Naiade (astronomia)

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Naiade
(Nettuno III)
Satellite diNettuno
Scoperta18 settembre 1989
ScopritoriRichard Terrile
Parametri orbitali
(all'epoca J2000)
Semiasse maggiore48227 km
Periodo orbitale0,294 giorni
Inclinazione
sull'eclittica
33,15°
Inclinazione rispetto
all'equat. di Nettuno
4,755°
Inclinazione rispetto
al piano di Laplace
4,746°
Eccentricità0,0004
Dati fisici
Dimensioni96×60×52 km³[1][2]
Diametro equat.66±3 km[3]
Massa
1,9×1017 kg
Densità media1,3×103 kg/m³[3]
Acceleraz. di gravità in superficie0,010 m/s²[4]
Periodo di rotazionerotazione sincrona
Temperatura
superficiale
  • ~71 K (media)
Pressione atm.nulla
Albedo0,07[1][3]
Dati osservativi
Magnitudine app.23,9

Naiade, conosciuto anche come Nettuno III, è il satellite naturale più interno di Nettuno.

Naiade è stato scoperto attorno alla metà del settembre 1989 dalle immagini riprese dalla sonda statunitense Voyager 2. L'ultima luna ad essere stata scoperta durante il passaggio ravvicinato della sonda, inizialmente fu designata come S/1989 N 6,[5] le fu poi dato il nome di Naiade dalle naiadi della mitologia greca.

La sua scoperta venne annunciata il 29 settembre 1989 nella circolare dell'IAU nº 4867, ma il testo parlava di «25 fotogrammi presi in 11 giorni», facendo risalire la scoperta a qualche tempo prima del 18 settembre. Il nome venne assegnato il 16 settembre 1991.[6]

Caratteristiche

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Naiade è di forma irregolare e probabilmente non è stata modificata da nessun processo geologico interno dopo la sua formazione. È probabile che si tratti di un insieme di detriti che si sono fusi da frammenti di satelliti originali di Nettuno, che furono distrutti da perturbazioni provenienti da Tritone quando Tritone stesso fu catturato nella sua orbita iniziale molto eccentrica.[7]

Naiade orbita circa 23500 km sopra le cime delle nubi di Nettuno, dunque in maniera rasente all'atmosfera di Nettuno stesso; dal momento che quest'altezza è al di sotto del raggio di orbita sincrona, la sua orbita sta lentamente decadendo a causa dell'accelerazione secolare e il satellite impatterà con l'atmosfera di Nettuno, o si romperà in un anello planetario dopo il superamento del limite di Roche a causa delle forze di marea. Naiade orbita attorno a Nettuno ben entro il limite fluido di Roche e la sua densità dovrebbe essere abbastanza bassa da essere già molto vicina al suo limite di Roche.[senza fonte]

Una vista simulata di Naiade orbitante attorno a Nettuno con il Sole in lontananza.

Dal passaggio ravvicinato del Voyager 2, il sistema di Nettuno è stato ampiamente studiato da osservatori a terra e dal telescopio spaziale Hubble. Tra il 2002 e il 2003 i telescopi Keck hanno osservato il sistema usando l'ottica adattiva e rilevato facilmente i maggiori quattro satelliti interni; Thalassa è stata trovata con un po' di elaborazione delle immagini, ma Naiade non è stata individuata.[8] Il Telescopio Hubble ha la capacità di rilevare tutti i satelliti noti e possibili nuovi satelliti in maniera anche migliore del Voyager 2. L'8 ottobre 2013, l'istituto SETI ha annunciato che Naiade è stata localizzata in alcune immagini dell'Hubble archiviate nel 2004.[9] Il sospetto che la perdita del posizionamento sia stata dovuta a notevoli errori nelle effemeridi di Naiade[10] si è dimostrato corretto in quanto Naiade è stata infine trovata a 80 gradi rispetto alla posizione prevista.

  1. ^ a b DOI10.1016/S0019-1035(03)00002-2
  2. ^ Dr. David R. Williams, Neptunian Satellite Fact Sheet, su nssdc.gsfc.nasa.gov, NASA (National Space Science Data Center), 22 gennaio 2008. URL consultato il 13 dicembre 2008.
  3. ^ a b c (EN) Planetary Satellite Physical Parameters, su ssd.jpl.nasa.gov, JPL (Solar System Dynamics), 24 ottobre 2008. URL consultato il 13 dicembre 2008.
  4. ^ Accelerazione di gravità a derivata dalla massa m, dalla costante gravitazionale G e dal raggio r: .
  5. ^ (EN) Daniel W. E. Green, Neptune, in IAU Circular, vol. 4867, 29 settembre 1989. URL consultato il 26 ottobre 2011.
  6. ^ (EN) Brian G. Marsden, Satellites of Saturn and Neptune, in IAU Circular, vol. 5347, 16 settembre 1991. URL consultato il 26 ottobre 2011.
  7. ^ (EN) Don Banfield e Norm Murray, A dynamical history of the inner Neptunian satellites, DOI:10.1016/0019-1035(92)90155-Z.
  8. ^ F. Marchis, R. Urata, I. de Pater, S. Gibbard, H. B. Hammel e J. Berthier, Neptunian Satellites observed with Keck AO system, American Astronomical Society, DDA meeting #35, #07.08; Bulletin of the American Astronomical Society, Vol. 36, maggio 2004, p. 860. URL consultato il 5 agosto 2006.
  9. ^ Lost Neptune Moon Re-Discovered, su news.discovery.com. URL consultato il 9 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2013).
  10. ^ M. R. Showalter, J. J. Lissauer e I. de Pater, The Rings of Neptune and Uranus in the Hubble Space Telescope, American Astronomical Society, DPS meeting #37, #66.09; Bulletin of the American Astronomical Society, Vol. 37, agosto 2005, p. 772. URL consultato il 5 agosto 2006.

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