Utente:Puppetstreet

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1. Le attività

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L'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia (IRSMLFVG) è un'istituzione scientifica che si occupa della storia contemporanea, in particolare novecentesca, dell'Adriatico Orientale. Svolge attività di ricerca e di divulgazione e fornisce un pubblico servizio culturale mediante la biblioteca e l'archivio, liberamente consultabili. La biblioteca conta circa 23.000 volumi ed è specializzata nella storia contemporanea italiana ed internazionale, oltre che in quella regionale. Il catalogo è inserito nel polo SBN del sistema bibliotecario dell’Ateneo triestino. L'Archivio storico è stato riconosciuto "di particolare interesse" dalla Sovrintendenza regionale archivistica e pertanto è sottoposto alla sorveglianza da parte della Sovrintendenza medesima. L'inventario è inserito nella Guida degli Archivi di Stato. All'Istituto ha collaborato e collabora tuttora la maggior parte degli studiosi di materie storiche contemporanee attivi presso l'Università di Trieste.

2.1 Le origini

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L'IRSMLFVG è stato fondato il 20 aprile del 1953 con il nome di Deputazione regionale per la storia del movimento di liberazione italiano nella Venezia Giulia da un gruppo di ex partigiani aderenti al Comitato di liberazione nazionale di Trieste, fra i quali Ercole Miani, Antonio Fonda Savio, Galliano Fogar, Alberto Berti. Il 2 marzo 1982 la denominazione è stata modificata in Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, per esprimere la volontà di studiare tutte le esperienze resistenziali verificatesi nella ex Venezia Giulia, sia italiane, che slovene, che croate.

2.2 Il processo della Risiera

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Nel corso degli anni Sessanta e Settanta l'Istituto in quanto tale ed i suoi collaboratori, assieme all'ANED ed alla Comunità ebraica di Trieste, si sono impegnati fortemente per portare alla luce i misfatti commessi dai nazisti alla Risiera di San Sabba. Un forte supporto scientifico è stato offerto alla magistratura per favorire le indagini conclusesi con la celebrazione del processo per i crimini della Risiera. Uguale attenzione è stata dedicata al problema delle deportazioni dalla Zona di operazioni Litorale Adriatico, in particolare grazie agli studi di Alberto Berti e Marco Coslovich.

2.3 La collaborazione internazionale

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Nel medesimo periodo l'Istituto ha avviato la collaborazione fra storici italiani e sloveni, grazie soprattutto all'apporto di studiosi quali Elio Apih, Enzo Collotti, Giovanni Miccoli e Teodoro Sala, stabilendo in particolare frequenti rapporti con l'Istituto per la storia del movimento operaio di Lubiana. La collaborazione è proseguita anche quando, dopo l'indipendenza della Slovenia, l'Istituto di Lubiana ha mutato il suo nome in Istituto per la storia contemporanea. Buone relazioni sono state stabilite anche con gli storici austriaci, grazie soprattutto all'opera di Karl Stuhlpfarrer.

2.4 Il laboratorio giuliano

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Fin dagli anni Settanta l'Istituto ha superato l'originario interesse prevalente per la storia della Resistenza, ampliando il suo campo di studi a tutta la storia contemporanea giuliana, nei suoi collegamenti con quella dei vari stati di cui l'area giuliana ha fatto parte nell'età contemporanea (Impero asburgico, Italia, Jugoslavia, Slovenia, Croazia). A tale riguardo i collaboratori dell'Istituto hanno forgiato il concetto di "laboratorio giuliano", per significare che "La storia dei territori al confine orientale d'Italia costituisce una sorta di laboratorio in cui si trovano condensati su di una scala geograficamente circoscritta alcuni dei grandi processi della contemporaneità: contrasti nazionali intrecciati a conflitti sociali, effetti devastanti della dissoluzione degli imperi plurinazionali che per secoli avevano occupato l'area centro-europea, regimi autoritari impegnati ad imporre le loro pretese totalitarie su di una società locale profondamente divisa, scatenamento delle persecuzioni razziali e creazione dell'universo concentrazionario nazista simboleggiato dalla Risiera di San Sabba, spostamenti forzati di popolazione secondo la logica della semplificazione etnica, conflittualità est-ovest lungo una delle frontiere della guerra fredda"1.