Utente:Michele859/Sandbox37
La 67ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dal 9 al 19 febbraio 2017, con il Theater am Potsdamer Platz come sede principale.[1] Direttore del festival è stato per il sedicesimo anno Dieter Kosslick.
L'Orso d'oro è stato assegnato al film ungherese Corpo e anima di Ildikó Enyedi.
L'Orso d'oro alla carriera è stato assegnato alla costumista Milena Canonero, alla quale è stata dedicata la sezione "Homage",[2] mentre la Berlinale Kamera è stata assegnata alla produttrice e distributrice Nansun Shi, al critico cinematografico e scrittore Samir Farid e all'attore Geoffrey Rush.[3]
Per la prima volta in questa edizione un’apposita giuria internazionale ha assegnato il premio per il miglior documentario.[4]
Il festival è stato aperto dal film in concorso Django di Étienne Comar.[5]
La retrospettiva di questa edizione, intitolata "Future Imperfect. Science - Fiction - Film", è stata dedicata al cinema di fantascienza ed ha incluso i temi "Incontri con l'altro" e "Società del futuro".[6]
Nella sezione "Berlinale Special" sono stati ricordati l'attore John Hurt e il regista Werner Nekes, scomparsi pochi giorni prima dell’inizio del festival, con la proiezione di An Englishman in New York di Richard Laxton (Teddy Award nel 2009) e del documentario Werner Nekes - Der Wandler zwischen den Bildern di Ulrike Pfeiffer.[7][8]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Numero di visitatori: | 496.471 |
Numero di addetti ai lavori: | 17.333 da 127 Paesi |
Numero di giornalisti presenti: | 3.716 da 79 Paesi |
Numero di film proiettati: | 365 |
Numero di proiezioni: | 1.086 |
Ovviamente dobbiamo cominciare con il Muro. Cinquantasei anni dopo che Berlino era stata divisa in due da un muro, un attore e regista messicano e un attore statunitense, entrambi membri della giuria internazionale, si sono seduti insieme alla prima conferenza stampa del festival 2017 e hanno tratto ispirazione da una rivoluzione pacifica per scopri come superare barriere e confini. E non in senso metaforico.[1]
Il 20 gennaio 2017 a Washington D.C. si è verificato un evento scioccante, che a molti osservatori è apparso come un incubo dal quale non potevano più risvegliarsi: Donald Trump è stato inaugurato come 45° presidente degli Stati Uniti d'America. E una delle sue promesse elettorali era il voto di costruire un muro tra il “suo” Paese e il Messico per fermare irrevocabilmente il flusso di migranti da sud a nord. L'anno precedente, il miliardario aveva condotto la sua campagna elettorale contro la sua avversaria Hillary Clinton principalmente con mezze verità, falsità e audaci bugie, facendo etichettare la politica contemporanea "post-fattuale". Le tendenze tradizionalmente paranoiche nella politica americana hanno ricevuto una spinta senza precedenti. Trent'anni dopo "Abbattere questo muro" di Reagan, la situazione politica globale ha scalato nuove vette di irrealtà con effetti scioccanti. I giornalisti erano esclusi come nemici ogni volta che il nuovo uomo forte alla Casa Bianca si degnava di affrontare questioni scomode.[1]
E sebbene il direttore del festival Dieter Kosslick abbia già chiarito alla 67a conferenza stampa del programma della Berlinale che Trump dovrebbe essere deliberatamente omesso perché il miliardario ha dovuto principalmente ringraziare il circo mediatico che lo circondava per il suo successo, è comunque Trump che dobbiamo iniziare a chiarire il clima “politico” in cui si è svolto il programma 2017.[1]
Le grandi ideologie erano già state abolite, il comunismo e il capitalismo erano stati entrambi scoperti come vicoli ciechi. Quello che è rimasto è un (ultra) nazionalismo reazionario con personaggi di spicco potenti che hanno fatto molto rumore nei media: Trump negli Stati Uniti, Putin in Russia, Erdogan in Turchia, l'elenco potrebbe continuare. I temi unificanti della società si erano disfati e gli interessi costituiti governati e dominati - e il programma della 67a Berlinale ha reagito di conseguenza. “Uno spettro ci perseguita, e non solo in Europa. Abbiamo confusione dopo il crollo dei grandi sogni utopici e il disincanto nei confronti della globalizzazione. [...] Raramente il programma della Berlinale ha catturato con maggiore forza l'attuale situazione politica per immagini”, ha scritto Dieter Kosslick nella sua prefazione al programma. Una via d'uscita da questa confusione è stata offerta da uno sguardo indietro e da un'analisi degli sviluppi storici che hanno portato a questa attuale impasse.[1]
Nella competizione con la casa del viceré, Gurinder Chadha ha tracciato il colonialismo che era la forza trainante originaria sia del capitalismo che della globalizzazione. Questo pezzo d'epoca è ambientato nel 1947, anno in cui il territorio dell'India britannica fu arbitrariamente diviso in India e Pakistan e i conflitti che gravano su entrambi i paesi fino ad oggi furono irrevocabilmente stabiliti. Una prospettiva attuale sulle devastazioni del colonialismo è stata presentata da Félicité di Alain Gomis, in cui il regista segue la sua eroina titolare nella sua lotta quotidiana per la sopravvivenza a Kinshasa. Le conseguenze catastrofiche del passato coloniale potrebbero non essere presenti come un'accusa esplicita in questo film, ma risuonano comunque in ogni fotogramma. Nel suo pezzo da camera El Bar (The Bar), Álex de la Iglesia ha presentato un allestimento sperimentale che riflette la crescente paura in Europa di cadere vittima di un atto di violenza casuale e improvviso: un cliente di un bar di Madrid viene ucciso a colpi di arma da fuoco emozionante, senza causa o provocazione – uno scenario che, a causa dei tanti atti casuali di violenza che hanno perseguitato la “pacifica” patria europea nel 2016, coglie con grande precisione i sentimenti di insicurezza che questi atti hanno lasciato. In particolare a Berlino, il ricordo del 19 dicembre 2016, quando un carnefice fece schiantare deliberatamente un autoarticolato contro il mercatino di Natale di Breitscheidplatz, era ancora vivo.[1]
Lo spirito di un'era post-utopica e dei suoi eccessi non era tangibile solo nel Concorso, ma durante tutto il festival. L'"epurazione" da parte di Erdogan dell'apparato politico, civile e militare ha trovato la sua reazione nel film Panorama Kaygı (Inflame), in cui il regista Ceylan Özgün Özçelik racconta la storia di un giornalista turco che viene censurato e represso e alla fine precipita nella paranoia. Un argomento altamente esplosivo, perché anche durante il Festival, il 14 febbraio, il giornalista tedesco-turco Deniz Yücel è stato arrestato in Turchia. Le fantasie impazzite di potere di un altro illustre politico, il presidente russo Vladimir Putin, sono state prese in considerazione nello Speciale della Berlinale con The Trial – The State of Russia vs Oleg Sentsov di Askold Kurov che indaga sul processo farsa del regista ucraino e attivista di Maidan che protestato contro l'annessione inaccettabile a livello internazionale della Crimea da parte della Russia. I registi rumeni hanno distribuito cartelli sul tappeto rosso per attirare l'attenzione sulla censura sempre più draconica e sull'escalation della corruzione nella loro patria. Come ha spiegato in un'intervista a Variety, Dieter Kosslick era rilassato riguardo a questa appropriazione: "'Tutti hanno usato il nostro tappeto rosso come una specie di Hyde Park Corner, e sono felice di questo", ha detto, riferendosi all'area a Londra, dove i relatori condividono le loro opinioni politiche con la folla. ‘Vogliamo essere dalla parte giusta del mondo’, ha detto” (Leo Barraclough, 18 febbraio 2017).[1]
Tali interventi sono stati numerosi e hanno sempre avuto il polso dell'età. Ad esempio, l'edizione 2017 della presentazione speciale NATIVe – A Journey into Indigenous Cinema ha fatto dell'Artico il suo punto focale, luogo che, secondo i ricercatori sul clima, giocherà un ruolo decisivo nei prossimi decenni per la sopravvivenza dell'umanità e del pianeta (sembra quasi superfluo citare la promessa del presidente Trump ai suoi sostenitori che, dopo la sua elezione, avrebbe revocato tutti gli obiettivi di protezione del clima duramente combattuti adottati dal suo predecessore Barack Obama).[1]
In una regione altamente politicizzata, per decenni il calcio politico di pretese di potere e sensibilità sempre più opache, Raed Adoni ha creato il suo film Istiyad Ashbah (Caccia ai fantasmi) che è stato proiettato nel Panorama. A Ramallah il regista ha permesso agli ex detenuti palestinesi di un centro di interrogatorio israeliano di rivivere le loro esperienze lì e, così facendo, ha tracciato il loro trauma e la propria storia di vita. La struttura immaginaria di questa rievocazione porta in superficie le ferite molto reali del passato. Adoni è stato premiato per il suo lavoro con il Glashütte Original – Documentary Award – l'inaugurazione del primo premio nella storia della Berlinale da dedicare esplicitamente alla forma documentaria.[1]
All'inizio del festival, il regista olandese e presidente della giuria internazionale Paul Verhoeven ha dichiarato che non avrebbe premiato nessun film semplicemente per il suo contenuto politico. L'arte cinematografica, l'estetica, sarebbe il fattore decisivo. Così facendo si limitava a esprimere quello che è stato a lungo un principio di programmazione per la Berlinale. Un esempio da manuale di questo è stato fornito da Aki Kaurismäki nel Concorso. In Toivon tuolla puolen (L'altra faccia della speranza), il regista racconta l'incontro tra un rifugiato siriano e un venditore ambulante finlandese. Le inquadrature rigorosamente composte e stoiche mettono in scena la posizione (politica) del film nello stile umoristico e malinconico di Kaurismäki. Abbiamo un disperato bisogno di immigrazione, ha detto il regista in conferenza stampa al film, “perché il nostro sangue si sta facendo denso”.[1]
Il nesso tra estetica e politica richiesta da Verhoeven si è esteso per tutto il programma. Nel Forum, El mar la mar si è concentrato sul tratto stesso del deserto di Sonora che i migranti devono attraversare nei loro viaggi disperati verso nord, il luogo in cui Trump getterà le basi per il suo muro. I registi Joshua Bonnetta e JP Sniadecki evitano l'imperativo post-fattuale di porre l'emotività al di sopra della realtà e intraprendono invece un viaggio archeologico e testimoniano i drammi umani nelle tracce lasciate nel paesaggio dai viaggiatori di passaggio. Evitando un esplicito messaggio politico, il film rende invece tangibile l'inesorabilità del paesaggio, della natura.[1]
La ricerca delle tracce archeologiche è stato uno dei filoni più forti della programmazione della 67a Berlinale, tema che ha permeato tutte le sezioni. Nel Concorso e nelle sezioni allo stesso modo un'intera panoplia di film è stata dedicata al passato e al processo storico. L'attuale triste stato di "realtà" non è avvenuto dall'oggi al domani: c'erano segni, sviluppi e primi eventi, poteri che si sono sviluppati invisibili e che ora sono emersi in superficie. Molti film hanno fatto un passo indietro e hanno cercato di trovare in ieri le ragioni di oggi.[1]
Una panoramica dell'occhio cinematografico ampliata attraverso le sezioni. E, come negli anni precedenti, la ricchezza della forma documentaria è stata avvincente: No Intenso Agora (In the Intense Now) di João Moreira Salles nel Panorama ha tracciato la vivacità della Primavera di Praga fino alla forza rivoluzionaria di Parigi nel maggio 1968 Un saggio cinematografico affiatato che non ammetteva alcuna causalità e talvolta assumeva una visione eccentrica della genealogia degli eventi. Nelle sue quasi cinque ore Combat au bout de la nuit (Fighting Through the Night), Sylvain L'Espérance ha preso la Grecia come esempio per la sua esplorazione del continuo declino dell'idea di Europa, un'idea che ha subito un ulteriore colpo con il voto sulla Brexit nel Regno Unito nell'estate del 2016. Con il casting di JonBenet, Kitty Green ha messo sotto i riflettori il processo di scoperta della verità stessa. Invece di fornire ulteriori verità alla storia dell'omicidio ancora irrisolto del bambino di sei anni JonBenet Ramsey, ha invitato le persone che vivevano nella zona al momento dell'omicidio a una sessione di casting e ha osservato i meccanismi con cui il le verità su un evento vengono prima delineate e costruite. I documentari del Forum si sono distinti per le loro osservazioni a lungo termine, che hanno preso i ritmi dei loro soggetti piuttosto che aggiungere drammatizzazioni ridondanti a queste vite. Ciò è stato esemplificato da Aus einem Jahr der Nichtereignisse (Da un anno di non eventi) di Carolin Renninger e René Frölke, che ritrae la vita di un contadino della Germania settentrionale.[1]
La storia e le storie sono state raccontate assicurando costantemente l'esposizione dei metodi di produzione e la riflessione su di essi. Il materiale d'archivio ha spesso giocato un ruolo dominante. Nel Concorso, Andres Veiel (ri)costruisce l'opera di Joseph Beuys quasi esclusivamente da materiale contemporaneo (Beuys); il Forum Expanded ha dedicato all'archivio un'intera giornata di tavole rotonde.[1]
La Retrospettiva, invece, ha fornito un cambio di prospettiva e, con il suo tema del film di fantascienza, si è dedicata al futuro senza perdere di vista il presente nel processo: “Capiamo che, sebbene la fantascienza racconti una storia ambientata nel futuro, utilizza effettivamente questo futuro per affrontare domande e situazioni del presente”, ha spiegato il capo sezione Rainer Rother.[1]
Nella guerra delle immagini i confini tra realtà e finzione erano diventati più porosi che mai. Politici come Trump, Erdogan e Putin hanno semplicemente dichiarato le loro affermazioni come realtà e imposto la loro sovranità di interpretazione attraverso tutti i media disponibili. Il programma della Berlinale ha fornito un importante contrappunto a questi sviluppi fatali: “In nessun altro luogo, né a Cannes né a Venezia, l'appetito per le immagini basate sulla realtà e alla ricerca della realtà è grande come qui. Per immagini che aderiscono meno alla politica quotidiana quanto a prendere di mira il cuore del presente, in film lenti per tempi frenetici” (Christiane Peitz, Der Tagesspiegel, 20 febbraio 2017). Emblematico anche il titolo del Forum Expanded 2017: “The Stars Down to Earth”. Le opere si sono date “alla ricerca delle possibilità di un modo artistico di affrontare una realtà sempre più difficile da cogliere”. La vista è diretta indietro alla terra, al qui e ora e alla condizione delle realtà percepibili. Eppure non si trattava di nostalgia per un'era fattuale "perduta", ma piuttosto della snervante sensazione che la "realtà", che è sempre stata in interazione con la finzione, fosse soffocata sotto il peso di false affermazioni.[1]
Maike Mia Höhne ha preso la stessa linea con la sua selezione per i cortometraggi della Berlinale 2017 che, con il suo titolo di “Reframing the Image”, interrogava similmente i fondamenti di ciò che vediamo e percepiamo. Il rapporto tra realtà “mediale” e “fattuale”, tra finzione e realtà, non è ovviamente estraneo al cinema. Si trova nel cuore del mezzo stesso, basato com'è sul cambiamento della realtà senza perderla e sulla creazione di storie dalla materia del mondo visibile. Riconoscimento, interpretazione e, nel peggiore dei casi, mentire: queste sono le tecniche e le domande che costituiscono il film.[1]
In questo contesto, forse non sorprende che, il 18 febbraio 2017, l'Orso d'oro sia stato presentato a un film che si è occupato intensamente delle modulazioni e del rapporto tra sogno e realtà, terreno tradizionalmente fertile sia per la pratica cinematografica che per la teoria. Testről és lélekről (Su corpo e anima) di Ildikó Enyedi racconta apparentemente una tenera storia d'amore che contrappone la grazia aggraziata di un sogno alla realtà – letteralmente – sanguinosa di un mattatoio ungherese. Testről és lélekről è stato un degno vincitore, lodato sia dalla critica che dal pubblico. Come scrive Anke Westphal sulla Berliner Zeitung: “Come queste due persone, entrambe segnate dalla tragedia dal destino, si avvicinano gradualmente, dapprima nei loro sogni notturni quando si incontrano come cervi in una foresta invernale, e poi nella loro apparente vita reale , annovera tra le esperienze più belle, tenere e veritiere che il cinema possa creare” (20 febbraio 2017). Poesia e umorismo hanno dominato la 67a Berlinale Concorso. E mentre Testről és lélekről eccelleva in poesia, doyen Aki Kaurismäki, che ha vinto l'Orso d'argento come miglior regista con Toivon tualla puolen (L'altra faccia della speranza), ha fornito l'ironia necessaria. E non solo con il suo film: interrogato in conferenza stampa sul pericolo dell'islamizzazione dell'Europa, prima ha fatto ripetere alla giornalista tre volte la sua domanda e poi, con la massima impassibilità, ha risposto che no, non aveva i timori per l'islandizzazione dell'Europa, anche se quel paese è arrivato clamorosamente fino ai quarti di finale prima di essere eliminato dagli Europei di calcio 2016.[1]
La Giuria Internazionale ha proseguito la tendenza degli anni precedenti, principalmente premiando i film non al centro dell'attenzione mondiale. Alain Gomis ha vinto l'Orso d'argento Gran Premio della giuria con Félicité, una coproduzione tra Francia, Senegal, Belgio, Germania e Libano. La regista polacca Agnieszka Holland ha vinto l'Orso d'argento Alfred Bauer Prize per Pokot (Spoor). La sudcoreana Kim Minhee ha portato a casa l'Orso d'argento come migliore attrice per il suo ruolo in Bamui haebyun-eoseo honja (Sulla spiaggia di notte da solo) di Hong Sangsoo. Il film cileno Una mujer fantástica (Una donna fantastica) di Sébastian Lelio ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura e la montatrice rumena Dana Bunescu (Ana, mon amour di Călin Peter Netzer) è stata visibilmente sopraffatta quando le è stato assegnato l'Orso d'argento per l'eccezionale contributo artistico . Questo coraggio di dare il centro della scena all'apparentemente marginale è stato anche onorato dalla critica: “Il Concorso ha [assemblato] opere d'autore, offrendo un tipo di piattaforma a piccoli e potenti film che non è loro disponibile durante il resto del blockbuster dell'anno -dominated film glut” (Christiane Peitz, Der Tagesspiegel, 20 febbraio 2017).[1]
Il programma del 2017 è stato controverso e non ha mai giocato sul sicuro. A volte la sua immensa diversità sembrava lasciare sopraffatti i critici. Alcuni commentatori hanno perso un chiaro tema unificante nel programma. Che ciò potesse essere dovuto al fatto che, come scriveva Andreas Busche, il mondo stesso aveva perso il suo tema unificante, solo di rado veniva riconosciuto: “Il rifiuto di un'agenda ufficiale di programmazione giova ai film che, come tutta la buona arte, devono essere misurati contro i propri standard. E forse i discorsi sociali che derivano dalle connessioni invisibili tra i singoli film sono molto più complessi di quanto potrebbe mai essere uno slogan politico” (Der Tagesspiegel, 8 febbraio 2017).[1]
Per anni la Guerra Fredda e l'equilibrio di potere tra URSS e USA sono stati il principio organizzativo che ha fornito al mondo un significato chiaro e una narrativa prevalente. Il muro di Berlino è diventato il simbolo per eccellenza di questa dicotomia. In quale altro luogo, se non a Berlino, un Direttore del Festival dovrebbe avere speranza nonostante l'attuale situazione di tensione? Così l'esortazione di Dieter Kosslick al termine del suo intervento alla cerimonia di premiazione delle Giurie Indipendenti: “Non perdere il coraggio, noi vinceremo”.[1]
Giurie
[modifica | modifica wikitesto]{{Immagine multipla
| allinea = right |titolo = I membri della giuria internazionale | immagine1 = Paul Verhoeven Berlinale 2017.jpg | larghezza1 = 110 | altezza1 = 115 | immagine2 = Dora Bouchoucha Fourati Berlinale 2017.jpg | larghezza2 = 110 | altezza2 = 110 | immagine3 = Ólafur Elíasson Berlinale 2017.jpg | larghezza3 = 110 | altezza3 = 110 | immagine4 = Maggie Gyllenhaal Berlinale 2017.jpg | larghezza4 = 110 | altezza4 = 110
| sotto =
} {{Immagine multipla
| allinea = right | immagine1 = Julia Jentsch Berlinale 2017.jpg | larghezza1 = 110 | altezza1 = 110 | immagine2 = Diego Luna Berlinale 2017.jpg | larghezza2 = 110 | altezza2 = 110 | immagine3 = Wang_Quan%E2%80%99an_Berlinale_2017.jpg | larghezza3 = 110 | altezza4 = 110
| sotto =
}
Giuria internazionale
[modifica | modifica wikitesto]- Paul Verhoeven, regista e sceneggiatore (Paesi Bassi) - Presidente di giuria[10]
- Dora Bouchoucha Fourati, produttrice (Tunisia)
- Olafur Eliasson, artista (Islanda)
- Maggie Gyllenhaal, attrice (Stati Uniti)
- Julia Jentsch, attrice (Germania)
- Diego Luna, attore, regista, sceneggiatore e produttore (Messico)
- Quan'an Wang, regista, sceneggiatore e produttore (Cina)
Giuria "Opera prima"
[modifica | modifica wikitesto]- Mahmoud Sabbagh, regista, sceneggiatore e produttore (Arabia Saudita)[10]
- Jayro Bustamante, regista (Guatemala)
- Clotilde Courau, attrice (Francia)
Giuria "Documentari"
[modifica | modifica wikitesto]- Daniela Michel, critica cinematografica e fondatrice del Festival Internacional de Cine de Morelia (Messico)[10]
- Laura Poitras, regista, sceneggiatrice e produttrice (Stati Uniti)
- Samir, regista, sceneggiatore e produttore (Svizzera)
Giuria "Cortometraggi"
[modifica | modifica wikitesto]- Carlos Núñez, produttore e direttore artistico del Festival internazionale del cinema di Santiago (Cile)[10]
- Kimberly Drew, scrittrice e social media manager (Stati Uniti)
- Christian Jankowski, artista multimediale (Germania)
Giurie "Generation"
[modifica | modifica wikitesto]Kinderjury/Jugendjury
[modifica | modifica wikitesto]Gli Orsi di cristallo sono stati assegnati da due giurie nazionali, la Kinderjury per la sezione "Kplus" e la Jugendjury per la sezione "14plus", composte rispettivamente da undici membri di 11-14 anni e sette membri di 14-18 anni selezionati dalla direzione del festival attraverso questionari inviati l'anno precedente.[10]
Giurie internazionali
[modifica | modifica wikitesto]Nelle sezioni "Kplus" e "14plus", il Grand Prix e lo Special Prize sono stati assegnati da due giurie internazionali composte, rispettivamente, dal regista e sceneggiatore Benjamin Cantu (Ungheria), la regista e sceneggiatrice Jennifer Reeder (Stati Uniti) e il regista Roberto Doveris (Cile), e dalla produttrice e educatrice Aneta Ozorek (Polonia), la regista Yoon Ga-eun (Corea del Sud) e il produttore Fabian Gasmia (Germania).[10]
Selezione ufficiale
[modifica | modifica wikitesto]In concorso
[modifica | modifica wikitesto]- L'altro volto della speranza (Toivon tuolla puolen), regia di Aki Kaurismäki (Finlandia, Germania)
- Ana, mon amour, regia di Peter Călin Netzer (Romania, Germania, Francia)
- Bam-ui haebyeon-eseo honja, regia di Hong Sang-soo (Corea del Sud)
- Beuys, regia di Andres Veiel (Germania)
- Colo, regia di Teresa Villaverde (Portogallo, Francia)
- Corpo e anima (Testről és lélekről), regia di Ildikó Enyedi (Ungheria)
- The Dinner, regia di Oren Moverman (Stati Uniti)
- Django, regia di Étienne Comar (Francia)
- Una donna fantastica (Una mujer fantástica), regia di Sebastián Lelio (Cile, Stati Uniti, Germania, Spagna)
- Félicité, regia di Alain Gomis (Francia, Senegal, Belgio, Germania, Libano)
- Hao jile, regia di Liu Jian (Cina)
- Helle Nächte, regia di Thomas Arslan (Germania, Norvegia)
- Joaquim, regia di Marcelo Gomes (Brasile, Portogallo)
- The Party, regia di Sally Potter (Regno Unito)
- Pokot, regia di Agnieszka Holland (Polonia, Germania, Repubblica Ceca, Svezia, Slovacchia)
- Return to Montauk, regia di Volker Schlöndorff (Germania, Francia, Irlanda)
- Ryu san, regia di Sabu (Giappone, Hong Kong, Cina, Taiwan, Germania)
- Wild Mouse (Wilde Maus), regia di Josef Hader (Austria)
Fuori concorso
[modifica | modifica wikitesto]- El bar, regia di Álex de la Iglesia (Spagna)
- Final Portrait - L'arte di essere amici (Final Portrait), regia di Stanley Tucci (Regno Unito, Francia)
- Logan - The Wolverine (Logan), regia di James Mangold (Stati Uniti)
- Il palazzo del Viceré (Viceroy's House), regia di Gurinder Chadha (India, Regno Unito)
- Quello che so di lei (Sage femme), regia di Martin Provost (Francia, Belgio)
- T2 Trainspotting, regia di Danny Boyle (Regno Unito)
Berlinale Special
[modifica | modifica wikitesto]- The Bomb, regia di Kevin Ford, Smriti Keshari e Eric Schlosser (Stati Uniti)
- Close Up (Nema-ye Nazdik), regia di Abbas Kiarostami (Iran)
- La Libertad del Diablo, regia di Everardo González (Messico)
- Otto ore non sono un giorno (Acht Stunden sind kein Tag), regia di Rainer Werner Fassbinder (Germania Ovest)
- A Prominent Patient (Masaryk), regia di Julius Sevcík (Repubblica Ceca, Slovacchia)
- The Trial: The State of Russia vs Oleg Sentsov, regia di Askold Kurov (Estonia, Polonia, Repubblica Ceca)
- Últimos días en La Habana, regia di Fernando Pérez (Cuba, Spagna)
Berlinale Special Gala
[modifica | modifica wikitesto]- Bye Bye Germany (Es war einmal in Deutschland...), regia di Sam Garbarski (Germania, Lussemburgo, Belgio)
- Civiltà perduta (The Lost City of Z), regia di James Gray (Stati Uniti, Irlanda)
- Il giovane Karl Marx (Le jeune Karl Marx), regia di Raoul Peck (Francia, Germania, Belgio)
- In Times of Fading Light (In Zeiten des abnehmenden Lichts), regia di Matti Geschonneck (Germania)
- Maudie - Una vita a colori (Maudie), regia di Aisling Walsh (Canada, Irlanda)
- The Queen of Spain (La reina de España), regia di Fernando Trueba (Spagna)
Berlinale Special Tribute
[modifica | modifica wikitesto]- An Englishman in New York, regia di Richard Laxton (Regno Unito)
- Werner Nekes - Der Wandler zwischen den Bildern, regia di Ulrike Pfeiffer (Germania)
Berlinale Series
[modifica | modifica wikitesto]- 4 Blocks, regia di Marvin Kren (Germania)[11]
- Below the Surface (Gidseltagningen), regia di Kasper Barfoed (Danimarca, Germania)[11]
- Patriot, regia di Steve Conrad (Stati Uniti, Repubblica Ceca)[11]
- The Same Sky (Der gleiche Himmel), regia di Oliver Hirschbiegel (Germania, Repubblica Ceca)[11]
- SS-GB, regia di Philipp Kadelbach (Regno Unito)[11]
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Before the Flight (Avant l'envol), regia di Laurence Bonvin (Svizzera)
- The Boy from H2, regia di Helen Yanovsky (Israele, Palestina)
- Call of Cuteness, regia di Brenda Lien (Germania)
- Centauro, regia di Nicolás Suárez (Argentina)
- Coup de Grâce, regia di Salomé Lamas (Portogallo)
- The Crying Conch, regia di Vincent Toi (Canada)
- Ensueño en la Pradera, regia di Esteban Arrangoiz Julien (Messico)
- You Are Seeing Things (Estás Vendo Coisas), regia di Bárbara Wagner e Benjamin de Burca (Brasile)
- Everything: Gameplay Film (Everything), regia di David O'Reilly (Stati Uniti, Irlanda)
- Le film de l'été, regia di Emmanuel Marre (Francia, Belgio)
- Fishing Is Not Done On Tuesdays, regia di Lukas Marxt e Marcel Odenbach (Germania, Austria)
- Fuera de Temporada, regia di Sabrina Campos (Argentina)
- High Cities of Bone, regia di João Salaviza (Portogallo)
- Hiwa, regia di Jacqueline Lentzou (Grecia)
- Keep That Dream Burning, regia di Rainer Kohlberger (Austria, Germania)
- The Comet (Kometen), regia di Victor Lindgren (Svezia)
- Martin pleure, regia di Jonathan Vinel (Francia)
- Miss Holocaust, regia di Michalina Musielak (Polonia, Germania)
- Oh Brother Octopus, regia di Florian Kunert (Germania)
- The Artificial Humors (Os Humores Artificiais), regia di Gabriel Abrantes (Portogallo)
- The Rabbit Hunt, regia di Patrick Bresnan (Stati Uniti, Ungheria)
- Small Town (Cidade Pequena), regia di Diogo Costa Amarante (Portogallo)
- Street of Death, regia di Karam Ghossein (Libano, Germania)
Fuori concorso
[modifica | modifica wikitesto]- Monangambé, regia di Sarah Maldoror (Algeria)
Panorama
[modifica | modifica wikitesto]- 1945, regia di Ferenc Török (Ungheria)
- Centaur, regia di Aktan Arym Kubat (Kirghizistan, Francia, Germania, Paesi Bassi)
- Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name), regia di Luca Guadagnino (Italia, Francia)
- Ciao Ciao, regia di Song Chuan (Francia, Cina)
- Discreet, regia di Travis Mathews (Stati Uniti)
- Fluidø, regia di Shu Lea Cheang (Germania)
- From the Balcony (Fra balkongen), regia di Ole Giæver (Norvegia)
- Ghost in the Mountains (Kong shan yi ke), regia di Heng Yang (Cina)
- Honeygiver Among the Dogs (Munmo tashi khyidron), regia di Dechen Roder (Bhutan, Corea del Sud, Hong Kong)
- Insyriated, regia di Philippe Van Leeuw (Belgio, Francia, Libano)
- The Misandrists, regia di Bruce LaBruce (Germania)
- Pendular, regia di Júlia Murat (Brasile, Argentina, Francia)
- The Taste of Betel Nut (Bing Lang Xue), regia di Hu Jia (Hong Kong, Cina)
- La terra di Dio - God's Own Country (God's Own Country), regia di Francis Lee (Regno Unito)
- Vaya, regia di Akin Omotoso (Sud Africa)
- The Wound (Inxeba), regia di John Trengove (Sud Africa, Germania, Francia, Paesi Bassi)
Panorama Special
[modifica | modifica wikitesto]- Berlin Syndrome - In ostaggio (Berlin Syndrome), regia di Cate Shortland (Australia)
- Close-Knit (Karera ga honki de amu toki wa), regia di Naoko Ogigami (Giappone)
- Headbang Lullaby, regia di Hicham Lasri (Marocco, Francia, Qatar, Libano)
- Hostages (Zalozhniki), regia di Rezo Gigineishvili (Russia, Georgia, Polonia)
- Inflame (Kaygi), regia di Ceylan Ozgun Ozcelik (Turchia)
- Just Like Our Parents (Como Nossos Pais), regia di Laís Bodanzky (Brasile)
- One Thousand Ropes, regia di Tusi Tamasese (Nuova Zelanda)
- Pelle (Pieles), regia di Eduardo Casanova (Spagna)
- Requiem for Mrs. J (Rekvijem za gospodju J), regia di Bojan Vuletic (Serbia, Bulgaria, Macedonia, Russia, Francia)
- La scelta del re (Kongens Nei), regia di Erik Poppe (Norvegia, Svezia, Danimarca, Irlanda)
- Tiger Girl, regia di Jakob Lass (Germania)
- Until Death Do Us Part (Bis daß der Tod euch scheidet), regia di Heiner Carow (Germania Est)
- Vazante, regia di Daniela Thomas (Brasile, Portogallo)
- Virgin Machine (Die Jungfrauen Maschine), regia di Monika Treut (Germania Ovest)
- When the Day Had No Name, regia di Teona Strugar Mitevska (Macedonia, Belgio, Slovenia)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Venus - Filly the Lesbian Little Fairy (Vênus: Filó a fadinha lésbica), regia di Sávio Leite (Brasile)
Panorama Dokumente
[modifica | modifica wikitesto]- Adriana's Pact (El Pacto de Adriana), regia di Lissette Orozco (Cile)
- Belinda, regia di Marie Dumora (Francia)
- Bones of Contention, regia di Andrea Weiss (Stati Uniti)
- Casting JonBenet, regia di Kitty Green (Stati Uniti, Australia)
- Chavela, regia di Catherine Gund e Daresha Kyi (Stati Uniti)
- Combat au bout de la nuit, regia di Sylvain L'Espérance (Canada)
- Dream Boat, regia di Tristan Milewski (Germania)
- Enquête au Paradis, regia di Merzak Allouache (Francia, Algeria)
- Erase and Forget, regia di Andrea Luka Zimmerman (Regno Unito)
- Fünf Sterne, regia di Annekatrin Hendel (Germania)
- Ghost Hunting, regia di Raed Andoni (Francia, Palestina, Svizzera, Qatar)
- I Am Not Your Negro, regia di Raoul Peck (Francia, Stati Uniti, Belgio Svizzera)
- If I Think of Germany at Night (Denk ich an Deutschland in der Nacht), regia di Romuald Karmakar (Germania)
- In the Intense Now (No Intenso Agora), regia di João Moreira Salles (Brasile)
- Mein wunderbares West-Berlin, regia di Jochen Hick (Germania)
- Politics, Instructions Manual (Política, manual de instrucciones), regia di Fernando León de Aranoa (Spagna)
- Revolution of Sound: Tangerine Dream, regia di Margarete Kreuzer (Germania)
- Small Talk (Ri Chang Dui Hua), regia di Hui-Chen Huang (Taiwan)
- Strong Island, regia di Yance Ford (Stati Uniti, Danimarca)
- Tania Libre, regia di Lynn Hershman-Leeson (Stati Uniti, Germania)
- Untitled, regia di Michael Glawogger e Monika Willi (Austria, Germania)
Forum
[modifica | modifica wikitesto]Programma principale
[modifica | modifica wikitesto]- 2+2=22 (The Alphabet), regia di Heinz Emigholz (Germania)
- Animals (Tiere), regia di Greg Zglinski (Svizzera, Austria, Polonia)
- At elske Pia, regia di Daniel Borgman (Danimarca)
- Autumn, Autumn, regia di Woo-jin Jang (Corea del Sud)
- Barrage, regia di Laura Schroeder (Lussemburgo, Belgio, Francia)
- Bickels: Socialism, regia di Heinz Emigholz (Germania, Israele)
- Casa Roshell, regia di Camila José Donoso (Messico, Cile)
- Casting, regia di Nicolas Wackerbarth (Germania)
- City of the Sun, regia di Rati Oneli (Georgia, Stati Uniti, Paesi Bassi, Qatar)
- Cuatreros, regia di Albertina Carri (Argentina)
- Dayveon, regia di Amman Abbasi (Stati Uniti)
- Dieste: Uruguay, regia di Heinz Emigholz (Germania)
- Drôles d'oiseaux, regia di Elise Girard (Francia)
- A Feeling Greater Than Love (Shu'our akbar min el hob), regia di Mary Jirmanus Saba (Libano)
- For Ahkeem, regia di Jeremy S. Levine e Landon Van Soest (Stati Uniti)
- Foreign Body (Corps étranger), regia di Raja Amari (Tunisia, Francia)
- From a Year of Non-Events (Aus einem Jahr der Nichtereignisse), regia di René Frölke e Ann Carolin Renninger (Germania)
- Golden Exits, regia di Alex Ross Perry (Stati Uniti)
- Green River. The Time of the Yakurunas, regia di Diego E. Sarmiento Pagan e Álvaro Sarmiento (Perù)
- House in the Fields (Tigmi Nigren), regia di Tala Hadid (Marocco, Qatar)
- Inmates, regia di Ma Li (Cina)
- Lady of the Lake (Loktak Lairembee), regia di Haobam Paban Kumar (India)
- Low Tide (Motza El Hayam), regia di Daniel Mann (Israele, Francia)
- Mama Colonel, regia di Dieudo Hamadi (Repubblica Democratica del Congo, Francia)
- El mar la mar, regia di Joshua Bonnetta e J.P. Sniadecki (Stati Uniti)
- El mar nos mira de lejos, regia di Manuel Muñoz Rivas (Spagna, Paesi Bassi)
- Menashe, regia di Joshua Z Weinstein (Stati Uniti, Israele)
- Motherland, regia di Ramona S. Diaz (Stati Uniti, Filippine)
- My Happy Family (Chemi Bednieri Ojakhi), regia di Nana Ekvtimishvili e Simon Groß (Germania, Georgia, Francia)
- Newton, regia di Amit V. Masurkar (India)
- Occidental, regia di Neïl Beloufa (Francia)
- Railway Sleepers (Mon Rot Fai), regia di Sompot Chidgasornpongse (Thailandia)
- Rifle, regia di Davi Pretto (Brasile, Germania)
- Simulation (Tamaroz), regia di Abed Abest (Iran)
- So Long Enthusiasm (Adiós entusiasmo), regia di Vladimir Durán (Argentina, Colombia)
- Somniloquies, regia di Lucien Castaing-Taylor e Verena Paravel (Francia, Regno Unito, Stati Uniti)
- Spell Reel, regia di Filipa César (Germania, Francia, Portogallo, Guinea-Bissau)
- Streetscapes, regia di Heinz Emigholz (Germania)
- El teatro de la desaparición, regia di Adrián Villar Rojas (Argentina)
- Three Lights (Mittsu no hikari), regia di Kōki Yoshida (Giappone)
- Tinselwood, regia di Marie Voignier (Francia)
- The Tokyo Night Sky Is Always The Densest Shade of Blue (Yozora wa itsudemo saikō mitsudo no aoiro da), regia di Yūya Ishii (Giappone)
- Werewolf, regia di Ashley McKenzie (Canada)
Proiezioni speciali
[modifica | modifica wikitesto]- Aimless Bullet (Obaltan), regia di Hyun-mok Yoo (Corea del Sud)
- Last Witness (Choihui jeungin), regia di Doo-yong Lee (Corea del Sud)
- Offene Wunde deutscher Film, regia di Dominik Graf e Johannes Sievert (Germania)
- Org, regia di Fernando Birri (Italia, Argentina)
Un altro cinema marocchino
[modifica | modifica wikitesto]- The Barber of the Poor District (Hallaq Darb al-Fuqara'), regia di Mohamed Reggab (Marocco)
- De chair et d'acier (Men Lahm wa Salb), regia di Mohamed Afifi (Marocco)
- Crossing the Seventh Gate (Obour al bab assabea), regia di Ali Essafi (Marocco)
- Mémoire (Thakirah Arba'at 'Ashar), regia di Ahmed Bouanani (Marocco)
- Le Mirage (Assarab), regia di Ahmed Bouanani (Marocco)
- Oh the Days! (Alyam, Alyam), regia di Ahmed El Maanouni (Marocco)
- Les quatre sources (Al-Manabe' al-Arba'a), regia di Ahmed Bouanani (Marocco)
- Retour à Agadir (Al-'Awdah li Agadir), regia di Mohamed Afifi (Marocco)
- Shining (Al-Boraq), regia di Abdelmajid R'chich (Marocco)
- Sitta wa Thaniat 'Asha, regia di Ahmed Bouanani, Abdelmajid R'chich e Mohamed Abderrahman Tazi (Marocco)
- Tarfaya ou La marche d'un poète (Tarfaya Aw Masseerat Sha'er), regia di Ahmed Bouanani (Marocco)
- Wechma, regia di Hamid Bénani (Marocco)
Forum Expanded
[modifica | modifica wikitesto]- Asbestos, regia di Sasha Litvintseva e Graeme Arnfield (Regno Unito)
- The Brick House, regia di Eliane Esther Bots (Paesi Bassi)
- Camera Threat, regia di Bernd Lützeler (Germania)
- Dark Adaption, regia di Chris Gehman (Canada)
- Hashti Tehran, regia di Daniel Kötter (Iran)
- A Heart of Love (Director's Cut) (Serce Miłości), regia di Łukasz Ronduda (Polonia)
- Heliopolis Heliopolis, regia di Anja Dornieden e Juan David González Monroy (Germania)
- Im Gehäus, regia di Eva C. Heldmann (Germania)
- Jokinen, regia di Laura Horelli (Finlandia)
- The Kali of Emergency (Aapothkalin Trikalika), regia di Ashish Avikunthak (India, Germania)
- Not Every Day is Spring, regia di Haig Aivazian (Libano)
- Off Frame Aka Revolution Until Victory, regia di Mohanad Yaqubi (Palestina, Francia, Qatar)
- One Plus One Makes a Pharaoh's Chocolate Cake, regia di Marouan Omara e Islam Kamal (Egitto, Svizzera)
- Popeye Sees 3D, regia di Ken Jacobs (Stati Uniti)
- Ride Like Lightning, Crash Like Thunder, regia di Fern Silva (Stati Uniti)
- Rudzienko, regia di Sharon Lockhart (Polonia, Stati Uniti)
- Seif Tagreeby, regia di Mahmoud Lotfy (Egitto)
- The Shortest Day, regia di Karø Goldt (Austria)
- Set, regia di Peter Miller (Germania)
- Spin, regia di Ginan Seidl (Germania)
- Studies on the Ecology of Drama, regia di Eija-Liisa Ahtila (Finlandia)
- A Tall Tale, regia di Maya Schweizer (Germania, Irlanda)
- Tashlikh, regia di Yael Bartana (Israele, Paesi Bassi)
- Ten Mornings Ten Evenings and One Horizon, regia di Tomonari Nishikawa (Giappone)
- Turtles Are Always Home, regia di Rawane Nassif (Qatar, Libano)
- Ulrike's Brain, regia di Bruce LaBruce (Germania, Canada)
- Ulysses in the Subway, regia di Paul Kaiser, Marc Downie, Ken e Flo Jacobs (Stati Uniti)
- The Welfare of Thomás Ó Hallissy, regia di Duncan Campbell (Regno Unito, Irlanda)
Generation
[modifica | modifica wikitesto]Generation Kplus
[modifica | modifica wikitesto]- Becoming Who I Was, regia di Chang-Yong Moon e Jin Jeon (Corea del Sud)
- As Duas Irenes, regia di Fabio Meira (Brasile)
- Estate 1993 (Estiu 1993), regia di Carla Simón (Spagna)
- Little Harbour (Piata lod), regia di Iveta Grofova (Slovacchia, Repubblica Ceca)
- Oskars Amerika, regia di Torfinn Iversen (Norvegia, Svezia)
- Owls & Mice (Uilenbal), regia di Simone van Dusseldorp (Paesi Bassi)
- Primero enero, regia di Darío Mascambroni (Argentina)
- Rabbit School: i guardiani dell'uovo d'oro (Die Häschenschule: Jagd nach dem goldenen Ei), regia di Ute von Münchow-Pohl (Germania)
- Red Dog - L'inizio (Red Dog: True Blue), regia di Kriv Stenders (Australia)
- Richard - Missione Africa (Richard the Stork), regia di Toby Genkel e Reza Memari (Germania, Belgio, Lussemburgo, Norvegia)
- Shi Tou, regia di Xiang Zhao (Cina)
- Tesoros, regia di María Novaro (Messico)
- Up in the Sky (Upp i det blå), regia di Petter Lennstrand (Svezia)
- Il viaggio di Amelie (Amelie rennt), regia di Tobias Wiemann (Germania, Italia)
- Wallay, regia di Berni Goldblat (Francia, Burkina Faso, Qatar)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- 1Minuutje natuur, regia di Stefanie Visjager e Katinka Baehr (Paesi Bassi)
- Aaba, regia di Amar Kaushik (India)
- Black Head Cow, regia di Elizabeth Nichols (Tanzania)
- The Catch, regia di Holly Brace-Lavoie (Canada)
- The Dress on Her, regia di Chih Yi Wen (Taiwan)
- Dziedošais Hugo un viņa neticamie piedzīvojumi, regia di Reinis Kalnaellis (Lettonia)
- Em busca da terra sem males, regia di Anna Azevedo (Brasile)
- Hedgehog's Home, regia di Eva Cvijanovic (Canada, Croazia)
- Jazzoo, regia di Adam Marko-Nord (Svezia)
- Der kleine Vogel und die Raupe, regia di Lena von Döhren (Svizzera)
- Li.le, regia di Natia Nikolashvili (Georgia)
- My Gay Sister (Min Homosyster), regia di Lia Hietala (Svezia, Norvegia)
- Odd is an Egg (Odd Er Et Egg), regia di Kristin Ulseth (Norvegia, Portogallo)
- Promise, regia di Xie Tian (Stati Uniti)
- Sabaku, regia di Marlies van der Wel (Paesi Bassi)
- Terrain de jeux, regia di Maxence Lemonnier (Francia)
- Volcano Island (Vulkánsziget), regia di Anna Katalin Lovrity (Ungheria)
- Xalé Bu Rérr, regia di Abdou Khadir Ndiaye (Senegal)
Generation 14plus
[modifica | modifica wikitesto]- Almost Heaven, regia di Carol Salter (Regno Unito)
- Butterfly Kisses, regia di Rafael Kapelinski (Regno Unito)
- Don't Swallow My Heart, Alligator Girl! (Não Devore Meu Coração), regia di Felipe Bragança (Brasile, Paesi Bassi, Francia)
- EMO the Musical, regia di Neil Triffett (Australia)
- The Erlprince (Królewicz olch), regia di Kuba Czekaj (Polonia)
- The Foolish Bird (Ben Niao), regia di Ji Huang e Ryuji Otsuka (Cina)
- Freak Show, regia di Trudie Styler (Stati Uniti)
- The Inland Road, regia di Jackie van Beek (Nuova Zelanda)
- Loving Lorna, regia di Annika Karlsson e Jessica Karlsson (Svezia)
- Mulher do Pai, regia di Cristiane Oliveira (Brasile, Uruguay)
- My Entire High School Sinking Into the Sea, regia di Dash Shaw (Stati Uniti)
- On the Road, regia di Michael Winterbottom (Regno Unito)
- Poi E: The Story of a Song (Poi E), regia di Te Arepa Kahi (Nuova Zelanda)
- School Number 3, regia di Yelizaveta Smith e Georg Genoux (Ucraina, Germania)
- Soldado, regia di Manuel Abramovich (Argentina)
- Those Who Make Revolution Halfway Only Dig Their Own Graves (Ceux qui font les révolutions à moitié n'ont fait que se creuser un tombeau), regia di Mathieu Denis e Simon Lavoie (Canada)
- Weirdos, regia di Bruce McDonald (Canada)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- After the Smoke, regia di Nick Waterman (Australia)
- In a Nutshell, regia di Fabio Friedli (Svizzera)
- Into the Blue, regia di Antoneta Alamat Kusijanović (Croazia, Slovenia, Svezia)
- The Jungle Knows You Better Than You Do, regia di Juanita Onzaga (Belgio, Colombia)
- Libélula, regia di Jose Pablo Escamilla (Messico)
- Milk, regia di Daria Vlasova (Russia, Lituania)
- Morning Cowboy, regia di Fernando Pomares (Spagna)
- La prima sueca, regia di Inés María Barrionuevo e Agustina San Martín (Argentina)
- Seven Minutes (7 Minutes), regia di Assaf MacHnes (Israele)
- Sirens, regia di Emmanuel Trousse (Principato di Monaco)
- Smashed, regia di Sean Lahiff (Australia)
- SNIP, regia di Terril Calder (Canada)
- White Riot: London, regia di Rubika Shah (Regno Unito)
- Wolfe, regia di Claire Randall (Australia)
Perspektive Deutsches Kino
[modifica | modifica wikitesto]- Back for Good, regia di Mia Spengler (Germania)
- The Best of All Worlds (Die Beste Aller Welten), regia di Adrian Goiginger (Germania, Austria)
- Dark Blue Girl (Die Tochter), regia di Mascha Schilinski (Germania)
- Eisenkopf, regia di Tian Dong (Germania)
- End of the Season (Zwischen den Jahren), regia di Lars Henning (Germania)
- Millennials, regia di Jana Bürgelin (Germania)
- Paths (Ein Weg), regia di Chris Miera (Germania)
- Self-Criticism of a Bourgeois Dog (Selbstkritik eines buergerlichen Hundes), regia di Julian Radlmaier (Germania)
- We Were Kings (Könige der Welt), regia di Christian von Brockhausen e Timo Großpietsch (Germania)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Container (Kontener), regia di Sebastian Lang (Germania)
- Final Stage, regia di Nicolaas Schmidt (Germania)
- Gabi, regia di Michael Fetter Nathansky (Germania)
- Mikel, regia di Cavo Kernich (Germania)
- Tara, regia di Felicitas Sonnvilla (Germania)
Proiezioni speciali
[modifica | modifica wikitesto]- Raving Iran, regia di Susanne Regina Meures (Svizzera)
- Seventeen (Siebzehn), regia di Monja Art (Austria)
Retrospettiva
[modifica | modifica wikitesto]- 2022: i sopravvissuti (Soylent Green), regia di Richard Fleischer (Stati Uniti)
- Algol (Algol - Tragödie der Macht), regia di Hans Werckmeister (Germania)
- Alien, regia di Ridley Scott (Regno Unito, Stati Uniti)
- Attacco alla base spaziale U.S. (Gog), regia di Herbert L. Strock (Stati Uniti)
- Blade Runner, regia di Ridley Scott (Stati Uniti, Hong Kong, Regno Unito)
- Dark City, regia di Alex Proyas (Australia, Stati Uniti)
- Eolomea, regia di Herrmann Zschoche (Germania Est, Unione Sovietica, Bulgaria)
- Ghost in the Shell (Kōkaku kidōtai), regia di Mamoru Oshii (Giappone)
- La guerra dei mondi (The War of the Worlds), regia di Byron Haskin (Stati Uniti)
- Himmelskibet, regia di Holger-Madsen (Danimarca)
- Hyakunengo no aru hi, regia di Shigeji Ogino (Giappone)
- Ikarie XB 1, regia di Jindřich Polák (Cecoslovacchia)
- Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind), regia di Steven Spielberg (Stati Uniti)
- L'invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers), regia di Don Siegel (Stati Uniti)
- Kamikaze 1989, regia di Wolf Gremm (Germania Ovest)
- Il mondo sul filo (Welt am Draht), regia di Rainer Werner Fassbinder (Germania Ovest)
- Nel 2000 non sorge il sole (1984), regia di Michael Anderson (Regno Unito, Stati Uniti)
- O-Bi, O-Ba: The End of Civilization (O-bi, O-ba - Koniec cywilizacji), regia di Piotr Szulkin (Polonia)
- Operazione diabolica (Seconds), regia di John Frankenheimer (Stati Uniti)
- Quell'ultimo giorno - Lettere di un uomo morto (Pis'ma mërtvogo čeloveka), regia di Konstantin Lopušanskij (Unione Sovietica)
- Il quinto elemento (Le cinquième élément), regia di Luc Besson (Francia)
- Ropáci, regia di Jan Svěrák (Cecoslovacchia)
- Strange Days, regia di Kathryn Bigelow (Stati Uniti)
- Sul globo d'argento (Na srebrnym globie), regia di Andrzej Żuławski (Polonia)
- Test pilota Pirxa, regia di Marek Piestrak (Polonia, Unione Sovietica)
- Tunnel (Le tunnel), regia di Curtis Bernhardt (Francia, Germania)
- Uchūjin Tōkyō ni arawaru, regia di Kōji Shima (Giappone)
- L'ultima spiaggia (On the Beach), regia di Stanley Kramer (Stati Uniti)
- L'uomo che fuggì dal futuro (THX 1138), regia di George Lucas (Stati Uniti)
Berlinale Classics
[modifica | modifica wikitesto]- Asfalto nero (Schwarzer Kies), regia di Helmut Käutner (Germania Ovest)
- Avanti popolo, regia di Rafi Bukai (Israele)
- Canoa, regia di Felipe Cazals (Messico)
- Io e Annie (Annie Hall), regia di Woody Allen (Stati Uniti)
- Maurice, regia di James Ivory (Regno Unito)
- La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead), regia di George A. Romero (Stati Uniti)
- Terminator 2 - Il giorno del giudizio (Terminator 2: Judgment Day), regia di James Cameron (Stati Uniti, Francia)
Homage
[modifica | modifica wikitesto]- Arancia meccanica (A Clockwork Orange), regia di Stanley Kubrick (Regno Unito, Stati Uniti)
- Barry Lyndon, regia di Stanley Kubrick (Regno Unito, Stati Uniti, Irlanda)
- Cotton Club (The Cotton Club), regia di Francis Ford Coppola (Stati Uniti)
- Dick Tracy, regia di Warren Beatty (Stati Uniti)
- Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel), regia di Wes Anderson (Stati Uniti, Germania)
- Marie Antoinette, regia di Sofia Coppola (Stati Uniti, Francia, Giappone)
- La mia Africa (Out of Africa), regia di Sydney Pollack (Stati Uniti, Regno Unito)
- Momenti di gloria (Chariots of Fire), regia di Hugh Hudson (Regno Unito)
- Il padrino - Parte III (The Godfather: Part III), regia di Francis Ford Coppola (Stati Uniti)
- Shining (The Shining), regia di Stanley Kubrick (Regno Unito, Stati Uniti)
NATIVe - A Journey into Indigenous Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- 24 Snow, regia di Mikhail Barynin (Russia)
- Angry Inuk, regia di Alethea Arnaquq-Baril (Canada)
- A Bride of the Seventh Heaven (Jumalan morsian), regia di Anastasia Lapsui e Markku Lehmuskallio (Finlandia)
- God Johogoi, regia di Sergei Potapov (Russia)
- Half & half, regia di Aka Hansen (Danimarca, Groenlandia)
- Kaisa's Enchanted Forest (Kuun metsän Kaisa), regia di Katja Gauriloff (Finlandia)
- Maliglutit, regia di Zacharias Kunuk (Canada)
- Nowhere Land, regia di Bonnie Ammaq (Canada)
- Ogo Kuyuurduu Turara, regia di Prokopyi Nogovitsyn (Russia)
- On the Ice (Sikumi), regia di Andrew Okpeaha MacLean (Stati Uniti)
- Rebel, regia di Elle-Máijá Tailfeathers (Canada, Norvegia)
- Sami Blood (Sameblod), regia di Amanda Kernell (Svezia, Norvegia, Danimarca)
- Sámi Boddu, regia di Ken Are Bongo (Norvegia)
- Seven Sins: Sloth, regia di Alethea Arnaquq-Baril (Canada)
- Seven Songs from the Tundra (Seitsemän laulua tundralta), regia di Anastasia Lapsui e Markku Lehmuskallio (Finlandia)
- Sumé: The Sound of a Revolution (Sumé: Mumisitsinerup nipaa), regia di Inuk Silis Hoegh (Groenlandia, Danimarca, Norvegia)
- The Tundra Book: A Tale of Vukvukai, the Little Rock (Kniga Tundry. Povest' o Vukvukaye - malen'kom kamne), regia di Aleksei Vakhrushev (Russia)
- Tungijuq, regia di Félix Lajeunesse e Paul Raphaël (Canada)
- Vor dem Schnee, regia di Christian Vagt (Germania)
Culinary Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- André, regia di Mark Tchelistcheff (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Italia, Francia)
- Atlantic, regia di Risteard O'Domhnaill (Irlanda, Canada, Norvegia)
- At the Fork, regia di John Papola (Stati Uniti)
- Boone, regia di Christopher LaMarca (Stati Uniti)
- Chef's Table – Episodio Jeong Kwan, regia di David Gelb (Stati Uniti)
- Chef's Table – Episodio Tim Raue, regia di Abigail Fuller (Stati Uniti)
- Hand.Line.Cod, regia di Justin Simms (Canada)
- Look & See: A Portrait of Wendell Berry, regia di Laura Dunn (Stati Uniti)
- Monsieur Mayonnaise, regia di Trevor Graham (Australia, Germania, Francia, Stati Uniti)
- Schumann's Bar Talks (Schumanns Bargespräche), regia di Marieke Schroeder (Germania)
- Soul, regia di Ángel Parra e José Antonio Blanco (Spagna)
- Theater of Life, regia di Peter Svatek (Canada)
Premi
[modifica | modifica wikitesto][[File:Ildikó Enyedi Golden Bear Berlinale 2017.jpg|upright=1.1|thumb|La regista Ildikó Enyedi, Orso d'oro per Corpo e anima. [[File:Aki Kaurismäki at Berlinale 2017.jpg|upright=1.1|thumb|Aki Kaurismäki, miglior regista per L'altro volto della speranza. [[File:Alain Gomis Photo Call Félicité Berlinale 2017 04.jpg|upright=1.1|thumb|Il regista Alain Gomis, gran premio della giuria per Félicité. [[File:Sally Potter Photo Call The Party Berlinale 2017 03 (cropped).jpg|upright=1.1|thumb|La regista Sally Potter, vincitrice del Guild Film Prize per The Party. [[File:Raoul Peck Photo Call Der junge Karl Marx Berlinale 2017 04.jpg|upright=1.1|thumb|Il regista Raoul Peck, vincitore del Panorama Audience Award per I Am Not Your Negro.
Premi della giuria internazionale
[modifica | modifica wikitesto]- Orso d'oro: Corpo e anima di Ildikó Enyedi
- Orso d'argento, gran premio della giuria: Félicité di Alain Gomis
- Orso d'argento per il miglior regista: Aki Kaurismäki per L'altro volto della speranza
- Orso d'argento per la migliore attrice: Kim Min-hee per Bam-ui haebyeon-eseo honja di Hong Sang-soo
- Orso d'argento per il miglior attore: Georg Friedrich per Helle Nächte di Thomas Arslan
- Orso d'argento per la migliore sceneggiatura: Sebastián Lelio e Gonzalo Maza per Una donna fantastica di Sebastián Lelio
- Orso d'argento per il miglior contributo artistico: Dana Bunescu per il montaggio di Ana, mon amour di Peter Călin Netzer
- Premio Alfred Bauer: Pokot di Agnieszka Holland
Premi della giuria "Opera prima"
[modifica | modifica wikitesto]- Migliore opera prima: Estate 1993 di Carla Simón
Premi della giuria "Documentari"
[modifica | modifica wikitesto]- Miglior documentario: Ghost Hunting di Raed Andoni
Premi della giuria "Cortometraggi"
[modifica | modifica wikitesto]- Orso d'oro per il miglior cortometraggio: Small Town di Diogo Costa Amarante
- Orso d'argento, premio della giuria: Ensueño en la Pradera di Esteban Arrangoiz Julien
- Audi Short Film Award: Street of Death di Karam Ghossein
- Menzione speciale: Centauro di Nicolás Suárez
- Cortometraggio candidato agli European Film Awards: The Artificial Humors di Gabriel Abrantes
Premi onorari
[modifica | modifica wikitesto]Premi delle giurie "Generation"
[modifica | modifica wikitesto]Kinderjury Generation Kplus
[modifica | modifica wikitesto]- Orso di cristallo: Little Harbour di Iveta Grofova
- Menzione speciale: Il viaggio di Amelie di Tobias Wiemann
- Orso di cristallo per il miglior cortometraggio: Promise di Xie Tian
- Menzione speciale: Hedgehog's Home di Eva Cvijanovic
Generation Kplus International Jury
[modifica | modifica wikitesto]- Grand Prix per il miglior lungometraggio: ex aequo Becoming Who I Was di Chang-Yong Moon e Jin Jeon e Estate 1993 di Carla Simón
- Special Prize per il miglior cortometraggio: Aaba di Amar Kaushik
- Menzione speciale: Sabaku di Marlies van der Wel
Jugendjury Generation 14plus
[modifica | modifica wikitesto]- Orso di cristallo: Butterfly Kisses di Rafael Kapelinski
- Menzione speciale: Those Who Make Revolution Halfway Only Dig Their Own Graves di Mathieu Denis e Simon Lavoie
- Orso di cristallo per il miglior cortometraggio: Wolfe di Claire Randall
- Menzione speciale: SNIP di Terril Calder
Generation 14plus International Jury
[modifica | modifica wikitesto]- Grand Prix per il miglior lungometraggio: School Number 3 di Yelizaveta Smith e Georg Genoux
- Menzione speciale: The Foolish Bird di Ji Huang e Ryuji Otsuka
- Special Prize per il miglior cortometraggio: The Jungle Knows You Better Than You Do di Juanita Onzaga
- Menzione speciale: Into the Blue di Antoneta Alamat Kusijanović
Premi delle giurie indipendenti
[modifica | modifica wikitesto]- Premio della giuria ecumenica
- Concorso: Corpo e anima di Ildikó Enyedi
- Menzione speciale: Una donna fantastica di Sebastián Lelio
- Panorama: Enquête au Paradis di Merzak Allouache
- Menzione speciale: I Am Not Your Negro di Raoul Peck
- Forum: Mama Colonel di Dieudo Hamadi
- Menzione speciale: El mar la mar di Joshua Bonnetta e J.P. Sniadecki - Premio FIPRESCI
- Concorso: Corpo e anima di Ildikó Enyedi
- Panorama: Pendular di Júlia Murat
- Forum: A Feeling Greater Than Love di Mary Jirmanus Saba - Guild Film Prize: The Party di Sally Potter
- Premio CICAE Art Cinema
- Panorama: Centaur di Aktan Arym Kubat
- Forum: Newton di Amit V. Masurkar - Label Europa Cinemas: Insyriated di Philippe Van Leeuw
- Premio Caligari: El mar la mar di Joshua Bonnetta e J.P. Sniadecki
- Peace Film Prize: Adriana's Pact di Lissette Orozco
- Amnesty International Film Award: La Libertad del Diablo di Everardo González
- Premio Heiner Carow: Fünf Sterne di Annekatrin Hendel
- Teddy Award
- Miglior lungometraggio: Una donna fantastica di Sebastián Lelio
- Miglior documentario: Small Talk di Hui-Chen Huang
- Miglior cortometraggio: My Gay Sister di Lia Hietala
- Premio della giuria: Close-Knit di Naoko Ogigami
- Special Teddy Award: Monika Treut
- Premio dei lettori di Männer: La terra di Dio - God's Own Country di Francis Lee
Premi del pubblico e dei lettori
[modifica | modifica wikitesto]- Panorama Audience Award
- Film: Insyriated di Philippe Van Leeuw
- Documentari: I Am Not Your Negro di Raoul Peck - Premio dei lettori della Berliner Morgenpost: Corpo e anima di Ildikó Enyedi
- Premio dei lettori di Der Tagesspiegel: Mama Colonel di Dieudo Hamadi
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u 67th Berlin International Film Festival - February 9-19, 2017, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 15 maggio 2023.
- ^ Jan 31, 2017: Berlinale 2017: An Honorary Golden Bear and Homage for Oscar-Winner Milena Canonero, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Awards 2017, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 16 marzo 2017.
- ^ Sep 06, 2016: Berlinale Launches First Endowed Documentary Award In 2017, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Jan 04, 2017: World Premiere of Django to Open the Berlinale 2017, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Nov 03, 2016: Retrospective 2017: "Future Imperfect. Science · Fiction · Film", su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ An Englishman in New York, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Werner Nekes – Das Leben zwischen den Bildern, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Facts & Figures of the Berlinale 2017, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ a b c d e f Juries - 2017, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 23 giugno 2022.
- ^ a b c d e Sono stati proiettati i primi due episodi.