Anna Maria Bertarini

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Anna Maria Bertarini (Milano, 15 aprile 1923[1]Bellano, 8 novembre 2022) è stata un'architetta italiana, attiva in Italia nel secondo dopoguerra.

Figlia dell'ingegnere e costruttore Bertarini di Bellano, dopo gli studi classici si iscrisse nel 1942 al Politecnico di Milano, dove nel 1947 conseguì la laurea in Architettura[2].

A Bellano, in provincia di Lecco, dove risiedeva, conobbe la famiglia di Cesare Monti (1891 - 1959), pittore bresciano di matrice divisionista trasferitosi a Milano dopo una breve parentesi francese, e i suoi due figli Gianemilio (Milano, 1920 - 2002) e Pietro (Corenno Plinio, 1922 - Milano, 1990). Con loro frequentò il Politecnico e nel 1946 sposò il più grande dei due fratelli, Gianemilio[3].

Nel 1948 i tre neolaureati decisero di intraprendere insieme un percorso professionale fondando lo studio di architettura GPA Monti a Milano. Dapprima in un monolocale in via Pinamonte da Vimercate, poi in via Piave e infine in via De Amicis l’officina dei GPA partecipò alla ricostruzione postbellica milanese, ponendo una particolare cura nei confronti della ripresa dell’edilizia residenziale. Il loro operato volto alla sperimentazione, e per alcuni aspetti svincolato da certe imposizioni funzionali del Movimento Moderno, si collocò in quel professionismo colto[4] dell’immediato dopoguerra che contraddistingueva la nuova generazione di progettisti, a metà tra ingegneri, architetti e artisti[5].

La figlia Giovanna Monti, essa stessa architetta, affermò: "non credo che mamma si sia sentita discriminata nel sodalizio a tre, erano molto uniti. Prendeva parte a infinite discussioni e sapeva difendere i suoi punti di vista, non amava essere contraddetta. Gli uomini coprivano gli aspetti più tecnici e la cura dei dettagli, lei aveva idee e intuizioni brillanti: erano complementari"[6]. Un'altra figlia, l'attrice Maria Amelia Monti, descriveva la madre come una "donna fortissima, non convenzionale. Amava gli animali, l’aria aperta, la barca a remi. Un’irriducibile, non si è mai arresa"[6].

Dopo la scomparsa dei due soci, Anna continuò ad esercitare la libera professione e a dirigere lo studio sino al suo pensionamento nel 2014.

Anna Maria Bertarini è morta l'8 novembre del 2022 all’età di 99 anni. [7]

Tra i diversi progetti realizzati si possono citare gli immobili milanesi di via Calvi (1949), corso Sempione 38 e 81 (1955), viale Papiniano-via Calco (con Enrico Freyrie, 1956)[8]. Si occupano anche delle ville a Piona (1952), Morbegno (1957) e Forte dei Marmi (1957) che ottengono il riconoscimento da parte della stampa nazionale e internazionale[9].

Dal 1954 al 1960, i componenti dello studio fanno parte del M.S.A Movimento Studi per l’Architettura e dell'I.N.U. Istituto Nazionale di Urbanistica. In quegli stessi anni realizzano inoltre due case popolari a Bellano (1954-55) e i Quartieri INA-Casa Monte Olimpino a Como (1957), Vialba (1958), Feltre (1958) e Gallaratese (1960) a Milano. La loro produzione abbraccia anche il disegno industriale per De Padova (1955), Stildomus (1964), Kartell (1959-65), Fontana Arte (1972-76), Olivari (1970 e 1976). Fra le opere principali degli anni Sessanta meritano una menzione gli stabili di via Carducci (1966) e di corso Magenta (1967): per la SNAM, progettano edifici a San Donato Milanese e nel Gargano; nel 1985 firmano il progetto di un centro per uffici in via Olona, completato nel 1999[10]. Tra i progetti più recenti dello studio, che vedono protagonista Anna Maria Bertarini con la collaborazione della figlia Giovanna, possono essere citati alcuni edifici residenziali a Settimo Milanese (2001-03) e a Casale Marittimo. Ulteriori interventi riguardano la ristrutturazione di un edificio a Bonzeno (2003), la sistemazione di un’abitazione a Zoagli e di una cascina a Bosco Valtravaglia[11].

  • Fondo Monti GPA, Politecnico di Milano, Area Servizi Bibliotecari di Ateneo, Archivi Storici, Milano.
  • Fondo Pratiche edilizie, Archivio Civico, Milano.
  1. ^ Addio ad Anna Maria Bertarini, protagonista della ricostruzione post-bellica di Milano, su ildenaro.it. URL consultato il 12 novembre 2022.
  2. ^ Maria Bertarini Anna — Scienza a due voci, su scienzaa2voci.unibo.it. URL consultato il 16 novembre 2020.
  3. ^ I tre Monti bravi architetti non archistar - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 16 novembre 2020.
  4. ^ Il professionismo colto nel dopoguerra - itinerari - Ordine degli architetti, P.P.C della provincia di Milano, su ordinearchitetti.mi.it. URL consultato il 16 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2016).
  5. ^ di Redazione, Le opere milanesi dello studio GPA Monti, su weArch. URL consultato il 16 novembre 2020.
  6. ^ a b Chiara Vanzetto, Anna Bertarini Monti, architetto: quel trio imbattibile con il marito e il cognato nel ‘48, su Corriere della Sera, 10 luglio 2020. URL consultato il 17 novembre 2020.
  7. ^ https://www.leccotoday.it/cronaca/lutto-bellano-anna-maria-bertarini.html
  8. ^ Opere | Architettura in Lombardia dal 1945 ad oggi, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 16 novembre 2020.
  9. ^ Olivari | GPA Monti, su olivari.it. URL consultato il 16 novembre 2020.
  10. ^ SIUSA - Monti GPA, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 16 novembre 2020.
  11. ^ Studio di architettura e design GPA Monti | ArchiVista, su lombardiarchivi.servizirl.it. URL consultato il 17 novembre 2020.
  • Anna Maria Galbani (a cura di), Donne politecniche. Atti del convegno e Catalogo della mostra (Milano, 22 maggio 2000), Libri Scheiwiller, 2001, pp. 80-81.
  • G.P.A. Monti, Villa sul lago di Como, in "Edilizia moderna", 55 (1955), pp. 85-88.
  • Condominio a Milano. G.P.A. Monti architetti, in "Domus", 287 (1953), p. 4.
  • Federico Gorio, A proposito degli architetti Monti e Gandolfi, in "Casabella-Continuità", 217 (1957), pp. 56-69.
  • Graziella Leyla Ciagà (a cura di), Gli archivi di architettura in Lombardia. Censimento delle fonti, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive (C.A.S.V.A.), 2003.
  • Graziella Leyla Ciagà (a cura di), Gli archivi di architettura design e grafica in Lombardia. Censimento delle fonti, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive C.A.S.V.A., 2012, p. 199.
  • Raffaele Pugliese, La casa popolare in Lombardia 1903-2003, Unicopli, 2005.
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