Bozza:Fabrizio Riccardi

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Il pittore nello studio

Fabrizio Riccardi (Roma, 18 marzo 1942) è un incisore e pittore italiano.

Gli inizi e lo stile pittorico

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Fabrizio Riccardi nasce a Roma il 18 marzo 1942, da Nicola Riccardi (ufficiale della Regia Marina Militare) e Liliana Carucci.

A dieci anni di età si trasferisce con la famiglia a Torino, città che lo formerà dal punto di vista culturale e dove frequenta il liceo artistico presso l'Accademia Albertina, per poi iscriversi alla facoltà di Architettura presso la locale università, anche spinto dal padre, senza però concludere il percorso di studi, che non si confaceva alla personalità di Riccardi. Nel frattempo inizia il suo personale percorso di maturazione artistica nell'ambito dell'arte contemporanea, in particolare il surrealismo, grazie anche all'appoggio del suo primo maestro, il pittore Raffaele Pontecorvo, con le prime opere e le prime esperienze espositive risalenti alla fine degli anni '50, in particolare legate alla figura di Arturo Bottello (movimento Piemonte Artistico e Culturale)[1].

Nel 1966 Riccardi abbandona momentaneamente Torino per andare a stabilirsi nel Chianti, a San Casciano in Val di Pesa, dove conosce la prima moglie e ha due figli (Costanza e Mathias), alternando l'attività artistica a quella didattica, quest'ultima svolta a Firenze per circa 35 anni. La vita in Toscana arricchisce il bagaglio artistico del pittore, attraverso musei, artisti, paesaggi e opere d'arte, aggiungendo le immagini dell'arte rinascimentale alla propria interiorità. Riccardi effettua comunque frequenti viaggi di studio in Francia, Svizzera e Belgio, dove crea legami con pittori e galleristi come il belga Alexis Keunen e viene a contatto con altre realtà, in particolare quella fiamminga, che sarà foriera di futuri importanti sviluppi insieme all'arte fiorentina del XV e XVI secolo. Risalgono alla fine degli anni '60 le prime significative esposizioni, quali quella presso la Galleria Viotti di Torino, ove il pittore può esprimere il proprio caratteristico stile onirico e surrealista ma anche ironico e grottesco, ricco di personaggi e oggetti fantastici e fiabeschi, animali immaginifici, maschere e oggetti magici, realizzati soprattutto con la tecnica dell'olio su tavola che il pittore utilizzerà durante tutta la carriera artistica[2] e caratterizzati da un uso molto attento dei colori e della luce, che a seconda dei periodi risultano più sfumati e indefiniti ovvero più marcati e netti, ma sempre solari e caldi.

Nonostante viva in Toscana, il pittore mantiene i contatti con la scena artistica torinese e nord europea e con alcuni dei principali esponenti del surrealismo, quali ad esempio Walther Jervolino e gli esponenti del surrealismo torinese del movimento Surfanta. Nel 1975 fa pubblicare Il Bestiario di Fabrizio Riccardi a cura della Galleria La Mela Verde di Torino, che riassume un'ampia raccolta di dipinti a tema grottesco. Nel 1980 si trasferisce presso il centro storico di Firenze, effettuando per molti anni una intensa attività pittorica ed espositiva in Italia e all'estero, inclusa l'Africa, l'Asia e gli Stati Uniti.[3]

Nel 1993, a seguito del matrimonio con Fantaye Ashengo, torna a Torino, dove attualmente vive e lavora, alternando lo studio torinese al buen retiro estivo di Bosia, il borgo di Langa del premio Ancalau.

Innumerevoli le mostre personali e collettive effettuate in Italia e all'estero, particolarmente significative le personali dal 1994 al 1997 a Torino, Lille, Bruxelles, Parigi, Roma e Hardelot, da citare le esposizioni permanenti di New York, Amsterdam, Parigi, Vence e Gruyere.[4]

Periodicamente Riccardi realizza cicli pittorici anche di grande complessità, quali i songes drolatiques[5], ciclo di 120 dipinti tratti dai personaggi di Rabelais, il ciclo dei segni zodiacali, il bestiario[6] con presentazione di L. Carluccio, raccolta di pastelli su carte pregiate dove crea un intero universo di animali fantastici, sempre con l'intento di far rivivere nella contemporaneità singolari personaggi rinascimentali e cinquecenteschi, rivisti in chiave ironica, onirica e grottesca dall'attento occhio del pittore.

Galleria d'immagini

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  1. ^ Fabrizio Riccardi: la sindrome dell'onirico, Pagliai Polistampa, 2002, ISBN 978-88-8304-424-3.
  2. ^ Fabrizio Riccardi e Alessandra Ruffino, Fabrizio Riccardi - songes drolatiques, Gli ori, 2018, ISBN 978-88-7336-719-2.
  3. ^ Fabrizio Riccardi: la sindrome dell'onirico, Pagliai Polistampa, 2002, ISBN 978-88-8304-424-3.
  4. ^ Fabrizio Riccardi: la sindrome dell'onirico, Pagliai Polistampa, 2002, ISBN 978-88-8304-424-3.
  5. ^ Fabrizio Riccardi e Alessandra Ruffino, Fabrizio Riccardi - songes drolatiques, Gli ori, 2018, ISBN 978-88-7336-719-2.
  6. ^ Il bestiario di Fabrizio Riccardi e quello di Emio Donaggio (sono forse io il custode di mio fratello?) Galleria La Mela Verde, Torino, 1974.
  • Fabrizio Riccardi: la sindrome dell'onirico, Pagliai Polistampa, 2002, ISBN 978-88-8304-424-3
  • Fabrizio Riccardi e Alessandra Ruffino, Fabrizio Riccardi - songes drolatiques, Gli ori, 2018, ISBN 978-88-7336-719-2.
  • Il bestiario di Fabrizio Riccardi e quello di Emio Donaggio (sono forse io il custode di mio fratello?) Galleria La Mela Verde, Torino, 1974