Chiesa di Sant'Egidio (Mazara del Vallo)

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Chiesa di Sant'Egidio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàMazara del Vallo
Religionecattolica di rito romano
TitolareEgidio
Diocesi Mazara del Vallo
ConsacrazioneXVI sec.
Stile architettonicoarabo-normanno, rinascimentale

La chiesa di Sant'Egidio è un luogo di culto sconsacrato ubicato in Piazza Plebiscito, ex Piano di Sant'Egidio, ubicato nel centro storico di Mazara del Vallo. Il polo monumentale ospita il Museo del Satiro danzante.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Costruita tra gli inizi e la fine del '500 dalla confraternita dedicata allo stesso santo, fondata nel 1384. È una delle oltre trenta chiese antiche che sopravvivono nella città.[1]

Tra il 21 e il 22 ottobre 1860 nell'edificio si svolse il plebiscito per l'annessione al Regno d'Italia, evento che ha determinato la variazione toponomastica del piano adiacente.

La chiesa, una volta sconsacrata, è divenuta dapprima sede del Consiglio comunale e nel 2005 è stata trasformata nel Museo del Satiro danzante, che ospita l'omonima statua.

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Il fabbricato presenta un'unica navata e una cupola semisferica poggiante su un tamburo ottagonale, che media le tradizioni di stile arabo-normanno con i moduli architettonici rinascimentali, realizzata nel 1578.

In origine la porta d'ingresso era in marmo, commissionata nel 1514 e consegnata nel 1525 da Bartolomeo Berrettaro, espressione del rinascimento siciliano. Il manufatto marmoreo presenta otto scomparti raffiguranti Episodi della vita di Sant'Egidio, lo stemma della confraternita, la Crocifissione, la Vergine con bambino fra angeli e santi.[2] In seguito l'opera è stata spostata e riassemblata nella navata destra della cattedrale del Santissimo Salvatore, ad ornamento del varco d'accesso all'aula capitolare.

Confraternita[modifica | modifica wikitesto]

  • Confraternita di Sant'Egidio, sodalizio fondato nel 1424.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ MUSEO DEL SATIRO – MAZARA DEL VALLO - Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, su parchiarcheologici.regione.sicilia.it, 15 aprile 2020. URL consultato il 1º dicembre 2022.
  2. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 129, 130 e 131 [1].

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]