Zecca di Nicomedia

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Solido di Licinio dalla zecca di Nicomedia
LICINIVS AVGVSTVS, testa laureata verso destra; IOVI CONS LICINI AVG, Giove Ottimo Massimo in trono verso sinistra, sulla base l'iscrizione SIC X/SIC XX, regge con la destra portata in avanti una Vittoria verso destra in piedi su di un globo e con la sinistra uno scettro; ai piedi, aquilia in piedi verso sinistra, testa a destra, ali ripiegate; in esergo SMNΓ.
Zecca di Nicomedia, 3a officina, 317-318, 5.34 g, 12h (RIC VII 20 corr.)

La zecca di Nicomedia fu una zecca romana con sede nella città di Nicomedia e attiva dalla fine del III secolo alla seconda metà del V e poi dal 498 circa al 629. I simboli di zecca utilizzati erano NIKOMI, NIKO, NIKM, NIC, NIK, NI e N.[1]

A seguito della riforma monetaria del 498 di Anastasio I, la zecca riprese le coniazioni, limitate (come per la sua gemella zecca di Cizico) alle monete in bronzo,[2] probabilmente destinate a rifornire la diocesi del Ponto.[3] Assieme alla zecca di Cizico, quella di Nicomedia giocò un ruolo importante nella riforma monetaria del 539.[4] Nel VI e VII secolo furono utilizzati i segni di officina A e B.[5] A causa dell'occupazione persiana non fu attiva nel 614/615 e poi ancora nel 625/626;[6] dopo una breve riapertura fu poi chiusa definitivamente a seguito della riorganizzazione voluta dall'imperatore Eraclio I (629), insieme alle zecche di Nicomedia e Tessalonica.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Grierson, p. 22.
  2. ^ Grierson, p. 63.
  3. ^ Grierson, p. 47.
  4. ^ Grierson, p. 64.
  5. ^ Grierson, p. 24.
  6. ^ Hendy, pp. 416-7.
  7. ^ Grierson, pp. 85, 106.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Philip Grierson, Byzantine coins, Taylor & Francis, 1982, ISBN 9780416713602.
  • Michael F. Hendy, Studies in the Byzantine Monetary Economy C.300-1450, Cambridge University Press, 2008, ISBN 9780521088527.

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