Utente:Filizac/Sandbox

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Guglielmo Cameli nacque a Teramo il 1 gennaio 1891, città nella quale trascorse tutta la sua vita.

Dopo aver frequentato le scuole elementari, si iscrisse all'Istituto Tecnico Commerciale "Vincenzo Comi" di Teramo, e nel 1909, a 18 anni, conseguì il diploma di ragioniere.

Partecipò in quel periodo ad un concorso bandito dalle Poste italiane, vincendolo, e iniziò la sua carriera nell'Ufficio di Ragioneria, del quale poi sarebbe diventato Direttore.

Nel 1920, a 29 anni, sposò Elvira Cruciano, dalla quale ebbe nove figli (tra cui Marcello, il quale avrebbe preso molto a cuore, in futuro, l'opera poetica del padre).

Per tale motivo poi, sotto il fascismo, fu presidente dell'Unione fascista famiglie numerose.

Sempre nel 1920 fu consigliere comunale a Teramo, e contemporaneamente venne chiamato da Giustino Bonolis, direttore del giornale umoristico locale chiamato "Il Piccolo Sasso", a collaborare con la rivista. Così ebbe modo di esternare le sue doti di caricaturista, attraverso simpatiche filastrocche che decorava con vignette, che firmava col nome di Fortunello, noto personaggio del Corriere dei Piccoli.

I soggetti che Cameli preferiva prendere di mira con le sue bonarie parodie erano personaggi caratteristici o noti dell'ambiente cittadino teramano. Dopo aver preso dimestichezza con le rime inventando filastrocche, cominciò a comporre poesie in vernacolo. Col tempo divenne il direttore stesso del Piccolo Sasso.

Nel 1923 la grande dedizione al lavoro gli valse l'alta onorificenza di Cavaliere della Corona D'Italia.

Nel 1929 pubblicò la sua prima raccolta di poesie in vernacolo teramano, Canzune pajesane, con all'interno anche opere scritte molti anni prima. Nella prefazione del libro, Guglielmo scrive a se stesso una lettera nella quale si firma come Fortunello, il suo ex nome d'arte: in questo modo dichiara di voler conservare questo pseudonimo anche nella composizione delle poesie, per rimanere federe a quella vena umoristica che aveva caratterizzato i suoi scritti quando lavorava come autore di filastrocche.

Pubblicò negli anni seguenti altre raccolte di poesie: A lo parlare agi mensura nel 1934, e Sotto a la torre nel 1936.

Nel 1936, per il musicista Pasquale Malaspina, scrisse i versi dell'Inno al Ruzzo, successivamente Canzone d'amore, musicata dal maestro Di Jorio, e infine L'amore lundane,musicata da Ennio Vetuschi.

Partecipò a varie manifestazioni canore regionali, tra cui la XX Maggiolata di Ortona.

Scrisse un'ulteriore opera in versi, rimasta inedita: l'Inferno. Ispirandosi a Dante Alighieri, Cameli immagina di discendere anche lui nel regno dei dannati e di trovarvi, disposti nei vari gironi infernali, personaggi e cittadini teramani noti all'epoca.

A causa della sua estrema dedizione al lavoro e agli impegni vari, familiari e non, soffrì di molti mali, tra cui uno scompenso cardiaco, iniziato nel 1947, che lo portò infine alla morte, il 12 aprile 1952.

Nel 1960, a cura dell'Amministrazione comunale di Teramo, venne pubblicata la prima raccolta postuma di poesie in vernacolo, intitolata I canti di fortunello. Successivamente, nel 1967, a cura del figlio Marcello Cameli, vennero pubblicate Il ritorno di fortunello, sempre in dialetto, e Si approssima la sera, questa volta in lingua italiana