Epitaffio di Pericle
Epitaffio | |
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Titolo originale | Ἐπιτάφιος |
Altri titoli | Epitafio Orazione funebre |
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Autore | Pericle |
1ª ed. originale | 430 a.C. |
Genere | orazione |
Lingua originale | greco antico |
Ambientazione | Antica Atene |
L'Epitafio (Ἐπιτάφιος, Epitaphios), conosciuto anche come Epitafio o Orazione funebre, è un'orazione funebre di Pericle pronunciata ad Atene alla fine del primo anno della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) come parte del funerale pubblico annuale per i caduti in guerra
Fonte
[modifica | modifica wikitesto]Il discorso è riportato da Tucidide nel secondo libro della sua Storia della guerra del Peloponneso[1]. Possiamo essere ragionevolmente sicuri che Pericle abbia pronunciato il discorso nel mese di pianepsione (ottobre/novembre) del 430 a.C. Pericle ha lasciato un altro epitaffio nel 440 a.C. durante la Guerra di Samo.[2] Tucidide era estremamente meticoloso nella sua documentazione, tuttavia è possibile che elementi di entrambi i discorsi siano stati riportati nella sua versione.
Contenuto del discorso
[modifica | modifica wikitesto]L'Epitaffio si differenzia dalla forma consueta dei discorsi funebri ateniesi. David Cartwright lo descrive come "un elogio della stessa Atene ..."[3]. Il discorso glorifica i risultati di Atene, progettati per risvegliare gli spiriti di uno Stato ancora in guerra.
Proemium
[modifica | modifica wikitesto]Il discorso incomincia elogiando l'usanza dei funerali pubblici per i morti. Pericle sostiene che chi parla dell'orazione ha l'impossibile compito di soddisfare, da un lato, i soci del defunto, che vorrebbero che le sue azioni fossero ingigantite, dall'altro tutti gli altri potrebbero provare un'esagerata gelosia e invidia[4].
Lode dei morti in guerra
[modifica | modifica wikitesto]Pericle incomincia lodando gli antenati degli ateniesi attuali, ricordando brevemente i domini da loro acquisiti. Parte, poi, dall'esempio di altre orazioni e saluti funebri ateniesi sulle grandi conquiste militari del passato:
Invece, Pericle propone di concentrarsi su:
Elogio della democrazia
[modifica | modifica wikitesto]Pericle decide così di lodare la guerra, glorificando la città per la quale sono morti i suoi concittadini ma, soprattutto, elogiando la sua forma di governo:
Queste linee formano le radici del concetto di "giustizia uguale sotto la legge":
Il liberalismo di cui parla Pericle si estende anche alla politica estera ateniese:
Al culmine della sua lode ad Atene, Pericle dichiara:
Infine, Pericle collega la sua lode della città ai morti ateniesi che sta celebrando:
La conclusione sembra inevitabile:
Esortazione ai viventi
[modifica | modifica wikitesto]Pericle quindi si rivolge al pubblico e li esorta a vivere secondo gli standard stabiliti dai defunti:
Epilogo
[modifica | modifica wikitesto]Pericle termina con un breve epilogo, ricordando al pubblico la difficoltà del compito di parlare di più dei defunti. Il pubblico viene quindi congedato[12].
Giudizio critico ed eredità culturale
[modifica | modifica wikitesto]"Tommaso Moro, Thomas Hobbes, G.W.F. Hegel, Lord Macaulay, David Hume, Immanuel Kant, Friedrich Nietzsche e Max Weber, tra gli altri, considerarono l'epitaffio la massima espressione degli ideali della democrazia greca nel periodo del suo splendore"[13].
L'attore Paolo Rossi ha più volte recitato parti dell'Epitaffio di Pericle o presunte tali. Secondo Umberto Eco "il [...] discorso agli ateniesi è un classico esempio di malafede. All'inizio della prima guerra del Peloponneso, Pericle fa il discorso in lode dei primi caduti. Usare i caduti a fini di propaganda politica è sempre cosa sospetta, e infatti sembra evidente che a Pericle i caduti importavano solo come pretesto: quello che egli voleva elogiare era la sua forma di democrazia, che altro non era che populismo [...]. Oggi diremmo che si trattava di un populismo Mediaset"[14].
Gli studiosi della guerra civile americana Louis Warren e Garry Wills hanno paragonato l'Epitaffio di Pericle al discorso di Gettysburg di Abramo Lincoln. Infatti, anche il discorso di Lincoln, come Pericle, incomincia con un riconoscimento ai predecessori ed esorta i sopravvissuti ad emulare le azioni dei defunti; focalizza, inoltre, tale emulazione al sistema democratico dell'Unione ("governo del popolo, dal popolo, per il popolo").[senza fonte]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tucidide, 2. 35-46
- ^ Plutarco, Pericle, 28.4
- ^ David Cartwright, A Historical Commentary On Thucydides, University of Michigan Press, 1997
- ^ Tucidide, 2.35
- ^ Tucidide, 2.36
- ^ Tucidide, 2.37
- ^ Tucidide, 2.39
- ^ Tucidide, 2.41
- ^ Tucidide, 2.42
- ^ Tucidide, 2.43
- ^ Tucidide, 2.43-44
- ^ Tucidide, 2.45-46
- ^ Orlando Solano Bárcenas, El discurso más bello de la historia, Las2Orillas, noviembre 03, 2021.
- ^ La Repubblica, 14 gennaio 2012
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
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