Villa Bozzi

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Villa Bozzi
Facciata
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
LocalitàNapoli
Coordinate40°52′14.01″N 14°15′28.18″E / 40.870558°N 14.257827°E40.870558; 14.257827
Informazioni generali
Condizioniin uso
CostruzioneXIX secolo
Stileneoclassico
Usoresidenziale
Realizzazione
ProprietarioCuria arcivescovile di Napoli

Villa Bozzi (originariamente villa Macedonio poi villa Dupont) è una delle ville storiche di Napoli; è locata in via Ponti Rossi, sulla collina di Capodimonte.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sul suolo dove oggi sorge la struttura, agli inizi dell'ottocento, sorgeva un casino di proprietà di Filippo de Angelis; questo edificio, il 20 maggio 1808 fu donato da Giuseppe Bonaparte al suo intendente di Casa Reale, Luigi Macedonio, il quale anche dopo il ritorno al trono di re Ferdinando I delle Due Sicilie riuscì a mantenerne la proprietà e, in più, la trasformò ispirandosi ai rustici chalet svizzeri. Anche l'area verde venne rifatta e furono creati sentieri, piccoli viali, boschetti, ecc..

Tuttavia, nell'ottobre del 1825, quando passò a Maurizio Dupont, ispettore generale dei Dazi Indiretti, la struttura acquistò una veste neoclassica, essendo stata rifatta da Luigi e Stefano Gasse (1830-1831). La villa fu venduta a Lady Errichetta Drummond. La villa storica appartiene alla Curia arcivescovile di Napoli che la acquistò dalla famiglia Bozzi nel 1984. Ha ospitato per anni il seminario minore, intitolato a papa Paolo VI.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

La struttura in oggetto, nel corso del tempo, ha subito numerosi rimaneggiamenti ed oggi si presenta come una graziosa struttura neoclassica bianca, con un'ampia e raffinata loggia a colonne doriche, chiusa da finestroni che precedentemente non esistevano. L'edificio è concluso da una vasta terrazza scoperta che sovrasta il parco adiacente e la vista sulla baia di Napoli.

Il parco, di gusto inglese (molto probabilmente a causa delle vecchie proprietarie Lady Drummond e Carlotta Vanneck), è stato anch'esso ripetutamente rimaneggiato. Nel XIX secolo, l'area verde venne impreziosita da un'ulteriore costruzione: la villa Anna, di pregevole gusto eclettico.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Quattromani, Necrologio di Stefano Gasse, <<Annali del Regno delle Due Sicilie>>, Napoli, 1839, f.lo XVII.
  • C.N. Sasso, Storia dei monumenti di Napoli e degli artisti che li edificarono dallo stabilimento della monarchia sino ai nostri giorni, Napoli, 1856-1858, vol. II.
  • A. Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1961.
  • F. Starita Colavero, Arte e potere, Stefano Gasse, un architetto al servizio di un regno, Napoli, Giannini, 1993.
  • F. Fraticelli, Il giardino napoletano, Settecento e Ottocento, napoli,Electa, 1993.
  • Yvonne Carbonaro, Le ville di Napoli, Tascabili Economici Newton, Newton e Compton Ed. 1999 Roma, ISBN 88-8289-179-8
  • L. Russo, Luigi Macedonio: da cadetto dei marchesi di Ruggiano a ministro delle Finanze del regno delle Due Sicilie, <<Rivista di Terra di Lavoro>>, a. IX, n° 1-2 aprile 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]