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18-corona-6

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18-corona-6
Formula del cloruro di 18-corona-6
Formula del cloruro di 18-corona-6
Modello tridimensionale di 18-corona-6
Modello tridimensionale di 18-corona-6
Nome IUPAC
1,4,7,10,13,16-esaossacicloottadecano
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC12H24O6
Peso formula (u)264,32
Aspettosolido bianco o giallino[1]
Numero CAS17455-13-9
Numero EINECS241-473-5
PubChem28557
SMILES
C1COCCOCCOCCOCCOCCO1
Proprietà chimico-fisiche
Temperatura di fusione42–45 °C (315–318 K)[1]
Proprietà tossicologiche
DL50 (mg/kg)525 mg/kg oral rat[1]
Indicazioni di sicurezza
Punto di fiamma> 113 °C[1]
Simboli di rischio chimico
tossico a lungo termine
attenzione
Frasi H302 [1]
Consigli P264 - 270 - 301+312 - 501 [1]

Il 18-corona-6 è un composto organico con formula [C2H4O]6 appartenente alla famiglia degli eteri corona. Il numero 18 indica il numero di atomi che compongono l'anello, mentre 6 è il numero di atomi di ossigeno. A temperatura ambiente il composto si presenta in forma di polvere bianca o giallina. Analogamente ad altri eteri corona, 18-corona-6 ha la caratteristica di legarsi ad alcuni cationi metallici, con una particolare affinità per il catione potassio (K+).[2][3] La sintesi degli eteri corona ha portato al conferimento del premio Nobel per la chimica a Charles J. Pedersen nel 1987.

Il 18-corona-6 fu preparato per la prima volta nel 1967 da Charles J. Pedersen, ricercatore della DuPont, assieme a numerosi altri eteri corona.[4] In particolare, il 18-corona-6 fu ottenuto con una resa molto bassa, 2%, e per questo motivo il composto non fu esaminato in dettaglio. Tuttavia, la proprietà di questi eteri corona di riconoscere selettivamente cationi attirò grande interesse, contribuendo allo sviluppo della chimica host-guest. Nel 1987 a Pedersen fu conferito il premio Nobel per la chimica, assieme a Donald J. Cram e Jean-Marie Lehn per il contributo dato alla chimica dei composti macrociclici.[5]

Nel 1972 R. N. Greene alla DuPont riuscì a sintetizzare il 18-crown-6 con una resa del 93%, e a dimostrare che il 18-corona-6 era in grado di complessare ioni dei metalli alcalini.[6] Nel 1987 Jerry L. Atwood e collaboratori incapsularono un catione ossonio (H3O+) dentro il 18-corona-6 sciolto in solventi aromatici.[5][7]

Campione di 18-corona-6

La sintesi di 18-corona-6 è schematizzata nella figura seguente. Si usa una reazione di Williamson, facendo reagire 1,2-bis(2-cloroetossi)etano e trietilenglicole in presenza di un catione templante. Il composto grezzo può essere purificato per ricristallizzazione da acetonitrile bollente.[8] Alternativamente il 18-corona-6 si può preparare per oligomerizzazione dell'ossido di etilene.[9]

Schema di sintesi di 18-corona-6 usando il catione templante K+.

Proprietà e usi

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Modello del complesso [K(18-corona-6)]+ allo stato solido.[10]

La molecola di 18-corona-6 è molto flessibile e può legarsi a vari cationi metallici di piccole dimensioni. Il legame nasce dall'interazione tra la carica positiva del catione e le coppie solitarie presenti sugli atomi di ossigeno dell'etere corona (vedi figura).

Per questa proprietà 18-corona-6 e altri eteri corona sono usati in laboratorio in reazioni di catalisi per trasferimento di fase.[11] Sali inorganici normalmente insolubili in solventi organici possono diventare solubili usando un etere corona. Ad esempio, il permanganato di potassio si scioglie in benzene in presenza di 18-corona-6, formando il cosiddetto "benzene viola", utilizzabile per ossidare vari composti organici.[9][12]

Altri progetti

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