Utente:Dorothy Spade/Sandbox

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Juliane House

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Juliane House è una linguista tedesca esperta di traduzione. Attualmente è presidente dei programmi linguistici e direttore del dottorato in linguistica applicata alla Hellenic American University.

Il modello di valutazione della qualità della traduzione di House

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In traduzione, un testo scritto in una lingua viene trasformato in un testo in un’altra lingua che abbia lo stesso significato dell’originale. Se e come l’equivalenza funzionale può essere raggiunta, dipende da due diversi tipi di traduzione individuati da House: la traduzione manifesta e quella nascosta.[1]

Il modello originale (1977) è stato oggetto di critiche che House ha affrontato nella sua versione successiva. Di seguito è presentato il modello più recente del 1997.

Il modello coinvolge un sistematico confronto del "profilo testuale" del testo di partenza (TP) e del testo di arrivo (TA)[2]. Il modello comparativo si concentra sulla realizzazione dei due testi attraverso mezzi lessicali, sintattici e testuali. I mezzi testuali si riferiscono a:[3]

  • dinamica tematica: struttura tematica e coesione;
  • collegamento clausale: additivo (e, in aggiunta), avversativo (ma, tuttavia), ecc.;
  • legame iconico: parallelismo delle strutture.  

Il modello proposto consente di classificare la qualità di una traduzione sulla base di un confronto sistematico tra TP e TA.[4] Il parametro di confronto è il registro, che consente di individuare genere, tipo di informazioni trasmesse e relazione tra mittente e destinatario. Le discordanze tra TP e TA consentono di distinguere una 'traduzione nascosta' da una 'traduzione manifesta'. La prima mantiene la stessa funzione comunicativa dell’originale ed è realizzata come se il testo fosse stato redatto originariamente nella lingua di arrivo. La seconda è riconoscibile dalla presenza di differenze socioculturali tra i destinatari del TP e del TA che rendono necessari degli adattamenti.

Secondo House, gli elementi che costituiscono il registro sono:

  • campo (o argomento): ciò di cui tratta il testo.
  • tenore: fornisce informazioni sui partecipanti posizione sociale, personale e intellettuale dell'interlocutore, sulla sua collocazione temporale e geografica.
  • modo: individua il canale e il grado di partecipazione tra mittente e destinatario, distinguendo quindi il parlato dallo scritto nel primo caso e il monologo dal dialogo nel secondo.

Traduzione manifesta e traduzione nascosta

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Una traduzione manifesta (overt translation) è una versione del testo di partenza che non si propone di essere una copia dell’originale. Traduzioni manifeste sono quelle del discorso politico di Winston Churchill dopo la Seconda guerra mondiale, che era un discorso legato a una specifica cultura di partenza e a uno specifico periodo e contesto storico, nonché le traduzioni di opere letterarie, che sono collegate alle loro culture di origine. Tuttavia, la funzione del testo di partenza e quella del testo di arrivo non possono essere le stesse, perché i mondi del discorso in cui operano sono diversi. Una traduzione manifesta è, come il nome stesso suggerisce, volutamente una traduzione; non vuole essere un secondo originale. La lingua nella traduzione esplicitante può vedere alcune parole straniere interposte alle parole della lingua di arrivo. In conclusione, una traduzione esplicitante è un’entità ibrida sia da un punto di vista linguistico che da un punto di vista psicolinguistico.

La situazione cambia radicalmente nel caso della traduzione nascosta (covert translation). House la definisce come una traduzione che nella lingua di arrivo gode dello status di testo originale[5]. In questo tipo di traduzione il testo originale non è particolarmente legato alla cultura e al pubblico del testo di partenza; al contrario, sia il testo di partenza che quello di arrivo si rivolgono apertamente ai rispettivi lettori. Una traduzione implicita si definisce tale in quanto non è in nessun modo contrassegnata pragmaticamente come traduzione, ma appare come un testo creato da zero. Si potrebbe dire che un testo originale e la sua traduzione implicita differiscono “solo accidentalmente” nelle rispettive lingue. Esempi di traduzione implicita sono tutti i testi “pronti all’uso”: istruzioni, circolari commerciali, pubblicità, testi giornalistici e scientifici. Le traduzioni nascoste presentano spesso piccoli problemi di traduzione legati alla lingua e alla cultura. Per risolverli il traduttore deve tener conto dei diversi presupposti culturali. Deve quindi ricreare un evento linguistico equivalente riproducendo nella traduzione la funzione dell’originale. La funzione di una traduzione nascosta è quella di “ricreare, riprodurre o rappresentare nel testo tradotto la funzione che il testo originale ha nel suo quadro linguistico-culturale e nel mondo del discorso”[6]. L’equivalenza è necessaria a livello del genere e della funzione del testo, ma il traduttore deve utilizzare quello che House chiama “filtro culturale”, modificando elementi culturali e dando in questo modo l’impressione che il testo tradotto sia in realtà un testo originale. Questo può comportare cambiamenti sui livelli della lingua/testo e del registro. Spesso c’è una vera e propria distanza culturale dal testo di partenza e l’audience della traduzione implicita spesso non è a conoscenza del fatto che sta leggendo una traduzione, perché la riceve pensata come un testo di partenza.

Didattica della traduzione

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Per molto tempo, la formazione dei traduttori si basava sull'apprendimento tramite pura emulazione di un modello traduttivo proposto, spesso dopo tentativi non guidati di traduzione individuale di testi.

La seguente citazione di House offre una descrizione di una tipica lezione di traduzione dei nostri giorni, presso le università in Europa:

"Il docente del corso, madrelingua, distribuisce un testo (il motivo della scelta di questo di solito non viene spiegato, perché spesso si tratta di un saggio letterario che il docente ha “trovato” per caso).  Il testo è pieno di trappole, il che significa che gli insegnanti non si propongono di addestrare gli studenti alla complessa e difficile arte della traduzione, ma di indurli in errore. Il testo viene quindi preparato, oralmente o in forma scritta, per le sessioni successive e poi l'intero gruppo esamina il testo frase per frase, con ogni frase letta da uno studente diverso. L'insegnante chiede soluzioni di traduzione alternative, corregge le versioni suggerite e infine presenta la frase nella sua forma finale, “corretta”... Questa procedura è naturalmente molto frustrante per gli studenti" (Juliane House, Kiraly 1995: 7).

Dunque, secondo House, questo approccio all'insegnamento non è adeguato. Oggi, con il miglioramento dei sistemi d'istruzione, la formazione dei traduttori si è evoluta e lo studente è il centro di tale sistema. Tuttavia, la citazione di House sul metodo d'insegnamento della traduzione descrive ancora l'approccio di molti insegnanti.

  1. ^ Juliane House, Translation.
  2. ^ Juliane House, A Model for Translation Quality Assessment, p. 43.
  3. ^ Juliane House, A Model for Translation Quality Assessment, p. 44.
  4. ^ Juliane House, A Model for Translation Quality Assessment, p. 43.
  5. ^ Jeremy Munday, Introducing Translation Studies: Theories and Applications.
  6. ^ Jeremy Munday, Introducing Translation Studies: Theories and Applications, p. 114.
  • Gambier, Yves. Van Doorslaer, Luc. 2010. Volume 1, Handbook of Translation Studies. John Benjamins Publishing Company..
  • Munday, Jeremy. (2008) Introducing Translation Studies: Theories and Applications, 2nd edition, Routledge.
  • House, J. (1997) Translation Quality Assessment: A Model Revisited, Tübingen: Niemeyer.
  • House, Juliane. 1981. (2d ed.). A Model for Translation Quality Assessment. Tübingen: Narr. House, Juliane. 1997. Translation Quality Assessment: A Model Revisited. Tübingen: Narr. House, Juliane. 2009. Translation. Oxford: Oxford University Press.