Piaggio P.32

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Piaggio P.32
Il P.32 bis alla sua prima uscita 1937
Descrizione
Tipobombardiere medio
Equipaggio5/6
ProgettistaGiovanni Pegna
CostruttoreBandiera dell'Italia Società Rinaldo Piaggio
Data primo vologennaio 1936
Data entrata in servizio1938
Data ritiro dal servizio12 aprile 1938[1]
Utilizzatore principaleBandiera dell'Italia Regia Aeronautica
Esemplari32
Dimensioni e pesi
Lunghezza16,3 m
Apertura alare18,0 m
Altezza5,1 m
Superficie alare60,0
Peso a vuoto6 355 kg
Peso max al decollo9 355 kg
Propulsione
Motore2 Isotta Fraschini Asso XI RC.40
Potenza815 CV (599 kW) ciascuno
Prestazioni
Velocità max386 km/h
Velocità di salita5 000 m in 19 min 54 s
Autonomia1 950 km
Tangenza7 250 m
Armamento
Mitragliatrici5 × Breda-SAFAT da 7,7 mm
Bombefino a 1 600 kg
Notedati relativi alla versione P.32 I
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Il Piaggio P.32 era un bombardiere medio bimotore sviluppato dall'azienda aeronautica italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni trenta.

Impiegato dai reparti di bombardamento della Regia Aeronautica, l'aeronautica militare del regno d'Italia, entrò in servizio nel periodo prebellico, ben presto relegato a compiti di seconda linea.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1934 il Ministero dell'aeronautica emise una specifica per la fornitura di un nuovo bombardiere terrestre medio bimotore. Al bando di concorso parteciparono la CRDA CANT (Cantieri Riuniti dell'Adriatico - Cantiere Navale Triestino) con il CANT Z.1011, la Caproni, con il Caproni Ca.135 e la Piaggio, con un progetto disegnato dall'ing.Giovanni Pegna, il P.32.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

I primi 16 esemplari assegnati ai reparti operativi giunsero nel 1938 ad Aviano, al 18º Stormo Bombardamento Terrestre ed inseriti nelle 47ª e 48ª Squadriglie del 37º Gruppo[2]. Il P.32 ebbe vita breve: fu rapidamente ritirato dalla linea per una serie di problemi tecnici e avarie, che culminarono in un incidente aereo[3]. Nel 1939 il 18º Stormo BT fu riconvertito, e i P.32 vennero sostituiti con i più affidabili Fiat B.R.20.

Varianti[modifica | modifica wikitesto]

P.32 I
prima versione dotata di motorizzazione Isotta Fraschini Asso XI RC.40 12 cilindri a V da 815 CV (599 kW).
P.32 II
versione dotata di radiali Piaggio P.XI RC.40 da 1 000 CV (735 kW).
P.32bis
Evoluzione del P.32 con nuova fusoliera e nuovi impennaggi che avrebbe dovuto raggiungere i 420 km/h[4], realizzato in seguito a una commessa del 26 marzo 1936 per ventiquattro P.32 modificati da realizzarsi alla Reggiane[5], (talvolta erroneamente[6] definita con la designazione interna Caproni-Reggiane Ca.400). La commessa fu ridotta a sedici velivoli il 19 settembre[5] e dai velivoli in allestimento vennero prelevati quelli che sarebbero stati convertiti in Ca.405C "Procellaria" nel marzo 1937[7]. Il 23 febbraio 1937 il primo esemplare di P.32bis aveva effettuato il primo volo con a bordo il collaudatore Mario Gamna e il motorista Pierino Casali[8]. Precedentemente si era fatto un tentativo di decollo il 12 febbraio, rinviato a causa della pioggia[4]. Lo sviluppo del velivolo subì un arresto per diversi motivi: ritardi nell'approntare l'armamento definitivo[9], problemi riscontrati durante le prove statiche sull'ala[10], lo sviluppo dei due Ca.405C[11]. Il prototipo completo dell'armamento volò il 16 ottobre 1937. Viste le scarse prestazioni, venne deciso di sostituire i motori a V Isotta Fraschini Asso XI RC.40 con dei radiali Piaggio P.XI RC.40, allestimento iniziato il 4 gennaio 1938[12], che già equipaggiavano il secondo esemplare, pronto per le prove di volo il 14 febbraio successivo. Al sesto[13] volo questo, a causa di un malfunzionamento dei motori, il 25 febbraio subì un grave incidente rimanendo distrutto in un tentativo di atterraggio forzato che causò la morte del pilota collaudatore Gamna[14]. Il 12 aprile successivo, anche in seguito a incidenti occorsi ai P.32 di serie già in servizio, venne sospesa la produzione del P.32bis e il P.32 fu ritirato dal servizio[1].
Ca.405C "Procellaria"
variante da competizione derivata dal P.32bis, modificata dalla Caproni Reggiane specificatamente per la partecipazione al Raid "Nastro Azzurro" Istres-Damasco-Parigi del 1937, ma non completati in tempo.

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera dell'Italia Italia

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b pag.215 de Sergio Govi, Il caccia RE2000 e la storia delle "Reggiane", Giorgio Apostolo Editore, Milano, 1983, 3ª Edizione, Aprile 1987.
  2. ^ Maksim Starostin in Virtual Aircraft Museum.
  3. ^ MASSIMO CIVOLI, Aeroplani: Regia Aeronautica - Aeronautica Militare dal 1923, Gribaudo Editore.
  4. ^ a b Sgarlato 2013, p. 50.
  5. ^ a b pag.216 de Sergio Govi, Il caccia RE2000 e la storia delle "Reggiane", Giorgio Apostolo Editore, Milano, 1983, 3ª Edizione, Aprile 1987.
  6. ^ La designazione Ca.400 si riferiva ad un bombardiere bimotore metallico simile al P.32 rimasto allo stadio di progetto; cfr. pag.208 de Sergio Govi, Il caccia RE2000 e la storia delle "Reggiane", Giorgio Apostolo Editore, Milano, 1983, 3ª Edizione, Aprile 1987.
  7. ^ pag.228, Sergio Govi, op.cit.
  8. ^ pag.218 de Sergio Govi, op.cit.
  9. ^ p. 222 e p. 229, Sergio Govi, op.cit.
  10. ^ p. 224 e p. 229, Sergio Govi, op.cit.
  11. ^ p. 230, Sergio Govi, op.cit.
  12. ^ p. 233, Sergio Govi, op.cit.
  13. ^ Sgarlato 2013, p. 51.
  14. ^ Giorgio Dorati, Piaggio - P. 32, in G.M.S. Gruppo Modellistico Sestese, http://www.giemmesesto.org/. URL consultato il 2 feb 2010 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2009).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Brotzu, Emilio, Caso, Michele, Cosolo, Gherardo. Bombardieri Ricognitori 4 :Ro.37, Ro.43, CZ.501, SM.81, SM.79, Ca.135, Br.20, P.32, Ca.405. Dimensione Cielo. Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, Roma.
  • Alberto Sgarlato, Gli altri Reggiane - Alcuni prototipi e progetti non realizzati, in Aerei nella storia, nº 90, giugno-luglio 2013, ISSN 1591-1071.
  • Vigna, Achille. il Piaggio P.32, Storia Militare nr. 100. nov. 1997
  • Govi, Sergio, Il caccia RE2000 e la storia delle "Reggiane", Giorgio Apostolo Editore, Milano, 1983, 3ª Edizione, Aprile 1987

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]