H 2 (sommergibile Italia)

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H 2
Descrizione generale
Tiposommergibile costiero
ClasseH
Proprietà Regia Marina
CantiereElectric Boat Company, Montréal[1]
Impostazione1916
Varo18 ottobre 1916
Entrata in servizio1917
Radiazione1º febbraio 1948
Destino finaledemolito
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione474 t
Dislocamento in emersione360 t
Lunghezza45,8 m
Larghezza4,65 m
Pescaggio3,76 m
Profondità operativa80 m
Propulsionedue motori diesel da 490 CV, due motori elettrici da 600 CV; due eliche
Velocità in immersione 11 nodi
Velocità in emersione 12 nodi
Autonomiain superficie 3300 miglia marine a 7 nodi
in immersione: 1200 miglia marine alla velocità di 3,5 nodi
Equipaggio2 ufficiali, 25 sottufficiali e marinai
Armamento
Artiglieria1 cannone AA da 76/30 mm
Siluri4 tubi lanciasiluri da 450 mm
dati tratti da www.betasom.it - Classe H e da Uomini sul fondo di Giorgio Giorgerini
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L'H 2 è stato un sommergibile della Regia Marina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il completamento, nel 1917, partì da Halifax al comando del tenente di vascello Guido Bacci, attraversò l'Oceano Atlantico e giunse infine a Messina[2].

Destinato alla «Squadriglia Sommergibili H» basata Brindisi, operò prevalentemente nel Basso Adriatico[2].

Il 19 ottobre 1917 l'H 2, in missione nelle acque meridionali della Dalmazia, avvistò una formazione austroungarica (esploratore Helgoland, cacciatorpediniere Lika, Triglav, Csepel, Tátra, Orjen e Balaton) che si stava ritirando verso Cattaro inseguita da unità italo-franco-inglesi, ma non riuscì a portarsi all'attacco per l'eccessiva distanza[3]

Il 22 gennaio 1918 il sommergibile fu inviato nelle acque prospicienti Durazzo, avvistò un cacciatorpediniere austroungarico classe «Huszar» e lo attaccò con il lancio di un siluro, che fu evitato con manovre evasive; l’H 2 rientrò in porto il 25 gennaio[2].

Complessivamente, durante la prima guerra mondiale, l'H 2 effettuò 37 missioni di guerra (14 offensive e 23 difensive), per totali 1274 ore di navigazione in superficie e 658 in immersione[2].

Dopo la guerra fu stanziato a La Spezia e poi distaccato all'Accademia Navale di Livorno; nel settembre 1923 fu coinvolto nella crisi di Corfù, e negli anni seguenti svolse attività addestrativa cambiando più volte base[2].

Il giorno 22 Dicembre 1928 nel porto di Napoli, ormeggiato al Molo Beverello, l'H 2 subì un'esplosione a bordo causata da un incendio nella sala batterie, Durante questo luttuoso incidente, persero la vita tre membri dell'equipaggio: Stefano Farina, Francesco Paolo di Somma e Donato Ceci.

Durante la guerra di Spagna il sommergibile operò nel Canale di Sicilia, rientrando senza aver individuato navi da attaccare[4].

Ridislocato a La Spezia nel gennaio 1940, fu impiegato in agguati protettivi (o in alcuni casi anche offensivi) nel Mar Ligure sino al febbraio 1941, quando fu trasferito a Taranto[2].

Compì poi 25 missioni protettive al largo di Crotone, Brindisi, Taranto e Gallipoli, venendo poi fermato per lavori di manutenzione[2].

Complessivamente, dal giugno al novembre 1940, l'H 2 svolse 40 missioni esplorativo-offensive, 53 di addestramento (per conto della Scuola Idrofonisti di La Spezia) e 23 di trasferimento, navigando complessivamente per 9395 miglia nautiche[2].

Il 7 settembre 1943 il sommergibile fu inviato ad Ajaccio e lì si trovava alla proclamazione dell'armistizio: al comando del tenente di vascello Antonio Canezza, si consegnò agli Alleati a Palermo e d lì ripartì il 19 settembre (unitamente ai gemelli H 1 ed H 4, a tre altri sommergibili e a varie altre unità navali) per trasferirsi a Malta[2][5]. Il 13 ottobre ripartì da Malta per rientrare in Italia, assieme ai gemelli e ad altri 12 sommergibili[6].

Fu poi impiegato per l'addestramento delle unità antisommergibili alleate sino al gennaio 1945[2].

Posto in riserva nel novembre 1945, l'ormai vecchio H 2 fu messo in disarmo nel marzo 1946 nel porto di Taranto, radiato il 1º febbraio 1948 e demolito[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Trentoincina
  2. ^ a b c d e f g h i j k Sommergibili classe H
  3. ^ Franco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, pp. 197-198.
  4. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 197.
  5. ^ Caruana, p. 56.
  6. ^ Caruana, p. 63.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Joseph Caruana, Interludio a Malta, in Storia Militare, n. 204, settembre 2010.
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