Incidente ferroviario di Pozzuoli

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Incidente ferroviario di Pozzuoli
Uno dei due elettrotreni SEPSA ET.100 all'imbocco della Galleria Cappuccini, teatro dell'incidente ferroviario
TipoIncidente ferroviario
Data22 luglio 1972
17:15
LuogoGalleria Cappuccini
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
ProvinciaNapoli
ComunePozzuoli
Coordinate40°49′20.61″N 14°07′25.14″E / 40.822393°N 14.123649°E40.822393; 14.123649
Mezzo coinvoltoElettrotreni SEPSA ET.100
CausaMancato rispetto del segnale di via impedita da parte del treno 165 che, entrando in galleria, impattava frontalmente con il treno 164/B
Conseguenze
Morti5
Feriti237[1]
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Luogo dell'evento
Luogo dell'evento

L'incidente ferroviario di Pozzuoli fu uno scontro fra treni della Ferrovia Cumana, verificatosi nella Galleria Cappuccini[2] posta tra le stazioni di Pozzuoli e quella di Cappuccini, avvenuto sabato 22 luglio 1972[3].

Dinamica dell'incidente[modifica | modifica wikitesto]

Un elettrotreno SEPSA ET107 identico ai due coinvolti nel disastro di Pozzuoli del 1972

I treni coinvolti erano due Elettrotreni SEPSA ET.100, convogli binati a trazione elettrica, la cui capienza superava i 400 posti, di cui circa 160 a sedere, aventi una velocità massima prossima ai 100 km/h.
Il treno 164/B partì dalla stazione di Fuorigrotta alle 16:59, carico di operai pendolari[4], in direzione Torregaveta, località da cui proveniva invece il treno 165 partito alle 16:55[4], carico di bagnanti[3], che rientravano dalle località balneari flegree come Lucrino e Arco Felice.
Il 165 arrivò nella stazione di Pozzuoli alle 17:10, ripartendo poco dopo in direzione Napoli.
I due convogli, instradati in direzioni opposte su una tratta a binario unico, impattarono frontalmente poco dopo le 17:15[4] all'interno della Galleria Cappuccini[3]. Il violentissimo scontro fece penetrare le due motrici l'una nell'altra per oltre un metro e mezzo. I soccorsi furono immediati, i Vigili del Fuoco e la Croce Rossa lavorarono fino all'una di notte per recuperare tutti i feriti e deceduti, coadiuvati dai tanti civili intervenuti e soprattutto dagli operai dell'Italsider di Bagnoli, che fornirono anche fiamme ossidriche e bombole d'ossigeno[4].
I feriti, alcuni in condizioni gravissime, furono ricoverati nell'ospedale di Pozzuoli e nell'Ospedale di Santa Maria di Loreto Mare di Napoli, dove il giorno 23 ricevettero la visita del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, che in quei giorni era in vacanza a Napoli ospite di Villa Rosbery[5].

I treni coinvolti[modifica | modifica wikitesto]

I rottami di uno dei due elettrotreni
I resti di uno dei due convogli

L'inchiesta[modifica | modifica wikitesto]

Subito dopo l'incidente il Ministro dei trasporti Aldo Bozzi, tenne una riunione in Prefettura a Napoli[5]. Furono aperte due inchieste[4], una dalla magistratura, nella persona di Alfonso Vigorita Procuratore Capo della Repubblica, l'altra dall'ispettorato della Motorizzazione Civile e dai dirigenti della Cumana, che affermarono che nessun guasto era occorso agli impianti elettrici al momento della sciagura. Fu anche riscontrato il perfetto funzionamento degli apparati di segnalamento, blocco automatico e telecomando, funzionanti con regolarità.
Subito dopo il disastro, il capostazione di Pozzuoli si rese irreperibile e ricercato dagli inquirenti per ascoltare la sua testimonianza[2][3].
Il 24 ottobre 1972 l'onorevole Gennaro Alfano presentò un'interrogazione parlamentare sul disastro ferroviario di Pozzuoli, a cui rispose il ministro dei trasporti e dell'aviazione civile:[6]

«È emerso che la causa del disastro verificatosi sulla ferrovia Cumana il 22 luglio 1972 è da attribuire unicamente a negligenza del macchinista del convoglio diretto a Napoli, il quale non ha osservato il categorico segnale rosso di via impedita ed è partito senza attendere, come da regolamento, l'ordine di partenza del capo stazione ed, ancora, non avrebbe avvertito il tallonamento del deviatorio - predisposto per l'ingresso del treno incrociante - da parte dell'elettromotrice da lui guidata...»

Anche al Senato, il 20 novembre 1972, i senatori Angelo Abenante, Carlo Fermariello, Gaspare Papa e Pietro Valenza presentarono un'interrogazione per conoscere le cause del disastro, le motivazioni delle mancate ristrutturazioni e costruzione del secondo binario e sulle provvidenze disposte per le famiglie delle vittime:[7]

«La commissione ministeriale ha attribuito la sciagura verificatasi il 22 luglio 1972 sulla ferrovia «Cumana» alla partenza del treno 165 effettuata dal macchinista nonostante che il segnale di stazione fosse a via impedita - colore rosso - con successivo tallonamento dello scambio predisposto per l'ingresso in stazione del treno incrociante. È da sottolineare che, anche con il segnale di partenza a via libera - verde - il macchinista, ai sensi del regolamento per la circolazione dei treni in vigore sulla ferrovia «Cumana», non deve effettuare la partenza senza aver avuto la prescritta segnalazione del capo stazione, che a sensi di regolamento deve a sua volta aver avuta la segnalazione di pronto dal conduttore. Gli impianti di segnalamento e blocco della ferrovia «Cumana» sono tali da garantire la perfetta sicurezza dell'esercizio, quando gli agenti addetti al movimento ed i macchinisti rispettino le prescrizioni del regolamento d'esercizio...»

Le vittime[modifica | modifica wikitesto]

I cinque deceduti dell'incidente ferroviario furono il macchinista Vincenzo Bolognini (30 anni)[3], i capotreni Silvio Tricarico (54 anni) e Giovanni Illiano, i passeggeri Nicola Liccardi (67 anni) e Maria Antonelli (51 anni)[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tramontano, p. 162.
  2. ^ a b Giuseppe Mariconda, Una ferrovia gestita all'insegna della arretratezza (PDF), su archivio.unita.news, l'Unità, anno XLIX, n. 201, pag. 5, 25 luglio 1972. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  3. ^ a b c d e Scontro tra due treni a Napoli. Sei morti e oltre cento feriti (PDF), su archivio.unita.news, l'Unità, anno XLIX, n. 199, pag. 1, 23 luglio 1972. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  4. ^ a b c d e f Giuseppe Mariconda, Sciagura di Pozzuoli, un treno si mosse prima dell'orario (PDF), su archivio.unita.news, l'Unità (lunedì), anno XX, nuova serie, n. 29, pag. 1, 24 luglio 1972. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  5. ^ a b Giuseppe Mariconda, Sciagura di Pozzuoli, un treno si mosse prima dell'orario (PDF), su archivio.unita.news, l'Unità (lunedì), anno XX, nuova serie, n. 29, pag. 12, 24 luglio 1972. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  6. ^ Camera dei Deputati - VI Legislatura - Atti parlamentari - Resoconto della seduta del 24 ottobre 1972 - pag. 309 (PDF), su legislature.camera.it, camera.it, 24 ottobre 1972. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  7. ^ Senato della Repubblica - VI Legislatura - 59ª seduta - Assemblea - Resoconto stenografico della seduta del 20 novembre 1972 - pag. 2805 (PDF), su senato.it, 20 novembre 1972. URL consultato il 13 febbraio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elio Tramontano, Da Sallustro a Maradona 90 anni di storia del Napoli, Napoli, Edizioni Meridionali, 1984. ISBN non esistente

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]