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Vetrina 0

Tremisse di Leovigildo
Busto a destra, croce ricamata sul vestito. Vittoria, con palma e corona, crescente sulla linea d'esergo; ILOON.
Monetazione visigota

La monetazione visigota riguarda le monete coniate in Gallia e Hispania durante il primo Medio Evo, tra il V secolo e il 710 circa, dai Visigoti.

Tali monete furono principalmente il solido ed il tremisse, due monete d'oro emesse in tarda età imperiale e coniate successivamente dagli imperatori bizantini. La coniazione iniziò in Gallia, dove i Visigoti si erano stabiliti all'inizio del V secolo, e proseguì dall'inizio del VI secolo in Hispania, dove si era spostato il baricentro del regno visigoto dopo che i Franchi si furono impossessati della maggior parte dei domini gotici in Gallia.

Le prime monete, comunemente chiamate pseudo-imperiali, imitarono quelle romane occidentali prima e bizantine poi, riportandone le legende. Dopo il 580 iniziò la monetazione reale autonoma, in cui vennero usati i nomi dei re visigoti. Questa monetazione ebbe termine nel secondo decennio dell'VIII secolo, con la conquista islamica della penisola iberica che pose fine al loro regno.



Vetrina 1

Vescovi di Ginevra: Conradus (1019-1031)
+GENEVA CIVITAS, tempio. +CONRADVS EPS, croce.
Denier d'argento.
Monetazione svizzera

Le prime monete svizzere risalgono a popolazioni celtiche (II secolo a.C.).

Nell'Alto Medioevo ci fu una certa coniazione nelle aree della Svizzera francese (dal VI al X secolo).

Poi nelle zecche svizzere fu adottato il Sistema Carolingio in uso all'epoca e che regolerà gran parte della monetazione europea per secoli.

Solo dopo il mille cominciò una produzione sistematica che richiese la creazione di zecche vere e proprie. Le prime furono create dai Vescovi nelle diocesi delle città più importanti: Ginevra, Losanna, Basilea, Coira etc.



Vetrina 2

Tremisse anonimo a nome di Giustiniano
Legenda confusa. Busto di Giustiniano Legenda confusa. Vittoria, con corona e globo crucigero; in esergo, ONO
AV (1,37 g). Coniato verso il 568-590. Zecca incerta

Monetazione longobarda

Le monete furono coniate dai Longobardi dopo il loro stanziamento in Italia; la coniazione avvenne in due aree distinte: nella Langobardia Maior tra gli ultimi decenni del VI secolo ed il 774 e nella Langobardia Minor, nel ducato di Benevento, tra il 680 circa e la fine del IX secolo.

Inizialmente furono coniate imitazioni delle monete bizantine e solo in seguito quelle con i nomi dei sovrani longobardi. A nord furono coniati quasi esclusivamente dei tremissi, mentre i Longobardi di Benevento coniarono anche solidi.

Dopo la caduta del regno longobardo a opera dei Franchi, nella Langobardia Maior i nuovi dominatori coniarono ancora per qualche tempo monete con caratteristiche simili a quelle che erano state prodotte in precedenza dai sovrani Longobardi; nella Minor, invece, le monete mantennero le loro caratteristiche ancora per circa un secolo.

L'argento apparve, sotto l'influenza dei Franchi, verso la fine dell'VIII secolo accanto ai tremissi ed ai solidi coniati in precedenza e divenne il metallo monetato prevalente solo nel IX secolo.



Vetrina 3

Giacomo VI: Sword & sceptre
Monetazione scozzese

In Scozia furono emesse prevalentemente sotto l'autorità diretta dei re di Scozia. Le prime monete furono coniate da re Davide II di Scozia nel 1136.

Quando con Giacomo VI, il re di Scozia divenne anche re d'Inghilterra, le monete scozzesi continuarono ad essere coniate nella zecca di Edimburgo.

Le monete furono coniate in Scozia fino all'atto di Unione del 1707 con l'Inghilterra. Dopo quella data non furono più emesse monete specifiche per la Scozia.



Vetrina 4

Il "castello".
Monete di Genova

La repubblica di Genova ha coniato monete dal 1139 fino al 1814

Dopo questa data la Repubblica fu annessa al Regno di Sardegna e la zecca rimase in funzione emettendo monete dei Savoia fino al 1860 quando fu chiusa definitivamente.

Le monete di Genova hanno due caratteristiche che rimasero costanti per 5 secoli:

al dritto il castello ed intorno la scritta + IANVA.
al rovescio la croce ed intorno la scritta
CVNRADI • REX •,
cioè re Corrado, il nome ed il titolo di chi aveva concesso alla città il privilegio di battere moneta.

Ianua in latino era il nome della città e contemporaneamente significa porta. Per questo motivo alcuni interpretano il disegno come una porta delle mura cittadine.



Vetrina 5

Gisulfo II (742-751), a nome di Giustiniano II: solido
DNI – – INVSPP; busto coronato di fronte, che tiene globo crucigero VICTOR [A]GVSTO, croce potenziata su base; monogramma a sinistra e G a destra; in esergo CONOB
AV a basso titolo; 3,92 g

Con monetazione longobarda di Benevento, ci si riferisce alle monete coniate dalla fine del VII quella del IX secolo nel ducato e nel principato di Benevento. Furono dapprincipio coniati solidi e tremissi, monete entrambe d'oro, che imitavano quelle dell'Impero romano d'Oriente; in seguito seguì l'emissione di monete a nome prima dei duchi e poi dei principi beneventani. Verso la fine dell'VIII secolo accanto alle monete d'oro furono battute quelle d'argento, che gradualmente presero il posto delle precedenti come peraltro successe nel resto dell'Europa occidentale. L'argento divenne il metallo monetato prevalente solo dalla metà del IX secolo.

Le monete dei duchi longobardi di Benevento hanno caratteri propri che le distinguono dalla monetazione longobarda del nord Italia (Langobardia Maior): a nord la coniazione era indirizzata quasi esclusivamente ai tremissi, a Benevento furono coniati anche i solidi e ci si ispirò ai modelli bizantini anche quando nella Langobardia Maior, verso la fine del VII secolo a partire dal regno di Cuniperto, sulle monete furono inseriti i titoli regali e adottati tipi nuovi. Dopo la caduta del regno longobardo, ancora per un secolo circa, le monete mantennero le loro caratteristiche.



Vetrina 6

Tremisse di Leovigildo
Busto a destra, croce ricamata sul vestito. Vittoria andante, con palma e corona, crescente sulla linea d'esergo; ILOON.
Monetazione visigota

La monetazione visigota riguarda le monete coniate in Gallia e Hispania durante il primo Medio Evo, tra il V secolo e il 710 circa, dai Visigoti.

Tali monete furono principalmente il solido e il tremisse, due monete d'oro emesse in tarda età imperiale e coniate successivamente dagli imperatori bizantini. La coniazione iniziò in Gallia, dove i Visigoti si erano stabiliti all'inizio del V secolo, e proseguì dall'inizio del VI secolo in Hispania, dove si era spostato il baricentro del regno visigoto dopo che i Franchi si furono impossessati della maggior parte dei domini gotici in Gallia.

Le prime monete, comunemente chiamate pseudo-imperiali, imitarono quelle romane occidentali prima e bizantine poi, riportandone le legende. Dopo il 580 iniziò la monetazione reale autonoma, in cui vennero usati i nomi dei re visigoti. Questa monetazione ebbe termine nel secondo decennio dell'VIII secolo, con la conquista islamica della penisola iberica che pose fine al loro regno.



Vetrina 7

Adelchi: denaro
+LVDOVVICVS INP, croce potenziata su scalini +ANGILBERGA NP, croce battesimale
AR Denaro (1,13 g), a nome di Ludovico II e Angilberga.

La monetazione di Adelchi di Benevento, costituisce un capitolo particolare della monetazione longobarda di Benevento e testimonia i cambiamenti politici avvenuti durante il suo principato. Il periodo in cui Adelchi coniò corre dall'854, quando divenne principe di Benevento, all'878.

Le sorti del principato di Adelchi sono legate a un periodo storico notevolmente agitato, costellato da guerre in cui fu coinvolto l'imperatore Ludovico II. Costui cercò di porre il principato entro la propria sfera di potere ma Adelchi, dopo non poche vicissitudini, riuscì a conservarne il controllo. Questi eventi si riflettono e sono rappresentati dai vari tipi che si sono succeduti nelle emissioni: inizialmente con la presenza del solo nome di Adelchi, poi del nome di Adelchi con accanto quello dell'imperatore, successivamente senza il nome di Adelchi ma con il nome dell'imperatore, da solo o con la moglie, e infine con il nome di Adelchi affiancato da quello del papa, Giovanni VIII.



Vetrina 8

Statere
Atena Nike su biga
Statere d'argento

La monetazione di Cales riguarda le monete coniate a Cales, una città della Campania antica, il più importante centro urbano dell'antica popolazione italica degli Aurunci. Cales si trovava sulla via Latina, vicino alle montagne sannitiche, pochi chilometri a nord di Casilinum (l'attuale Capua) e poco a sud di Teanum Sidicinum.

La città coniò monete nel periodo tra il 268 a.C. e la Seconda guerra punica. Le monete di Cales sono inserite tra quelle emesse da colonie e alleati di Roma, in una zona che si incentrava intorno alla Campania antica. Dopo la Seconda guerra punica, Cales, come la maggior parte dei centri dell'Italia oramai romana, non coniò più monete proprie e usò la monetazione romana, incentrata sul denario.

I caleni coniarono degli stateri d'argento con la testa di Atena e la Nike che guida una biga e due tipi di monete di bronzo.



Vetrina 9

Asse fuso
Testa di Giano; sotto orizzontalmente "I" (un asse) Prora di galera; sopra "I"
Bronzo circa 240-225 a.C. 2,
Asse

L'asse (latino as, plurale asses) era una moneta di bronzo (in seguito di rame) in uso durante la Repubblica e l'Impero romano.

L'asse fu introdotto durante il IV secolo a.C. in forma di una grande moneta fusa di bronzo. La parola as indica un'unità di misura di peso, la libbra.

Accanto all'asse furono prodotte le sue frazioni:

bes (2/3), semisse (1/2), quincuncia (5/12), triente (1/3), quadrante (1/4), sestante (1/6), oncia (1/12), e semioncia (1/24),

ed i multipli: dupondio (2), tresse o tripondio (3), quadrusse (4), quinquesse (5), e decusse (10).



Vetrina 10

Statere
Apollo Dioscuro
Statere d'argento

La monetazione di Suessa riguarda le monete coniate a Suessa, una città della Campania antica (l'odierna Sessa Aurunca) abitata dagli Aurunci, un'antica popolazione italica. La città coniò monete nel periodo tra il 268 a.C. e la Seconda guerra punica.

Le monete di Suessa fanno parte dell'insieme di quelle emesse da colonie e alleati di Roma in una zona che si incentrava intorno alla Campania antica; dopo la Seconda guerra punica Suessa, come la maggior parte dei centri dell'Italia oramai romana, non coniò più monete proprie e adottò la monetazione romana, incentrata sul denario.

Gli abitanti di Suessa coniarono degli stateri d'argento con la testa di Apollo al dritto e un Dioscuro al rovescio oltre ad alcuni tipi di monete di bronzo.



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