Caravello

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Caravello
D'azzurro, ad un uccello d'argento imbeccato e membrato di rosso.[1]
Rami cadetti
  • Ramo di Alessandria[2]
  • Ramo di Giovinazzo[2]
  • Ramo di Bassignana[2]

I Caravello furono una nobile famiglia veneziana.[2]

Ascritta al patriziato da tempo imprecisato, vi rimase anche dopo la serrata del 1297.[2] Ebbe un ruolo di spicco nella vita politica veneziana fra Tre e Quattrocento, ricoprendo numerose cariche amministrative e militari e partecipando all'elezione dei dogi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Come si riporta in una cronaca attribuita a Piero Giustiniani (XIV secolo), la casata proverrebbe da Equilio. Le si attribuisce, assieme ai Barbarigo, la ricostruzione (1028) della chiesa di San Trovaso.

Primo riferimento scritto è un documento del 1187 nella quale si riporta che un Dominicus Caravello[2] aveva sovvenzionato, con altri cittadini, una spedizione militare contro la città di Zara.[2] Nel 1212 un Marin Caravelo[2] è tra i veneziani inviati a colonizzare Candia, seguito, nel 1232, da Sirico, Filippo e Palmiero Caravello.[2]

Nel XIV secolo si distinse un Francesco, uomo d'armi e podestà di Lesina.[2] Poco più tardi è la volta di Marino,[2] probabilmente il membro più rilevante della casata, il quale fu diplomatico in Europa e in Oriente, e amministratore di varie piazzeforti dello Stato da Màr. Nel 1406 fu uno dei primi podestà della Padova veneziana.

Fu Leonardo Caravello,[2] altro capitano di Padova, a sventare il rientro dei Carraresi, fatto che si concluse con la decapitazione di Marsilio da Carrara[2] nel 1435. Dello stesso periodo era Marco Caravello,[2] vescovo di Cittanova e Nauplia, che nel 1456 tentò l'elezione a patriarca di Grado.

Fece scalpore la vicenda di Marietta Caravello in Moro,[2] che nel 1522 imbrattò di pece le porte delle case di quattro patrizi, in quanto le loro mogli non l'avevano accompagnata a una festa.[2] Fu bandita da Venezia per dieci anni.

Il ramo veneziano della famiglia si estinse con Luigi, morto senza eredi il 19 settembre 1567, nonostante i due matrimoni contratti rispettivamente con la figlia di Marco Diedo (1544) e con quella di Vicenzo Gritti (1549).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, vol. 1, A.Forni, 1886.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p I Caravello. Storia di una antica famiglia italiana (PDF), su famiglia-nobile.com. URL consultato il 12 maggio 2024 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovan Battista di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili o notabili italiane estinte e fiorenti, vol.1, A.Forni, 1886, SBN IT\ICCU\RAV\0179678.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]