Discussione:Sbarco a Salerno

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Guerra
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Spostamento parte di testo[modifica wikitesto]

Dato che è in corso la riscrittura della voce, sposto qui parte del testo incentrato sul saccheggio di cava de' tirreni. In realtà questi episodi, ossia il saccheggio di vivande e beni di prima necessità alla popolazione, sono molto comuni in guerra, per cui imo il paragrafo è un esempio di ingiusto rilievo. Al massimo si può spostare nella voce sulla località, ma in questa voce le cose importanti da descrivere sono ben altre.

Il saccheggio di Cava de' Tirreni[modifica wikitesto]

All'apparire dell'alba gli alleati erano arrivati alle porte di Cava de' Tirreni ed una loro pattuglia ebbe un primo scontro a fuoco con i tedeschi sul ponte di San Francesco. Una camionetta inglese entrò perfino nell’abitato e distribuì sigarette e cioccolata. Poi i tedeschi concentrarono i loro carri armati lungo il Corso Umberto per tenerli al riparo dalle batterie alleate dal mare, e dall’aviazione dal cielo. La popolazione abbandonò il Borgo e si sparpagliò per la campagna riparandosi nelle case coloniche.

I soldati tedeschi, per approvvigionarsi di dolciumi e di sigarette, scassinarono le tabaccherie, mentre i più spregiudicati della popolazione fecero il resto, incitando i tedeschi a svellere con i carri armati le porte di tutti i negozi. Molti cavesi si diedero al saccheggio, per procurarsi i viveri in quel marasma in cui non era tanta la preoccupazione di scampare alla morte, quanto quella di sopravvivere alla fame. Fu saccheggiato il Molino ed il pastificio Ferro, e ne furono svuotati i grandi depositi di pasta e di grano; furono svuotati i magazzini del Consorzio e furono saccheggiati tutti i negozi del Borgo. Non mancarono, però, atti di abnegazione e tentativi di mantenere l’ordine tra i civili da parte dei più generosi. Alcuni civili furono costretti dai tedeschi a lavori pesanti, pur sotto le cannonate<ref name="test1">Domenico Apicella, ''Sommario Storico Illustrativo della Città della Cava''. Cava de' Tirreni, 1964</ref>. La popolazione cavese, investita dai bombardamenti, si rifugiò in massa nell’abbazia della Santissima Trinità di Cava. Prima furono qualche centinaio, poi i rifugiati si aggirarono intorno ai seimila. Occuparono tutti i luoghi del monastero. A guardia della disciplina e dell'ordine pubblico c'era il senso religioso del luogo sacro e la presenza dell'abate Rea divenuto il padre di quella innumerevole famiglia. L’abate portava ovunque la sua parola di conforto e provvedeva per quanti si trovavano nel bisogno. Non si saprà mai quanto pane e quante minestre distribuì la cucina del monastero<ref name="test2">Simeone Leone, ''Dalla fondazione del cenobio al secolo XVI'', in ''La badia di Cava'' vol. I pag. 99</ref>.

--ЯiottosФ 16:46, 9 set 2015 (CEST)[rispondi]

E ancora:

"Il 15 settembre i tedeschi diedero inizio ad un piano di ritiro graduale, che prevedeva l'attuazione della "politica della terra bruciata", ovvero la distruzione di tutto ciò che era impossibile portar via e la cattura degli uomini da condurre nei campi di concentramento.

Il 16 settembre, nella frazione Castagneto di Cava un gruppo di tedeschi aveva rastrellato alcuni civili per fucilarli. Ma tale piano non riuscì grazie all'eroico intervento di un abitante del luogo. Il maggiore di artiglieria Pasquale Capone, in aspettativa per malattia, quando vide passare dalla sua casa i tedeschi con i prigionieri non esitò ad aprire il fuoco con armi proprie. L'intervento del maggiore Capone consentì la fuga dei civili. Dopo un aspro combattimento, il capitano fu preso e passato per le armi<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=45375 Dettaglio Onorificenza Medaglia d'oro al valor militare alla memoria dal sito del Quirinale]</ref>.

Per aver ospitato nell'abbazia cavese la popolazione e persone non gradite alle autorità militari germaniche, al vespro del 17 settembre 1943 i soldati tedeschi penetrati all'interno del monastero, presero in ostaggio l’abate Ildefonso Rea ed il vescovo di Cava-Sarno Francesco Marchesani. I due prelati furono portati in ostaggio a Napoli prima di essere rilasciati a Nola da dove riuscirono solo il 4 ottobre a rientrare a Cava de' Tirreni, già liberata dagli Alleati<ref name="test1">Domenico Apicella, ''Sommario Storico Illustrativo della Città della Cava''. Cava de' Tirreni, 1964</ref>. Il 28 settembre la battaglia di Cava era conclusa e gli Alleati, procedendo verso l'agro nocerino e superandolo, dopo ventidue giorni e 54 chilometri di combattimenti, alle ore 9:30 del 1º ottobre ‘43, entrarono a Napoli: l’operazione Avalanche era conclusa.

Nei venti giorni che durò la battaglia su Cava, si contarono oltre seicento morti tra la popolazione civile. La spontanea reazione di altra parte della popolazione alle truppe tedesche incominciò non appena queste occuparono il Borgo con i carri armati ed i Villaggi con postazioni di armi pesanti. Questa reazione si tramutò altresì in collaborazione con le truppe alleate, alle quali furono fornite tutte le indicazioni necessarie ad infrangere la resistenza tedesca senza grosse perdite da parte dei liberatori.

e ancora:

L'offensiva finale vide la luce il 23 settembre: in quel giorno, fu superato con le armi il Passo di Molina di Vietri, lungo la SS18, per giungere a liberare l’Agro Nocerino Sarnese e portare l’ultimo attacco verso Napoli. La resistenza tedesca fu decisa, specialmente quando, oltrepassata Molina, le unità alleate si diressero verso Cava de' Tirreni. Proprio la mattina del 23 settembre, un carro armato tedesco si accingeva a salire verso la Badia per un'azione di rappresaglia contro la popolazione ivi rifugiata; ma nella strettoia che la strada compie a Sant'Arcangelo, non poté proseguire oltre. Alcuni sconsiderati si fermarono a guardare, ed i tedeschi del carro armato, adirati dall’inconveniente o forse nell’intento di compiere egualmente la rappresaglia, scaricarono su quelle persone una sventagliata di mitragliatrice. Prima di abbandonare Cava, i tedeschi provvidero a far saltare il ponte di San Francesco sulla strada nazionale e il ponte sulla ferrovia presso Villa Alba, allo scopo di ritardare l’avanzata degli anglo-americani, i quali però in poche ore buttarono un ponte di ferro e legno sul ponte San Francesco ristabilendo immediatamente la comunicazione con Salerno, mentre per l’avanzata dei loro carri armati si erano serviti della strada ferrata che i tedeschi non avevano toccata. Altre mine furono poste dai tedeschi agli altri ponti di Cava e sugli incroci stradali, ma non ebbero il tempo di farle brillare.

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Non è un ufficiale degli alpini[modifica wikitesto]

Quello ritratto in foto non è un ufficiale degli alpini, ma un ufficiale di artiglieria da campagna per divisioni "da montagna". Erano autorizzati a portare il cappello alpino, ma il fregio e le mostrine sono quelle dell'artiglieria da campagna infatti. --Bacefik (msg) 10:14, 9 set 2020 (CEST)[rispondi]

Voce con stelletta più bella 2023[modifica wikitesto]

Voce con stelletta più bella

Questa voce è stata eletta come "Voce più bella" ai Wikioscar 2023 --Lollo Scrivimi 01:29, 8 mag 2023 (CEST)[rispondi]