Utente:Francesca Vare/Sandbox

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Thanjavur Balasaraswati (13 maggio 19189 febbraio 1984) è stata una danzatrice indiana. La sua interpretazione del Bharatanatyam, uno stile di danza classica che ha avuto origine nel sud dell’India e, in particolare, nella regione del Tamil Nadu, ha reso questo stile di danza noto in molte parti dell’India e in diverse parti del mondo.[1]

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Thanjavur Balasaraswati, anche conosciuta come Balasaraswati, è nata a Madras, India[2]. Ha rappresentato la settima generazione da tradizione matrilineare (????) della famiglia di musicisti e ballerini del tempio[3]. Queste figure sono chiamate Devadasi[4], che letteralmente significa “servitrici di deva (dio)”, e hanno il compito di adorare e servire una divinità o la sua dimora terrena (il tempio) per il resto della loro vita.

Il suo antenato, Papammal, vissuto nel XVIII secolo, fu un musicista e ballerino patrocinato dalla corte di Tanjore. Sua nonna, Vina Dhanammal (1867–1938), è considerata la più influente musicista dei primi decenni del Ventesimo secolo. Sua madre, Jayammal (1890–1967)[5], era una cantante e ha incoraggiato l’allenamento quotidiano di Balasaraswati[6], nonostante la ferma opposizione del resto della famiglia. (Perché, se erano tutti BALLERINI?)

I suoi rigorosi allenamenti di danza hanno avuto inizio all’età di quattro anni sotto la guida dell’illustre insegnante di danza K. Kandappan Pillai, membro della rinomata famiglia Thanjavur Nattuvanar. La sua formazione deriva da una scuola con un repertorio specifico, creato nel XIX secolo da quattro fratelli conosciuti come “the Tanjore Quartet” [2]. Fin dalla sua infanzia, Bala ha studiato anche musica all'interno della famiglia. I suoi fratelli minori, T. Ranganathan e T. Viswanathan, sono stati entrambi noti musicisti, sia in India che negli Stati Uniti d’America, e membri della facoltà della Wesleyan University. La figlia ed erede, Lakshmi Knight (1943–2001), è stata una celebre esecutrice dello stile di sua madre[2]. Ora è sua nipote, Aniruddha Knight[7], a continuare lo stile. Aniruddha è sia la direttrice artistica del Bala Music and Dance Association, che ha sede negli Stati Uniti d’America, sia del Balasaraswati School of Dance in India.

Suo genero, Douglas M. Knight Jr, ha scritto la biografia di Balasaraswati, anche grazie al Guggenheim Fellowship (2003). Il titolo originale è “Balasaraswati Her Art & Life”[8]. Trattandosi di una biografia, vengono riportati alcuni episodi della vita della ballerina; ma viene anche messo l’accento sulla capacità di una singola artista di riuscire a far sopravvivere l’eredità artistica della sua tradizione, prima in una realtà coloniale e poi in una realtà nazionalistica indiana post Indipendenza[1].

Il famoso regista indiano Satyajit Ray ha girato un documentario su Balasaraswati, intitolato Bala (1976)[2]. In esso sono presenti due performance dell’artista e un’intervista in inglese. Satyajit Ray ha poi scritto un articolo, 'Working with Bala'[9].

Dopo un periodo di malattia e vedova di un funzionario del governo indiano, all’età di 64 anni Balasaraswati è morta il 9  febbraio 1984 a Madras, India[2]

L’iniziale ispirazione ad intraprendere la carriera di ballerina deriva dall’aver assistito alle performance di Gauri Ammal quando era molto piccola. Ma non è stato "l’illustre insegnante di danza K. Kandappan Pillai" a iniziarla fin dall' età di 4 anni?? Il debutto (= arangetram) di Balasaraswati ha avuto luogo nel 1925, ossia all’età di sette anni[10], presso il tempio di Meenakshi Amman a Kanchipuram. Anche se ha seguito i canoni tradizionali, la sua figura come ballerina si è allontanata da quella di “danzatrice del tempio”, sposata alla divinità.[6] (spiegare meglio come è quando è stata maturata questa scelta, e in cosa consiste lo stile peculiare di Bala)

Nel 1934 ha eseguito una performance a Calcutta e questo l’ha resa la prima rappresentante dello stile tradizionale al di fuori del sud dell’India ( ma allora c'è dell'originalita interpretativa o ha solo diffuso in altre parti del paese uno stile già CODIFICATO?) Durante la sua gioventù fu notata dal coreografo Uday Shankar, diventato in seguito un suo ardente promotore. Dagli anni Trenta del XX secolo la sua fama ha attraversato tutta l’India, diventando un’artista mondiale; è stata stimata da grandi ballerini quali Shambhu Maharaj, Dame Margot Fonteyn, Martha Graham e Merce Cunningham.

Durante gli anni Cinquanta, il Bharatanatyam è stato molto promosso (da chi?) con lo scopo di divulgare una forma d’arte indiana unica nel suo genere. Balasaraswati, grazie all’incoraggiamento ricevuto dall’Accademia di musica di Madras[6], ha creato una sua scuola di danza in associazione con l’istituto, nella quale ha formato diverse ballerine secondo il suo stile.

Nei primi anni Sessanta Bala ha incominciato a viaggiare fuori dall’India, svolgendo delle performance in Asia orientale (Tokyo, 1961) e negli Stati Uniti (Jacob’s Pillow Dance Festival, 1962). Nel 1963, al Festival di Edinburgo, ha conosciuto la  ballerina e coreografa americana Martha Graham e la ballerina inglese Margot Fonteyn.

Gli ultimi concerti di Balasaraswati a New York si sono svolti tra il 1972 e il 1973, e fino al 1979 ha continuato ad insegnare negli Stati Uniti[6], grazie al patrocinio di diversi istituti quali Wesleyan University (Middletown, Connecticut), California Institute of the Arts (Valencia), Mills College (Oakland, California), University of Washington[10] (Seattle) e Jacob’s Pillow Dance Festival (Beckett, Massachusetts).

Premi e riconoscimenti

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Riconoscimenti ricevuti in India:

  • President's Award dal Sangeet Natak Akademi. (1955)
  • Padma Bhushan (1957)[11] e Padma Vibhushan (1977) dal Governo indiano per un illustre servizio alla nazione.[12]
  • Titolo di Sangitha Kalanidhi dalla Madras Music Academy, il più eminente premio per musicisti dell’India del sud. (1973)[8]
  • Titolo di Sangitha Kalasikhamani dalla Indian Fine Arts Society, Chennai (1981).

In una recensione del New Tork Times, nell’inserto culturale Anna Kisselgoff ha descritto Bala come “supreme performing artists in the world” (1977). India Today, una delle principali riviste indiane, sulla base di un sondaggio, ha classificato Balaswarati come una dei 100 indiani più promettenti che  hanno plasmato il destino dell’India post Coloniale. Lei è stata l’unica danzatrice non occidentale inclusa nella raccolta di Dance Heritage Coalition, "America's Irreplaceable Dance Treasures: The First 100" (2000).

È stata descritta come la più grande e unica depositaria delle tradizionali rappresentazioni artistiche di musica e danza della regione meridionale dell’India da V. K. Narayana Menon, illustre critico d’arte e studioso di musica e danza classica indiana.

Balasaraswati ha rivoluzionato le tradizionali musiche e danze del Bharatanatyam (in che modo?) La sua grandezza è stata sia quella di riuscire a coinvolgere un pubblico sempre più grande[10], indiano e non, che quella di incoraggiare un vasto numero di nuovi praticanti ad intraprendere un percorso sotto la sua guida in questa particolare forma d’arte.

  1. ^ a b (EN) M. D. Muthukumaraswamy, Balasaraswati: Rekindling the torch of tradition, in The Times of India, 30 maggio 2015.
  2. ^ a b c d e (EN) ANNA KISSELGOFF, BALASARASWATI IS DEAD AT 64; CLASSICAL DANCER FROM INDIA, in The New York Times, 10 febbraio 1984.
  3. ^ (EN) Reginald Massey, Chandralekha: Controversial Indian dancer whose ideas challenge d convention, in THE GUARDIAN, 9 febbraio 2007.
  4. ^ (EN) Angela M. Yarber, Embodying the Feminine in the Dances of the World's Religions, Peter Lang Publishing Inc., 2011, p. 39.
  5. ^ (EN) Kay Poursine, Hasta as Discourse on Music: T. Balasaraswati and Her Art, in Dance Research Journal, vol. 23, n. 2, pp. 17-24.
  6. ^ a b c d (EN) Avanthi Meduri, Bharatanatyam as a Global Dance: Some Issues in Research, Teaching, and Practice, in Dance Research Journal, vol. 36, n. 2, Congress on Research in Dance, 2004, pp. 11-29.
  7. ^ (EN) To dance like a man, in New Indian Express, 11 settembre 2013.
  8. ^ a b (EN) M. D. Muthukumaraswamy, Balasaraswati: Rekindling the torch of tradition, in The Times of India, 30 maggio 2015.
  9. ^ (EN) Nivedita Ramakrishnan, Satyajit Ray on Balasaraswati: Bala (1976), su cinemacorridor.blogspot.it, 31 ottobre 2012. URL consultato il 14 novembre 2017.
  10. ^ a b c (EN) Betty True Jones, T. Balasaraswati: 1919-1984, in Dance Research Journal, vol. 16, n. 2, p. 47.
  11. ^ (EN) Padma Awards Directory (1954-2013) (PDF), su mha.nic.in.
  12. ^ (EN) Public Padma Awards Directory (1954-2007) (PDF), su mha.nic.in.
  • Balasaraswati, e S. Guhan, Bala on Bharatanatyam, Madras, Sruti Foundation, 1991.
  • Knight Douglas, M. Balasaraswati: Her Art & Life. Middletown, Conn: Wesleyan Univ. Press, 2010.
  • Foley Kathy, "Reviewed Work(s): BALASARASWATI: HER ART AND LIFE by Douglas M. Knight" Asian Theatre Journal 28.2 (2011), pp. 598-602.
  • Ray, Satyajit, "Working with Bala" Quarterly Journal (1976), pp. 29-32.
  • Robinson, Andrew. Satyajit Ray: The Inner Eye. Calcutta: Rupa & Co, 1990.
  • Menon, Narayana, Marilyn Silverstone, and Wolfgang Laade. Balasaraswati. New Delhi: Inter-National Cultural Centre, 1970.
  • Balasaraswati, , John Frazer, and Robert E. Brown. Balasaraswati. New York: Postworks, 2009.
  • Ray, Satyajit. Bala. 1976
  • Knight, Aniruddha. T. Balasaraswati. 2006