Utente:Riry95/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

European Charter for Regional or Minority Languages: TRANSLATION in Italian

Carta europea delle lingue regionali o minoritarie

[modifica | modifica wikitesto]

La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie[1] (in lingua inglese: European Charter for Regional or Minority Languages, ECRML) è un trattato europeo concluso a Strasburgo il 5 novembre 1992 nell'ambito del Consiglio d'Europa (STE 148), con il proposito di proteggere e promuovere le lingue storiche, regionali e minoritarie in Europa.

La preparazione del trattato è stato elaborata a partire da un testo proposto dalla Conferenza Permanente dei poteri locali e regionali d'Europa, è stata adottata sotto forma di convenzione il 25 giugno 1992 dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, ed è stata aperta alla firma a Strasburgo il 5 novembre 1992. È entrata in vigore il 1° marzo 1998.

Obiettivi e motivazioni

[modifica | modifica wikitesto]

La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie intende, da un lato, tutelare e promuovere le lingue regionali o minoritarie come parti del patrimonio culturale europeo in pericolo d'estinzione e, dall'altro, promuovere l'uso di queste lingue nella vita pubblica e privata. Il suo scopo è essenzialmente culturale.

Essa nasce dalla constatazione che in varie parti d'Europa vivono popolazioni autoctone che parlano una lingua diversa da quella della maggioranza della popolazione dello Stato di appartenenza.

La Carta si applica alle lingue tradizionalmente usate dai cittadini degli Stati membri che non sono riconosciute come ufficiali all'interno dei regioni, province o unità federali di uno Stato (per esempio il catalano in Spagna). La Carta non comprende le lingue parlate dalle comunità di immigrati.[2]

Invariato [...]

Definizioni e lingue interessate

[modifica | modifica wikitesto]

Invariato [...]

Azioni che gli Stati firmatari devono o possono adottare

[modifica | modifica wikitesto]

Il Trattato presenta un ampio numero di azioni che gli stati membri possono intraprendere per proteggere e promuovere le lingue storiche, regionali o minoritarie e sono rispettivamente contenute nei capitoli II e III della Carta.[2]

La seconda parte della Carta[2] delinea i principi generali secondo i quali gli Stati firmatari devono fondare le loro legislazioni e politiche in materia di lingue regionali o minoritarie:

  • Riconoscere le lingue regionali o minoritarie come espressione della ricchezza culturale;
  • Rispettare la zona geografica dove una lingua regionale o minoritaria è radicata;
  • Adottare azioni efficaci per promuovere queste lingue;
  • Facilitarne e incoraggiarne l'uso, scritto e parlato, nella vita pubblica e privata;
  • Mettere a disposizione forme e mezzi adeguati di educazione a tutti i livelli appropriati;
  • Promuovere gli scambi transfrontalieri;
  • Proibire ogni distinzione, discriminazione, esclusione, restrizione o preferenza relative alla pratica di una lingua minoritaria o ogni atto destinato a scoraggiare o mettere in pericolo il mantenimento o lo sviluppo di essa;
  • Promuovere la comprensione reciproca tra tutti i gruppi linguistici di un Paese.

Inoltre, lo stesso articolo sottolinea l’impegno che gli Stati firmatari devono assumersi nell'eliminazione di ogni distinzione, discriminazione o preferenza relative alla pratica di una lingua minoritaria, al fine di non scoraggiare o mettere in pericolo il mantenimento o lo sviluppo di essa. Allo stesso modo, gli Stati devono considerare i bisogni e i desideri espressi dai gruppi che usano tali lingue per promuovere la comprensione reciproca tra tutti i gruppi linguistici di un Paese.

La terza parte della Carta[2] fornisce specifiche misure che ogni Stato firmatario deve adottare a favore delle lingue regionali o minoritarie nella vita pubblica. Per fare questo ogni Stato deve deve puntualmente dichiarare quali sono le lingue qualificate per la protezione e per ognuna di queste deve selezionare almeno trentacinque azioni da intraprendere, per esempio l’uso di segnaletica bilingue o l’apertura di scuole specializzate nell'insegnamento della lingua protetta. Le misure identificate in questo capitolo si differenziano per grado di per livello di rigore e ogni Stato firmatario può scegliere le più adeguate in base alla situazione di ogni lingua.

Le aree di intervento sono le seguenti:

  • Educazione;
  • Autorità giudiziarie;
  • Autorità amministrative e servizi pubblici;
  • Media;
  • Attività culturali e servizi;
  • Settore economico e sociale;
  • Scambi transnazionali.

Note e collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ (EN) Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, su Treaty Office. URL consultato il 2 gennaio 2019.
  2. ^ a b c d The European Charter for Regional or Minority Languages is the European convention for the protection and promotion of languages used by traditional minorities., su Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. URL consultato il 2 gennaio 2019.