Utente:Tobia29/Sandbox/Arco d'Augusto

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Arco di Augusto di Fano

La porta Augustea, o più comunemente chiamata Arco d'Augusto, è uno dei pochi monumenti di epoca romana che ci sono pervenuti quasi per intero[1]A differenza di quanto possa mostrare la sua grandezza la porta augustea è l'antica porta d'accesso della città fanum fortunae e non un arco onorario.[2]

La porta augustea fu fatta edificare nel 9 d.C. dall'imperatore Cesare Ottaviano Augusto per il fatto che sappiamo che era nell'anno del 32° tribunato.

Nel IV secolo d.C. Il prefetto di Costantino, Turcio Secondo Aproniano, restaurò la porta augustea e fece aggiungere nell'attico un'epigrafe che oggi non possediamo senza togliere quella precedente di Cesare Ottaviano Augusto creando così un filo conduttore tra i due imperatori.

Nel 1463 Federico di Montefeltro su ordine del papa Pio II assediò la città di Fano per espugnare Sigismondo Pandolfo Malatesta, Vicario del Papa, che non si stava comportando in modo adeguato alla propria carica.

Durante l'assedio le artigliere di Federico di Montefeltro distrussero gran parte dell'attico superiore della porta augustea le cui macerie non furono usate per ripristinare l'arco ma furono vendute dal comune alla Confraternita di San Michele che le sfruttarono per creare la facciata dell'omonima chiesa adiacente all'arco.

l'Arco di Augusto, integro, sul bassorilievo della facciata della vicina chiesa di San Michele

La porta augustea, realizzata in travertino, è un arco a tre fornici con quello centrale più grande sotto cui passavano i carri, i cavalli e i mezzi di grandi dimensioni mentre i due fornici minori ai lati erano destinati ai pedoni.

La porta realizzata con estrema ricercatezza era affiancata da due torrioni con pianta a ferro di cavallo da cui poi partivano le mure che circondavano la colonia di Iulia Fanestris.

Alla sommità dell'Arco, nel lato posteriore, si può ancora vedere una parte della volta del cunicolo che metteva in comunicazione i due torrioni affiancati all'Arco

Dei due torrioni oggi si è conservata l'ossatura e il primo metro della struttura mentre il resto è stato soggetto a restaurazioni e maneggiamenti, e di quello di destra ci rimangono solo le fondazioni rivestite di pietra arenaria poiché fu abbattuto nel XV secolo per far spazio alla facciata della chiesa di San Michele.

I cunei dell'Arco di mezzo sono diciassette, compresa la chiave dove era scolpita la testa di un animale identificabile oggi con quella di un toro, di un bue o di un elefante[3] mentre i cunei dei fornici laterali sono sei anche se in quello del fornice di destra non sono ben visibili a causa della presenza della chiesa adiacente anche se è molto probabile che siano sei come quello dei sinistra.

Il corpo base, ancora ben conservato, sosteneva un grande attico oggi perduto, a pseudoportico corinzio in cui si aprivano sette finestre arcuate separate da otto semicolonne.

Ci rimangono però alcune basi di tipo attico e un frammento dell'intercolumnio con due mezze colonne e una colonna intera, il resto andò distrutto nel XV secolo d.C.

Purtroppo non ci è rimasto neanche un capitello delle colonne del portico sebbene il fusto alcune ci è giunto per intero.

Nella trabeazione troviamo in lettere incavate, poiché contenevano quelle in bronzo dorato che davano solennità e grandiosità alla porta come se fosse un arco trionfale, troviamo la seguente iscrizione:

IMP. CAESAR DIVI F. AVGVSTVS PONTIFEX (L'imperatore Cesare Augusto figlio del Divo (Giulio Cesare) Pontefice

MAXIMVS COS. XIII TRIBVNICIA POTESTATE XXXII Massimo Console 13 volte, Tribuno 32 volte,

IMP. XXVI PATER PATRIAE MVRVM DEDIT. Imperatore 26 volte, Padre della Patria, edificò le mura).

Sulla fascia mediana dell'architrave dell'attico era raffigurata un'epigrafe andata perduta che fu incisa intorno agli anni 337-339 d.C in onore dell' Imperatore Costantino.

Oggi ne conosciamo il contenuto poiché riportata nella raffigurazione della porta sulla facciata della chiesa di San Michele.Il testo dell' epigrafe era:

DIVO AVGVSTO PIO COSTANTINO PATRI DOMINORUM (Al Divo Augusto Pio Costantino Padre dei Sovrani).

Un'altra epigrafe che risale allo stesso periodo di quella precedente è incisa sulla fascia mediana dell'architrave del corpo della porta.

Così recita:

CURANTE L(ucio) TURCIO SECUNDO APRONIANI PRAEF(ecti) URB(i) FIL(io) ASTERIO V(iro) C(laro) CORR(ectore) FLAM(iniae) ET PICENI.

(A cura di Lucio Turcio Secondo Asterio figlio di Aproniano Prefetto di Roma, uomo illustre, governatore della Flaminia e del Piceno).

  1. ^ Francesco Poggi, 7, in Origini e antichità di Fano, p. 41.
  2. ^ Piercarlo Borgogelli, Fano e le sue vestigia romane, p. 8.
  3. ^ Francesco Poggi, Origini e Antichità di Fano, p. 48. Piercarlo Borgogelli Ottaviani, Fano e le sue vestigia romane, p. 8.
  • Francesco Poggi, Origini e antichità di Fano, Società tipografica cooperativa, 1895.
  • Piercarlo Borgogelli Ottaviani, Fano e le sue vestigia romane, Arti grafiche Gentile, 1941.
  • Guido Berardi, Fano romana Basilica di Vitruvio, Centro studi Carlo Cattaneo, 1969.
  • Luciano De Sanctis, Quando Fano era romana, Banca di credito cooperativo di Fano, 1999.

Voci correlate

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Arco di Adriano

Arco di Augusto

Arco di Costantino

Arco di Settimio Severo

Arco di Tito

Arco di Traiano

Fano

Impero Romano

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