Utente:Donatella Mecca/Scritture di rettifica

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Questa è la pagina di prova dove Donatella Mecca, Antonietta Adinolfi, Federica Nardiello e Rosario Luciello approfondiranno il seguente argomento: le scritture di rettifica.

  • Le scritture di rettifica

Le scritture di rettifica stornano dei comportamenti di reddito già rilevati che vengono inventati al futuro in quanto non di competenza dell'esercizio. Con le scritture di rettifica si "sospendono" alcuni costi e ricavi dal partecipare alla formazione del risultato economico di un dato esercizio, facendoli entrare a far parte del patrimonio di funzionamento. I costi e i ricavi sospesi mettono in evidenza i legami esistenti tra i vari esercizi amministrativi: il componente positivo o negativo che viene stornato dal reddito di un esercizio va a incidere sul reddito dell'esercizio successivo. Le scritture di rettifica riguardano la rilevazione:

  1. delle rimanenze di merci, materie prime, prodotti finiti, materiali di consumo ecc. ;
  2. dei risconti attivi e passivi.
  • Le rimanenze

Le merci, le materie prime, sussidiarie e di consumo, i prodotti finiti che sono di proprietà dell'impresa nel momento in cui si redige l'inventario, sono indicati con il nome di rimanenze. Queste comprendono sia le materie, i prodotti e le merci in magazzino sia quelle eventualmente depositate presso terzi in custodia o ingaranzia sia quelle in viaggio perché spedite dai fornitori o in corso di trasferimento da un magazzino all'altro dell'impresa. L'estistenza delle rimanenze viene accertata con un' accurata rilevazione delle quantità di ogni singolo articolo trattato e può essere ottenuta:

  1. con l'inventario di fatto cioè tramite una effettiva ricerca di magazzino dalle quantità giacenti;
  2. con l'inventario contabile basato su un sistema di scritture che permettono la determinazione permanente delle scorte.

Le rimanenze devono essere iscritte nell'inventario al costo di acquisto o di produzione oppure al valore di realizzo desumibile dall'andamento del mercato, se minore. Per le merci, le materie e ogni altro bene acquistato all'esterno, il costo d'acquisto è formato dal prezzo di acquisto, comprensivo degli oneri accessori (costi di trasporto, di scarico, di assicurazione ecc.) imputabili direttamente alle merci (con esclusione però degli interessi), al netto di eventuali sconti mercantili e dei ribassi. Il costo di produzione è dato dal costo di fabbricazione dei prodotti ottenuti internamente, determinato tenendo conto dei componenti impiegati nella lavorazione, dei costi del lavoro e dei costi per servizio, con l'esclusione dei costi generali di amministrazione e di vendita. Ovviamente le imprese commerciali prendono in considerazione il costo di acquisto e le imprese industriali, che effettuano un processo di trasformazione della materia prima in prodotto finito, il costo di produzione. Il valore di mercato è dato dal valore netto di realizzo, determinato come differenza tra il prezzo di vendita e i costi di vendita direttamente imputabili alle merci, come per esempio i costi di trasporto e imballo a carico del venditore, le provvigioni ad agenti e rappresentanti ecc. In base al principio della prudenza la valutazione delle rimanenze deve essere effettuata al minore valore tra il costo ed il valore netto di realizzo del mercato. Le rimanenze sono beni per i quali sono stati sostenuti durante l'esercizio costi di acquisto, di trasposto, di scarico, di conservazione, di produzione e che saranno venduti o consumati nell'esercizio successivo. Costituiscono quindi componenti di reddito dell'esercizio futuro, da stornare dal reddito del presente esercizio. La rettifica si effettua indirettamente rilevando:

  1. in Avere di appositi conti accesi alle variazioni positive d'esercizio (Merci c/rimanenze finali, Materie di consumo c/rimanenze ecc.) i valori attribuiti alle rimanenze come complessi indistinti di componenti di reddito correlati ai costi d'esercizio;
  2. in Dare di specifici conti accesi ai costi sospesi (Merci, Materie di consumo ecc.) gli stessi valori, rinviati al futuro e considerati quindi come elementi attivi del patrimonio di funzionamento (costi sospesi).
  • I risconti

Nel corso del periodo amministrativo l'impresa può effettuare dei pagamenti e delle riscossioni connesse a costi e ricavi a regolamento anticipato che danno la loro utilità o vengono goduti per più esercizi. In questi casi, poiché la competenza economica di questi costi e ricavi interessa più esercizi, il loro importo deve essere ripartito fra l'esercizio in corso e gli esercizi successivi. Più precisamente, al termine del l'esercizio:

  1. la parte già maturata economicamente è il costo o ricavo di competenza dell'esercizio di cui si vuole calcolare il reddito;
  2. la parte non ancora maturata economicamente, vale a dire il risconto, deve essere stornata dal reddito dell'esercizio in corso ed essere rinviata alla formazione del reddito e dei futuri esercizi.

I risconti sono quote di costi o di ricavi non ancora maturate ma che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria.

Mentre le scorte di merci costituiscono delle rimanenze materiali, i risconti sono delle rimanenze contabili.

I risconti attivi riguardano costi da rinviare ai prossimi esercizi; sono quindi costi sospesi. I risconti passivi riguardano ricavi da rinviare ai prossimi esercizi; sono quindi ricavi sospesi. La quota di costi o di ricavo, già rilevata in via anticipata e che deve essere sospesa, viene calcolata proporzionalmente al tempo non ancora decorso. I risconti attivi si registrano in dare e i risconti passivi si registrano in avere dei rispettivi conti; come contropartita si procede alla diretta registrazione nei conti interessati delle rettifiche ai costi o ai ricavi d'esercizio. Nel determinare ratei o risconti relativi a interessi si deve fare attenzione all'importo con il quale i debiti o i crediti, sui quali gli interessi maturano, sono scritti in inventario. Se l'importo del credito o del debito è già compresivo dell'interesse, per cui la rilevazione è stata effettuata in via anticipata, bisogna calcolare un risconto. Se l'importo del credito o del debito non comprende gli interessi, per cui la rilevazione sarà posticipata, bisogna calcolare un rateo.

DIFFERENZE TRA I RATEI E I RISCONTI.

1. Ratei: ● sono valori finanziari; ● prevedono le entrate o le uscite relative a ricavi o costi a rilevazione posticipata; ● misurano la parte dei ricavi o dei costi già maturata; ● hanno lo stesso segno dell'operazione alla quale si riferiscono (esempi: il rateo su un interesse attivo è un rateo attivo; il rateo su un interesse passivo è un rateo passivo); ● sono valori di integrazione.

2. Risconti: ● sono valori economici; ● rappresentano costi o ricavi a rilevazione anticipata per i quali non sono ancora stati ricevuti o prestati i relativi servizi; ● riguardano la parte di ricavi o costi che deve ancora maturare; ● hanno segno contrario all'operazione alla quale si riferiscono (esempi: il risconto su un interesse attivo è un risconto passivo; il risconto su un interesse passivo è un risconto attivo); ● sono valori di rettifica.



(Fonte: Entriamo in azienda oggi 1)