Utente:Zanekost/Sandbox/Marco Novati

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Marco Novati (Venezia, 20 maggio 1895Venezia, 24 luglio 1975) è stato un pittore italiano.

Novati nacque a Venezia, figlio di Cesare, albergatore, e di Sofia Barazzoni. Fu avviato agli studi classici presso il Ginnasio Foscarini ma la sua scarsa disciplina indusse il padre ad inviarlo all'estero per impratichirsi in modo da saper un giorno gestire l'impresa di famiglia. Fu così in Germania, Svizzera e Francia fino allo scoppio della Guerra quando tornò in Italia per arruolarsi. Nell'immediato dopoguerra seguì per pochi mesi il corso di illustrazione del libro all'Istituto d'arte dei Carmini e fino al 1921 frequentò saltuariamente lo studio di Emilio Paggiaro (1859-1929). Restò comunque un autodidatta ma si unì subito al gruppo degli artisti di Palazzo Carminati con cui espose a Ca' Pesaro già dal 1922. Seppe però mantenersi distante sia dall'accademia, dal neo impressionismo lagunare[1] e dal classicismo novecentista[2] per percorrere una strada autonoma verso un realismo di tono espressionista[3] ben lontano dai modelli ottocenteschi.[4] Oltre alle collettive della Bevilaqua la Masa a partire dal 1922, espose a Biennale Internazionale di Venezia dal 1928 al 1956 ed alla Quadriennale di Roma dal 1931 al 1958.

Fu un pittore prevalentemente di figura, dominato da un cupo e disperato realismo. Tanto più al momento del fallimento del padre che aveva voluto vendere il proprio albergo ma era stato ingannato negli investimenti.[5] Sono di questo periodo La gleba (1924)[6], un abbozzo di rara forza espressiva, e l'idiota (1925)[7], tragico nel suo tenersi le mani. Alla prima Biennale presentò il Macello (1928)[8], una scena di mattatoio nell'attimo in cui sta per calare il colpo mortale, e Tragedia (1928)[9], la scena di una famiglia che piange il congiunto appena spirato.[10] Continuerà ad accanirsi sul destino tragico dell'uomo con i Pelapatate (1930)[11], due vecchi dallo sguardo attonito e risentito, l'Uomo stanco (1930)[12] fino al dopoguerra con El remer (1950)[13] e Fatto di cronaca (1954)[14], tragica scena di un funerale. Allo stesso modo impietoso tratterà il ciclo di nudi di vecchia a partire da la Vecchia nuda (1932)[15] fino al paradossale e grottesco La piscina delle vecchie (1958)[16][17].

Nei ritratti si avverte la differenza tra i non commissionati Mia cugina (1927)[18] o il Ritratto di Emilio Vedova (1951)[19], pervasi dalla sofferenza esistenziale, e quelli commissionati come in Paola Borboni (1930)[20] o Alessandro Moissi (1930)[21], sostanzialmente più composti.

Paesaggi e nature morte

Novecento 1929

Tredici artisti veneziani - Roma 1931, firenze 1932

  1. ^ Branzi 1961, p.7
  2. ^ Rizzi 1995 p.8
  3. ^ Perocco in Novati 1971 p. 23
  4. ^ Rizzi 1971 p.4
  5. ^ Rizzi  71, p.9
  6. ^ Ca′ Pesaro – Galleria Internazionale d'Arte Moderna
  7. ^ Collezione privata
  8. ^ Ca′ Pesaro – Galleria Internazionale d'Arte Moderna
  9. ^ Ca′ Pesaro – Galleria Internazionale d'Arte Moderna
  10. ^ Branzi 1961 p.10
  11. ^ Collezione privata
  12. ^ Collezione privata
  13. ^ Collezione Verzocchi, Forlì
  14. ^ Collezione privata
  15. ^ Collezione privata
  16. ^ Collezione privata
  17. ^ Branzi 1961 p.11
  18. ^ Ca′ Pesaro – Galleria Internazionale d'Arte Moderna
  19. ^ Collezione privata
  20. ^ Collezione privata
  21. ^ Collezione privata
  • Silvio Branzi, Marco Novati, Venezia, Emiliana, 1961.
  • Guido Perocco e altri, Mostra antologica di Marco Novati, Venezia, Comune di Venezia, 1964.
  • Paolo Rizzi, Marco Novati, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1975.
  • Pietro Zampetti, Diego Valeri, Guido Perocco e Mario De Luigi, Marco Novati, Venezia, Ravagnan, 1971.
  • Paolo Rizzi, Il piccolo binario di Marco Novati, Feltre, Castaldi, 1976.
  • Paolo Rizzi, Marco Novati, Venezia, Centro d'Arte San Vidal, 1976.

Collegamenti esterni

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  • Marco Novati, su Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani. URL consultato il 21 gennaio 2018.