Io non ho paura (film)

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Io non ho paura
Filippo e Michele in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno2003
Durata108 min
Rapporto2,35:1
Generedrammatico, thriller
RegiaGabriele Salvatores
Soggettodall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti
SceneggiaturaNiccolò Ammaniti, Francesca Marciano
Casa di produzioneMedusa Film, Colorado Film, Cattleya in collaborazione con TELE+
Distribuzione in italianoMedusa Distribuzione
FotografiaItalo Petriccione
MontaggioMassimo Fiocchi
MusicheEzio Bosso, Pepo Scherman
ScenografiaGiancarlo Basili
CostumiFlorence Emir
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Io non ho paura è un film del 2003 diretto da Gabriele Salvatores.

Tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, che ne ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Francesca Marciano, il film ha vinto due David di Donatello ed è stato scelto come film per rappresentare l'Italia agli Oscar.

Questo film è riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo italiano, in base alla delibera ministeriale del 4 febbraio 2003.

Michele Amitrano frequenta nel 1978 la quinta elementare e vive ad Acqua Traverse, un minuscolo borgo rurale dell'Italia del Sud (probabilmente in Basilicata, ma si tratta di un toponimo immaginario). Con la sorella più piccola Maria Grazia e altri ragazzi si trova in un campo di grano. A casa ci sono la madre Anna, domestica in un ristorante, e il padre Pino, che non è sempre presente a causa del suo mestiere di autotrasportatore. La gara organizzata nel campo ha come obiettivo una casa abbandonata e diroccata tra campi di grano, e l'ultimo arrivato dovrebbe fare la penitenza; a gara conclusa, pare che toccherebbe a Michele, arrivato ultimo per aiutare la sorella in difficoltà, ma a seguito di una votazione si decide che la pena toccherà alla loro amica Barbara, ma proprio all'ultimo Michele salva la ragazza dal gesto e decide di accollarsi lui la penitenza arrampicandosi sui muri della casa. Quando tutto il gruppo torna verso casa, Michele si accorge di aver perso gli occhiali della sorella nella casa abbandonata, quindi torna indietro per prenderli, scoprendo per caso una lastra di lamiera che solleva incuriosito, e in tal modo vede all'interno un piede che esce da una coperta. Dopo lo spavento iniziale, nei giorni seguenti torna sul luogo e scopre che il piede appartiene a un bambino biondo e delicato, quasi cieco per il buio, incatenato e ridotto a uno stato selvaggio. Nelle successive visite gli porta da mangiare, gli parla, e gli ridà una speranza.

Nel frattempo arriva a casa di Michele, come amico del padre camionista, Sergio il milanese, un uomo spietato, violento e pericoloso alla guida della banda di rapitori del bambino, che comprende tutti gli uomini del paese, compreso il padre di Michele. Il ragazzo lo capisce quando una sera il telegiornale racconta la scomparsa del bambino Filippo Carducci, rapito a Milano, e sente di nascosto Sergio e gli altri rapitori, che pretendono un riscatto dai ricchi genitori. Tramite la foto in televisione, Michele capisce che questo Filippo è proprio il bambino con cui ha fatto amicizia. Intanto Filippo, grazie all'amico, recupera le forze e torna di nuovo a poter riaprire gli occhi. Michele confida questo segreto al suo migliore amico Salvatore il quale lo riferisce ingenuamente al fratello di Antonio Felice, facente parte della banda dei rapitori. Pino sgrida Michele e gli intima di non rivedere mai più Filippo, e il bambino sembra mantenere la promessa, anche per accontentare sua madre che vuole assolutamente evitare un peggioramento della situazione.

Col passare del tempo, il cerchio delle indagini sul rapimento si stringe e i carabinieri cominciano a perlustrare anche l'area di Acqua Traverse. Sopraggiunge il panico tra i rapitori, i quali, su consiglio del capo Sergio, decidono di uccidere il piccolo Filippo, che in seguito viene trasferito in un altro luogo, all'interno di un recinto. Venuto a conoscenza del nuovo nascondiglio, Michele corre a liberare Filippo, e riesce con fatica a fargli scavalcare il recinto esortandolo a scappare nei campi, ma rimane lui stesso intrappolato nel recinto. Nel frattempo gli adulti decidono chi deve uccidere Filippo: viene sorteggiato Pino. Appena questi apre la porta del recinto, Michele esce dal nascondiglio e grida “Papà!”, tuttavia il padre è convinto che il ragazzino sia Filippo, spara un colpo di fucile e colpisce Michele alla gamba, facendolo svenire. Impanicato dal suo stesso gesto, Pino esce allo scoperto con il figlio in braccio, inseguito da Sergio. Nel frattempo Filippo è tornato indietro per rivedere o per non abbandonare Michele, e si accorge che è ferito. Sergio appena vede Filippo pensa di ucciderlo ma proprio in quel momento le luci dell'elicottero dei carabinieri lo illuminano e viene arrestato.

Il film è ambientato in un piccolo borgo rurale della Basilicata ed è stato girato in gran parte a Melfi.[1]

Altre scene in Puglia, tra i campi di grano nei dintorni di Candela, nella Murgia e nella valle del fiume Ofanto, in Capitanata.[2]

Riconoscimenti

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  1. ^ Marco Tucci, Melfi, avviso al racket «Io non ho paura», in LaGazzettadelMezzogiorno.it, 10 aprile 2010. URL consultato il 16 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2012).
  2. ^ Apulia Film Commission, Puglia, scenes to explore.
  3. ^ a b c d CIAK D’ORO 2003: 4 PREMI A OZPETEK E SALVATORES, su e-duesse.it. URL consultato il 04/06/03 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2020).
  4. ^ a b c d Ciak d'oro 2003: le nomination, su news.cinecitta.com. URL consultato l'08/05/03.

Collegamenti esterni

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