Utente:VaPa200294/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Jean-Baptiste Tavernier

Jean-Baptiste Tavernier (Parigi, 1605Mosca, luglio 1689) è stato un viaggiatore e mercante francese, pioniere dei commerci tra la Francia e l'India.

Si stima che in sei viaggi nell'arco di 40 anni Tavernier abbia percorso oltre 200.000 km. I taccuini di viaggio e le bozze cartografiche che riportò in Europa si rivelarono di grande importanza per completare la conoscenza e la cartografia del sub-continente indiano e dei paesi dell'Asia orientale. È noto anche per aver portato in Europa diversi grandi diamanti, tra cui il Blu di Francia (che vendette al re Luigi XIV), dal quale è stato in seguito ottenuto il celebre diamante Hope.[1]


Della famiglia di suo padre Gabriel non si conosce molto se non che egli fuggì da Anversa alla volta di Parigi nel 1575 con i suoi fratelli Melchior e Nicolas per evitare le persecuzioni religiose (erano protestanti). Melchior nacque nel 1544 e morì nel 1641 all’età di 97 anni; di lui è noto che divenne famoso come incisore e pittore del re Luigi XIV.

Le informazioni su Nicholas sono più scarse. Le uniche informazioni sono relative al suo matrimonio con Claudine Le Bert, dalla quale ebbe un figlio di nome Jacques.

Di Gabriel è noto che si formò a Anversa come cartografo e che, una volta trasferitosi a Parigi, aprì qui il suo laboratorio di incisioni, probabilmente il primo in città; sembrerebbe inoltre che fosse più esperto nella commercializzazione dei prodotti piuttosto che nella loro produzione.

Sposò Suzanne Tonnelier dalla quale ebbe tre figli: Melchior battezzato nel 1594, Jean Baptiste, nato nel 1605, e Gabriel nato nel 1613. Come si vedrà più avanti Jean-Baptiste Tavernier menziona nelle sue opere un fratello di nome Daniel che morì a Batavia (odierna Giacarta, allora capitale delle Indie Orientali Olandesi) nel 1648 e sembrerebbe esserci stato un secondo fratello chiamato Maurice, il figlio del quale accompagnò Tavernier nel suo sesto viaggio. È ancora attivo il dibattito sulla possibilità che Maurice e Daniel siano in realtà Gabriel, ma nessuna delle opinioni emerse dal dibattito è stata considerata definitiva. Melchior, come suo zio, si distinse come cartografo al servizio del re e morì nel 1665 durante l’ultimo dei viaggi di Jean-Baptiste in Oriente.[2]

La passione per la materia geografica che animava gli ambienti familiari di Jean-Baptiste servì a generare in lui un forte desiderio di viaggiare ed esplorare paesi stranieri.

Se il racconto dei viaggi di Jean-Baptiste Tavernier è connotato da una minuziosità nei dettagli, per quanto riguarda il suo racconto autobiografico, le informazioni sono molto più scarse, in particolare quelle della sua prima giovinezza. Alcune informazioni sono ricostruibili soltanto dalla sua menzione casuale di episodi e date che appaiono sporadicamente nelle sue opere, lasciando molti altri episodi nell’oscurità.

Dalle scarse informazioni sulla sua vita, sembra che non abbia frequentato nessuna scuola. La causa potrebbe anche essere attribuita al fatto che l’antagonismo cattolici-protestanti dilagava in Francia, anche nelle scuole che ospitavano soprattutto protestanti. Il padre di Jean-Baptiste, che aveva già avuto un'esperienza simile ad Anversa, potrebbe anche aver contribuito alla riluttanza dei genitori a mandare i loro figli a scuola.[3]

Nel 1662, all'età di 56 anni, Tavernier sposò Madelaine Goisse, figlia del gioielliere Jean Goisse con il quale aveva avuto alcune transazioni commerciali. L'anno dopo, tuttavia, partì per il suo sesto viaggio.

Poco dopo il suo arrivo in Francia dopo il suo sesto viaggio, ebbe un incontro con Luigi XIV, che era ansioso di vedere un viaggiatore così famoso. Nel febbraio 1669, per i suoi eminenti servizi alla Francia, gli fu conferito un titolo di nobiltà e nello stesso anno vendette al re "un grande diamante blu a forma di cuore tagliato alla moda indiana del peso di centododici e tre sedicesimi carati" (Archivi nazionali, O * 2816). Questo diamante blu, detto "blu di Francia", è molto probabilmente il diamante Hope.[4]

Nell'aprile del 1670 acquisì il titolo di Barone di Aubonne, vicino Ginevra, e il mese seguente prestò giuramento e fu ricevuto dalle Eccellenze di Berna come "Seigneur Baron d'Aubonne". Restaurò il castello di sua proprietà e fu qui che preparò i suoi appunti per le pubblicazioni.

Si dice comunemente che i Voyages siano stati scritti da un protestante francese di nome Samuel Chappuzeau, sotto dettatura di Tavernier; da molte osservazioni sparse nei volumi, appare però evidente che molte pagine devono essere state scritte nel momento, o poco dopo, in cui si sono verificati gli eventi.

Il 9 luglio del 1687 partì per il suo settimo e ultimo viaggio in Asia. Charles Joret riporta un frammento di un articolo pubblicato su un giornale danese da Frederick Rostgaard che afferma di aver intervistato l'avventuriero anziano che gli raccontava della sua intenzione di recarsi in Persia via Mosca.

Tanto era radicato in lui il desiderio di viaggiare e la sua ambizione di conoscere il mondo che non lo lasciò fino alla morte, avvenuta all’età di 84 anni a Mosca.


Il viaggio in Europa

[modifica | modifica wikitesto]

Nel suo "Disegno dell'autore", Tavernier dichiara di aver fatto la maggior parte del suo viaggio in Francia, Inghilterra, Olanda, Germania, Svizzera, Polonia, Ungheria e Italia all’età di 22 anni e di aver acquisito una buona conoscenza della maggior parte delle lingue europee. Dalla stima fatta nel diciannovesimo secolo da Charles Joret, il suo biografo francese, sembrerebbe che questo viaggio sia iniziato quando aveva solo quindici anni.

Dal momento che non esistono prove o testimonianze di un suo personale guadagno acquisito a Parigi o in alcuni dei suoi viaggi, è probabile che suo padre Gabriel gli avesse concesso un sostegno finanziario che spieghi questo suo lungo viaggio in Europa occidentale.[5]

Rispetto ai suoi successivi viaggi in Asia, descritti minuziosamente nei suoi tomi, Jean Baptiste è molto reticente riguardo il suo viaggio in Europa occidentale, probabilmente a causa della sua scarsa maturità al momento del viaggio. Le sole notizie descritte dallo stesso Tavernier di questo lungo viaggio sono relative all’itinerario che fece.

  • Egli iniziò il suo viaggio dall’ Inghilterra, dove il lungo regno della regina Elisabetta I era appena terminato e seguito da quello di re Giacomo I, caratterizzato da decisioni impopolari e relazioni complicate con il Parlamento.
  • Successivamente si diresse verso le Fiandre, in particolare ad Anversa, per conoscere la terra natìa del padre; si diresse poi verso le Province Unite (le sette province unite nel 1579 che costituirono la base della Repubblica dei Paesi Bassi) dove, dichiara, la sua inclinazione al viaggio aumentò dopo aver visitato Amsterdam e aver conosciuto viaggiatori provenienti da tutto il mondo.
  • Proseguì poi il suo viaggio entrando in Germania dove, quasi giunto a Norimberga, sentí il rumore degli eserciti che marciavano in Boemia per riconquistare Praga. Ciò suscitò in lui la voglia di acquisire qualcosa dell’arte della guerra che avrebbe potuto essergli utile nei suoi viaggi. Incontrò qui un colonnello di cavalleria, Hans Brener, che lo invitò a seguirlo in Boemia “essendo egli felice di avere un ragazzo francese con lui”. Tavernier non tratta in questo suo breve resoconto del viaggio in Europa della guerra di Praga, sostenendo che sarebbe molto dispendioso parlarne in termini di tempo e che la storia del secolo ne parla a sufficienza
  • Seguì a Vienna il colonnello Hans Brener che lo presentò a suo zio, il Vicerè d’Ungheria, che lo accolse in casa sua come paggio; racconta infine che durante il suo soggiorno in Ungheria imparò molto sulla guerra, avendo prestato servizio in molte occasioni degne di note e cita alcuni “affari che abbiamo avuto con i turchi” sui quali però non vuole dilungarsi, affermando che essi “non hanno niente a che fare con l’argomento dei miei viaggi”.[6]
  • Desiderando visitare la Polonia, entrò poi in Slesia (regione storica dell'Europa centrale, appartenente oggi per la maggior parte alla Polonia e in misura minore alla Repubblica Ceca e alla Germania) e giunse a Cracovia e poi a Varsavia; quasi giunto a Glogow, incontrò il colonnello scozzese Butler, comandante di un reggimento di cavalleria dell’imperatore che, insieme alla moglie, lo invitò a rimanere; in quel momento il re di Svezia stava invadendo la Pomerania e l’esercito dell’Imperatore marciava verso Stettino per impedire il suo ingresso. Questa notizia causò grandi disordini.
  • Con l’intenzione di assistere alla cerimonia di incoronazione a re dei romani dell’Imperatore Ferdinando III a Ratisbona, si congedò dal colonnello (aveva già assistito all’incoronazione dei re di Ungheria e della Boemia); giunge quindi a Ratisbona dove assistette ad alcuni episodi di furti e omicidi.
  • Lasciò la città in seguito alla proposta fattagli da Padre Joseph, che era al servizio del re, di accompagnare Monsieur L’Abbe de Chapel e Monsieur de Saint Liebau nel viaggio che avevano progettato di fare a Costantinopoli e in Palestina.
  • Si recarono poi a Vienna con l’intenzione di imbarcarsi subito e chiese, con l’intercessione del governatore di Vienna, al Vicerè di Ungheria di dare loro i passaporti; ottennero anche due barche; giunsero ad Altenburg e da lì a Sighet da cui Tavernier prese una piccola barca e si diresse a Raab, e qui, informando il vicerè dell’arrivo anche di de Chapel e de Saint Liebau, fu accolto con entusiasmo; La prima tappa del viaggio fu una visita alla corte di Sassonia. Dovettero attendere otto o dieci giorni per ricevere la risposta del Bacha di Buda, un messaggio mandato al governatore di Comorre per accertare il passaggio ai due signori francesi “per facilitare la questione furono rappresentati come parenti di De Cesay, ambasciatore di Francia alla Porte"; la risposta del Bacha arrivò e arrivarono quindi a Comorre, dove il Governatore diede loro altre barche; giunsero a Buda e da lì si diresseroverso Belgrado ("nella bella stagione si può andare da Buda a Belgrado in meno di otto giorni, ma ne abbiamo impiegati otto, dato che il freddo e la neve ritardarono il nostro progresso")[7]
  • Tavernier dichiarò di restare a Costaninopoli - essendo sua intenzione visitare la Persia - in attesa di una carovana, che arrivò con undici mesi di ritardo, che lo condurrà ad Ispahan da dove inizierà il suo primo viaggio in Asia. [8]

I sei viaggi in Asia

[modifica | modifica wikitesto]

Primo viaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Contrariamente a quegli scrittori che hanno affermato che Tavernier iniziò il suo primo viaggio in Oriente nel 1636, Charles Joret, ha affermato che la sua partenza non poteva essere successiva a gennaio o febbraio 1631 (Tavernier fu al ricevimento ufficiale di Monsieur de Marcheville dall'imperatore ottomano Murad IV, quindi era già a Costantinopoli il 16 dicembre 1631); e che, nel 1633, dopo aver visitato la Persia, tornò in Europa da Aleppo e Alexandretta a Malta, da dove si diresse verso l'Italia, portando con sé alcuni turchesi persiani per la commercializzazione. La sua occupazione nei successivi cinque anni rimane oscura.

Secondo viaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 settembre del 1638 partì da Parigi, imbarcandosi da Marsiglia, alla volta di Alexandretta portando al suo seguito suo fratello Daniel e sembrerebbe anche un giovane artista e un chirurgo.

Dopo aver trascorso sei settimane ad Aleppo, partì il 27 dicembre e, passando per Meshed, Bassora e Shiraz , raggiunse Ispahan all’inizio del 1641. Qui visitò il re, Shah Safvi, nipote di Shah ʿAbbās II. I dati testimoniano la sua presenza a Hindustiin all'inizio del 1641, ma per quanto riguarda la rotta che seguì, se per mare o via terra, e in quale data , non ci sono informazioni.

Charles Joret suggerisce che lasciò Ispahan alla fine del 1639, che fece la sua prima visita a Dacca nel 1640 e che rimase ad Agra durante l'inverno del 1640-41.

Nel 1641 riferisce di trovarsi a Burhanpur, e che fosse in viaggio verso Surat. Non ci sono informazioni sulle sua attività di quest’anno, ma afferma di aver visitato Ahmadabdd, probabilmente in attesa della stagione di navigazione verso la fine dell'anno 1642 o l'inizio del 1643, quando afferma di trovarsi a Bandar Abbas.

Terzo viaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Tavernier lasciò Parigi il 6 dicembre 1643 arrivando ad Alexandretta. Risulta poi che il 6 marzo del 1644 partì da Aleppo in compagnia di due frati cappuccini, Père Raphaël du Mans e Dominico de Sanctis. Si diressero a Bassora dove vi rimasero per 14 giorni.

Era ad Ispahan nel 1644, e arrivò a Surat nel gennaio del 1645. Il 19 gennaio 1645, Tavernier lasciò poi Surat per Golconda, dove visitò le miniere di diamanti. Visitò poi la miniera di Raolconda, ovvero il moderno Ramulkota, 18miglia a sud di Karnul, e dopo sembra essere tornato a Golconda da dove successivamente si diresse verso le miniere che chiama Gani o Coulour (nomi che potrebbero riferirsi a Kan-i-Kollur sul Kistna, a sette giorni viaggio verso sud-est da Golconda) .

Non ci sono poi informazioni riguardo le sue attività alla fine del 1645 e nell’anno 1646: le successive informazioni sulla sua posizione risalgono al maggio 1647, in cui afferma di essere ad Ispahan.

Nel gennaio 1648 arriva a Vengurla, sulla costa occidentale dell’India, a bordo della nave olandese chiamata Maestricht. Da qui si imbarcò per Goa a bordo di una nave armata, in un viaggio che durò un giorno. A Goa nel 1648, racconta che il viceré Felipe Mascaren gli mostrò due grandi diamanti, il che dimostra che era già interessato alle pietre preziose, ma senza dichiarare se fosse effettivamente impegnato a commerciarle a quella data .

L’11 marzo tornò a Vengurla dove vi rimase fino al 14 aprile, quando si imbarcò per Batavia (le ragioni ipotizzate di questa sua scelta sono molteplici: potrebbe aver avuto necessità di ritrovare suo fratello Daniel o di informare gli olandesi di un nuovo porto in Africa che era stato scoperto dai portoghesi). In questo viaggio Tavernier scampò un naufragio al largo della costa del Malabar: riuscì a raggiungere il porto di Pointe de Galle a Ceylon, dove fu ben accolto dalle autorità olandesi.

Il 22 luglio Tavernier raggiunse Batavia. Il giorno seguente andò a rendere omaggio al generale Vanderling e al generale Caron, dal quale inizialmente ricevette un trattamento ospitale, successivamente, invece, fu coinvolto in indagini in merito ai suoi rapporti con Monsieur Constant, il comandante di Bandar 'Abbas, per il quale aveva acquistato diamanti nelle miniere. Queste inchieste crollarono all'improvviso quando Tavernier rivelò che possedeva una quantità considerevole di informazioni compromettenti riguardanti le transazioni illecite dei membri del Consiglio di Batavia.

Il suo soggiorno a Batavia fu interrotto da due brevi visite a Bantam, dove fu ben accolto dal re, di cui suo fratello era un amico. Successivamente seguì una seria contesa su alcune fatture olandesi che aveva acquistato con uno sconto considerevole, con l'intenzione di venderle in Olanda e impiegare il suo capitale durante il viaggio. Essendo questo traffico illegale, tutti coloro che avevano acquistato le bollette erano costretti a rinunciare a ciò che avevano acquistato se non volessero essere puniti severamente. Tavernier inizialmente si oppose, ma alla fine dovette consegnare le bollette promettendo il pagamento del suo esborso in Olanda.

Alla fine salpò senza che questa promessa fosse mantenuta. Da questa serie di vicende scaturì un’ostilità conclamata nei confronti degli olandesi. Dopo il suo secondo ritorno in Batavia stava per visitare alcuni re di Sumatra, quando suo fratello Daniel arrivò in fin di vita da Bantam; e poco dopo morì, nonostante fu fatto tutto il possibile per salvarlo.

Salpò poi per l’Olanda in un viaggio che durò circa 6 mesi e che fu il suo unico viaggio oceanico. Giunse a Parigi nella primavera del 1649.

Quarto viaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Tavernier salpò nuovamente alla volta dell'Oriente da Marsiglia il 25 agosto 1651 accompagnato da Monsieur D'Ardilliere. Arrivò ad Aleppo il 7 ottobre 1651 e vi rimase fino al 30 dicembre, poiché i disordini interni al paese non gli consentirono lo spostamento prima di quella data.

L'1 maggio del 1652 si imbarcò per Bandar ʿAbbās su una nave appartenente al re di Golconda

"che arriva ogni anno dalla Persia, carica di raffinati Calicuts, Chites o Calicuts dipinti a mano, il che li rende molto più belli e più cari di quelli stampati."[9]

diretta al porto di Masulipatam. Nel 1653, era in viaggio da Golconda a Surat con Monsieur d'Ardilliere in un viaggio che durò 32 giorni. Lasciò Surat il 6 marzo 1653 e arrivò a Ispahan il 9 luglio 1653.

Il 22 Agosto partì dalla valle del fiume Penna per Gandikot, villaggio sulla riva destra del fiume, che raggiunse affrontando un percorso più lungo rispetto a quello previsto, desiderando di visitare Madras. L'1 Settembre raggiunse Gandikot, che Mir Jumla, Primo ministro e generale per il re di Golconda, aveva appena conquistato. Tavernier mostrò a Mir Jumla le perle e le pietre preziose ottenute durante i suoi viaggi (in realtà pare fosse tenuto a farlo, non era solo un atto di cortesia ma di usanza) che egli propose di vendere al re.


Una volta ottenuta la raccomandazione di Mir Jumza a suo figlio presso la corte di Golconda, Il 15 Tavernier si congedò. Il 2 Ottobre dello stesso anno raggiunse Golconda, e avviò i negoziati per la vendite di alcune pietre preziose. Essendo stato accusato di richiedere prezzi troppo alti

"quindi, un Eunuco che gli stava accanto, e che scriveva ogni cosa, meravigliandosi dell'elevato prezzo delle Perle, ci disse che avevamo preso i cortigiani del Re di Golconda per persone che non avevano né conoscenza né giudizio, e che vedeva ogni giorno cose di maggior valore portate al re"[10],

lasciò Golconda insieme a Monsier Du Jardin, padre di Monsieur d'Ardilliere, e si diressero verso Surat, seguendo lo stesso percorso che lo stesso Tavernier aveva fatto nel 1648.

Raggiunse Surat il 5 o il 15 novembre. Poco dopo il suo compagno, M. du Jardin, morì e Tavernier partì per Ahmadabad, dove era stato invitato a portare i suoi gioielli da Shaista Khan, che allora era governatore del Gujarat. Tornò poi nuovamente a Surat, e partì per Golconda il 6 marzo 1653 seguendo la rotta di Aurangabad, e giungendo in città l'1 aprile.

Sembrerebbe che abbia visitato nuovamente le miniere di Golconda ma, non fornendo dettagli di questa esperienza, potrebbe aver inserito eventuali informazioni nel resoconto della sua visita precedente nel 1645. Racconta che nel viaggio di ritorno da Golconda a Surat (1653), incontrò una truppa di pellegrini. Afferma che Monsieur d'Ardilliere era con lui, affermazione alla quale Charles Joret obiettò che egli era morto nel 1652.

Tavernier riferisce poi di essere tornato a Surat, dove apprese che era stata dichiarata una guerra tra inglesi e olandesi. L'8 gennaio 1654 salpò con una flotta di cinque navi da guerra olandesi spedite da Surat per intercettare la flotta inglese, che si aspettava che fosse di ritorno da Hormuz. Dopo una battaglia navale in cui furono sconfitti gli inglesi, la flotta olandese con a bordo Tavernier procedette verso Bandar 'Abbas, dove giunse il 7 marzo.

Iniziò il viaggio verso Ispahan, visitando Kerman lungo il percorso, dove acquistò una grande quantità di lana da trasportare in Francia. Dopo un lungo soggiorno in Persia, tornò a Parigi apparentemente nell'autunno del 1655.

Quinto viaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Nel febbraio del 1657 Tavernier partì da Parigi per il suo quinto viaggio. Poco dopo aver lasciato Marsiglia, la sua nave fu inseguita dai pirati e fu costretto a rifugiarsi in un porto vicino a Tolone, da dove tornò via terra, portando con sé i gioielli che stava trasportando per venderli in Oriente, lasciando la merce più pesante nella stessa nave.

Tornato a Marsiglia si imbarcò nuovamente, questa volta a bordo di una nave inglese diretta in Italia. Giunto qui, fece visita a Ferdinando II di Toscana. Quindi salpò per Smirne in una nave olandese e, in attesa della partenza della carovana, avendo notizie di un ebreo residente a Costantinopoli che stava vendendo perle, mandò uno dei suoi servi a comprarle, dato che, osserva, le perle erano i migliori articoli commerciali da portare in India. In quel momento, secondo lui, Smirne controllava tutti i tipi di merci che passavano dall'Europa all'Asia e dall'Asia all'Europa.

Dalle vaghe indicazioni fornite da Tavernier, Charles Joret conclude che partì con la carovana da Smirne nel giugno del 1657. Il viaggio fu compiuto da Erivan e Tabriz a Ispahan. Giunto a conoscenza di alcuni disordini interni all'India, relativi all'usurpazione di Aurangzeb del trono di suo padre, Tavernier sembra aver prolungato il suo soggiorno a Ispahan fino all'inizio del 1659; ma prima di partire per Surat, che, come mostra la sua lettera indirizzata a Shaista Khan, ovvero Mirza Abu Talib, zio materno dell'imperatore Aurangzeb, raggiunse nel maggio di quell'anno, inviò a Masulipatam la maggior parte dei bellissimi oggetti e rare curiosità che aveva raccolto per Shaista Khan in Europa.

La risposta di Shaista Khan alla sua lettera era un invito a fargli visita a Jahanabad accompagnato dall'invio del passaporto, necessario per compiere tale viaggio. A questa lettera ne seguirono altre che rettificavano la destinazione nella quale avrebbe dovuto raggiungere Shaista Kan. Quando Tavernier si congedò dal governatore di Surat, Mirza Arab, fu informato da lui che non sarebbe potuto partire fin quando non fossero arrivate istruzioni da Aurangzeb. Scrisse quindi a Shaista Khan, chiedendogli di inviare un ordine al governatore per lasciarlo andare; questo fu fatto, e alla fine, dopo sei mesi passati a Surat, partì e trovò Shaista Khan che assediava Chakan (Choupar) nel Deccan.

Si desume che, dopo aver concluso questa transazione, proseguì il suo percorso più a sud per visitare di nuovo le miniere di diamanti di Golconda, da dove probabilmente tornò a Surat verso la fine del 1660 o l'inizio del 1661. Nel resoconto dei suoi viaggi persiani dice di trovarsi in Persia nel 1662, e che in quello stesso anno tornò a Parigi (all'età di cinquantasei anni).

Sesto viaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Poco dopo il suo matrimonio nel 1662, Tavernier manifestò l'intenzione di fare un breve viaggio in Oriente per chiudere lì i suoi affari e così, il 27 novembre 1668 partì da Parigi e non vi tornò per i seguenti cinque anni. In questa occasione portò con sé suo nipote Pierre, figlio di Maurice Tavernier, e quattro assistenti di diverse professioni, incluso un chirurgo. La sua scorta di pietre preziose a altri oggetti di valore era valutata a 400.000 livres. Il 10 gennaio 1664 si imbarcò a Marsiglia per Livorno, e dopo numerose disavventure, raggiunse Smirne il 25 aprile, dove rimase fino al 9 Giugno quando partì per Tabriz.

Dopo tre mesi di marcia, la carovana raggiunse Erivan il 14 settembre e Tabriz il 9 novembre. Qui, morirono due degli uomini che aveva al seguito, un orologiaio e un orafo, probabilmente a causa delle fatiche del viaggio. Qui Tavernier lasciò suo nipote Pierre al Superiore del Convento dei Cappuccini, affinché imparasse l'armeno e il persiano.

Il 22 novembre partì per Ispahan dove arrivò il 14 dicembre. Tre giorni dopo, il re Shah 'Abbas II, che nel 1657 aveva acquistato da lui una grande quantità di gioielli, lo convocò nel suo palazzo, al quale Tavernier si recò accompagnato da tutti i Franchi, portando con sé i suoi tesori più preziosi e padre Raffaello in qualità di interprete. Di questo incontro racconta che lo Shah volesse sapere a chi avesse venduto i gioielli nel suo ultimo viaggio. Tavernier lo informò che era per Shaista Khan e che il prezzo che aveva ricevuto era di 120.000 rupie (sebbene questa informazione non fosse menzionata nel racconto della transazione).

Il suo regalo allo Shah consisteva in un grande specchio metallico, che distorceva il volto di chiunque lo guardasse. Tutti i gioielli, ad eccezione delle perle, furono acquistati, dopo una lunga trattativa, ai prezzi elevati richiesti da Tavernier. Tavernier chiese la protezione dello Shah per suo nipote e chiese che gli fosse permesso di vendere i suoi beni in Persia; entrambe le richieste furono accolte e lo Shah si complimentò ulteriormente con conferimento di una veste d'onore e della nomina di gioielliere. Inoltre, per quanto riguarda lui, fu promesso un buon ricevimento a tutti i Franchi che arrivavano in Persia.

Ritratto di Tavernier in abito persiano fatto da Nicholas de Largillière. Il ritratto fu pubblicato nel 1679 e fu la base per il disegno del frontespizio di Les Six voyages, Parigi, edizione 1712. Tavernier è rappresentato vestito con la veste d'onore e con l'aggiunta di un mantello che gli fu ulteriormente conferito dallo Shah.


Tavernier lasciò Ispahan per l'India il 24 febbraio 1665 e raggiunse Bandar 'Abbas, dopo numerose soste, verso la fine della prima settimana di aprile. Il 5 maggio si trovava ancora una volta a Surat. In occasione di questo viaggio gli accadde un incidente per mano degli olandesi, che, in aggiunta a ciò che gli era stato precedentemente fatto in Batavia, gli servì per perpetuare la sua inimicizia e il suo disprezzo verso di loro.

All'arrivo a Surat, il Governatore gli disse che Aurangzeb desiderava essere il primo a vedere i suoi gioielli; e apprese inoltre che lo Shaista Khan era in Bengala, quindi sebbene, in virtù della sua promessa fatta nell'ultima occasione, desiderasse visitarlo per primo, fu costretto ad andare a Jahanabad, dove arrivò a Settembre. Il 12 dello stesso mese andò a salutare il Grande Mogol Aurangzeb, al quale fece regali per un valore complessivo di 28.187 livres vendendogli anche una delle sue pietre più preziose. Anche Ja'far Khan, lo zio del Grande Mogul, acquistò diversi articoli, ma contestò il prezzo di una perla, che cercò di acquistare a 10.000 rupie in meno di quanto richiesto da Tavernier. Successivamente, la perla fu acquistata da Shaista Khan, che allora era a Dacca, ma anche con lui divenne oggetto di una disputa grave.

Tavernier rimase due mesi a Jahanabad, e l'1 novembre, quando fece per congedarsi, Aurangzeb premette per farlo rimanere per assistere al suo festival annuale promettendogli che, se lo avesse fatto, gli avrebbe permesso di vedere tutti i suoi gioielli dopo che fosse finito. Un'offerta così allettante fu prontamente accettata da Tavernier, ed è proprio grazie a questo episodio che dobbiamo alcuni dei capitoli più interessanti di tutti i suoi viaggi.

Conclusa la festa il 9 novembre, il giorno seguente gli furono mostrati i gioielli, incluso il grande diamante di Mogul. Poco dopo partì per Agra, e il 25 proseguì per il Bengala, accompagnato dal celebre medico francese Bernier e da un altro amico di nome Rachepot[11]. Raggiunsero Allahabad il 7 dicembre, dove trovarono Claudius Maillé di Bourges, medico e chirurgo presso il Governatore, ma non viene dato alcun indizio sul fatto che fosse la stessa persona o meno che Tavernier menziona con lo stesso nome in veste di del fondatore di armi di Gandikot per Mir Jumza

Dopo aver ottenuto il permesso di attraversare il Gange, seguirono la sua riva sinistra e arrivarono a Benares l'11 dicembre, dove rimasero per due giorni, quindi proseguirono lungo la riva destra fino a Patna, che raggiunsero il 20. Dopo otto giorni trascorsi a Patna si imbarcarono il 29 dicembre, oltrepassarono il Gange e raggiunsero Rajmahal il 4 gennaio 1666. Il 6 Bernier si separò per andare a Kasimbazar, mentre Tavernier proseguiva per Dacca, che raggiunse il 18. Il giorno seguente andò a visitare lo Shaista Khan al quale aveva fatto un regalo prezioso. Dopo avergli venduto la merce che gli aveva portato e avendo ricevuto ordini di pagamento Kasimbazar, partì per quel posto il 29 e lo raggiunse il 12 febbraio, ricevuto da Van Wachtendonk, il direttore di tutte le fabbriche olandesi in Bengala. Nel presentare il suo ordine di pagamento al tesoriere del Mogol, fu informato da lui che tre giorni prima aveva ricevuto un ordine di non pagarlo.

Non vi è alcuna traccia diretta dei suoi successivi movimenti, ma sembra che abbia trascorso giugno e luglio a Patna, dove, il secondo giorno dell'ultimo mese, fu testimone di un'eclissi di sole. Ad agosto probabilmente raggiunse Agra.

Alla fine raggiunse Surat l'1 novembre e lì incontrò Monsieur Thévenot, che stava tornando da Madras e Golconda, e dei cui viaggi il resoconto pubblicato serve a chiarire alcuni punti delle narrazioni di Tavernier. All'inizio dell'anno 1667 Tavernier lasciò Surat - probabilmente, come dedotto da Charles Joret, nel mese di febbraio - per Bandar 'Abbas, dove incontrò, tra gli altri europei, il famoso viaggiatore Chardin.

A Ispahan rimase per alcuni mesi, probabilmente fino alla fine del 1667. Nella prima parte dell'anno 1668 raggiunse Costantinopoli e vi soggiornò per un lungo periodo, raggiungendo infine Parigi il 6 Dicembre.

L'ultimo viaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Al 9 luglio 1687 risale l'informazione che Tavernier aveva cercato di ottenere un passaporto per la Svizzera per tre o quattro mesi pagando una cauzione di 30.000 livres ( Tavernier era protestante, e nel 1687, vi era il divieto, imposto da Luigi XIV, ai protestanti di lasciare il paese). Iniziò quindi il suo settimo viaggio in Oriente per recuperare le sue perdite, come credono alcuni; a Charles Joret si deve il merito di aver tentato di rispondere alla domanda su dove Tavernier avesse concluso i suoi giorni.

Tracce della sua presenza a Copenaghen nel 1689 (o più probabilmente nel 1688) furono trovate dal Prof. Steenstrup, che fu intervistato da Joret. Nella rivista russa La Bibliographie, per il mese di febbraio 1885, MT Tokmakof ha descritto come, nell'anno 1876, visitando un vecchio cimitero protestante vicino a Mosca, scoprì la tomba di Tavernier.

A Tolonakof, invece, si deve la scoperta di documenti che provavano che Tavernier, portando con sé il passaporto del re di Svezia, arrivò in Russia all'inizio del febbraio 1689 e che furono inviate istruzioni alla frontiera per facilitare il viaggio dell'illustre visitatore a Mosca, dove morì nello stesso anno.

Testimonianze di Tavernier sull'uso dell'italiano nei suoi viaggi

[modifica | modifica wikitesto]

Tavernier, nei resoconti dei suoi viaggi, descrive spesso le caratteristiche degli incontri fatti, dando informazioni, in molti dei casi, anche sull'uso che i protagonisti dei suoi incontri fanno della lingua. In particolare si possono trovare riferimenti all'uso dell' italiano:

  • "il giorno dopo andai a trovare il Patriarca (degli Armeni), che era seduto a gambe incrociate su una stuoia. C'erano quattro arcivescovi e nove vescovi seduti attorno a lui nella stessa posizione, tra i quali ce n'era uno che parlava molto bene l'italiano. Rimasi con lui tre ore; e mentre stavamo discorrendo insieme, arrivò uno dei monaci del Convento, che non aveva parlato con nessuno in due e venti anni, a causa di una penitenza che gli era stata inflitta"[12]

  • "Tra Naksivan e Zulfa, su entrambi i lati, nonché a nord come a sud, ci sono dieci conventi di armeni cristiani, distanti circa due o tre leghe l'una dall'altra. Riconoscono il potere del Papa e sono governati da alcuni religiosi domenicani della loro stessa nazione. E per mantenere la loro religione, di volta in volta inviano a Roma alcuni bambini nati nel Paese, per imparare le lingue latina e italiana e altre scienze necessarie. Si pensa che ci siano in questo quartiere sopra le seimila anime che seguono assolutamente la Dottrina della Chiesa di Roma"[13]

  • "Partendo da Alexandretta, viaggiammo su una pianura ai piedi di una montagna che si chiama Belan. [...] Quasi in cima alla montagna si incontra una locanda; ma sebbene sia un bel posto, con cascate attorno, i mercanti non si fermano mai lì, così andiamo un po 'più avanti fino ad un greco che parla bene l'italiano [...] considerando il Paese"[14]

  • "Mentre mangiavamo, contavo tredici lingue parlate al tavolo; Latino, francese, olandese, inglese, olandese, italiano, portoghese, persiano, turco, arabo, indiano, siriaco e malese, che è la lingua dei dotti, che viene parlato dal fiume Indo in Cina e Giappone , e in tutte le Isole dell'est, come il latino in Europa"[15]

  • "Cerines è un'altra piccola città, ma senza alcuna difesa, le sue mura sono tutte cadute in rovina. [...] Gli abitanti dell'Isola [n.d.r. Cipro] sono per la maggior parte greci, specialmente nei villaggi. Sono vestiti alla maniera italiana, sia uomini che donne; gli uomini indossano cappelli come i franchi e mantengono le loro antiche usanze il più possibile per loro."[16]

  • "La lingua degli armeni è il volgare o è appresa: la lingua dotta è parlata solo dagli ecclesiastici, in riferimento alla loro religione.[...] Hanno tre lingue molto naturali per loro, che comunque sono molto diverse dall'armeno, che è la lingua antica del loro Paese, che hanno conservato da padre in figlio; il persiano, che è la lingua del paese in cui abitano; e il turco, di cui fanno molto uso nel commercio. Quanto alle donne, non parlano altro che l'armeno, poiché non hanno conversazioni con estranei e non si allontanano mai dalle loro case. Ci sono alcuni armeni che parlano italiano e francese, avendolo imparato in Europa."[17]


Jean-Baptiste Tavernier scrisse due resoconti dei suoi viaggi:

  • Nouvelle relation de l'intérieur du zérail du Grand Seigneur (Parigi, 1675), in cui descrive le due visite a Costantinopoli nel corso del suo primo e sesto viaggio
  • Six voyages de J. B. Tavernier (Parigi, 1676). Quest'opera contiene anche una descrizione del Giappone, fatta tramite dati forniti da mercanti suoi amici, e una del Tonchino, basata su osservazioni fatte da suo fratello Daniel, che partecipò al suo secondo viaggio.
  1. ^ St. John, James Augustus, (1831). "Jean-Baptiste Tavernier". The Lives of Celebrated travellers, H. Colburn and R. Bently, Vol. 1, p. 167.
  2. ^ INTRODUCTION: LIFE OF J.-B. TAVERNIER by Dr. Valentine Ball (1889)
  3. ^ Kapour, H. Jean-Baptiste Tavernier: A Life. AuthorHouse, UK, 2013
  4. ^ Burger, P-F., "TAVERNIER, JEAN-BAPTISTE,” Encyclopædia Iranica, online edition, 2017
  5. ^ Kapour, H. Jean-Baptiste Tavernier: A Life. AuthorHouse, UK, 2013
  6. ^ Jean- Baptiste Tavernier. Design of the Author in The six voyages of John Baptista Tavernier, Baron of Aubonne through Turky, into Persia and the East-Indies, 1677
  7. ^ Jean- Baptiste Tavernier. Design of the Author in The six voyages of John Baptista Tavernier, Baron of Aubonne through Turky, into Persia and the East-Indies, 1677
  8. ^ Jean- Baptiste Tavernier. Design of the Author in The six voyages of John Baptista Tavernier, Baron of Aubonne through Turky, into Persia and the East-Indies, 1677
  9. ^ The First BOOK of the INDIAN Travels. What Roads to take in Travelling from Ispahan to Agra, from Agra to Dehly and Gehanabat, where the Great Mogul resides at present: And how to Travel also to the Court of the King of Golconda, to the King of Visa∣pour, and to many other places in the Indies. Chap. XVII. The passage by Sea from Ormus to Maslipatan
  10. ^ TRAVELS IN INDIA. > The First Book. What Roads to take, in Travelling from Ispahan to Agra, from Agra to Dehly and Gehana∣batt, where the Great Mogul Resides at pre∣sent: And how to Travel also to the Court of the King of Golconda; to the King of Visapour, and to many other Places in the Indies. > CHAP. XIX. The Road from Gandicot to Golconda.
  11. ^ TRAVELS IN INDIA. > The First Book. What Roads to take, in Travelling from Ispahan to Agra, from Agra to Dehly and Gehana∣batt, where the Great Mogul Resides at pre∣sent: And how to Travel also to the Court of the King of Golconda; to the King of Visapour, and to many other Places in the Indies. > CHAP. VIII. The Road from Agra to Patna, and Daca, Cities in the Province of Bengala, and of the Quarrel which the Author had with Cha-Est-Kan, the King's Unckle.]
  12. ^ THE FIRST BOOK OF MONSIEUR TAVERNIER's Persian Travels, Containing the several ROADS From PARIS to ISPAHAN the Chief City of PERSIA, Through the Northern Provinces of TURKY.CHAP. III. A Continuation of the Road from Constantinople to Ispahan, from the Borders of Persia to Erivan.
  13. ^ THE FIRST BOOK OF MONSIEUR TAVERNIER's Persian Travels, Containing the several ROADS From PARIS to ISPAHAN the Chief City of PERSIA, Through the Northern Provinces of TURKY.CHAP. IV. A Continuation of the same Road from Erivan to Tauris.
  14. ^ THE SECOND BOOK OF THE PERSIAN TRAVELS OF MONSIEUR TAVERNIER: Containing the several ROADS From PARIS to ISPAHAN the Capital CITY of PERSIA; Through the Southern Provinces of TURKI, and through the DESERTS.CHAP. I. The second Voyage of the Author from Paris to Ispahan: and first; of his Embarking at Marseilles for Alexandretta.
  15. ^ THE SECOND BOOK OF THE PERSIAN TRAVELS OF MONSIEUR TAVERNIER: Containing the several ROADS From PARIS to ISPAHAN the Capital CITY of PERSIA; Through the Southern Provinces of TURKI, and through the DESERTS.CHAP. V. A Continuation of the Road from Nineveh to Ispahan: Together with the Story of an Ambassador, call'd Dominico de Santis.
  16. ^ THE SECOND BOOK OF THE PERSIAN TRAVELS OF MONSIEUR TAVERNIER: Containing the several ROADS From PARIS to ISPAHAN the Capital CITY of PERSIA; Through the Southern Provinces of TURKI, and through the DESERTS.CHAP. VI. Of the Road which the Author kept, when he Travell'd the fourth time into Asia, to go from Paris to Ormus. And first of his Voyage from Marseilles to Alexandretta.
  17. ^ THE FOURTH BOOK OF THE TRAVELS OF MONSIEUR TAVERNIER: BEING, A DESCRIPTION OF PERSIA.CHAP. VI. Of Zulpha, a little City, separated from Ispahan by the River Senderou.
  • Travels in India by Jean Baptiste Tavernier, Baron of Aubonne. Translated from the original french Edition of 1676, with a biographical sketch of the Author by V. BALL, C.B., LL.D., F.R.S., F.G.S. SECOND EDITION Edited by WILLIAM CROOKE, C.I.E. Late of the Indian Civil Service. Oxford University Press, London: Humphrey Milford, 1925
  • Burger, P-F., "TAVERNIER, JEAN-BAPTISTE,” Encyclopædia Iranica, online edition, 2017
  • Kapour, H. Jean-Baptiste Tavernier: A Life. AuthorHouse, UK, 2013
  • Tschan, F. The Catholic Historical Review, 12(3), 525-527, 1926

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]


  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie