Utente:Letizia Giugni/Santuario di Monteforte

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Le sanctaire de la Vierge de “Monteforte” se trouve aux pieds du mont dans le territoire de la mairie d’Abriola. La structure remonte au Moyen Âge et est pleine de fresques précieuses. Sur le côté nord, sur le mur, sur l’abside il y a les plus anciennes et les plus visibles. Au Monteforte il y a été peut-être aussi une chapelle privée utilisée par les clercs ou les ammôniers des Templiers, pour des fonctionnes religieux . L’excès de l’humiditè causée pour les variations de température et les fortes chutes de neige ont déterminé la détérioration de la fresque représentant la Vierge assise sur le trône. Sur le côté nord du sanctaire il y a encore la fresque intacte représentant le mariage de Joseph et Marie. Sur le côté sud il y a des fragments d’une scène qui remonte à la “Purification de Marie”. Il y a plusieurs fresques qui racontent d’autres épisodes de la Vierge Marie et du mur central de l’abside, qui comprend l’intromission des saints. Il n’y a pas seulement des fresques représentées à l’époque du Moyen Âge, mais aussi du XVI siècle. En fait on a ajouté des blasons qui symbolisent l’université d’Abriola et les deux families qui ont financé la restructuration de l’église.

Il santuario della Madonna di Monteforte (1316m) si erge a ridosso della sommità dell'omonimo monte (1147m) nel territorio del comune di Abriola (PZ). In quel sito montuoso ascoso tra selve antiche venne eretto nel corso del Medioevo un luogo di culto. E' possibile individuare la struttura originaria medievale nell'aula rettangolare dell'attuale santuario.

Gli affreschi medievali

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Nell'abside e sulla parete nord dell'aula medievale sono presenti le pitture più antiche risalenti alla metà del XIII° e il primo quarto del XIV° secolo. Sul lato sinistro della parete frontale dell'abside,risulta affrescata una croce di colore rosso inserita all'interno di un cerchio, che riconduce alla presenza in quel luogo di qualche "crociato permanente" appartenente all'Ordine dei cavalieri del Tempio. Monteforte potrebbe essere, dunque, una cappella o un oratorio privato utilizzato da chierici o cappellani templari. Studi sulla viabilità antica hanno posto in evidenza l'importanza della strada Hercule, che consentiva un collegamento trasversale tra la via Appia e la Pompilia. Su quel tessuto viario che collegava Venusia, Melpbia, Potentia e Grumentum si innestarono nel tempo ulteriori diramazioni per esigenze politiche, religiose, e militari.

Nella cappella medievale di Monteforte vi è l'esistenza di un affresco raffigurante una croce patente templare, risalente alla seconda metà del XIII secolo, e di una precedente acquasantiera in stile romanico con un catino aggiunto. Lungo la parte inferiore della parete nord dell'aula medievale compaiono, inoltre, i frammenti di un affresco databile allo stesso periodo. Decorano, la parte inferiore di un mantello azzurro sapientemente drappeggiato con ricami dorati, che doveva ricoprire la tunica color rosso, di cui è rimasto appena un cenno, che rivestiva la figura identificabile con una Madonna in trono. Sul lato destro è affrescata la minuscola figura del committente con tratti del volto ancora ben visibili e le mani incrociate sul petto in segno di devozione.

Nella calotta è raffigurata la Deesis (il Cristo fra la Madonna e San Giovanni Battista in preghiera) databile al primo quarto del secolo XIV. Il Salvatore siede sulla cattedra reggendo con la mano sinistra la tavola su cui scorre un'iscrizione latina. Ai due lati dell'aureola del Cristo compaiono i monogrammi greci ''IHS''=IH(COV)S e ''XPS'' =XP(ICTO)S, quasi a voler sottolineare l'unione della Chiesa d'Oriente e d'Occidente nella fede in Gesù Cristo. Sul lato destro la Madonna aureolata veste una tunica azzurra ricoperta da un manto color rosso, stellato e con bordura ricamata;dispiega il braccio sinistro con la mano aperta poggiando la destra sul cuore. Sul lato sinistro è San Giovanni Battista aureolato, capelli e barba fluenti color castano.

La statua della Madonna di Monteforte

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L'eccesso di umidità causato sulla parete nord dagli sbalzi termici e dalle abbondanti nevicate dovette determinare il progressivo deteriorarsi dell'affresco medievale raffigurante una Madonna in trono. La frequentazione della cappella sicuramente subì una temporanea interruzione e un abbandono sin quando un nuovo impulso religioso spinse, sul finire del XV° secolo, alla decisione di affidare a un artigiano del posto il compito di realizzare una statua lignea della Madonna prendendo a modello la pittura murale presente nella cappella di Monteforte. La statua lignea modella la Madonna in posizione rigida e frontale assisa sul trono. Presenta un busto pieno e ben modellato, una cotta con pieghe piatte e cinto in vita, maniche lunghe prive di guarnizioni e bernia abbinata alla cotta. Il capo è coperto da un leggero tessuto che scende sulle spalle. La Madonna volge lo sguardo fisso in avanti con le braccia tese in segno d'attesa. La realizzazione della statua lignea della Madonna di Monteforte da parte di un ignoto artigiano locale assurge, per altri versi, a simbolico ma reale riconoscimento di un ceto, quello artigianale , maggiormente rappresentativo della comunità abriolona del Quattrocento. La nuova icona riaccese il culto e il pellegrinaggio attorno a Monteforte, dalla cui sommità la Madonna riluceva e splendeva come una stella.

Lo sposalizio di Giuseppe e Maria

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Sul versante nord del santuario vi è l'ancora integro affresco raffigurante lo sposalizio di Giuseppe e Maria, collocato dunque all'interno di un riquadro raffigurante episodi tratti dal "Libro sulla Natività di Maria filtrati attraverso la "leggenda aurea"(o "Libro dei Santi") del frate domenicano divenuto vescovo della città di Genova nel 1292. Naturalmente gli episodi centrali presentano come protagonista San Giuseppe e viene messo in luce il lungo processo che lo ha portato alla decisione di prendere la Vergine Maria in sposa. L'attenzione è posta centralmente sulla scena dello scambio delle promesse, ambientata in un atrio delimitato da due colonne che sorreggono degli archi. Di profilo troviamo la figura del Gran Sacerdote, che , sorridente, incita con le mani alzate San Giuseppe. Il santo è in procinto di porgere al dito l'anello nuziale alla sua futura sposa, anch'ella aureolata. A lato della Madonna, poco distante, si scorge la figura di un'ancella in abito cinquecentesco, lo sguardo rivolto verso il basso, e dietro di questa fa capolino un'altra fanciulla, che al contrario osserva lo scambio delle fedi con sguardo compiaciuto.


La purificazione di Maria

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Dall'altro lato, sul versante sud, si susseguono i frammenti di una scena che rimanda alla "Purificazione di Maria". L'affresco, segnato purtroppo dallo scorrere del tempo, che ne ha causato un affievolimento dei colori e la caduta dell'intonaco, lascia intravedere in modo preciso solo le figure protagoniste dell'episodio, ovvero di Giuseppe e Maria. I due personaggi si trovano delimitati da un arco, sorretto da due colonne e che rappresentano l'entrata al Tempio di Gerusalemme. L'episodio è stato certamente tratto da un passo del Vangelo secondo Luca (2, 21-38), ovvero la "Presentazione di Gesù al Tempio".

La Dormitio Mariae Virginis

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Il ciclo di affreschi doveva continuare sulla volta con la narrazione speculare di ulteriori episodi della vita della Beata Vergine Maria sino a giungere a quei brandelli di piedi sanguinanti e alla Dormizione della Santa Madre di Dio, i cui frammenti e brani residui compaiono rispettivamente nei riquadri del versante sud e nord prossimi alla parete centrale dell'abside. Sul versante sud della volta sono invece, ancora leggibili, i brani affrescati della Dormitio Mariae Virginis, attribuita a San Giovanni il Teologo, ossia l'Evangelista, alla cui leggenda l'affrescante si ispira. L'episodio si ricongiunge,cosi, in speculare continuità con la raffigurazione medievale della Deesis,con la Santa Madre di Dio e San Giovanni Battista che indicano nel Cristo la nuova luce del mondo e una nuova vita per quanti Lo seguono e in Lui credono. Il magister Joannes Todiscus de Briola, Giovanni Todisco, e la sua bottega da loro desunsero quella sorta di luminoso plasticismo introdotto nelle inquadrature prospettiche e l'addensarsi di brani narrativi e figure iconografiche tratte da stampe anteriori e coeve di incisori nordici e italiani. Sul versante nord, negli affreschi raffiguranti lo "Sposalizio di Giuseppe e Maria" e la "Purificazione di Maria" traspare una cultura figurativa aggiornata che mescola il gusto narrativo e naturalistico del tardo gotico alla conquista della prospettiva e all'immersione della scena in una luce calda e soffusa. Al contrario, negli affreschi rappresentanti "L'Annunciazione", la "Presentazione di Maria al Tempio" e il " Dormitorio Mariae Virginis la figurazione presenta un accento ai volumi delle figure e sembra impegnata nella costruzione di un lessico pittorico volgare.

La Genealogia di Gesù

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Sulle pareti dell'aula absidata scorrono, all'interno di un viticcio gotico, che si avvolge a modo di una spirale , i tre anelli della "Genealogia di Gesù "secondo Matteo tra filatteri e ritratti dei molteplici esponenti generazionali, raffigurati di profilo, a mezzo busto, con figurazione ruotata. La sequenza narrativa procede con alcune interruzioni, createsi dalla caduta dell'intonaco, su due registri orizzontali che scorrono sulle pareti, fino a ricongiungersi alla raffigurazione medievale della "Deesis" nell'abside.


Il primo anello

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La narrazione che comprende gli episodi del primo anello della "Genealogia di Gesù" prende inizio sulla parete frontale dell'abside, sotto il frammento del tondo entro il quale doveva essere raffigurato il busto dell'evangelista Matteo, identificato dall'inscrizione: "SEC(VNDVM)MATTEV(M)". La raffigurazione riferita ad Abramo che generò Isacco doveva precedere l'immagine del personaggio colto di profilo che, con la testa fasciata da un turbante, barba lunga e bianca, volge la mano sinistra e lo sguardo verso quello individuato dalla frase frammentaria: "IACOB G(ENVIT) F(RATES) Y(VDAE)". A causa della caduta dell'intonaco, si sono persi irrimediabilmente la rappresentazione degli altri personaggi.

Il secondo anello

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Sul registro inferiore orizzontale della parete sud, tra lo scialbo dei colori si delinea a mezzo busto un personaggio di cui si intravedono soltanto il volto ricoperto da una lunga barba bianca e la mano destra che regge uno scettro. Tra i viticci svolazza l'iscrizione "(REX) DAVID (S)AL(OMON GENVIT) DE V(XORE) VRIAE", che segna l'inizio della figurazione riguardante gli esponenti del secondo anello della genealogia. Segue il frammento di un re coronato, che volge gli occhi pensosi verso il basso tra brandelli di viticcio e il nome residuo "SALOMON (GENVIT ROBOANVM)".

Il terzo anello

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La continuità narrativa della "Genealogia di Gesù" risulta interrotta e interpolata sulla parete nord dal consistente frammento dell'affresco raffigurante "L'Assunzione della Vergine con il Bambino" tra angeli musici. Al lato del personaggio in abiti rinascimentali, di cui si intravede solo una parte del volto, che reca sul petto una collana con croce dorata ed ha gli avambracci fasciati a mo' di corazza con i polsi legati, sul registro orizzontale superiore della parete nord riprende la raffigurazione degli esponenti del terzo anello dopo la deportazione in Babilonia.

Gli affreschi del Seicento

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Sulla parete frontale dell'arco, ultimata la nuova costruzione, vennero affrescati gli stemmi dell'Università di Abriola e delle due famiglie che intervennero a finanziare i lavori di trasformazione della struttura, le pitture murali della nuova aula, della sagrestia, il cancello ligneo di cui è rimasto soltanto l'architrave e l'ancona lignea entro cui venne collocata la statua della Madonna di Monteforte. Gli stemmi sono attualmente occultati dalla ricollocazione del soffitto ligneo settecentesco, mentre l'architrave in legno. L'ancona , a intaglio policromo e dorato, è costituita da colonnine laterali intagliate. Sulla destra e sulla sinistra della cortina laterale due drappi con frangia simulavano con intento scenografico la scoperta della scena da parte dei devoti. Ne è rimasto soltanto quello di sinistra, essendo stata ricavata nel corso del Settecento, una nicchia nello spazio a destra, per collocarvi la statua dell'Assunta. La Madonna con il Bambino appare tra le nubi a San Giuseppe e a San Francesco nello squarcio della luce iridescente del cielo, mentre la Vergine sta per essere incoronata da due angeli che sorreggono una corona a punte. Poggia il piede destro sulla testa gigantesca di un cherubino in primo piano. Sulla parete dell'attuale sagrestia parzialmente riquadrata da una lesena sormontata da un capitello, da una cornice tripartita e da un fregio, è la raffigurazione della Crocifissione con Maria Maddalena e la Madonna.L'affresco a tempera,attribuibile ad un ignoto artista locale, raffigura il Cristo in croce con un teschio alla base. Maria Maddalena in ginocchio ricurva abbraccia la croce mentre la Madonna, in piedi e orante, volge lo sguardo supplice a Gesù crocifisso. La presenza dei due conventi francescani valse a tener desta la devozione religiosa e a diffondere ulteriormente il messaggio evangelico in quell'area coinvolgendo i diversi ceti sociali. Il vescovo Bonaventura Claver, francescano conventuale, avrà modo di constatare nella Relazione ad limina del 18 aprile 1655 il raddoppio della presenza dei Frati Conventuali, restando invariato quello dei Frati Cappuccini e la persistenza in quel centro di cinque Confraternite tra cui S.tae Mariae expectationis.

Dal settecento al periodo contemporaneo

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Durante la reggenza del vescovo Agnello Rossi che attesta nelle "Relationes" ad limita la presenza dei due conventi francescani, il feudo di Abriola passò dalla famiglia De Sangro a Gianbattista Coracciolo e al figlio Domenico.Procuratore della cappella di Monteforte era un certp Laurenzio De Blasio ed economo tale Bartolomeo Arnone , come si evince da un atto del notaio Francesco Passarelli di Abriola riguardante la cessione in enfiteusi dei beni della cappella. Sotto l'episcopato di Biagio de Dura si provvide a dotare il santuario di una capanna. Quando era vescovo della diocesi Giuseppe Maria Melendez l'sncona lignea contenente la statua quattrocentesca della Madonna di Monteforte venne collocata sull'altare in pietra, eretto in tempi imprecisati. Nella relazione ad limina di Melendez del 26 ottobre 1744 è attestata invece la presenza ad Abriola di quattro confraternite e la dedicazione dei conventi francescani: quello dei Conventuali a Sant'Antonio da Padova e quello dei Cappuccini a San Francesco.

Bonaventura Fabozzi chiarisce le modalità di elezione e di nomina degli officiales reggenti le Confraternite, eletti per suffragio segreto secondo l'uso canonico. Dopo la vendita della terra di Abriola e del feudo di Arioso a Francesco Federici di Montalbano Ionico , la venerabile cappella laicale della Madonna di Monteforte possedeva beni pari a 424 once e 24 grane provenienti dalla gestione di terreni e animali di proprietà. In pieno Settecento venne anche realizzato il soffitto ligneo istoriato, venne realizzato mediante l'accostamento di vari assi. Al centro, fra gli angeli e cherubini, è raffigurata l'immagine dell'assunta assisa su una pedana. La vita del santuario sembra attestarsi, quindi, nel corso del Settecento più sulla celebrazione del culto dell'Assunta che su quello di Santa Maria dell'Attesa o di Monteforte.

Intorno alla seconda metà del Settecento quella Confraternita provvide anche a ricavare una nicchia nella parete nord dell'aula cinquecentesca, per inserirvi la statua settecentesca dell'Assunta, come attesta il frammento votivo di un dipinto murale. Raffigura un uomo inginocchiato in preghiera con la sua sposa. Innalza tra le mani il figlio raccomandandolo alla Madonna incoronata che appare tra le nubi con il Bambino benedicente fra le braccia. Dopo i tragici episodi che interessarono il territorio di Abriola nel 1809, la cappella di Monteforte transitò, per le leggi sulla eversione feudale e anticlericale, al Comune e per esso all'Amministrazione Generale degli Ospizi e Luoghi Pii della provincia di Basilicata. Dopo il ritorno del Borbone una serie di interventi interessarono quel luogo pio.

Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento l'emigrazione transoceanica accentuò la crisi demografica e sociale dei centri del potentino, tra cui Abriola. Pur tra guerre e l'instaurarsi del regime fascista, il lume della fede e della devozione mariana non si spense mai. Un altare venne eretto, lungo la parte nord sotto la nicchia che accoglieva la statua dell'Assunta. Vennero così ricoperti gli affreschi preesistenti. I lavori di consolidamento dell'edificio e il restauro degli affreschi di Monteforte hanno restituito ad una maggiore consapevolezza la storia di quel luogo occultata all'interno del santuario. Ai frescanti di Monteforte possiamo attribuire il merito di averne conservato le tracce nella luce sfaccettata dei colori.