Ascesa e caduta della città di Mahagonny

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«Aber etwas fehlt!»

(IT)

«Ma qualcosa manca!»

Ascesa e caduta della città di Mahagonny
Opera in tre atti
AutoreBertolt Brecht
Titolo originaleAufstieg und Fall der Stadt Mahagonny
Lingua originale
MusicaKurt Weill
LibrettoBertolt Brecht
Composto nel1927-1929
Prima assoluta9 marzo 1930
Opera di Lipsia, Neues Theater
Personaggi
  • Leokadja Begbick (mezzosoprano)
  • Fatty der Prokurist (tenore)
  • Trinity Moses (baritono)
  • Jenny Hill, prostituta (soprano)
  • Jim Mahoney, tagliaboschi (tenore)
  • Jack O'Brien oppure Jakob Schmidt (tenore)
  • Sparbüchsen Bill (baritono)
  • Alaskawolf Joe (basso)
  • Tobby Higgins (tenore)
  • Sechs Mädchen von Mahagonny, Die Männern von Mahagonny
  • Narratore (voce recitante)
 

Ascesa e caduta della città di Mahagonny (Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny) è un'opera musicale teatrale nata dalla collaborazione tra il drammaturgo Bertolt Brecht ed il musicista Kurt Weill; la sua prima rappresentazione avvenne all'Opera di Lipsia nel marzo 1930; l'opera fu poi ripresa a Berlino nel dicembre dell'anno successivo.

L'impianto musicale fa frequenti ricorsi al concertato ed al corale. Non mancano le arie ed i tratti lirici (anche se limitati).

In modo talvolta tortuoso, leggermente dilatato ed a tratti (volutamente) esagerato, si racconta di una città in cui tutto è permesso grazie al denaro: nella visione degli autori si tratta di un'occasione per denunciare le degenerazione della società del tempo, ma anche preannunciare la società consumistica del XXI secolo.

Atto I

L'opera si apre con un autocarro in panne nel deserto. Ne escono due uomini: l'inetto Fatty ed il manesco Moses, i quali discutono su cosa fare e quale strada prendere ora (sono dei lestofanti inseguiti dalla polizia, come un cartello ha precedentemente annunciato al pubblico, secondo un classico schema teatrale brechtiano). Ipotizzano anche di recarsi alla Costa, per cercare l'oro. Dall'autocarro esce a sorpresa una donna: Begbick.

Si tratta della autentica "mens" del gruppo, la quale suggerisce infatti di dimenticare la Costa («Ihr bekommt leichter das Gold von Männern als von Flüssen» Trad: "È più facile ottenere l'oro dagli uomini che dai fiumi."") - e di fermarsi esattamente lì dove si trovano: vi fonderanno una città-trappola («Netzestadt») che si chiamerà Mahagonny e servirà da rete per attirare incauti pesci da tutto il mondo («Eine Woche ist hier: Sieben Tage ohne Arbeit»).

Eppure, come ammettono gli stessi tre personaggi, se una città del genere potrà sorgere, il merito non potrà che essere attribuito al Male serpeggiante nel mondo e negli uomini. La voce della fondazione di questa nuova incredibile città si diffonde rapidamente, grazie ad una pressante rèclame effettuata da Fatty e Moses, ma inevitabilmente orchestrata da Begbick.

Tra le prime persone a giungervi, un gruppo di giovani ragazze in cerca di denari e ragazzi facili: tra loro vi è Jenny. Ma giungono anche uomini: quattro tagliaboschi reduci da sette inverni di duro lavoro in Alaska, con le tasche traboccanti di soldi (le prede ideali per Begbick e i suoi). Sono Jim, Jack, Bill e Joe: appena arrivati, si lasciano irretire da Begbick che abbassa la lista dei prezzi appositamente per loro e assegna a ciascuno una compagna. Jim sceglie Jenny.

Il tempo passa, Jim comincia a mostrare insofferenza verso le pur morbidissime leggi di Mahagonny. Anche Begbick comincia a nutrire dubbi sulla sua Netzestadt, specie quando si intrecciano i ricordi di un intenso ma infelice amore del passato. La notizia che la polizia è sulle sue tracce nelle città limitrofe la spinge però a restare.

Una notizia ben più terribile giunge invece di lì a poco: un uragano violentissimo sta avanzando verso Mahagonny, lasciando dietro di sé solo rovine. L'angoscia e lo sconforto provocato da questo avvenimento permettono a Jim di perorare ulteriormente e definitivamente la causa della sua anarchia totale: tutti gli abitanti di Mahagonny potranno abbandonarsi agli eccessi, senza alcuna legge perché neanche il tifone ne ha.

Atto II

Un altoparlante segue le fasi dell'uragano, sempre in avvicinamento alla città di Mahagonny. All'ultimo istante però, il tifone devia incredibilmente, risparmiando la città. Ormai però la lezione di Jim ha convinto tutti: Mahagonny si abbandonerà agli eccessi più sfrenati. La discesa nei meandri più contorti dell'umano essere è data da quattro fasi salienti.

  • La prima è il cibo: Jack si ingozza fino alla morte.
  • La seconda è il sesso: Begbick («Geld allein macht nicht sinnlich») accompagna gli uomini dalle ragazze compiacenti.
  • La terza è la violenza: Joe sfida a duello il gigantesco Moses, ma viene da questi ucciso con un K.O., mentre Jim, che aveva scommesso tutti i suoi soldi sulla vittoria dell'amico, perde tutto.
  • La quarta è l'alcol: Jim offre un giro di whisky e ubriaco salta sul biliardo immaginando che sia un battello con cui veleggiare verso l'Alaska con l'amata Jenny e Bill (il solo amico che gli sia rimasto).

Ma la realtà è ben diversa: Begbick gli domanda il conto e di fronte alle tasche vuote, Moses accusa Jim della colpa più grave di cui ci si possa macchiare a Mahagonny: l'insolvenza. Poiché nessuno, a cominciare proprio da Jenny, è disposto a fargli credito, Jim viene arrestato e imprigionato.

Atto III

Incatenato, Jim lamenta la fine della notte, inevitabilmente foriera del giorno del giudizio. Il processo-farsa, presieduto da Begbick con Moses pubblico ministero e Fatty avvocato difensore, lo vede imputato insieme ad un certo Tobby Higgins. Il quale però si accorda con Begbick per "comprare" la propria innocenza. Così non sarà per Jim, accusato di aver spinto Joe al combattimento, di aver sedotto Jenny e di aver molestato la quiete notturna, ma soprattutto di non aver pagato un conto: la colpa più grave per i parametri vigenti a Mahagonny. E proprio questa imputazione, nonostante la perorazione di Bill (che pure si rifiuta nuovamente di prestargli i soldi) vale a Jim la pena capitale.

Ma nonostante le apparenze, proprio la morte di Jim rappresenta il canto del cigno per Mahagonny: molti cercano un altro posto dove vivere (vaneggiano Benares, ma è stata distrutta da un terremoto), Moses si cala il berretto sul volto e si atteggia a Dio, accusando i presenti di condotta immorale e destinandoli all'inferno.

In realtà, è Mahagonny (ormai in preda al delirio e alle fiamme) il vero inferno, in cui nessuno ha saputo rinunciare al proprio egoismo.

Poetica e Stile

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Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny rappresenta il secondo capolavoro del sodalizio che legò l'autore teatrale Brecht al musicista Weill alla fine degli anni venti (dopo Dreigroschenoper, 1928).

L'intera vicenda si svolge in un'ambientazione allucinata al di fuori di qualsiasi contesto chiaramente identificabile, come a voler rappresentare la solitudine esteriore ed interiore dei personaggi. Lo stesso Brecht ammonisce chiaramente in partitura:

«Jede Annäherung an Wildwest- und Cowboy- Romantik und jede Betonung eines typisch amerikanischen Milieus zu vermeiden. (Qualsiasi riferimento al Far West, ai cow-boy e ad altri miti romantici americani è da considerarsi apocrifo)»

, nonostante l'intero numero 2 e il breve inciso corale che chiude il numero 18 siano scritti in lingua inglese.

Non mancano tuttavia riferimenti ed ammiccamenti sottili: la stessa parola Mahagon significa un colore brunetto, come il Mogano (legno), molto simile a quello delle camicie naziste (che Brecht conobbe a Monaco di Baviera alcuni anni prima). La parola Netzestadt, pronunciata nel prologo da Begbick e praticamente intraducibile dal tedesco, significa qualcosa come città-rete per pesci incauti (non mancano infatti riferimenti agli animali acquatici, come pescicani).

Il colore dell'opera è generalmente sombre, apparentemente pacato, allusivo e sottile. Vi sono poche eccezioni di sorta, distinguibili in due categorie:

  • La prima rappresenta momenti di particolare concitazione: tra questi, l'acme è data dal monumentale tutti con coro del numero 9, subito seguito dal numero 10 (in cui il tifone è descritto musicalmente con un incredibile fugato); singolare invece la chiusa del numero 11, nonché del primo atto, con il coro dei bassi e il disegno cromatico dei violini nel registro acuto, subito dopo il molto agitato in 3/4. Altro momento di particolare tensione il numero 18 (il Processo), nonché tutta la seconda parte del numero 20, il finale dell'opera in cui sull'eterno disegno puntato dell'orchestra vengono ripetuti tutti i temi principali, mentre i personaggi sfilano con una serie di cartelli.
  • La seconda categoria rappresenta i momenti di distensione, reale o apparente: dallo sviluppo del numero 2 (Alabama Song), con l'invocazione alla luna dell'Alabama, al recitativo in cui Jenny si presenta (Jenny Hill aus Oklahoma), dal duetto del numero 6 (una delle migliori descrizioni scenico-musicale dell'amore in tutta la storia del teatro lirico) a quello del numero 19 (lo struggente Kraniche-Duett, definitivo addio tra Jim e Jenny), dall'inciso/ricordo di Begbick nel numero 7 (l'amore) ai due incisi/ricordi di Jim nei numeri 15 e 18 (l'amicizia virile rinsaldata dai sette inverni d'Alaska).

Diverse situazioni sono il numero 13, con la morte di Jack (la calma del motivetto cetra/bandoneón è solo superficiale) e il numero 14, dove sotto l'apparente avvolgenza dei sassofoni si nasconde il dramma della vendita del corpo femminile.

Anche la partitura rispecchia queste tematiche. Vengono spesso usati, se non addirittura amalgamati, i clarinetti e i sassofoni, utilizzati sovente nel loro particolarissimo registro grave: dominano l'intero prologo con Begbick, e molte delle scene cruciali di Jenny. Il flauto, col suo colore acuto e solare, compare invece nei ricordi dell'Alaska da parte di Jim e dei suoi. L'oboe, con il suo timbro lievemente nasale e sofferente, è riserbato al Kraniche-Duett.

In generale, l'impasto elaborato da Weill è completo, in certi casi (l'apertura stessa dell'opera o il numero 15) sfiora l'accademismo. Tra le particolarità dell'orchestrazione, spicca naturalmente la presenza del pianoforte, presenza praticamente fissa e fondamentale: dal semplice raddoppio dei bassi, si passa ad elementi concretamente tematici, come lo straziante motivo del numero 14, che vede il violino e la viola soli associati alle ottave acute del pianoforte nel descrivere la desolazione amorosa delle prostitute e degli uomini in trepidante attesa. Grande importanza è assegnata inoltre alle percussioni, soprattutto da banda: cassa, tamburo e piatti. Infine, la cetra e il bandoneón del numero 13, che rendono ancora più alienante la morte per ingordigia di Jack.

La vera grandezza dell'opera risiede nella sua capacità di anticipare i tempi: di descrivere l'anarchia della società dei consumi, la falsità e l'insita debolezza del sistema capitalista. Tuttavia Brecht, com'è sua consuetudine, non punta il dito, non suggerisce opzioni a scapito di altre:

«Damals kam unter anderen auch Jim Mahoney in die Stadt Mahagonny, und seine Geschichte ist es, die wir ihnen erzählen wollen.»

La didascalia che precede il numero 5 è chiarissima. Si tratta di un semplice racconto, oltre che di un geniale esempio di teatro politico tedesco. Eppure, proprio la sua secchezza, la sua immediatezza, permettono al teatro brechtiano di essere letto ad un'infinità di livelli, di apparire un autentico Test di Rorschach in cui ogni persona può mettere le mani ed attingere alla propria immaginazione derivante dalle proprie esperienze di vita.

Con queste premesse, era evidente che l'arte brechtiana non fosse gradita al regime nazista. Tuttavia è doveroso ricordare che anche i socialisti marxisti storsero il naso di fronte al lavoro di Brecht e Weill.

Ancora oggi, Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny non è un'opera di repertorio, neppure in Germania.

Alcune esecuzioni storiche

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DVD & BLU-RAY parziale

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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