Fernando Alvim

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Fernando Alvim (Luanda, 1963) è un artista e curatore angolano.

Vita e carriera[modifica | modifica wikitesto]

Fernando Alvim nasce in Angola da una famiglia di origine portoghese. Come racconta la sua biografia pubblicata nel catalogo della mostra Africa Remix[1], l'artista cresce nella città di Luanda durante gli anni della guerra civile. La sua formazione artistica è autodidatta.

Nel 1987 si trasferisce con la sua famiglia a Bruxelles dove crea la casa di produzione di arte contemporanea Sussuta Boé. I suoi viaggi in Angola sono frequenti: nel 1992 ha una mostra personale a Luanda; nel 1994-1996 lavora sul progetto the urgency of ethno psychiatry e nel 1996-1996 sul progetto memórias íntimas marcas[2]. Tra maggio 1997 e l'inizio del 1998 vive a Johannesburg.

Nel 1999 apre a Bruxelles il centro d'arte contemporanea Camouflage, che l'artista concepisce come un centro culturale africano in Europea, sulla falsariga dei centri culturali francesi, dei British Council e dei Goethe Institut disseminati in Africa. Camouflage - The European Satellite Centre of Contemporary Art of Africa - è uno spazio espositivo, un centro di residenza per artisti, un centro di produzione di progetti editoriali e centro di documentazione e di ricerca sull'arte contemporanea africana e viene fondato da Fernando Alvim come parte integrante della sua pratica artistica[3]. Lo spazio produce la rivista "Coartnews", gestisce la collezione Hans Bogatzke e collabora con consulenti quali Oladele Bamgboye, Kendelle Geers, Simon Njami e Adriano Mixinge. Camouflage costituisce il satellite europeo di CCASA costituito nel 1997 a Johannesburg (e attivo fino al 2001); nel 2001 crea altri tre satelliti: a Nairobi, Dakar e TACCA a Luanda.

Nel 2001 comincia a vivere tra Bruxelles e Luanda per dirigere l'organizzazione satellite TACCA e per avviare con questa organizzazione Triennale di Luanda. Nel 2003 avvia il progetto itinerante Next Flag/Reexistencia Cultural Generalizada. Nel 2006 dirige la prima edizione della Triennale di Luanda e nel 2010 la seconda. Nello stesso anno è curatore della 29ª Biennale di San Paolo sotto la direzione artistica di Moacir dos Anjos e Agnaldo Farias e con Rina Carvajal, Sarat Maharaj, Yuko Hasegawa e Chus Martínez.

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Fernando Alvim produce opere concettuali, progetti, film. Ha creato case di produzione, istituzioni, la rivista "Coartnews" e la Triennale di Luanda. Cura la collezione Hans Bogatzke e poi si occupa della sua acquisizione da parte di Sindika Dokolo, con la creazione di una nuova collezione e dell'omonima Fondazione Sindika Dokolo. Le sue attività sono estremamente eterogenee e lavora come artista, curatore, direttore, manager e produttore.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la sua biografia pubblicata sul catalogo della mostra Africa Remix[1], l'opera di Fernando Alvim si concentra sul tema delle ferite di guerra e sulle loro conseguenze nella memoria culturale dei popoli. Le sue opere lottano contro l'oblio e la menzogna. Nel 1997 il progetto

  • Fernando Alvim (esposizione 09/10-09/11/1991), a cura di B. Chauvineau, Magidson NYC Fine Art, 1991.
  • Mémorias Intimas Marcas (Marques intimes de mémoire) con Carlos Garaicoa e Gavin Younge, 2006. Il progetto si concentra sulla guerra in Angola ed è un'esposizione itinerante multimediale[4].
  • Mbutu Muande: Visionary nation I. A project on the subject of mutilation by Fernando Alvim for the city of Luanda, Angola 2002 to 2005, con Ola dele Kuku, Warande Cultural center, De Warande, Turnhout, 2001.
  • We Are All Post-Exotics, 2004. L'opera è stata esposta in Africa Remix[5].

Tra le esposizioni collettive, Fernando Alvim partecipa nel 2004 alla Biennale di Sydney[6].

Curatele[modifica | modifica wikitesto]

Films[modifica | modifica wikitesto]

  • Blending Motions, 1997-1999. Per realizzare le riprese del film, Ferando Alvim riesce a ottenere il prestito di un aereo militare e interrompendo simbolicamente la guerra civile d'Angola per un giorno[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Fernando Alvim in Africa Remix, p. . Il testo è online sul sito di Africultures.
  2. ^ Christian Hanussek, Interview to Fernando Alvim, Bruxelles, 18/04/2004.
  3. ^ Thomas Boutoux e Cédric Vincent, Africa Remix Sampler in Africa Remix, Parigi, Centre Pompidou, 2005, 250.
  4. ^ Fernando Alvim in Meanwhile in Africa... a cura di Christian Hanussek, video, 2004; Jill Bennett, Empathic vision: affect, trauma, and contemporary art, Stanford University Press, 2005, p. 87; Richard Cándida Smith, Text & File: Art and the Performance of Memory, Transaction Publishers, 2006, p. 45.
  5. ^ Africa Remix, Centre Pompidou, Paris, 2005; Nicki Hitchcott, Calixthe Beyala: performances of migration, Liverpool University Press, 2006, p. 137.
  6. ^ Biennale of Sydney: Reason and Emotion, dir. Isabel Carlos, Art Gallery of New South Wales, Museum of Contemporary Art, Sydney, 2004.
  7. ^ A Tempo Lexicon in Tempo, dir. Paulo Herkenhoff, Roxana Marcoci, Miriam Basilio, Museum of Modern Art, New York, 2002, p. 8.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Christian Hanussek, Interview to Fernando Alvim, Bruxelles, 18/04/2004.
  • Adriano Mixinge, Made in Angola : arte contemporânea, artistas e debates, L'Harmattan, 2009.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN96557478 · ISNI (EN0000 0000 8055 7247 · ULAN (EN500118222 · LCCN (ENnr2005011637 · GND (DE129311006