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Achille Campanile (Roma, 28 settembre 1899 - Lariano, 4 gennaio 1977) fu uno scrittore, un giornalista ed uno dei maggiori umoristi italiani.

«Un giorno, avendo bisogno di quattrini, mi presentai allo sportello di una banca e dissi al cassiere: "Per favore, mi potrebbe prestare centomila lire?". Il cassiere mi disse: "Ma sa che lei è un umorista?". Così scopersi di esserlo.»

Per breve tempo impiegato di ministero, ancora giovanissimo divenne cronista, lavorando a "La Tribuna", a "Idea Nazionale" e poi a "Il Travaso". Era stato assegnato alla cronaca minore cittadina.

Vuole la leggenda (alla cui coloritura forse lo stesso Campanile potrebbe aver contribuito), che dovendo raccontare della triste storia di una vedova che tutti i giorni, da molti anni, si recava in cimitero per portare dei fiori sulla tomba del marito e che un giorno era stata trovata morta, riversa sulla tomba, Campanile abbia preparato il "pezzo" come di consueto, ma titolandolo "Tanto va la gatta al lardo". Responsabile della terza pagina del suo giornale era Silvio D'Amico (ma secondo altre versioni si sarebbe trattato di Emilio Cecchi) che, nello sconcerto, non sapendo se si avesse a che fare con un genio o con uno squilibrato, nel dubbio gli diede un possibilità, che Campanile non avrebbe deluso.

L'affermazione

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In qualche modo presentato ed introdotto, dunque, al mondo della cultura degli anni Venti, non tardò Campanile a far notare una spiccata vocazione per

Ammirato e sostenuto da Pirandello e Montale (col quale era anche in amicizia), Campanile

Tragedie e battute

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Fra le prime sue opere, le "Tragedie in due battute" (rappresentate per la prima volta intorno al 1925) rappresentano certamente un contributo di grande innovazione ed un'opera in sé irripetuta.

Si tratta di piccoli atti, sceneggiati per il teatro, effettivamente composti da un numero irrisorio di battute (termine usato nel senso del gergo teatrale e non in quello umoristico).

Alcuni sono rimasti noti presso il pubblico, spesso senza che sia noto da dove provengano, come ad esempio il notissimo scambio di battute:

«Dove vai?»
«All'arcivescovado. E tu?»
«Dall'arcivescovengo.»

Malgrado il nome con cui sono note, si tratta ovviamente di opere del genere della commedia, e destinate dallo stesso autore ad una prevista lettura libresca piuttosto che alla resa scenica. Questo anche in considerazione dei numerosi commenti inseriti nelle note di rappresentazione, e che talvolta costituiscono l'intero contenuto della "tragedia", come ad esempio in "Una tragedia evitata in tempo", nella quale l'unico protagonista non recita una sola battuta. Anche questa chiave è portata al paradosso in "Un dramma inconsistente", il cui unico personaggio è Nessuno: la scena, suggerisce la nota d'ambiente, "si svolge in nessun luogo" e Nessuno "(tace)". Come in molte di queste tragedie, infatti, Campanile parte dal titolo per costruire il suo atto unico in rigorosa deduzione dal titolo stesso, la tragedia è spiegazione del suo titolo. Meglio se in poche battute, con epigrammatica esplicitazione della potenziale pericolosità paradossale di un apparentemente innocente assunto.

È questa infatti una delle tecniche più caratteristiche di Campanile: recepire l'assunto esterno, sia esso il titolo, sia esso una battuta dei uno dei suoi protagonisti, con sospensione temporanea di giudizio, portandolo perfidamente alle sue estreme conseguenze di paradosso, implicitamente denunciando che nessun assunto è sufficientemente ristretto in una definizione unica, inequivoca ed incontrovertibile, insuscettibile di esiti perniciosi.

In altri casi, le tragedie riassumono in un titolo formalmente corretto

Le Tragedie sono state raccolte da compilatori, in realtà non furono

Lo stile e le stilettate

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Lo stile di Campanile, praticamente oggi riconoscibile ed inconfondibile al primo assaggio, si compone di una prosa curata, precisa, pignola, con costante (ma sottintesa) ricerca di impeccabilità linguistica. Nella grande ed esperta conoscenza della lingua, e nel sapiente uso del lessico (solo apparentemente popolaresco, in realtà rigorosamente studiato e sofisticato), affonda la radice della non comune capacità di allestire spettacoli della logica che, in qualche assonanza (o piuttosto consonanza) con effetti tipici pirandelliani, ridicolizzano la più istintiva delle convenzioni sociali, la parola.

La parola diviene quindi il

Molti critici hanno elevato lo scrittore a "classico" del Novecento, fra questi Carlo Bo (per il quale era "uno dei rarissimi inventori di un nuovo genere letterario") ed Enzo Siciliano, che ha evidenziato come in questo autore "il riso, nell'attimo in cui scocca, è anche empio". Oltre che all'analogia con alcuni dei percorsi pirandelliani i tema di convenzioni, Campanile è stato variamente accostato alle ricerche sull'assurdo di Ionesco (accostamento che respinse) ed al surrealismo, ma secondo alcune visioni costituirebbe un unicum, un caso pienamente a sé e di non vantaggiosa comparazione.

La produzione di Achille Campanile è molto vasta e spazia fantasiosamente dal teatro al romanzo, dalla sceneggiatura cinematografica alla critica televisiva.


«L'umorista tra l'altro è uno che istintivamente sente il ridicolo dei luoghi comuni e perciò è tratto a fare l'opposto di quello che fanno gli altri. Perciò può essere benissimo in hilaritate tristis e in tristitia hilaris, ma se uno si aspetta che lo sia, egli se è un umorista, può arrivare perfino all'assurdo di essere come tutti gli altri "In hilaritate hilaris e in tristitia tristis" perché, e questo è il punto, l'umorista è uno che fa il comodo proprio: è triste o allegro quando gli va di esserlo e perciò financo triste nelle circostanze tristi e lieto nelle liete.»


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