Coordinate: 43°46′02.46″N 11°14′26.24″E

Utente:Camilla Ballerini/Sandbox

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Piazza Tasso

Piazza Torquato Tasso è una delle piazze del quartiere Oltrarno a Firenze.

Piazza Torquato Tasso è generalmente conosciuta anche sotto i nomi di: Piazza Gusciana, Via San Benedetto e via della Chiesa. Vi si accede dal viale Vasco Pratolini, via di Camaldoli, via del Leone, via della Chiesa, via del Campuccio, via Gusciana e viale Francesco Petrarca. La denominazione più famosa è in onore del poeta Torquato Tasso (1544-1595) e gli fu conferita nel Gennaio del 1913, alcuni anni dopo il determinarsi di una prima configurazione della piazza tra il 1901 e il 1905 grazie all'apertura di un tratto delle mura che chiudevano la zona. Il nome di “Gusciana”, sopravvissuto agli altri nei primi anni dopo l'apertura della piazza, è stato poi ridato (1998) a una strada contigua.

Anticamente questa zona della città, a ridosso delle mura, era detta di Camaldoli, per la presenza della chiesa di San Salvatore a Camaldoli con il relativo convento (un monastero donato ai monaci camaldolesi nel 1102), oggi sconsacrata. In questa zona avevano il laboratorio Bicci di Lorenzo e i suoi familiari.

Vicende urbanistiche

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Sulla base di quanto rilevabile dalle piante di Firenze e dai disegni conservati presso l'Archivio Storico del Comune, le trasformazioni subite dall'area sono così riassumibili:

Nel 1700

Nella pianta di Firenze delineata da Ferdinando Ruggieri nel 1731 si identifica chiaramente la zona, chiusa dall'ultima cerchia di mura, con evidente il già citato monastero.

Nel corso del 1800: le premesse per una trasformazione urbana"""

In occasione dell'avvento di Firenze come capitale del Regno d'Italia, Giuseppe Poggi elaborò un piano, successivamente conosciuto come il "Piano Poggi". Il progetto fu approvato dal consiglio comunale nel 1866. Il piano prevedeva grosse modifiche in plurime zone della città. A causa dello spostamento della capitale a Roma, non venne realizzato nella sua interezza ma portò comunque a modifiche che avevano ormai irrimediabilmente compromesso il tessuto urbano. Il Piano prevedevano nella zona dell'attuale piazza, tra Porta Romana e Piazza Pier Vettori una stretta fascia residenziale, saturante il breve spazio pianeggiante fino a lambire le colline di Bellosguardo e Monte Oliveto.

Da queste premesse, in pochi decenni, le febbre demolitrice contaminò l'intera area conducendo alla creazione della Piazza che rappresenta il risultato di quell'effetto esplosivo che si verificò all'interno di uno dei tessuti più antichi dell'Oltrarno storico.

Negli anni 80 del 1800, trasferita la Capitale a Roma, nella zona di San Frediano è ancora vigente il Piano Poggi con alcune modifiche. Si prevedono demolizioni per il quartiere, anche nella zona dell'attuale Piazza Tasso. Infatti le demolizione investono anche i residui dell'antico baluardo presso Camaldoli e alcune case di Via Gusciana, per la creazione di una più modesta piazza, antistante l'ex Chiesa di San Salvatore.

Il 9 gennaio 1885, il Cavalier Landi propone al consiglio comunale di demolire un settore delle mura urbane per una maggiore areazione del quartiere di San Fredian, verso Camaldoli. Questa proposta deriva dall'accaduto del disastroso Epidemia di colera in Italia del 1973, soprattutto riferito a Napoli, che nelle sue zone centrali più malsane e fatiscenti venne colpito maggiormente. È il subdolo principio del "diradamento" all'interno dei tessuti urbani, del decoro e della luce ed aria che debbono <circolare rinanatrici>.

Presso la piazzetta che si viene a formare a Gusciana, si propone la creazione di una nuova barriera del dazio, che sarà detta di Bellosguardo nel 1887. Il progetto darà affidato a Girolamo Passeri Viene richiesto dall'Ufficio del Dazio, oltre alla sostituzione delle mura con una doppia cancellata, l'apertura di una terza barriera tra quella di Gusciana e Porta San Frediano, presso la Torre di San Rocco per agevolare l'ingresso in città, troppo angusto attraverso l'antica porta medievale di San Frediano.

È prevista la demolizione al settore di mura corrispondente, anche la distruzione del fabbricato antistante la postierla di Camaldoli che fa parte dell'ex convento di San Salvatore. Vengono demoliti anche i muri che delimitano gli orti di Gusciana, lungo l'omonima strada e lungo via delle Murina. Ipotizzata anche la rettificazione del fronte settentrionale della vecchia via di Gusciana, tra via di Camaldoli e via del Leone, in quanto costituisce il 'fondale' della nuova barriera ed il margine Nord della relativa piazzetta. I lavori della barriera si concluderanno del 1891.

Tra il 1888 e il 1891 il piano di 'riordino' del quartiere di S.Frediano procede e si dilata nuovamente.

È del 16 febbraio 1888, il progetto di demolizione delle mura comprese tra Porta S.Frediano e la torre di S.Rocco, compreso l'oratorio. L'oratorio verrà acquistato nel 1889 dal Comune dal Regio Demanio.

È nel 1889, che si prevede di realizzare una strada che congiunge la piazza del Carmine con la nuova piazzetta della barriera di Bellosguardo, che prende il nome della scomparsa Via Gusciana. Nel Luglio dello stesso anno, l'ingegnere Tito Gori presenta due ipotesi progettuali: la prima conforma al piano regolatore generale mentre la seconda possiede alcune varianti. La via avrebbe dovuto iniziare presso il lato destro della chiesa del Carmine, all'altezza di Piazza Piattellina, e sboccare di fronte alla barriera, dopo che diagonalmente intersecava via del Leone e via della Chiesa. Una variante nel secondo progetto prevede un giardinetto triangolare perimetro dalle ultime due strade citate e dalla nuova via.

Nel 1892, la Giunta Comunale adotta il progetto viario, così iniziano le stime degli immobili da espropriare in via del Campuccio (via Gusciana), via del Leone e via della Chiesa. Altri espropri verrano effettuati anche presso la via Lungo le Mura di S.Rocco, per ampliare la strada secondo il progetto già citato.

Nel '90 era stata di nuovo presa in considerazione l'idea di demolire le mura fino a Porta Romana, sostituendole con una doppia cancellata in fesero, quale nuovo confine daziario. Il progetto prevedeva un viale interno, parallelo al Giardino Torrigiani; uno "spazio neutro" frapposto alle due cancellare; la corsia con i binari per i tramways; una doppia fila di alberi con un percorso pedale; il viale esterno, già esistente (viale Petrarca). Contemporaneamente i Torrigiani, decidono di alienare il settore meridionale del loro giardino (verso il convento della Calza) per destinarlo ad area fabbricativa. Il progetto del nuovo quartiere di Boffi, che prevedeva 'villini' residenziali per la borghesia, è affidato all'architetto Michelangelo Maiorfi. La lottizzazione è approvata con una delibera della Giunta Comunale del 28 aprile 1891. Con il decadere del progetto di demolizione delle mura lungo il Viale Petrarca, anche tale lottizzazione sarà ridimensionata e ridotta ad un 'moncone' viario ortogonale a via dei Serragli, con poche e disarticolate abitazioni.

I piani urbanistici adottati finora esposti dalla cronaca, rivelano la confusione, approssimazione ed incertezza che sta alla base delle scelte tardo-ottocentesche. Il comun denominatore di tali 'varianti' e 'ripensamenti' rimane la visione poggiata della città ma peggiorata e svilita da presupposti meramente speculatori e funzionalistici. Infatti è sancita la distruzione di un sedimentato ed antico settore dell'Oltrarno storico.

Interventi del 1900 Il 26 febbraio del 1912 si costituisce l'Unione Fiorentina per il Miglioramento e Risorgimento del Quartiere dell'Oltrarno, sotto la presidenza dell'Avvocato Vincenzo Pagani Nefetti. Dopo i radicali interventi di ristrutturazione effettuati nel corso dell'ottocento nei quartieri di Santa Maria Novella e di San Giovanni, conclusi con l'eliminazione del mercato vecchio del ghetto si pensò infatti dover risanare anche il quartiere di San Frediano. Non a caso il simbolo dell'unione era uno scudo è suddiviso in quattro settori che simboleggiavano ognuno uno dei quartieri storici di Firenze, di cui tre avevano il giglio del quarto ricava la dicitura 'nondum floruit'. I motivi che spingono a tale operazione sono due: il traffico e l'igiene. Da un lato si lamenta l'isolamento del quartiere sia rispetto al settore storico di qua d'Arno, sia rispetto alle nuove zone residenziali che nascevano di là dai viali Aleardi e Petrarca. Per ovviare a tale inconveniente si propose da un lato di realizzare un nuovo ponte sull'Arno e dall'altro di eliminare le vecchie barriere del dazio che era stata ampliata nel 1911 e in particolare di abbattere le cancellate poste lungo Viale Aleardi presso Porta San Frediano, alzate dopo eliminazione di quel tratto murario. Per quanto riguarda il problema del degrado del rione, questo era dato dalla sovrappopolazione, con condizioni igieniche disastrose e con un alto tasso di criminalità. Per combattere il problema si pensò di porre un argine mediante la demolizione dei vecchi isolati, aprendo nuove piazze ed ampie strade, dove "l'aria potesse circolare risanatrice". Lungo queste nuove vie, sarebbero dovuti sorgere nuovi decorosi palazzi. Tali giustificazioni adottate risultano iprocrite. Il vero motivo va ricercato nella volontà della borghesia di affermare il proprio prestigio. Infatti con la scusa del risanamento morale, si sarebbe eliminare dalla città, una grossa massa di sottoproletariato urbano temuto per possibili focolai di agitazioni sociali, confinandoli in nuove periferie. Con questo metodo, la popolazione non avrebbe mai avuto i mezzi per poter riacquistare nuovi mobili, il cui prezzo sarebbe salito alle stelle.

Nel 1912, la piazzetta di Gusciana, presso l'ex barriera di bellosguardo, muta il suo nome. Prenderà quello di piazza Torquato Tasso in occasione di un primo riordino.

Tra il 1912 e il 1913, iniziarono gli espropri di alcuni vecchi stabili in via del Leone, lungo il lato Ovest della strada. È del primo ottobre del 1915 la relazione dell'ingegnere Giovanni Bellincioni, a quei tempi assessore ai Lavori Pubblici. La relazione riguardava il piano generale di risanamento, che codificava, coordinava e pianificava le proposte parziali e interventi precedenti. Nel Piano Bellincioni, la piazza deve essere ampliata verso nord dove si uniscono tre delle quattro traverse cordate, mentre Via del Leone e di Camaldoli sono destinate a scomparire nella logica dei nuovi isolati previsti. La quarta traversa lambisce il fianco orientale della chiesa del Carmine presso il quale deve aprirsi una piazzetta. Il Piano Bellincioni, viene presentato al pubblico dalla stampa nell'ottobre 1915, suscita polemiche, ma non sui contenuti ma sui problemi economici che comporta un tale intervento. La polemica si riduce tra la parte degli economisti più cauti e quella che vede il piano come la realizzazione dell'apoteosi della patria, una volta uscita vittoriosa dalla guerra.

Con la fine della guerra, gli espropri si concentrano nei lotti 10 e 11 che corrispondo a Piazza Tasso, via dei Camaldoli, via dell'Orto, via del Leone.

Tra il 1918 e il 1920 sono acquisire dal comune e destinare alla demolizione numerose case seriali, molte dotate di retro con stretti e lunghi orti e giardini, con aiuola, praticelli, siepi, vialetti e alberi. Queste aree verdi vengono distrutte in favore di enormi blocchi residenziali.

Negli anni 20 e 30 proseguono gli acquisti e le demolizioni.

La via di congiunzione con piazza del Carmine esiste al tempo, limitata al tratto compreso tra piazza Tasso e via della Chiesa.

Negli anni 30, quando decade il progetto di S.Frediano, si pensa di ampliare la piazza, fino a via della Chiesa.

Negli studi prospettici ed assonometrici del 1935, elaborati dall'Ufficio tecnico comunale, la piazza viene sentita come un "vuoto urbano", come uno squarcio traumatico nel continuum edilizio plurisecolare. La piazza non diviene una "cesura degeneratrice", nella maglia stradale, nemmeno un collegamento tra spazi pubblici o un elemento urbanisticamente polarizzante ed architettonicamente integrato.

Nel 1936, la demolizione delle case per l'allargamento della piazza è quasi ultimata. e interamente conclusa nel 1939.

Dopo il 1945, con la conclusione della guerra, si sceglie di sistemare la nuova piazza che è disarticolata, mediante una frettolosa e incongrua destinazione a giardini pubblici.

Nel 1945, il Comune indice un concorso per la riqualificazione della piazza nell'ambito di un'ipotesi progettuale di riassetto del quartiere, che ha nessun seguito.


Configurazione attuale

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Nella piazza si trovano poi due lapidi commemorative: una ricorda l'eccidio di cinque abitanti, operato da un manipolo di fascisti alla vigilia della liberazione di Firenze, il 17 luglio 1944 (la strage è ugualmente ricordata da una targa posta nel luglio del 1945 all'angolo tra la piazza e il viale Francesco Petrarca); l’altra è in memoria degli abitanti del quartiere caduti durante la Prima guerra mondiale.

Su un lato della piazza, all'angolo con Via del Leone e Via della Chiesa, è visibile un tabernacolo con un affresco del XIV secolo, attribuito al Giottino o a Nardo di Cione, che nel 1958 è stato restaurato e sostituito con una copia.

In Piazza Tasso è situato anche il complesso di edifici che comprende le ex Scuole Leopoldine (fondate dal granduca Leopoldo II di Lorena) e la chiesa sconsacrata di San Salvatore: le Scuole, rimaste a lungo in stato di abbandono, ma attualmente restaurate, mentre la chiesa di San Salvatore a Camaldoli, appartenente al Comune, è stata utilizzata come palestra e adesso vi vengono spesso organizzate mostre e manifestazioni culturali.

Oggi la piazza è uno dei principali centri d'animazione del quartiere: il giardino presenta sia una zona attrezzata con giochi sia un piccolo campo di calcetto recintato. Al posto del parcheggio esisteva la rimessa delle carrozzelle dei fiaccherai fiorentini, oggi traslocata alla Cascine.

In Via del Leone, all’angolo con Via della Chiesa, si trova un tabernacolo con un affresco della prima metà del XIV secolo. Fino agli inizi del XX secolo questo affresco era nascosto dietro un'inferriata e pressoché sconosciuto, ma nel 1908 fu restaurato una prima volta e reso visibile. Il tabernacolo era detto «Della Madonna del morbo», ed è probabile che sia stato realizzato come ringraziamento per la fine della pestilenza del 1348. In origine, era posto in Piazza Santo Spirito (da dove fu tolto nel XVIII secolo) ed è attribuito al Giottino (attivo intorno al 1365-70) o a Nardo di Cione. L'affresco è stato staccato e restaurato nel 1958 e ne è stata realizzata una fedele copia oggi collocata al posto dell'originale.

Ex Leopoldine

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Il chiostro dell'antico complesso delle ex Leopoldine in piazza Tasso è stato completamente restaurato e nel dicembre 2006 è stato inaugurato e restituito all'uso pubblico della città. E' uno spazio urbano tornato a Firenze e al quartiere dell'Oltrarno, un grande cortile quadrato, con al centro un prato verde, circondato da un portico con colonne in pietra grigia destinato ad ospitare manifestazioni di artigiani, concerti ed eventi pubblici. L'affresco sull'ingresso che conserva uno stemma mediceo settecentesco sorretto dai simulacri di due virtù, è stato inoltre riportato alla luce. Il restauro ha rispettato la struttura del complesso, reintegrato nuove colonne, identiche a quelle antiche risalenti al 1100, epoca in cui la contigua chiesa di San Salvatore fu donata dal Comune ai frati camaldolesi. Questo complesso vanta una lunga storia: nel 1523 è stato convento delle monache Gerosolimitane; nel 1622 è diventato "Ospedale dei poveri mendicanti»; nel 1677 adibito dal granduca Cosimo III a «Ricovero delle povere fanciulle»; ha ospitato le «Regie scuole leopoldine»; servizi assistenziali, ecc… L'alluvione del '66 e un incendio nel '73, gli dettero il colpo di grazia fino al recente recupero, portato avanti dall'ufficio di edilizia residenziale pubblica, iniziato già nel 2002.

Uno dei giorni più tristi per la città di Firenze fu il 17 luglio 1944. Un autocarro carico di fascisti e di alcuni agenti in borghese, tra cui si riconoscono i famigerati membri della banda Carità, piombò improvvisamente in piazza. Le persone cominciano a scappare temendo un rastrellamento, ma i fascisti che erano giunti in piazza Tasso, cominciano a sparare sulla folla. Nella strage muoiono cinque persone, tra cui Ivo Poli, un bambino di 8 anni, che viene colpito mentre sta correndo verso casa. I fascisti in questa occasione arrestarono molti cittadini, che verranno fucilati alle cascine nei giorni successivi. In ricordo dei morti oggi in Piazza Tasso è stata posta una lapide in loro memoria.


  • Francesco Cesati, La grande guida delle strade di Firenze, Newton Compton Editori, Roma 2003.

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