Utente:Deanar Goliem/Sandbox

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Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Cause generali[modifica | modifica wikitesto]

Nel XIII secolo Pisa e Genova erano due città marinare che negli ultimi decenni avevano avuto un grande sviluppo economico e demografico. La loro vicinanza ed i loro commerci redditizi che riguardavano l'intero mar Mediterraneo contribuirono a moltiplicare i loro contrasti, condotti al fine di ottenere l'egemonia su territori strategici e sui traffici commerciali[1]. É quindi certo che è stata la crescente ostilità tra le due potenze marittime a portarle ad un rilevante conflitto armato come quello che avvenne alla Meloria.

La Guerra di San Saba[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra di San Saba.

Le ostilità fra le due città possono essere spiegate comprendendo la Guerra di San Saba[2].

Avvenimenti[modifica | modifica wikitesto]

La guerra scoppiò nel 1255, quando il popolo genovese decise di invadere il quartiere veneziano della città di Acri con l'obiettivo principale di occupare la chiesa di San Saba ed avere così un accesso al porto[3]. I Pisani, che erano inizialmente alleati con i Genovesi, contribuirono all'assalto e ricevettero una parte del bottino di guerra. Ruppero l'alleanza poco dopo, nel 1257 e si allearono con i Veneziani[4].
Venezia mandò ad acri una flotta di quattordici galee comandate dall'ammiraglio Lorenzo Tiepolo e sconfisse quella di Genova, comandata dall'ammiraglio Paschetto Mallone, che aveva pure quattordici navi ma ne perse tre[5].
Il papa Alessandro IV fece di tutto per fermare gli scontri ma non ci riuscì[6].
Intanto il quartiere genovese di Acri era circondato dai nemici, in attesa dei rinforzi che stavano giungendo dalla città ligure sotto forma di cinquantadue navi da guerra, comandate dall'ammiraglio Rosso della Turca[7]. Il 24 giugno 1258, quando si scontrarono con la flotta pisana e veneziana, le navi genovesi di divisero: una parte si ritirò mentre un'altra parte rimase a combattere[8]. Furono sconfitti e persero ventiquattro navi e circa millesettecento soldati[8]. Inoltre i Genovesi che abitavano ad Acri dovettero abbandonare la città[9].

Conseguenze della guerra di San Saba[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Trapani (1266) e Battaglia di Settepozzi.

La sconfitta dei Genovesi durante la guerra di San Saba ebbe ripercussioni negative sull'economia della città. Il suo commercio in Medio Oriente fu drasticamente ridimensionato e indirizzò i traffici commerciali verso le aree bizantine[10].
Negli anni seguenti il popolo genovese cercò di recuperare le perdite relative alla guerra di San Saba[11]. Nel 1259 la flotta genovese scontrò quella veneziana vicino a Tiro e fu sconfitta[11]. Lo stesso avvenne nel 1260 vicino a Trapani[12] ed a Settepozzi, intorno al 1262[11][13].
Genova si alleò poi con i Greci di Nicea nel 1261[14], nello stesso anno conquistarono insieme Costantinopoli, che fu sottratta a Venezia, e Michele Paleologo divenne l'imperatore di Bisanzio[15].
I rapporti tra Genova e Grecia ebbero alcune temporanee problematicità perché l'imperatore greco Michele Paleologo aveva perso la fiducia nei suoi alleati, anche a causa dei loro insuccessi militari[16]. La validità di questa alleanza si riconsolidò quando a Genova furono eletti due Capitani del Popolo ghibellini: Oberto D'Oria e Oberto Spinola[17][18].

Conclusioni[modifica | modifica wikitesto]

Questi avvenimenti che precedettero la battaglia della Meloria portarono a due possibili schieramenti: il primo sarebbe stato composto da Pisa, Venezia, lo Stato Pontificio e il Regno di Sicilia; il secondo avrebbe compreso Genova e l'Impero bizantino[19]. La città pisana aveva quindi valide possibilità di vittoria grazie alla sua rete di alleanze[20].

Gli anni prima della battaglia[modifica | modifica wikitesto]

I primi saccheggi[modifica | modifica wikitesto]

Le ostilità nel mar Mediterraneo cominciarono gradualmente e la responsabilità dei conflitti sembra essere principalmente dei Pisani[21]. Pisa aveva avuto una crescita economica e demografica inferiore rispetto a quella di Genova ma poteva contare sulle alleanze stipulate con Venezia e Carlo I d'Angiò[22]. Gli anni prima della battaglia della Meloria videro principalmente una guerra di corsa fra le due città, che consisteva in saccheggi rapidi e imprevedibili che avevano l'obiettivo di sabotare il commercio degli avversari[21].

L'inizio della guerra[modifica | modifica wikitesto]

Gli scontri si intensificarono nel 1282[21] e cominciò una vera e propria guerra fra le due città marinare. Due avvenimenti, in particolare, provocarono lo scoppio della guerra. Il primo fu un attacco da parte di due veloci navi pisane che sequestrarono, vicino a Napoli, una galea di Guglielmo de Mari, insieme al proprietario genovese. La città di Genova chiese la liberazione dell'ostaggio e il risarcimento dei danni provocati, ma non ricevette nessuna risposta[23]. Il secondo avvenimento fu l'elezione di Sinuccello della Rocca come conte di Corsica, da parte dei Pisani[24]. Era anche chiamato Giudice di Cinarca, perché conquistò il castello di Cinarca[24]. Subito dopo il Giudice di Cinarca cominciò a fare razzie, attaccando chiunque si avvicinava alla Corsica[25].
Il comune di Genova riceveva continue lamentele e quindi nel maggio 1282 inviò quattro galee da guerra per combattere Sinuccello della Rocca, che fu sconfitto[25] e dovette rifugiarsi a Pisa[26]. Questa città lo considerava un alleato e quindi lo proteggeva dai Genovesi che volevano catturarlo e punirlo[26]. Allora da Genova partirono trentacinque navi da guerra[26], comandate dal'ammiraglio Nicolino Spinola[27] il 10 agosto 1282[28]. Vicino alle Secche della Meloria trovarono trentadue galee pisane[28] e poi dopo poche ore si ritirarono. Probabilmente furono spaventati dalla flotta pisana. Inoltre i contadini che erano stati arruolati avevano bisogno di dedicarsi alla vendemmia[29].
Nel frattempo alcune centinaia di soldati Pisani sbarcarono in Corsica[30] insieme al Giudice di Cinarca e conquistarono moltissimi castelli che erano occupate dai Genovesi. Poi andarono nell'isola di Palmaria, che apparteneva a Genova, e la devastarono[31]. Più della metà della flotta pisana morì per un naufragio, durante il rientro in patria. A questo punto la guerra era inevitabile ed entrambe le città si armarono, cercando di potenziare le loro flotte[32].

Gli scontri[modifica | modifica wikitesto]

I primi scontri avvennero negli anni 1282 e 1283, principalmente a danno di grandi imbarcazioni commerciali, piene di uomini e di preziose merci[33]. Per vendicarsi di un saccheggio da parte dei Genovesi, i Pisani inviarono sedici galee a sud della Corsica. I soldati scesero poi a Santa Manza e devastarono il territorio, abbattendo alberi e raccolti[33]. Un attacco simile fu eseguito daGenovacontro l'isola di Pianosa[34].
Poi il 30 aprile 1283 la flotta genovese, che era composta da trentaquattro galee e una saettìa, comandata dall'ammiraglio Tommaso Spinola e dal comandante Guglielmo Ficomatario, partì da Genova[35], arrivò il 17 maggio all'isola di Pianosa, distrusse delle imbarcazioni e fece più di cento prigionieri pisani[36][37]. Inoltre la flotta genovese intercettò una nave pisana, che fu costretta a informare i nemici sugli spostamenti marittimi che sarebbero avvenuti entro pochi giorni[38].
Tommaso Spinola rimase con ventuno galee ed andò a Quirra, nella Sardegna orientale, per attendere il passaggio di navi mercantili pisane[39]. Quando le navi pisane avvistarono i nemici cominciarono a fuggire, sperando di non essere raggiunte[40]. Tre navi fuggirono lungo la costa ed otto andarono al largo. I Genovesi riuscirono a sottrarre ai Pisani una delle navi, che fu abbandonata lungo la costa[40]. Invece, le navi pisane al largo non riuscirono più a scappare e si prepararono per combattere[41]. Dopo un lungo scontro i Genovesi vinsero: fecero quasi mille prigionieri avversari ed un bottino che valeva migliaia di lire di denari genovesi[42].
Nel frattempoPisainviò cinquantaquattro navi da guerra che arrivarono a Santa Amanzia, vicino a Bonifacio, in Corsica. I soldati sbarcarono e devastarono tutto quello che poterono, poi ripartirono per la Sardegna[43]. Arrivarono ad Alghero e assediarono il castello dei Genovesi, che furono costretti ad arrendersi. Poi i Pisani demolirono completamente la rocca e sequestrarono tutti gli oggetti degli avversari[39].
Genova poi attaccò Porto Pisano alla fine del giugno 1283 con cinquantacinque navi da guerra: distrusse alcune torri ma gli avversari non reagirono perché la flotta pisana non era ancora rientrata[44]. Allora la flotta genovese cercò di inseguire le navi pisane che stavano tornando da sud ma stava soffiando un forte vento di scirocco che permise ai Pisani di sfuggire velocemente al nemico, che riuscì a catturare solo quattro navi[45]. Il fortissimo vento di scirocco obbligò le galee genovesi a rientrare[45].
Nel settembre del 1283 la flotta pisana, comandata dall'ammiraglio Rosso Buzzaccarini, attaccò Punta Castanna, vicino a Portovenere[46]. I soldati scesero, devastarono vigneti e frutteti, e attaccarono la popolazione[46]. La flotta genovese cercò di attaccare quella pisana ma le navi pisane riuscirono a fuggire velocemente[46]. I genovesi tornarono indietro perché era necessario che gli uomini si dedicassero alla vendemmia[46].

Armi e tattiche di combattimento[modifica | modifica wikitesto]

Navi da guerra[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Galea.

Nella seconda metà del XIII secolo le navi erano impiegate sia per il commercio che per le battaglie[27]. Ogni galea che trasportava merci aveva anche dei soldati al suo interno ed ogni nave da guerra poteva trasportare anche mercanzie[27]. Questa soluzione era molto economica e versatile[26], molto utile in caso di attacchi improvvisi da parte dei nemici[27].
La flotta poteva essere finanziata soltanto dal comune oppure potevano essere coinvolte anche altre comunità alleate, che avrebbero dovuto finanziare in parte gli armamenti ma avrebbero anche ricevuto un'adeguata porzione dei bottini di guerra[27].
Durante l'attacco a Porto Pisano del 1283, i Genovesi usarono i burlotti, ovvero delle piccole barche infiammate che venivano spinte contro le navi degli avversari con l'intento di farle bruciare[45].

Scontri sulle navi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia navale.

Quando una flotta si preparava per la battaglia, le navi spesso si affiancavano e si legavano con delle funi chiamate sartìe per evitare di disperdersi.
Pisa e Genova avevano dei soldati molto ben addestrati al combattimento con balestre. I combattenti delle navi erano molto violenti e spesso non rispettavano l'ideologia cavalleresca che considerava le armi da lancio disonoranti[47].
Spesso le battaglie navali cominciavano con una raffica di pietre e proiettili lanciati a distanza durante l'avvicinamento delle navi[48]. Dopodiché cominciava l'abbordaggio e l'invasione delle navi avversarie[48].
Nella battaglia della Meloria furono usate armi particolari come polveri per accecare i nemici e saponi scivolosi per far cadere gli avversari, in particolar modo quelli che indossavano un'armatura pesante[49]. Molte galee pisane avevano sulla prua una ruota con attaccate delle lunghe spade che giravano ad alta velocità[50]. La loro utilità era quella di ostacolare l'abbordaggio dei nemici[50]. Queste navi erano anche solidamente rinforzate sui fianchi da grandi scudi[50].

Ammiragli presenti nella battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Benedetto Zaccaria[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Benedetto Zaccaria.

Benedetto Zaccaria era un ammiraglio genovese molto esperto di battaglie marittime[51][52][53]. Aveva cominciato a combattere contro i Pisani nei primi mesi dell'anno 1284 nel mar Mediterraneo ed il suo obiettivo era quello di eseguire attacchi improvvisi alle navi avversarie per danneggiare l'economia pisana e la sua flotta[54].
Nel 1284 aveva il controllo diretto su trenta galee da combattimento[55], le quali furono riunite insieme al resto della flotta a Genova, pochi giorni prima della battaglia della Meloria[56].

Albertino Morosini[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Albertino Morosini.

Albertino Morosini era un ammiraglio e podestà molto esperto nell'ambito della navigazione e dei combattimenti con navi da guerra[57]. Divenne podestà pisano nel marzo del 1284 (anche se era stato eletto a gennaio, arrivò nella città dopo tre mesi)[58].
Proveniva da Venezia[59]. I Pisani lo elessero per la sua capacità militare e anche perché probabilmente speravano di coinvolgere il popolo veneziano nei frequenti contrasti fra Pisani e Genovesi[59].
Prima della battaglia della Meloria, nei primi giorni del luglio 1284, partì con settantadue galee da combattimento per attaccare la flotta genovese[60]. Voleva eseguire un assalto rapido ed imprevedibile[61], che però fu impedito dal maltempo[62][61].
La flotta pisana si diresse comunque ad occidente perché voleva attaccare le navi di Benedetto Zaccaria, ma non riuscì nell'impresa perché l'ammiraglio era già tornato a Genova. I Pisani non vollero combattere contro l'intera flotta avversaria e tornarono alla loro città[63].

Oberto D'Oria[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Oberto Doria.

Oberto D'Oria era un ammiraglio genovese e nel 1284 era anche il Capitano del Popolo della città[64]. Esperto di navigazione, praticata principalmente per scopi commerciali[65], era a capo della flotta genovese al momento della battaglia della Meloria ed era affiancato da un altro ammiraglio, Benedetto Zaccaria.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Conseguenze politiche per Pisa[modifica | modifica wikitesto]

A Pisa il 18 ottobre 1284 fu eletto come podestà il conte Ugolino della Gherardesca, che aveva simpatie per i Guelfi[66]. La sua politica avrebbe potuto portare alla pace con città guelfe come Lucca e Firenze[66]. Per migliorare i rapporti con queste città cedette anche i castelli di Viareggio e Ripafratta a Lucca e Pontedera a Firenze[67].
Nel luglio 1286 Nino Visconti fu eletto Capitano del Popolo e nella primavera del 1287 Ugolino della Gherardesca e Nino Visconti ottennero entrambi l'incarico di podestà e di capitani per dieci anni[68]. Questa signoria deluse mercanti, artigiani, coloro che approvavano il regime di Popolo, e i cittadini di tradizione ghibellina[68].
La situazione peggiorò con gli scontri fra i due podestà[68]. Nel 1287 Nino Visconti cercò di far nascere una ribellione nella città contro Ugolino della Gherardesca ma fallì[68]. Dopodiché i Capitani delle sette Arti Maggiori e i Consoli dei tre Ordini affidarono il governo ad un podestà forestiero, Guidottino Bongi[68], che fu cacciato nel 1288[69], quando i due podestà, Nino Visconti e Ugolino della Gherardesca riconquistarono il loro potere[70].
La signoria donoratico-viscontea cadde quando l'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini fece un colpo di Stato, insieme a importanti famiglie nobili come quelle dei Gualandi, Lanfranchi, Sismondi[70]. Il governo fu affidato a Guido da Montefeltro, un esperto capo politico che rimase in carica aPisadal 1289 al 1293[71]. Ebbe la capacità di organizzare abilmente l'esercito e di gestire le alleanze della città[71]. Si fece il possibile per evitare screzi con i Genovesi, per evitare quindi attacchi da parte degli avversari e proteggere gli importanti territori della Sardegna che erano rimasti[72].

Cause della sopravvivenza di Pisa[modifica | modifica wikitesto]

La città diPisanon fu definitivamente distrutta a causa degli interessi economici di città come Firenze, Prato, Arezzo, San Miniato, Siena, che volevano sfruttare il porto della città per i loro commerci[73]. Inoltre città ostili come Lucca e Genova erano militarmente impreparate o impegnate militarmente altrove[73].
Infine la città di Pisa cercò di riprendersi commerciando con la Sardegna e la costa meridionale della Toscana[74]. Altri traffici commerciali che continuarono riguardavano l'Africa settentrionale, la Sicilia, le Isole Baleari, la Catalogna[74]. Alcuni luoghi come il Maghreb favorivano i Pisani perché i Genovesi erano considerati violenti saccheggiatori[75].
Inoltre Pisa si alleò con città Ghibelline, dopo la caduta della signoria di Ugolino della Gherardesca e di Nino Visconti[73]. Il governo della città fu quindi affidato a un’ottima autorità politica: il conte Guido da Montefeltro[73].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Del Punta,  p. 116
  2. ^ Del Punta,  p. 7.
  3. ^ Del Punta,  p. 9
  4. ^ Del Punta,  p. 11.
  5. ^ Del Punta,  p. 12.
  6. ^ Del Punta,  p. 14.
  7. ^ Del Punta,  p. 15.
  8. ^ a b Del Punta,  p. 16.
  9. ^ Del Punta,  pp. 16-17
  10. ^ Del Punta,  p. 18
  11. ^ a b c Del Punta,  p. 17
  12. ^ Del Punta,  pp. 17-18
  13. ^ La data non è precisa perché le tre fonti che ne parlano riportano tre date differenti. Rispettivamente, la cronaca di Andrea Dandolo, Les Estoires de Venise e gli Annali Genovesi parlano delle date 1261, 1262 e 1263
  14. ^ Del Punta,  p. 20
  15. ^ Del Punta,  p. 21
  16. ^ Del Punta,  p. 22
  17. ^ Del Punta,  p. 23
  18. ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/oberto-doria_(Dizionario-Biografico)/.
  19. ^ Del Punta,  p. 25
  20. ^ Del Punta,  pp. 25-26
  21. ^ a b c Del Punta,  p. 24
  22. ^ Del Punta,  pp. 24-26
  23. ^ Del Punta,  pp. 30-31
  24. ^ a b Del Punta,  p. 31
  25. ^ a b Del Punta,  p. 32
  26. ^ a b c d Del Punta,  p. 33
  27. ^ a b c d e Del Punta,  p. 34
  28. ^ a b Del Punta,  p. 35
  29. ^ Del Punta,  p. 36
  30. ^ Del Punta,  pp. 30-31. Non è chiaro il numero esatto di soldati e la data di sbarco: Jacopo d'Oria parla duecentosettanta soldati arrivati il 24 agosto mentre Guido da Vallecchia parla di cinquecento uomini sbarcati il 5 settembre.
  31. ^ Del Punta,  p. 37
  32. ^ Del Punta,  pp. 38-39
  33. ^ a b Del Punta,  p. 44
  34. ^ Del Punta,  p. 45
  35. ^ Del Punta,  p. 46
  36. ^ Del Punta,  p. 47
  37. ^ Il numero di prigionieri è incerto perché gli Annali Genovesi riportano la cattura di centocinquanta uomini, mentre Guido da Vallechia parla di centoventi prigionieri
  38. ^ Del Punta,  pp. 47-48
  39. ^ a b Del Punta,  pp. 48-49
  40. ^ a b Del Punta,  p. 49
  41. ^ Del Punta,  p. 50
  42. ^ I numeri di prigionieri e del valore del bottino riportati negli Annali Genovesi potrebbero essere esagerati. Spesso nel Medioevo si tendeva ad enfatizzare i successi della propria Nazione.
  43. ^ Del Punta,  p. 48
  44. ^ Del Punta,  p. 51
  45. ^ a b c Del Punta,  p. 52
  46. ^ a b c d Del Punta,  p. 55
  47. ^ Del Punta,  p. 54
  48. ^ a b Del Punta,  p. 84
  49. ^ Del Punta,  pp. 85-86
  50. ^ a b c Del Punta,  p. 86
  51. ^ Del Punta,  p. 57
  52. ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-zaccaria/
  53. ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-zaccaria_%28Enciclopedia-Italiana%29/
  54. ^ Del Punta,  pp. 61-62
  55. ^ Del Punta,  p. 59
  56. ^ Del Punta,  pp. 69-70
  57. ^ Del Punta,  p. 64
  58. ^ Del Punta,  p. 65
  59. ^ a b Del Punta,  p. 65
  60. ^ Del Punta,  pp. 67-68
  61. ^ a b http://www.treccani.it/enciclopedia/albertino-morosini_(Dizionario-Biografico)/
  62. ^ Del Punta,  p. 68
  63. ^ Del Punta,  pp. 69-70
  64. ^ Del Punta,  p. 70
  65. ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/oberto-doria_(Dizionario-Biografico)/. Questa voce afferma che Oberto D'Oria fu molto popolare grazie al suo contributo per l'economia di Genova.
  66. ^ a b Del Punta,  p. 96
  67. ^ Del Punta,  p. 97
  68. ^ a b c d e Del Punta,  p. 102
  69. ^ Del Punta,  pp. 102-103
  70. ^ a b Del Punta,  p. 103
  71. ^ a b Del Punta,  p. 104
  72. ^ Del Punta,  p. 105
  73. ^ a b c d Del Punta,  p. 109
  74. ^ a b Del Punta,  p. 112
  75. ^ Del Punta,  p. 113

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ignazio del Punta, La battaglia della Meloria. Il più grande scontro navale del Medioevo, Cagliari, Arkadia, 2015, ISBN 9788868510664.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]