Utente:Valérie Morisi (Museo Civico Modena)/Sandbox

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Atrio della Biblioteca Poletti

Adamo Pedrazzi (Modena 27 giugno 1880 - 6 aprile 1961) fu bibliotecario della Biblioteca Poletti[1] e un intellettuale eclettico, impegnato anche nell'archeologia modenese.

Adamo Pedrazzi iniziò la propria carriera bibliotecaria nel 1904, quando entrò alla Biblioteca Poletti a seguito di un concorso, in qualità di scrivano-distributore. Nel 1924 divenne Direttore della stessa Poletti, e dell'Archivio comunale.[2]

Adamo Pedrazzi venne nominato cavaliere nel 1932.[3]

In occasione dell’organizzazione della Mostra Augustea della Romanità, che mirava ad esporre in un unico evento le maggiori testimonianze delle origini romane per il Bimillenario Augusteo del 1937 Pedrazzi si mobilitò con l’intento di dare lustro alla propria città. L’intellettuale si impegnò innanzitutto nella redazione di testi che, su basi storiche, attestassero la vicinanza di Mutina (l’antica Modena) all’imperatore Cesare Augusto, con la speranza, mai realizzata, di ottenere dal Regime fascista una copia della statua dell’imperatore stesso, dopo che il Duce aveva dichiarato che le città in grado di attestare un legame diretto con uno degli imperatori romani avrebbero ricevuto in dono copie di tali statue per onorare tale eredità.[3]


Tra il 1934 e il 1937 Pedrazzi diventa parte attiva nella ricerca di reperti da inviare alla Mostra Augustea: chiede infatti al podestà di Modena, in una lettera dell’8 marzo 1934, il permesso, ed i mezzi, per eseguire dei sondaggi del sottosuolo tramite trivelle, ritenendo quando fino a quel momento scoperto in città una dimostrazione di romanità non sufficiente.[3] Permesso che otterrà, portando così a un primo, parziale, compimento il desidero, espresso anni prima da Arsenio Crespellani, secondo Direttore del Museo Civico di Modena, che aveva sostenuto la necessità di scavi archeologici interni alla città.[4]


I sondaggi effettuati con le trivelle, partiti dall’area fra corso Adriano e rua Pioppa ed espansi poi a raggiera, permisero il rinvenimento di un pavimento a mosaico in Vicolo delle Asse, raffigurante una dea dell’abbondanza di epoca costantiniana, ma non emersero reperti da inviare alla Mostra Augustea (verranno inviati invece calchi di opere già note).[3]


L’operato di Pedrazzi attrae presto l’attenzione del soprintendente alle antichità dell’Emilia Romagna Salvatore Aurigemma, che dopo uno scambio di lettere con l’Amministrazione comunale di Modena invia l’ispettore onorario agli Scavi Emilio Giorgi a sovrintendere ai lavori. La tensione nata tra i due enti pubblici porteranno infine Pedrazzi a rinunciare al proprio ruolo, nel marzo del 1936.[3]

  • La secchia rapita, Alessandro Tassoni, a cura di Adamo Pedrazzi, Società Tipografica Modenese, 1935
  • Il Regio Istituto d'Arte Adolfo Venturi di Modena, Firenze, Edizioni Le Monnier, 1941
  • Vagabondaggi in provincia, pubblicato a proprie spese, 1950


Dall'8 settembre 1943 redasse una cronaca dell'occupazione tedesca della città, ora conservata nel fondo Umberto Tonini della Biblioteca Poletti.[2]

  1. ^ Biblioteche del Comune di Modena, su www.comune.modena.it. URL consultato il 17 settembre 2023.
  2. ^ a b AIB-WEB. DBBI20. Pedrazzi, Adamo, su www.aib.it. URL consultato il 17 settembre 2023.
  3. ^ a b c d e Cristiana Zanasi, Adamo Pedrazzi e il ruolo di Modena in occasione del Bimillenario Augusteo: aspirazioni e disillusioni, in Luigi Malnati (a cura di), Mutina splendidissima : la città romana e la sua eredità, De Luca editori d'arte, 2017, pp. 612-617.
  4. ^ Luciano Rivi, Cristina Zanasi, Dalla Restaurazione al secondo dopoguerra. L'antico tra ducato, città e nazione, in a cura di Luigi Malnati, Mutina splendidissima : la città romana e la sua eredità, De Luca editori d'arte, 2017, pp. 586-611.