Croce di San Dionigi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La croce di San Dionigi era una croce votiva di Milano situata in un'area oggi corrispondente all'incrocio tra corso Venezia e via Borghetto.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La croce, o colonna, di San Dionigi faceva parte di una numerosa serie di altari posizionati da San Carlo Borromeo negli spiazzi della città di Milano durante la peste del 1576: per evitare che le messe si trasformassero in un'ulteriore occasione di contagio, il cardinale ordinò la chiusura delle chiese e fece costruire per la città degli altari dove i cittadini potessero assistere alla messa senza uscire di casa. Una volta finita la peste, gli altari rimasero come ex voto per la fine della peste o semplicemente come oggetto di devozione.

La croce, che consisteva in una colonna retta da un basamento su cui era incastonata un croce, era posizionata in funzione dell'oggi demolita chiesa di San Dionigi, all'incrocio tra l'allora borgo di Porta Orientale (oggi corso Venezia), strada del Borghetto e la strada dei Carcani (oggi inglobata dai giardini di Porta Venezia). Alla base della colonna era stata affissa una lapide recante l'iscrizione in latino[1]:

«SCIANT CUNCTI QUOD EX PARTE REVERENDISSIMI PATRIS DOMINI ROBERTI DEI GRATIA ARCHIEPISCOPI MEDIOLANENSIS OMNIBUS ET SINGULIS VERE PENITENTIBUS E CONFESSIS, QUI CRUCEM HANC DEVOTE VISITAVERINT, ET EIDEM DEBITAM REVERENTIAM EXHIBUERINT, XL. DIES DE INIUNCTIS PENITENTIIS MISERICORDITER IN DOMINO RELAXANTUR.
ANNO DOMINI MCCCLXI. DIE DOMINICO MENSIS MADII IACOBINUS DE [ter]ZAGO HABUIT HANC GRATIAM.»

La colonna viene inoltre citata dal Manzoni nel XI capitolo dei Promessi Sposi:

«Quando Renzo entrò per quella porta, la strada al di fuori non andava diritta che per tutta la lunghezza del lazzeretto; poi scorreva serpeggiante e stretta, tra due siepi. La porta consisteva in due pilastri, con sopra una tettoia, per riparare i battenti, e da una parte, una casuccia per i gabellini. I bastioni scendevano in pendìo irregolare, e il terreno era una superficie aspra e inuguale di rottami e di cocci buttati là a caso. La strada che s’apriva dinanzi a chi entrava per quella porta, non si paragonerebbe male a quella che ora si presenta a chi entri da porta Tosa. Un fossatello le scorreva nel mezzo, fino a poca distanza dalla porta, e la divideva così in due stradette tortuose, ricoperte di polvere o di fango, secondo la stagione. Al punto dov'era, e dov'è tuttora quella viuzza chiamata di Borghetto, il fossatello si perdeva in una fogna. Lì c’era una colonna, con sopra una croce, detta di san Dionigi: a destra e a sinistra, erano orti cinti di siepe e, ad intervalli, casucce, abitate per lo più da lavandai.»

La colonna fu rimossa dal governo austriaco nella seconda metà del XVIII secolo assieme a gran parte delle altre croci votive, ufficialmente in quanto d'ingombro per il traffico, ma più probabilmente come ulteriore misura nel vasto piano delle soppressioni giuseppine di secolarizzazione dei domini austriaci.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Forcella, pp. 29-30.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]