Palazzo Marazzi (già Clavelli)
Palazzo Marazzi (già Clavelli) | |
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La facciata | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Crema |
Indirizzo | Via Giacomo Matteotti, 56 |
Coordinate | 45°21′39.1″N 9°41′19.64″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | in uso |
Costruzione | XV secolo (?) – XVII secolo |
Uso | residenza privata, uffici |
Piani | 2 |
Il palazzo Marazzi, già Clavelli, è una dimora storica privata di Crema.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Per quanto le prime notizie storiche siano piuttosto tarde, risalenti al XVII secolo, questo palazzo potrebbe avere origini molto più antiche, forse anche quattrocentesche[1]. Lo dimostrerebbero i rinvenimenti avvenuti durante un restauro ottocentesco durante il quale vennero alla luce due finestre in terracotta ed una monofora tardogotica[1]. Inoltre, Mario Perolini osservava un paramento quattrocentesco di fine fattura lungo l'apparato murario, all'epoca parzialmente scrostato, che corre parallelo all'antico Cantoncello dell'Abbazia (il vicoletto che conduce all'ex palazzo Dolfin Compostella)[1]. Indizio oggi non osservabile dopo i restauri e il ripristino dell'intonaco.
Di fatto sappiamo che nel XVII secolo la costruzione era proprietà della famiglia Clavelli, ramo di Camillo[2]. Nel 1630 vi dimorava Clavello cui successe il nipote Antonio Maria, sicuramente proprietario nel 1685[2]. Costui sposò Camilla Benvenuti ed ebbero un'unica figlia, Aurelia che, quindi, fu l'unica erede dei beni paterni[3][1]. Aurelia si maritò con il marchese Antonio Maria Pallavicino al quale portò in dote le proprie eredità con l'obbligo di aggiungere il proprio cognome a quello dello sposo dando origine così al ramo Pallavicino-Clavelli[3][4][1].
I Pallavicino-Clavelli si stabilirono definitivamente a Cremona nel corso del XVIII secolo cosicché nel 1815 il palazzo veniva classificato come casa d'affitto[1]. Muzio Pallavicino-Clavelli vendette la dimora nel 1821 a Sermone e Girolamo Vimercati Sanseverino, ma vi rimase a questa famiglia per poco tempo: la figlia di Girolamo, Maria, sposò nel 1844 il conte Paolo Marazzi alla cui famiglia, quindi passò l'immobile per eredità[1].
Personalità illustri
[modifica | modifica wikitesto]Tra le personalità che dimorarono nello stabile che si distinsero in qualche campo si segnalano:
- Il conte Antonio Maria Clavelli, occupò il seggio di Provveditore 1658 ed è ricordato per la sua erudizione e per la sua oratoria; scrisse una relazione latina sulla città di Crema e dette alle stampe nel 1675 un libro intitolato Teatro delle città d'Italia[3].
- La contessa Costanza Noli Dattarino, vedova di Sermone Vimercati Sanseverino, deceduta nel 1838 istituì una cappellania perpetua nella chiesa di San Giacomo che però fu incamerata dal demanio nel 1866 a seguito delle leggi eversive del Regno d'Italia[1].
- Il conte Paolo Marazzi, fu avvocato, Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d'Italia, scrisse novelle ed opuscoli[5].
- Monsignor Andrea Cappellazzi, visse in questo palazzo e vi morì nel 1932[6]; fu insigne tomista, filosofo e teologo, autore di 60 volumi e circa 160 articoli su varie riviste[6][7]. Gli è stata dedicata una via nel quartiere Crema Nuova[1].
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Il palazzo, restaurato tra il 1984 ed il 1987 presenta per tre lati file di finestre con semplici cornici; quelle al primo piano sono dotate di inferriate.
Lungo via Alemanio fino si apre un ingresso secondario, mentre sul vicoletto che lo affianca a settentrione sono presenti, in più, tre finestre circolari[6]. Piuttosto semplice anche il portale maggiore ad arco, decentrato e sopravanzato da un balcone con ringhiera in ferro battuto[6].
L'androne, ciottolato e con trottatoie, conduce ad un portico a quattro fornici – tre ad arco ribassato ed uno ad arco a tutto sesto con luce molto più ridotta – che unisce le due ali laterali. A sinistra due colonne con trabeazione introducono allo scalone d'onore; a destra si trova una loggetta con tre archi e scaloncino balaustrato.
Il cortile, cinto da aree porticate, è oggi in parte acciottolato e in parte adibito a giardino.
Lungo l'ala sinistra è collocata la monofora, singolare a Crema, ritrovata nel corso dei restauri ottocenteschi e ivi trasferita. È in stile tardo-gotico veneziano, in transizione verso il Rinascimento, in terra cotta. Durante i suddetti interventi vennero alla luce anche due finestre, pure smontate, ma se ne ignora la destinazione[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- L. Tettoni, F. Saladini, Teatro araldico, ovvero raccolta generale delle armi ed insegne gentilizie delle più illustri e nobili casate che esisterono un tempo e che tuttora fioriscono in tutta Italia, volume quarto, Lodi, Pei tipi di Cl. Wilmant e figli, 1844.
- Francesco Sforza Benvenuti, Dizionario biografico cremasco, Crema, Tipografia editrice C. Cazzamalli, 1888.
- Romolo Murri, La Vita Nuova (1895-1896) – A cura di Francesco Maria Cecchini, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1971.
- Mario Perolini, Vicende degli edifici monumentali e storici di Crema, Crema, Leva Artografiche, 1995.
- Annamaria Piantelli, Crema, passeggiando guardando i palazzi, Pro Loco di Crema, 2010.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Palazzo Freri Cappellazzi, già Clavelli in via Giacomo Matteotti;;
- Ex palazzo Clavelli in via Civerchi.