Barile (famiglia): differenze tra le versioni

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Durante la fondazione dell'[[L'Aquila|Aquila]], [[Carlo I d'Angiò]], nel 1272, per oscuri motivi, fece distruggere il castello di Barile. A sorpresa i Barile non fecero ricostruire il loro castello, ma si rifugiarono nei suoi quattro territori. Tuttavia nel 1294 del castello di Barile ne rimaneva perlomeno qualche traccia, come attesta il diploma di re [[Carlo II di Napoli|Carlo II d'Angiò]] del 28 settembre 1294 come territorio tassabile del contado aquilano; nonostante ciò, Barile fu indipendente nei confronti dell'Aquila fino al 1420, grazie al potere dei Barile. Un documento dello stesso anno attesta la potenza di questa famiglia, documento redatto dalla regina [[Giovanna II di Napoli|Giovanna II d'Angiò-Durazzo]] e destinato alla famiglia stessa che attesta tutti i suoi possedimenti. Ma già l'anno seguente (1421), quando l'ultimo rappresentante in [[Abruzzo]] di questa famiglia si trasferì a [[Napoli]], il castello di Barile dovette giocoforza sottomettersi alla signoria dell'Aquila, non avendo nessun membro della casata a gestirne l'autonomia<ref name="Italyheritage.com"/>.
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Successivamente, dopo l'estinzione del ramo abruzzese di questa famiglia, sopravvissero i rami ultrogeniti in [[Contado di Molise]] e accrebbe l'importanza del ramo di Napoli, tant'è che, nel 1516, questo ramo fu [[Processi di nobiltà#Sovrano_Militare_Ordine_di_Malta|ricevuto]] nell'[[Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme|Ordine di Malta]]<ref name="Berardo Candida Gonzaga"/>, prerogativa cavalleresca propria degli antichi lignaggi.
Successivamente, dopo l'estinzione del ramo abruzzese di questa famiglia, sopravvissero i rami ultrogeniti in [[Contado di Molise]] e accrebbe l'importanza del ramo di Napoli, tant'è che, nel 1516, questo ramo fu [[Processi di nobiltà#Sovrano_Militare_Ordine_di_Malta|ricevuto]] nell'[[Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme|Ordine di Malta]]<ref name="Berardo Candida Gonzaga"/>, prerogativa cavalleresca propria degli antichi lignaggi<ref>{{Cita web|url=https://www.ordinedimaltaitalia.org/gran-priorato-di-lombardia-e-venezia/news/i-processi-nobiliari-nellordine-di-malta|titolo=Processi nobiliari di ricezione nell'Ordine di Malta}}</ref>.


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Un ramo si trasferì nel [[Vercelli|Vercellese]], ove mantenne il nome Barile, presente come casato nel blasonario subalpino. Un altro ramo si trasferì a [[Caltanissetta]] nel 1600, fondando la dinastia del barone di Turolifi<ref name="Berardo Candida Gonzaga"/>.

Versione delle 20:28, 7 mag 2022

Barile
D'azzurro al grifo d'oro, attraversato da un lambello a tre pendenti di rosso.
StatoBandiera dell'Italia Italia
Casata di derivazioneConti dei Marsi
Titoli Principi
Duchi
Marchesi
Conti
Baroni
Signori
FondatoreTommaso Barile
Ultimo sovranoVittoria Barile (ramo primogenito)
Data di fondazione1180
Data di estinzioneXVII secolo (ramo primogenito)
EtniaItaliana

La famiglia Barile (o Barrile) è una famiglia nobile italiana di origine longobarda.

Storia

La famiglia Barile ebbe origine dalla famiglia Collimento, a sua volta discendente dai Conti dei Marsi. Il fondatore fu Tommaso, figlio di Berardo Collimento[1]. Barile era anche il castello della famiglia eponima sito in provincia dell'Aquila: nel 1180, Tommaso, 1º signore di Barile, secondo la legge longobarda dell'epoca che consentiva di cambiare il proprio cognome col nome del feudo, cambiò il proprio cognome in Barile[2][3]. In questo periodo risultano possedimenti del castello di Barile i territori di Casentino, Fonteavignone, Tussillo e Villa Sant'Angelo[3].

Durante la fondazione dell'Aquila, Carlo I d'Angiò, nel 1272, per oscuri motivi, fece distruggere il castello di Barile. A sorpresa i Barile non fecero ricostruire il loro castello, ma si rifugiarono nei suoi quattro territori. Tuttavia nel 1294 del castello di Barile ne rimaneva perlomeno qualche traccia, come attesta il diploma di re Carlo II d'Angiò del 28 settembre 1294 come territorio tassabile del contado aquilano; nonostante ciò, Barile fu indipendente nei confronti dell'Aquila fino al 1420, grazie al potere dei Barile. Un documento dello stesso anno attesta la potenza di questa famiglia, documento redatto dalla regina Giovanna II d'Angiò-Durazzo e destinato alla famiglia stessa che attesta tutti i suoi possedimenti. Ma già l'anno seguente (1421), quando l'ultimo rappresentante in Abruzzo di questa famiglia si trasferì a Napoli, il castello di Barile dovette giocoforza sottomettersi alla signoria dell'Aquila, non avendo nessun membro della casata a gestirne l'autonomia[3].

Successivamente, dopo l'estinzione del ramo abruzzese di questa famiglia, sopravvissero i rami ultrogeniti in Contado di Molise e accrebbe l'importanza del ramo di Napoli, tant'è che, nel 1516, questo ramo fu ricevuto nell'Ordine di Malta[1], prerogativa cavalleresca propria degli antichi lignaggi[4].

Un ramo si trasferì nel Vercellese, ove mantenne il nome Barile, presente come casato nel blasonario subalpino. Un altro ramo si trasferì a Caltanissetta nel 1600, fondando la dinastia del barone di Turolifi[1].

Albero genealogico

Di seguito è riportato l'albero genealogico della famiglia Barile dal fondatore Tommaso, vivente nel XII secolo, fino all'ultima discendente del ramo primogenito, Vittoria, vissuta nel XVII secolo, secondo una ricostruzione degli storici Cesare d'Engenio Caracciolo, Enrico Bacco, Ottavio Beltrano et al.[5]:

 Tommaso[A 1]
 
 
 Berardo[A 2]
 
 
 Rainaldo[A 3]
 
  
 Enrico[A 4]
 Bartolomeo[A 5]
  
      
 Taddeo[A 8]
Tommaso
Riccardo
Rainaldo[A 9]
Matteo[A 6]
Enrico
  
   
 Enrico[A 10]
 Tommaso
 Tommaso
   
        
 Giovanni[A 21]
Riccardo
Odolina[A 22]
Regale[A 23]
 Berardo
Nicola
Tommaso
 Enrico[A 7]
  
  
 Nicolò[A 24]
 Giacomo
  
   
 Giovanni
 Nicola
Reale[A 11]
  
     
 Cicciola/Zizzola[A 25]
Rita[A 26]
Francesco[A 27]
 Giacomo[A 12]
 Beto
   
     
 Filippo[A 28]
Pietro "Camiso"[A 29]
 Perdicasso[A 13]
Giacomo
Manno/Manaporello[A 20]
  
    
 Francesco[A 30]
 Antonio
Lucrezia/Lucietta[A 14]
Altobello
  
     
 Giovanni Angelo[A 31]
Berardino[A 15]
Bisitto[A 16]
Oranella[A 17]
...[A 48]
  
    
 Francesco[A 32]
Anello[A 18]
Francesco[A 19]
Jacopa[A 49]
 
 
 Giovanni Angelo[A 33]
 
    
 Francesco[A 34]
Felice[A 35]
Cornelia[A 36]
Vittoria[A 37]
 
   
 Giovanni Angelo[A 38]
Giulia[A 39]
Costanza[A 40]
 
     
Francesco[A 41]
Antonio[A 42][6]
Isabella[A 43]
Lucrezia[A 44]
Giovanna[A 45]
 
  
 Silvia[A 46][7]
Vittoria[A 47][7]

Feudi

Membri principali

Note

Annotazioni
  1. ^ Fondatore della famiglia, Tommaso Collimento, 1º signore di Barile, secondo la legge longobarda dell'epoca che consentiva di cambiare il proprio cognome col nome del feudo, cambiò il proprio cognome in Barile.
  2. ^ Fu 2º signore di Barile.
  3. ^ Fu 3º signore di Barile.
  4. ^ Fu 4º signore di Barile.
  5. ^ Fu capitano delle guardie reali e nel 1269 fu viceré dell'Abruzzo sotto il re del Regno di Napoli Carlo I d'Angiò.
  6. ^ Morì senza essersi sposato ed aver avuto figli.
  7. ^ Si sposò con Rosa dell'Aquila, da cui non ebbe figli.
  8. ^ Fu 5º signore di Barile e poi 1º barone di Barile.
  9. ^ Fu vescovo di Loreto Aprutino.
  10. ^ Fu 2º barone di Barile.
  11. ^ Si sposò con Gualtiero "Viola" Caracciolo, gran camerlengo del Regno di Napoli.
  12. ^ Si sposò con Isabella da Celano.
  13. ^ Membro più celebre della famiglia insieme a Manno, fu conte di Monteodorisio, signore di Capracotta, Castropignano, Civitanova del Sannio e Monteforte Irpino, condottiero, consigliere reale e maresciallo del Regno di Napoli. Si sposò con Antonella di Miro, da cui non ebbe figli.
  14. ^ Fu la dama di compagnia della duchessa Isabella d'Aragona. Si sposò con il condottiero Giovanni Antonio Caldora.
  15. ^ Fu maestro della cavallerizza reale.
  16. ^ Fu signore di Pomigliano d'Atella.
  17. ^ Si sposò con Francesco Barile, figlio di Pietro "Camiso".
  18. ^ Fu signore di Pomigliano d'Atella.
  19. ^ Fu signore di Pomigliano d'Atella.
  20. ^ Fu signore di Montagano, Montepagano e Notaresco ed uno dei più celebri condottieri del suo tempo. Si sposò con Angela ?.
  21. ^ Fu consigliere, presidente della camera del Regno di Napoli e governatore della Provenza.
  22. ^ Si sposò con Giacomo Tomacelli. Fu la matrigna di papa Bonifacio IX.
  23. ^ Si sposò con Pietro Siginolfo.
  24. ^ Fu gran siniscalco del Regno di Napoli.
  25. ^ Si sposò con Giovanni Cossa.
  26. ^ Si sposò con Angesilao di Tocco.
  27. ^ Si sposò con Ciccarella Piscicelli.
  28. ^ Fu arcivescovo di Capua.
  29. ^ Fu 1º signore di Sant'Arcangelo, capitano di Napoli e viceré dell'Abruzzo. Si sposò con Maria Tortella.
  30. ^ Fu 2º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Oranella Barile, figlia di Antonio.
  31. ^ Fu 3º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Aurelia Vulcano.
  32. ^ Fu 4º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Bianca Capece Minutolo.
  33. ^ Fu 5º signore di Sant'Arcangelo.
  34. ^ Fu 6º signore di Sant'Arcangelo. Si sposò con Maria Cossa.
  35. ^ Si fece frate.
  36. ^ Si fece suora.
  37. ^ Si fece suora.
  38. ^ Fu duca di Caivano e 7º signore di Sant'Arcangelo.
  39. ^ Si sposò con Giovanni Andrea Coppola.
  40. ^ Morì giovane.
  41. ^ Fu duca di Caivano. Si sposò con Beatrice Orsini.
  42. ^ Fu duca di Marianella e condottiero. Si sposò con Ippolita di Somma.
  43. ^ Si sposò con Luigi Pignatelli.
  44. ^ Si sposò con Placido di Sangro.
  45. ^ Si sposò prima con Giacomo Colonna e poi con Giovanni Teduccio.
  46. ^ Si sposò con Giovanni Francesco Spinelli.
  47. ^ Con lei si estinse il ramo primogenito della casata in quanto ne costituiva l'ultimo discendente. Si sposò con Pompeo Colonna.
  48. ^ Altri figli/e avuti/e da Antonio Barile di cui non se ne conosce l'identità.
  49. ^ Si sposò con Pier Luigi Riccio.
Riferimenti
  1. ^ a b c Berardo Candida Gonzaga, p. 108.
  2. ^ Cesare d'Engenio Caracciolo et al., p. 248.
  3. ^ a b c Italyheritage.com.
  4. ^ Processi nobiliari di ricezione nell'Ordine di Malta, su ordinedimaltaitalia.org.
  5. ^ Cesare d'Engenio Caracciolo et al., pp. 248-252.
  6. ^ Raffaele Maria Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli; memorie istoriche d'alcuni capitani celebri napolitani, c'han militato per la fede, per lo Re, per la patria nel secolo corrente, vol. 1, Napoli, 1694, pp. 24-29.
  7. ^ a b Raffaele Maria Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli; memorie istoriche d'alcuni capitani celebri napolitani, c'han militato per la fede, per lo Re, per la patria nel secolo corrente, vol. 1, Napoli, 1694, p. 29.

Bibliografia

  • Carlo Borrello, Difesa della nobiltà napoletana, traduzione di Ferdinando Ughelli, Roma, 1655, ISBN non esistente.
  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 1, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1875, ISBN non esistente.
  • Cesare d'Engenio Caracciolo, Enrico Bacco, Ottavio Beltrano e al., Breve descrittione del Regno di Napoli, Napoli, 1671, ISBN non esistente.
  • (LA) Francesco Elio Marchese, Liber de neapolitanis familiis, Napoli, 1496, ISBN non esistente.
  • Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, Napoli, 1601, ISBN non esistente.
  • (FR) Jean-Baptiste de Soliers, Naples françoise ou les eloges généalogiques et historiques des Princes du Royaume de Naples affectionnés a la Couronne de France, Parigi, 1663, ISBN non esistente.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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