Aurelio Padovani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

«Dopo Padovani, a Napoli non ci fu più politica»

Aurelio Padovani
NascitaPortici, 28 febbraio 1889
MorteNapoli, 16 giugno 1926
Cause della morteincidente
Luogo di sepolturaNapoli
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
MVSN
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Anni di servizio
  • 1907 - 1º ottobre 1922 (REI)
  • 1º febbraio 1923 - maggio 1923 (MVSN)
Grado
GuerreGuerra Italo-Turca
Prima guerra mondiale
voci di militari presenti su Wikipedia

Aurelio Padovani (Portici, 28 febbraio 1889Napoli, 16 giugno 1926) è stato un militare, sindacalista e politico italiano, esponente del fascismo a Napoli.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Vincenzo Padovani e di Maria Annunziata Braccioli, si diplomò Perito industriale, presso l'Istituto Tecnico Industriale "Alessandro Volta" di Napoli, si arruolò volontario come Allievo Sergente, a 18 anni, nel 1907, nell'11º Reggimento Bersaglieri, accasermato nella Caserma di Pizzofalcone a Napoli. Nel 1915 si sposa con una maestra elementare, Ida Archinard; non lasciò figli [2].

Volontario nella guerra di Libia, dove combatte a Sciara Sciat, essendo uno degli 11 sopravvissuti nelle file italiane in quella battaglia. Riceve una medaglia di Bronzo al V.M. il 1º agosto 1912, da Sottotenente, passa dal Complemento al Servizio Permanente Effettivo con R.D. del 12 agosto 1912 (G.U.R.d'I. nº 204 del 29 agosto 1912).

Passa ai reparti ciclisti dei Bersaglieri, e Sottotenente partecipa alla prima guerra mondiale dove ottenne ben 3 medaglie d'argento al V.M., perdendo sull'Hermada, il 23 aprile 1916 un piede. Promosso da Sottotenente a Tenente con D.Lgt. del 29 luglio 1915 (G.U.R.d'I. nº 204 del 17 agosto 1915).

Adesione al fascismo[modifica | modifica wikitesto]

Fondò il Fascio napoletano il 4 aprile 1920, insieme all'avvocato Domenico Miranda, al capitano Alberto Navarra degli Arditi e all'avvocato Pasquale Spiezia. Nel marzo 1921, fu eletto Segretario politico del Fascio di Napoli, mentre dall'ottobre dello stesso anno occupò la carica di Segretario Provinciale, divenendo l'organizzatore del fascismo campano e partecipando, nello stesso anno, al Congresso Fascista a Roma. Nel novembre 1921 fu eletto nel Comitato centrale del Partito Nazionale Fascista. Il 1º ottobre 1922, da Capitano, fu collocato a riposo con R.D. del 5 agosto 1922 (G.U.R.d'I. nº 252 del 26 ottobre 1922). All'inizio del 1922 cominciò lo sciopero portuale che durò, con alterne vicende, sei mesi, durante i quali Padovani svolse un'intensa azione che valse a far cessare lo sciopero ed a determinare il passaggio di tutte le organizzazioni portuali al sindacalismo fascista. Aurelio Padovani fu uno dei cinque Comandanti di Zona che vollero la Marcia su Roma ed organizzò le Squadre di Azione della Campania, condotte a Roma dal 27 al 31 ottobre 1922.

Segretario regionale dei Fasci della Campania, organizzò l'adunata di Napoli, al campo sportivo dell'Arenaccia e comandò la sfilata per le vie cittadine e, al Teatro San Carlo, fu lui a presentare Benito Mussolini al popolo napoletano. Luogotenente generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale fino al maggio 1923.[3]

Nel maggio del 1923, fu espulso dal Partito Nazionale Fascista e poi riammesso, pur rimanendo in odore di eterodossia con le conseguenze del caso:

«Lo stesso on. Mesolella, conversando un giorno, ebbe a dirmi che l' on. Greco gli aveva detto che il Padovani avrebbe passato delle brutte ore, trovandosi a Napoli il Dumini»

Successivamente si dimise, in contrasto con l'apertura del P.N.F. agli esterni. Le dimissioni, respinte per due volte, furono infine accettate dopo che egli ebbe respinto anche il Comando di Zona di Bologna, che gli era stato offerto.[5]

Morì a Napoli il 16 giugno 1926 alle 17:30, in via Generale Giordano Orsini, 46, in seguito al crollo della balaustra di un balcone al quarto piano[6]: quel pomeriggio, per rispondere al saluto della folla lì convenuta nel giorno del suo onomastico, il Comandante si era affacciato con un gruppo di amici a lui più vicini, quando all'improvviso ci fu il crollo fatale in cui perirono, oltre che lo stesso Padovani, altre otto persone: Ferdinando Vetere (avvocato), Salvatore Grasso (squadrista di Mugnano di Napoli ventiquattrenne)[7], Raffaele Esposito, Salvatore Schioppa (brigadiere della Milizia Portuaria), Alfredo de Filippis, Luigi Corcione (quindicenne), Antonino Micillo (elettricista di Giugliano in Campania) e Giovanni Dell'Aquila (appaltatore), mentre i feriti furono quattro, tutti gravi ma si salvano: Pasquale Ruocco, Nicola Cioffi (professore), Francesco Iodice e Fortunata Decenza (portinaia dello stabile).[8][9]

Napoli, il distrutto monumento in onore di Aurelio Padovani.

Dopo la morte[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la sua morte fu costruita una statua monumentale per ricordare il suo ruolo di sindacalista rivoluzionario nel recinto degli uomini illustri nel Cimitero di Poggioreale a Napoli. Un altro monumento a lui dedicato fu inaugurato a Napoli nella piazza Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone nel 1934: fu progettato da Marcello Canino e scolpito da Carlo de Veroli, con la collaborazione di Guglielmo Roehrssen, e in quel momento la piazza cambiò nome e prese quello del comandante fascista. La piazza mantenne il nuovo nome, e l'imponente monumento, per una decina d'anni.

Nel dopoguerra, con la ritrovata libertà, sì fece forte la volontà di cancellare ogni simbolo del fascismo, la statua fu rimossa e la precedente toponomastica restituita. Nel mese di marzo del 2010 i resti del monumento sono stati ritrovati nel tunnel borbonico nella zona del Chiatamone, sepolti sotto cumuli di macerie.[10]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'Argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'Argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'Argento al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di Bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Turca 1911-1912 - nastrino per uniforme ordinaria
«Per ricompensare i membri dell'esercito e della marina italiana, nonché le truppe coloniali e tutto il personale civile o militarizzato che avesse preso parte alle attività belliche contro l'Impero Ottomano.»
— Libia, 1912
Medaglia della Fondazione Carnegie per Atti di Eroismo - nastrino per uniforme ordinaria
«Per compensare qualunque atto di eroismo compiuto in Italia o nelle sue acque territoriali da un uomo o da una donna per salvare la vita umana in operazioni di pace: per atti di valore compiuti durante il salvataggio dei sepolti del Terremoto di Avezzano del 1915.»
— 1915
Medaglia di Benemerenza d'Argento per il Terremoto di Avezzano del 1915 - nastrino per uniforme ordinaria
«Per aver acquistato titolo di pubblica benemerenza, in occasione del terremoto del 13 gennaio 1915.»
— D.Lgt. dell'8 marzo 1917 (Fg.S. - G.U.R.d'I. n° 121 del 24 maggio 1917)
Croce al Merito di Guerra - nastrino per uniforme ordinaria
«Concessa a tutti i combattenti italiani che avessero onorevolmente servito per un intero anno di guerra in zone di operazioni o fossero stati feriti in azione.»
— 1918
Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
«Per almeno quattro mesi, aver preso parte alle attività di guerra in territorio nazionale.»
— 1920
Medaglia della Vittoria Commemorativa della Grande Guerra per la Civiltà - nastrino per uniforme ordinaria
«Aver prestato servizio per almeno quattro mesi in zona sotto la giurisdizione delle armate ed a disposizione delle autorità mobilitate e collaborando direttamente con l'esercito operante.»
— 1920
Medaglia Commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
«A tutti coloro che avevano combattuto in almeno una delle guerre per l'Indipendenza e l'Unità d'Italia 1848-1918.»
— 1922
Medaglia Commemorativa d'Argento della Marcia su Roma - nastrino per uniforme ordinaria
«Ai 19 Comandanti delle colonne delle Squadre organizzate per convergere su Roma.»
— Roma, 1923 (Circolare n° 99 del Foglio d'Ordine della M.V.S.N. Dispensa n° 21 del 31 dicembre 1923)
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
«Per rimunerare le benemerenze più segnalate, tanto degli italiani che degli stranieri, e specialmente quelle che riguardano direttamente gl'interessi della Nazione.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gerardo Picardo, Aurelio Padovani, il fascista intransigente, controcorrente, Napoli, 2003
  2. ^ Gigi Di Fiore, "Il gerarca che sfidò Mussolini - Aurelio Padovani e il fascismo meridionale", Utet-DeAgostinilibri, Milano settembre 2022. ISBN 979-12-212-0272-4.
  3. ^ Mario Missori, "Gerarchie e statuti del PNF", Bonacci Editore, Roma, 2006, Pag. 250
  4. ^ ASSR, Ufficio dell'Alta corte di giustizia e degli studi legislativi, 1.2.257.2.39
  5. ^ Foglio ricordo del Capitano Aurelio Padovani, stampato da Tip. M. Benvenuto, piazzetta S. Gregorio Armeno 3, Napoli, prezzo Cent. 50
  6. ^ Antonio Pisanti, "16 giugno 1926: il crollo del balcone di via Generale Orsini a Napoli", napoli.com - il primo quotidiano online della città di Napoli, Napoli, 12 giugno 2006
  7. ^ Carmine Cecere, "Grasso, l'amico di Padovani. Salvatore, nativo di Mugnano, morì a 24 anni nel crollo della balconata a casa di Aurelio Padovani", "Provincia oggi", Anno III - nº 32, Giugliano in Campania, 4 ottobre 2008
  8. ^ Giacomo De Antonellis, "Napoli sotto il regime: Storia di una città e della sua regione durante il ventennio fascista", Cooperativa Editrice Donati, Milano, 1972, Pagg. 127-128
  9. ^ Ivon De Begnac, "Palazzo Venezia: storia di un regime", Volume 1 della Collana "Documenti del mezzo secolo", Edizioni La Rocca, Roma, 1950, Pag. 489]
  10. ^ Il Mattino, su ilmattino.it. URL consultato il 14 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • a cura di Parente L., Gentile F., Grillo R. M., Giovanni Preziosi e la questione della razza in Italia. Atti del Convegno di studi (Avellino_Torella dei Lombardi, 30 novembre_2 dicembre 2000), Rubbettino, 2005.
  • Gerardo Picardo, Aurelio Padovani, il fascista intransigente, controcorrente, Napoli, 2003.
  • Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna, volume IX, Feltrinelli, 1986.
  • Robert Paris, Le origini del fascismo, Mursia, Milano, 1970.
  • Guido Dorso, La rivoluzione meridionale,Giulio Einaudi editore, Torino, 1945.
  • G. A. Chiurco, Storia della rivoluzione fascista,volume IV, vallecchi editore, Firenze, 1929.
  • Gigi Di Fiore, "Il gerarca che sfidò Mussolini - Aurelio Padovani e il fascismo meridionale", Utet-DeAgostinilibri, Milano settembre 2022. ISBN 979-12-212-0272-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN35522473 · ISNI (EN0000 0000 3556 7913 · LCCN (ENn2004042806 · GND (DE128964669 · BNF (FRcb15550408m (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2004042806