Benjamin Neukirch

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Benjamin Neukirch

Benjamin Neukirch (Rydzyna, 27 marzo 1665Ansbach, 15 agosto 1729) è stato un letterato, poeta e avvocato tedesco.

Benjamin Neukirch frequentò le scuole di grammatica a Breslavia e Toruń, dopo di che studiò giurisprudenza, dal 1684, all'Università di Francoforte sull'Oder.[1]

Laureato in legge, esercitò per breve tempo l'avvocatura a Breslavia, ma dal 1691 preferì dedicarsi interamente alle letteratura.[2]

La sua reputazione di poeta lo portò a tenere conferenze sulla poesia e ad insegnare eloquenza e poesia a Francoforte sull'Oder nel 1691.[1]

Nel 1703 fu nominato professore all'Accademia di cavalleria di Berlino.[2]

Dal 1718 alla morte fu precettore e consigliere del principe ereditario di Ansbach.[2][1]

Fu uno scrittore prolifico, compose liriche, satire, epistole, inni sacri, traduzioni di Salmi.[3]

Come poeta si dimostrò di notevole rilevanza quale attivo testimone del passaggio dal gusto marinesco-barocco al gusto boileauiano-razionalistico.[2]

In tale spirito tradusse in alessandrini il Télémaque di Fénelon (1727-1729), Le peripezie del principe di Itaca (Die Begebenbeiten des Prinzen von Ithaka) e trovò la sua migliore forma espressiva nelle satire moralistiche e nella letteratura didascalica (raccolte postume, 1732 e 1757).[2][4]

Il suo nome e la sua fama sono legati al primo, grande successo della serie antologica tedesca, i cui primi due volumi furono pubblicati la prima volta nel 1695 e fino al 1697 e il settimo e ultimo nel 1727, sotto il titolo Poesie scelte e finora inedite del signore von Hoffmannswaldau e di altri tedeschi (Herrn von Hoffmannswaldau und andrer Deutschen auserlesene und bisher ungedruckte Gedichte), introdotti da una prefazione programmatica,[1]che risultarono un importante documento descrivente gli sviluppi dello stile poetico agli inizi del XVIII secolo.[3]

I primi due volumi furono dedicati al marinismo delle prime due scuole slesiane, invece nei successivi volumi si avvertì il passaggio dal barocco al classicismo colto, fino all'affermazione del Boileau.[3][5]

  • Le peripezie del principe di Itaca (Die Begebenbeiten des Prinzen von Ithaka, 1727-1729);
  • Poesie scelte e finora inedite del signore von Hoffmannswaldau e di altri tedeschi (Herrn von Hoffmannswaldau und andrer Deutschen auserlesene und bisher ungedruckte Gedichte, 1696-1727);
  • Raccolte postume (Posthume Sammlungen, 1732-1757).
  1. ^ a b c d (DE) Neukirch, Benjamin, su deutsche-biographie.de. URL consultato l'11 aprile 2019.
  2. ^ a b c d e Benjamin Neukirch, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'11 aprile 2019.
  3. ^ a b c Benjamin Neukirch, in le muse, VIII, Novara, De Agostini, 1967, p. 269.
  4. ^ Le traduzioni settecentesche in lingua tedesca delle Aventures de Télémaque di Fénelon, su academia.edu. URL consultato l'11 aprile 2019.
  5. ^ (EN) The Heroism of Love in Hoffmannswaldau's "Heldenbriefe", su books.google.it. URL consultato l'11 aprile 2019.
  • (EN) Robert L. Beare, The "Hofmannswaldau Miscellanies" : order or confusion?, Baltimora, The Johns Hopkins Press, 1964.
  • (EN) Robert L Beare, The so-called "Neukirch Sammlung" : some speculations, Baltimora, The Johns Hopkins Press, 1962.
  • (EN) Angelo George De Capua e Ernst Alfred Philippson, The so-called Neukirch-Sammlung' : Some facts, Baltimora, The Johns Hopkins Press, 1964.
  • (DE) Wilhelm Dorn, Benjamin Neukirch; sein Leben und seine Werke. Ein Beitrag zur Geschichte der zweiten schlesischen Schule, Weimar, 1897.
  • (DE) Gerhard Dünnhaupt, Benjamin Neukirch, in Personalbibliographien zu den Drucken des Barock, Stoccarda, Hiersemann, 1991.
  • (DE) Franz Heiduk, Die Dichter der galanten Lyrik, Berna, 1971.
  • (DE) Franz Heiduk, Neukirch, Benjamin, in Neue Deutsche Biographie (NDB), XIX, Berlino, Duncker & Humblot, 1999, p. 130.
  • (DE) Arthur Hübscher, Die Dichter der Neukirchschen Sammlung, in Euphorion, n. 24, 1922, pp. 1-28,259-287.
  • (DE) Erich Schmidt, Neukirch, Benjamin, in Allgemeine Deutsche Biographie (ADB), XXIII, Lipsia, Duncker & Humblot, 1886, pp. 510-512.

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