Peste del 1652

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Peste del 1652
epidemia
PatologiaPeste bubbonica
Nazioni coinvolteRegno di Sardegna
Periodo1652 -
1657
Dati statistici globali[1]



L'epidemia di peste del 1652-57 colpì parte della Sardegna, in particolare il medio Campidano. In Sardegna la peste era arrivata nel 1652 dalla Spagna[2]. Colpì dapprima la città di Alghero, giungendo in seguito a Sassari e nel nord dell'isola. Si espanse poi verso sud, colpendo il nord del Campidano e la città di Cagliari. Dall'isola l'epidemia raggiunse Napoli divenendo nota come la peste del 1656.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo lo storico Giorgio Aleo la peste entrò in Sardegna passando per Alghero, arrivata «nell’aprile del 1652», tramite «una tartana carica di mercanzie» proveniente da Tarragona in Catalogna, «un porto e una regione» dove era «in atto un’epidemia di peste bubbonica»[3]. Dopo breve tempo la peste raggiunse Sassari, tramite «un gesuita fuggito dal collegio di Alghero per rifugiarsi nella casa professa della città».[4]. Da Sassari arrivò nel Logudoro e, nel corso dell’estate, in Gallura. Il diffondersi fu causato dalla mancata vigilanza delle municipalità prima di Alghero e poi di Sassari sui loro abitanti , lasciati liberi di uscire dalle mura per rifugiarsi nei villaggi. Una volta costituita la Giunta Centrale di Sanità furono inviati nelle località i commissari per imporre la quarantena. Il contagio si muove poi verso sud: a protezione di Oristano e Cagliari fu posto un cordone sanitario, ma fu violato con facilità. Durante l’estate il contagio si estese alla piana di Oristano e al Medio Campidano.[5]

Dai voti rivolti ai santi allo scopo di porre fine all'epidemia, derivano il rinnovo della Discesa dei Candelieri a Sassari e la Festa di sant'Efisio a Cagliari, tuttora fra le più importanti processioni religiose in Sardegna (la prima Patrimonio immateriale UNESCO).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Numero complessivo di casi confermati e sospetti.
  2. ^ Iststudiatell.org (PDF). URL consultato il 23 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2022).
  3. ^ Giorgio Aleo, Storia cronologica e veridica dell’isola e Regno di Sardegna dall’anno 1637 all’anno 1672, saggio introduttivo, traduzione e cura di Francesco Manconi, Nuoro, Ilisso, 1998. pp. 43-44
  4. ^ G. Aleo, cit., p. 47
  5. ^ Peste e carestia nel Medio Campidano del Seicento, leggi online su La Gazzetta del Medio Campidano.it

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Raimondo Carta Raspi, Storia della Sardegna, Ugo Mursia Editore, Milano, 1971
  • F. Masala, I luoghi della peste, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 1984
  • F, Manconi, Castigo de Dios: la peste barocca nella Sardegna di Filippo IV, 1994
  • Giorgio Aleo, Storia cronologica e veridica dell’isola e Regno di Sardegna dall’anno 1637 all’anno 1672, saggio introduttivo, traduzione e cura di Francesco Manconi, Nuoro, Ilisso, 1998. ISBN 8885098843 ISBN 9788885098848

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Gesuiti a Sassari durante la peste del 1652 di Raimondo Turtas leggi online