delle Monumenta Germaniae Historica attribuiscono a Sebastiano il titolo di episcopus Ticinense, ossia vescovo di Pavia (MGH, Leges (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2016)., vol. II, supplementa p. 14, rigo 45).
  13. ^ Consacrato il 31 ottobre (cfr. Gams).
  14. ^ Eletto alla morte di Elia, venne consacrato vescovo il 13 aprile 1112
  15. ^ Norbert Kamp, Doferio (Doferius, Dauferius) (XML)., Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani.
  16. ^ Nominato tra ottobre del 1188 e maggio del 1189 (cfr. Norbert Kamp, Doferio (Doferius, Dauferius) (XML)., Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani). Gams riporta come data il 13 dicembre 1188.
  17. ^ Un vescovo Anteramo o Auderamo prese parte ad un concilio indetto a Roma da papa Zaccaria nel 743; alcuni autori lo attribuiscono a Bitonto, ma in realtà è più probabile che fosse vescovo di Bisignano o di Bisenzio.
  18. ^ Un anonimo episcopus Botontinus è nominato vescovo di Mileto il 22 aprile 1252 (cfr. Eubel, vol. I, p. 340).
  19. ^ 18 maggio 1373 secondo Eubel.
  20. ^ Il 1º aprile 1384 è nominato arcivescovo titolare di Tiro.
  21. ^ Forse identificabile con Giovanni Guiglielmucci, O.P., nominato il 4 maggio 1391 (cfr. Eubel. vol. I).
  22. ^ Nominato arcivescovo titolare di Pompeopoli di Paflagonia.
  23. ^ Durante il periodo di sede vacante, la diocesi fu data in amministrazione apostolica ai vescovi Salvatore Isgrò (dal 21 novembre 1978 a febbraio 1981) e Aldo Garzia (da febbraio 1981 al 30 settembre 1982).

Sede di Bitonto

[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN155510855 · ISNI (EN0000 0001 0401 9401 · SBN BRIV136354 · GND (DE16071039-X