Efat Ghazi
Efat Ghazi (2 novembre 1935 – Västerås, 6 settembre 1990) è stata un'attivista iraniana, uccisa da una lettera bomba in Svezia, dove si era rifugiata per scappare dal neo-nato regime islamico[1][2].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlia del leader curdo Qazi Muhammad, dopo aver studiato legge in Iran, Ghazi lavorò come insegnante, una professione che continuò a praticare in Svezia dove arrivò come rifugiata.[3] Qui si riunì con suo marito, Emir Ghazi (ex membro del politburo del Partito Democratico del Kurdistan Iraniano), con il quale ebbe due figlie.[3][4]
Il 6 settembre 1990, verso le 12:45, Ghazi fu gravemente ferita dopo aver aperto una lettera bomba fuori dalla casa della sua famiglia a Västerås. Venne portata in un ospedale dove morì per le ferite tre ore dopo.[4] Dalle lettere rimanenti che la polizia raccolse dalla scena del crimine, venne confermato che la lettera bomba era indirizzata al marito.[5] Il governo iraniano fu rapidamente sospettato da molti di aver ordinato l'assassinio, visto il numero di altri omicidi e tentativi di assassinio di esuli politici iraniani in tutto il mondo in quegli anni.[6] Pochi anni dopo l'assassinio, la polizia svedese chiuse l'inchiesta adducendo la mancanza di prove.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Open Letter: Arash Sadeghi Sounds Alarm of Renewed Assassination Campaign, su en-hrana.org.
- ^ Qazi Muhammad’s daughter, Suhaila, dies at 82 in Germany, su ekurd.net.
- ^ a b (SV) Gun Fälth, Kvinna sprängd till döds, in Dagens Nyheter, 7 settembre 1990.
- ^ a b (SV) Bo Westmar, Bomben var avsedd för maken, in Dagens Nyheter, 7 settembre 1990.
- ^ a b (SV) Babak Rahimi, Offer för Irans dödspatruller, Mana, 19 novembre 2002. URL consultato il 30 dicembre 2007.[collegamento interrotto]
- ^ BREVBOMBSMORDET PÅ GRYTA, su erikhjartberg.se.