Massimo Natili

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Massimo Natili
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Automobilismo
Carriera
Carriera in Formula 1
Stagioni 1961
GP disputati 2 (1 partenza)
 

Massimo Natili (Ronciglione, 28 luglio 1935Viterbo, 19 settembre 2017) è stato un pilota automobilistico italiano.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Iniziò a disputare le prime corse a 18 anni, impegnandosi nelle gare in salita.[1]

Dopo alcuni buoni risultati ottenuti in Formula Junior, tra cui un secondo posto al Gran Premio della Lotteria, esordì in Formula 1 ad Aintree su una Cooper T51 della Scuderia Centro Sud, qualificandosi ventottesimo, ma venendo costretto al ritiro nel corso del primo giro per un problema al cambio. Si qualificò anche per l'appuntamento di Monza, nel quale però non prese il via poiché la sua monoposto venne destinata a Renato Pirocchi dopo le qualifiche.[2] Durante l'anno disputò anche Gran Premi fuori campionato.

Nel 1962 ebbe un grave incidente a Monza a bordo di una Formula Junior e fu salvato da uno spettatore, Sergio Kellermann.[2] Negli anni a seguire continuò a correre nelle formule minori e in gare con vetture sportprototipo, vincendo il titolo italiano nel 1965.[1]

Nel 1966 partecipò inoltre alla 24 Ore di Le Mans in coppia con Sam Posey per la Bizzarrini, ma dovette ritirarsi.

Corse inoltre nel rallycross e diresse per anni la scuola di pilotaggio di Vallelunga.[1]

Risultati in Formula 1[modifica | modifica wikitesto]

1961 Scuderia Vettura Punti Pos.
Scuderia Centro Sud Cooper T51 Rit NP 0
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Sergio Troise, Addio a Massimo Natili: fu il pupillo di Taruffi e il copilota delle dive alla Mille Miglia storica, su motori.ilmessaggero.it, 19 settembre 2017. URL consultato il 26 marzo 2024.
  2. ^ a b Quando F1 e Italia non vanno d'accordo: i 10 piloti azzurri meno fortunati, su gazzetta.it, 8 agosto 2022. URL consultato il 26 marzo 2024.

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