7Q4

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I frammenti 7Q4, 7Q5 e 7Q8

I frammenti 7Q4 sono i resti di un papiro datato dal paleografo Colin H. Roberts tra il 50 a.C. e il 50 d.C., appartenente a quelli che vengono chiamati manoscritti del Mar Morto, ritrovato nella grotta n 7 di Qumran e scritti con lettere greche. La loro identificazione è incerta e dibattuta[1].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

7Q4 è costituito da due parti: il primo frammento è alto 7,2 cm, largo 3,5 cm in alto e 2,1 cm in basso; il secondo è alto 1,1 cm e largo 1 cm. Contiene 16 lettere in cinque righe nel frammento 1 (di cui una non leggibile e due incerte), e 5 lettere in due righe nel frammento 2 (di cui due non leggibili)[2]. Secondo il papirologo Carsten Peter Thiede il materiale e i colori dell'inchiostro corrispondono a quelle del 7Q5 e la scrittura assomiglia a quella di due papiri ritrovati ad Ossirinco, il P.Oxy. XXXII 2618, e il P.Oxy XXXVII 2822, datati da E. Lobel al I secolo[3][4].

Identificazione del testo[modifica | modifica wikitesto]

Ipostesi di O'Callaghan[modifica | modifica wikitesto]

Agli inizi degli anni settanta del XX secolo papirologo e gesuita spagnolo José O'Callaghan propose, in diversi articoli e lavori, l'identificazione di alcuni dei papiri ritrovati nella grotta 7, tra cui 7Q4 e 7Q5, come trascrizioni di parti del Nuovo Testamento. Nel caso di 7Q4 si sarebbe trattato di un frammento della Prima Lettera a Timoteo, esattamente il passo in cui Paolo scrive: «(Daranno) retta a spiriti ingannatori e a dottrine diaboliche».

La tesi, che ebbe ed ha tuttora una grande eco nella divulgazione giornalistica e seppur sostenuta da altri esperti (tra cui Herbert Hunger e Carsten Peter Thiede)[5] non convinse tuttavia la maggior parte degli studiosi del campo, che continuarono a considerare i frammenti come non identificati[6][7][8].

Il dibattito scientifico sul papiro 7Q4 è legato alla questione della datazione dei Vangeli. Riconoscere come autentica la Prima lettera a Timoteo, e quindi contemporanea alla vita di San Paolo, significherebbe ammettere implicitamente che i Vangeli circolavano in forma scritta già negli anni 60 del I secolo, giacché nella lettera Paolo cita il Vangelo secondo Luca definendolo Sacra Scrittura: «Dice infatti la Scrittura: "Non metterai la museruola al bue che trebbia", e "Chi lavora ha diritto alla sua ricompensa"» (1Tim 5,18); se la prima citazione è riconducibile a Deuteronomio (25,4), la seconda va riferita al Vangelo secondo Luca (10,7). Di contro, la maggioranza degli studiosi del Nuovo Testamento ritengono la Prima lettera a Timoteo un falso (in termini tecnici è detta infatti pseudoepigrafa) risalente al II secolo, e quindi inutile per datare il Vangelo secondo Luca e gli altri vangeli sinottici da cui dipende.

Altre proposte di identificazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1972 e 1973 C.H. Roberts e lo studioso canadese Gordon Donald Fee proposero indipendentemente la corrispondenza tra 7Q4,1 e Numeri 14:23-24[9], tuttavia la tesi non ha avuto molto seguito.

Nel 1988 lo studioso tedesco Wilhelm Nebe propose l'identificazione di alcuni di questi frammenti come parte del Libro di Enoch.[10] Durante gli anni novanta Ernest A. Muro, in base ad alcune caratteristiche fisiche del frammenti (es la direzione delle fibre presenti) e alla forma somigliante di alcune lettere, propose la tesi secondo cui 7Q4.1, 7Q4.2, 7Q8 e 7Q12 fossero in origine parte di un unico papiro[11] e, con lo studioso francese Émile Puech, riprese (con alcune piccole differenze) la tesi di Nebe, ipotizzando che questo, oltre ad altri frammenti della grotta 7, facessero tutti parte di una trascrizione del libro di Enoch. È da notare che frammenti in aramaico del libro di Enoch sono stati trovati nella grotta 4[12], mentre John Strugnell (che fu caporedattore del gruppo che curava la pubblicazione dei manoscritti fino al 1990) ha parlato in un'intervista dell'esistenza di una copia in aramaico del libro, presente su alcuni papiri ritrovati nella grotta 11 ed in possesso di collezionisti privati[13], a dimostrazione che, nonostante Enoch sia fuori dal canone ebraico e cristiano, apparentemente gli Esseni erano a conoscenza del testo (o perlomeno di parte di esso).

Questa interpretazione dei frammenti, seppur non ancora confermata con sicurezza, è comunque oggi considerata più plausibile rispetto all'identificazione neotestamentaria di O'Callaghan e Thiede[1]. Tuttavia Thiede, nell'ambito della difesa della sua tesi, non ha esitato a contestare aspramente le ipotesi di Munro e Puech, mettendo in dubbio la possibilità dell'esistenza di una traduzione in greco di Enoch nel periodo in oggetto ed accusando i due studiosi di aver lavorato su disegni falsificati ed inventato lettere inesistenti.[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Craig A. Evans, Holman QuickSource Guide to the Dead Sea Scrolls, B&H Publishing Group, 2010, ISBN 9780805448528, pag 369 e seg.
  2. ^ Carsten Peter Thiede, Il più antico manoscritto dei Vangeli?: il frammento di Marco di Qumran e gli inizi della tradizione scritta del Nuovo Testamento, Gregorian&Biblical BookShop, 1987, p. 51
  3. ^ E. Lobel (ed), The Oxyrhynchus Papyri XXXII, London, 1967, pp. 30-33
  4. ^ E. Lobel (ed), The Oxyrhynchus Papyri XXXVII, London, 1970, pp. 102-103
  5. ^ (IT) Antonio Socci, Caccia al tesoro della grotta 7, in Alberto, Vangelo e storicità, 1995.
  6. ^ Massimo Pazzini, «I Manoscritti di Qumran e il Nuovo Testamento», febbraio 201 Essays n 13, Studium Biblicum Franciscanum, Jerusalem, 2003 http://www.antoniolombatti.it/7Q5.pdf (PDF).
  7. ^ (EN) Joseph A. Fitzmyer, The Dead Sea Scrolls and Christian Origin, Wm. B. Eerdmans Publishing, 2000, ISBN 9780802846501, pag 24 e seg.
  8. ^ Elio Jucci, I manoscritti ebraici di Qumran: A che punto siamo? (PDF), Istituto Lombardo (Rend. Lett.), 1995, pp. 243-273. URL consultato il 1º ottobre 2012.
  9. ^ C.H. Roberts, «On some presumed papyrus fragments of the New Testament from Qumran», Journal of Theological Studies ns 23.2 (Oct. 1972): 446-447; Gordon Fee, «Some Dissenting Notes on 7Q5=Mark 6:52-53», Journal of Biblical Literature 92 (1973): 109-12
  10. ^ Wilhelm Nebe, Möglichkeit und Grenze einer Identifikation, RevQ 13 (1988), pp. 629–33
  11. ^ Muro, Ernest A., «The Greek Fragments of Enoch from Qumran Cave 7 (7Q4, 7Q8, &7Q12 = 7QEn gr = Enoch 103:3–4, 7–8)», Revue de Qumran 18 no. 70 (1997).
  12. ^ Frammento 4Q201, si veda (EN) Florentino García Martínez (traduzione di W. G. E. Watson), The Dead Sea Scrolls Translated: The Qumran Texts in English, BRILL, 1996, ISBN 9789004105898, pag 246.
  13. ^ (EN) Hershel Shanks, «An Interview with John Strugnell», Biblical Archaeology Review, July/August 1994, 40-53
  14. ^ Carsten Peter Thiede, «Thiede: quel papiro è davvero Marco», Avvenire, 3 dicembre 2003, p. 26, e riportato da donatocalabrese.it (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2012).

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