Coordinate: 41°31′31.8″N 15°54′32.04″E

Cervaro (fiume)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Cervaro
Il Cervaro all'altezza del ponte di Bovino
StatoItalia (bandiera) Italia
Regioni  Campania
  Puglia
Province  Avellino
  Foggia
Lunghezza107 km
Portata media2,80 m³/s
Bacino idrografico805 km²
Altitudine sorgente853 m s.l.m.
Nascemonte Le Felci, Monteleone di Puglia (monti della Daunia)[1]
Sfocialago Salso, golfo di Manfredonia (mare Adriatico)[2]
41°31′31.8″N 15°54′32.04″E

Il Cervaro è un corso d'acqua[3] dell'Italia meridionale della lunghezza di 107 km[1].

Lo stesso argomento in dettaglio: Valle del Cervaro.

Le sue sorgenti si trovano nel settore meridionale dei monti della Daunia, alle pendici del monte Le Felci (853 m s.l.m.) nel territorio di Monteleone di Puglia[1]. Il suo corso si districa tra le province di Avellino e Foggia (con attraversamento, in quest'ultimo territorio, del tavoliere delle Puglie) per poi sfociare nel lago Salso e dunque in Adriatico, nel golfo di Manfredonia[2]. I principali affluenti di destra sono i torrenti Lavella, Avella, Iazzano e Biletra; da sinistra vi confluiscono i torrenti Pecoraro, Tre Confini, Lavella (omonimo del già citato affluente di destra) e Sannoro. Nel complesso il Cervaro ha un carattere prevalentemente torrentizio, con piene talvolta rovinose (la piena del 2003 raggiunse una portata di 682 /s)[4].

Il Cervaro è citato nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio con il nome Cerbalus: in quel testo il fiume è ricordato come confine del territorio dei Dauni (Dauniorum finis), senza ulteriori specificazioni[5]. Tuttavia, poiché è storicamente accertato che città daune sorgessero su entrambe le sponde del fiume, tale passo è stato sempre di difficile interpretazione. Secondo certe ipotesi Plinio voleva forse alludere all'alto corso del Cervaro che scorre stranamente parallelo alla linea spartiacque tra Apulia e Campania[6], lungo l'orlo orientale della sella di Ariano[7], ma è anche plausibile che egli in realtà intendesse riferirsi al Candelaro, un torrente che scorre proprio lungo il margine nord-orientale del Tavoliere e la cui foce è adiacente a quella del Cervaro[8], senza escludere che in tempi antichi i due corsi d'acqua potessero essere tra loro confluenti[9]. Rimane però il fatto che anche il promontorio del Gargano (benché situato oltre il Candelaro) era certamente abitato dai Dauni, sebbene la sua densità di popolazione dovesse essere nettamente inferiore a causa dell'asperità del territorio. Secondo una terza ipotesi, il Cervaro poteva invece rappresentare una sorta di confine interno tra i Dauni propriamente detti (a sud) e i Dauni di lingua osca (a nord)[10]; questi ultimi, maggiormente influenzati dai vicini Sanniti, erano noti anche con il nome di Apuli, benché secondo Strabone tale etnonimo fosse normalmente riferito a tutti gli abitanti dell'Apulia[11]. Altri ancora ipotizzano che si trattasse di un banale errore, oppure ritengono che Plinio intendesse associare la qualifica di "confine dei Dauni" non al fiume Cerbalus, ma piuttosto alla sconosciuta località costiera di Portus Aggasus citata immediatamente dopo.[12]

Nell'alto medioevo (anno 774) il corso d'acqua era invece denominato flumen Cerbarum[13], mentre nel XVII secolo era comunemente chiamato Cervaria[14]. Una località abitata dell'Apulia denominata Cervarium è però attestata fin dal VI secolo da Procopio di Cesarea.[15]

I ruderi del grande ponte romano della via Traiana (nella tratta Aecae-Herdoniae) emergono con evidenza presso la masseria Ponte Rotto, tra Troia e Castelluccio dei Sauri[16]. Non sono state invece ritrovate le vestigia di due ponti della via Herculia nella zona di Ariano Irpino (l'antica Aequum Tuticum), anche se i cippi miliari rinvenuti in zona non lasciano dubbi sull'esistenza di un doppio attraversamento[17].

  1. ^ a b c Renzo Pacini, La pesca, Enciclopedie pratiche Sansoni, vol. 11, Sansoni, 1967, p. 584.
  2. ^ a b La foce originaria era esclusivamente nel lago Salso, mentre lo sbocco in Adriatico costituisce una canalizzazione artificiale realizzata in epoca moderna allo scopo di scongiurare l'allargamento di vasti settori del Tavoliere in caso di esondazione del lago a seguito di prolungati periodi di piena del fiume.
    Giuliano Volpe, Daunia nell'età della romanizzazione: paesaggio agrario, produzione, scambi, Edipuglia, 1990, p. 18.
  3. ^ Citato in alcune mappe come "torrente", è generalmente definito "fiume" al fine di evitare confusioni con numerosi altri corsi d'acqua minori omonimi.
  4. ^ Relazione geologica preliminare, su Terna, p. 21. URL consultato il 15 ottobre 2017 (archiviato il 15 ottobre 2017).
  5. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, vol. 3, p. 103.
  6. ^ Si consideri che l'antica mutatio Aquilonis, definita finis Apuliae et Campaniae (="confine tra Apulia e Campania") nell'itinerarium burdigalense, doveva essere ubicata presso la rocca di Crepacuore, ai margini nord-occidentali della valle del Cervaro.
    Centro Studi Romei, La via Appia Traiana nel Medioevo (PDF), su Renato Stopani (a cura di), Vie Francigene del Sud, 1992, pp. 3-4 (archiviato l'11 ottobre 2013).
  7. ^ Nicola Flammia, Storia della Città di Ariano, Ariano di Puglia, 1893, p. 111, OCLC 886285390.
  8. ^ Domenico Romanelli, Antica topografia istorica del regno di Napoli, vol. 2, 1818, pp. 205-207.
  9. ^ Francesco Longano, Viaggio dell'Abate Longano per la Capitanata, Domenico Sangiacomo, 1790, p. 12.
  10. ^ (EN) Aaron Arrowsmith, A compendium of ancient and modern geography, 1832, p. 277.
  11. ^ Strabone, VI, 3, 1, in Geografia.
  12. ^ Vito Antonio Sirago, La Daunia sotto Augusto (PDF), 1980 (archiviato il 15 maggio 2006).
  13. ^ Nicola Busino, L’alta valle del Cervaro fra tarda antichità e alto medioevo: dati preliminari per una ricerca topografica (PDF), su rmoa.unina.it, p. 131 (archiviato il 5 novembre 2020).
  14. ^ (LA) Filippo Ferrari, Novum Lexicon Geographicum, 1677, p. 387.
  15. ^ Procopio di Cesarea, B.G. 3.18.
  16. ^ Renato Stopani, Guida ai percorsi della via Francigena nell'Italia meridionale, Casa editrice Lettere, 2005, p. 75, ISBN 9788871669007.
  17. ^ Christiane Delplace e Francis Tassaux, Note sui culti orientali dell’Italia sud-adriatica, in Marina Silvestrini (a cura di), Les cultes polythéistes dans l'Adriatique romaine, pp. 193-205 (archiviato il 7 marzo 2021).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]