Amaranthus retroflexus

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Amaranto comune
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
OrdineCaryophyllales
FamigliaAmaranthaceae
SottofamigliaAmaranthoideae
GenereAmaranthus
SpecieA. retroflexus
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseCaryophyllidae
OrdineCaryophyllales
FamigliaAmaranthaceae
GenereAmaranthus
SpecieA. retroflexus
Nomenclatura binomiale
Amaranthus retroflexus
L., 1753
Nomi comuni

Amaranto comune

Amaranthus retroflexus L., 1753, noto in italiano come amaranto comune, è una specie della famiglia Amaranthaceae originaria dell'America[1], oggi diffusa in gran parte del pianeta.

L'amaranto era già apprezzato dai nativi americani. I Cherokee usavano l'amaranto comune come erba cerimoniale religiosa, come astringente per un ciclo femminile troppo abbondante e medicamento ginecologico, i Keres gli riconoscevano proprietà curative per l'apparato gastrointestinale, i Mohegan ne facevano un infuso per il mal di gola. I Navajo ne ricavavano pane e dolci.[2]

Amaranthus retroflexus è stata mostrata essere in grado di immagazzinare l'isotopo radioattivo cesio-137.

Amaranthus retroflexus è una pianta robusta e resistente, di natura infestante, diffusa anche nei piccoli e grandi orti e spesso assieme al farinello (talvolta farinaccio) comune Chenopodium album.

I semi sono ricchissimi di proteine e microelementi quali calcio, ferro, fosforo e magnesio. Essi non contengono glutine e sono un ottimo alimento, in particolare per i bambini più piccoli. La raccolta dei semi non è però molto agevole poiché le piccole spighe maturano in tempi diversi, per cui sono richiesti più raccolti manuali a distanza. Le foglie, anch'esse commestibili, si possono consumare crude in insalata o cotte.

  1. ^ (EN) Amaranthus retroflexus, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 5 settembre 2023.
  2. ^ Native American Ethnobotany, su herb.umd.umich.edu. URL consultato il 15 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2007).

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