Coppa Warren

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Coppa (o Calice) Warren
Autoresconosciuto
Data5-15 d.C.
MaterialeArgento
Dimensioni11×9,9 cm
UbicazioneBritish Museum, Londra

La coppa Warren o calice Warren è una coppa d'argento di età romana, unica nel suo genere, raffigurante due scene omoerotiche. Custodita al British Museum di Londra, è universalmente nota come un capolavoro artistico per la sua impressionante qualità. Deve il nome al suo moderno possessore, Edward Perry Warren. La datazione ufficiale colloca la Warren Cup durante la Dinastia giulio-claudia (I secolo d.C.)[1][2]

Un uomo barbuto pratica sesso anale con un giovane imberbe, particolare dalla Coppa Warren, I secolo d.C.

Il primo lato rappresenta un uomo (ovvero l'erastès, cioè l'attivo) che pratica sesso anale con un giovinetto (l'eromenos, ossia il passivo), il quale, nel rapporto, si sostiene ad una corda del soffitto. L'altro lato raffigura un giovane imberbe che copula tra le gambe di un ragazzino, a gambe divaricate sopra di lui.

Entrambe le scene presentano un drappeggio tessile come sfondo, insieme a strumenti musicali (una lira e un aulos).

Warren acquistò la coppa a Roma nel 1911 da un antiquario per 2.000 sterline.[3][4][5] Essa era stata a sua volta acquistata a Gerusalemme e si diceva fosse stata rinvenuta nei pressi della città di Battir (l'antica Bethther), insieme a delle monete con l'effigie dell'Imperatore Claudio, presumibilmente sotterrate durante la rivolta degli Zeloti.

«Non lo sappiamo per certo, ma si pensa che la Coppa Warren sia stata trovata sotto terra a Bittir, una città a poche miglia da Gerusalemme. Come sia giunta lì è un mistero, ma possiamo fare delle ipotesi. Possiamo datare la fabbricazione della coppa intorno all'anno 10. Circa 50 anni dopo, l'occupazione romana di Gerusalemme creò tensioni con la comunità giudea locale, e nell'anno 66 d.C. esplose una violenta rivolta contro gli occupanti e gli ebrei ripresero con la forza la città. Ci furono forti scontri, e si pensa che la nostra coppa possa essere stata nascosta sotto terra dal proprietario per proteggerla dalle razzìe.»

Edward Perry Warren

La coppa divenne subito un pezzo pregiato nella vasta collezione di Warren, che si riferiva scherzosamente ad essa con gli amici definendola il "Santo Graal".[3] La prima esposizione in pubblico della coppa avvenne nel 1921, quando Gaston Vorberg pubblicò un volume dedicato all'erotismo nell'arte antica. Le fotografie dell'epoca mostrano la coppa in cattivo stato di conservazione, con spessi strati di sporcizia.[6][7] La coppa venne inclusa nel libro di Warren A defence of Uranian Love, pubblicato una prima volta nel 1928 con lo pseudonimo "Arthur Lyon Raile".[5][8][9] In seguito, Warren diede la coppa per l'esposizione al Martin von Wagner Museum di Würzburg.

Un giovane imberbe copula con un ragazzino, altro particolare della coppa Warren

Alla morte di Warren nel 1928, la coppa divenne parte dell'eredità di Asa Thomas, il segretario di Warren e suo occasionale socio in affari. Nel 1929 venne catalogata nella lista degli oggetti all'asta relativa al contenuto della Lewes House[10], ma rimase invenduta e restò nascosta in soffitta a casa di Thomas.[3] Venne successivamente ripulita e nuovamente fotografata nel 1931.[3][6]

Nel novembre 1952, Harold W. Parsons, storico dell'arte[11] e amico di Warren, si diede da fare per vendere la coppa al collezionista newyorchese Walter Baker,[12] tuttavia Baker era dubbioso circa il concludere l'affare.[3] Nel febbraio 1953 Baker si decise ma la dogana bloccò il pacco alla frontiera, richiedendo l'autorizzazione da parte del governo di Washington per ammettere nel Paese un oggetto classificato come pornografico, e nell'ottobre 1954, tardando la risposta, l'oggetto venne rispedito in Gran Bretagna, e nel frattempo Thomas morì. A causa dei passati problemi doganali, svariati musei rifiutarono di acquistare la coppa "scandalosa".[13] La vedova di Thomas vendette la coppa a John K. Hewett. Hewett la offrì a Denys Haynes, direttore del dipartimento greco-romano del British Museum, il quale chiese l'opinione dell'amico Lord Crawford, uno dei finanziatori del museo, che diede parere negativo circa l'acquisizione del reperto.[3][6]

Nel 1966 la coppa venne messa in vendita per 6.000 sterline e comprata da un collezionista straniero.[3][14]

Nel 1998 la coppa venne rimossa dal Metropolitan Museum of Art, dove era esposta da anni, e venduta ad un collezionista privato inglese.[3] Quindi la coppa venne infine acquisita dal British Museum, nel 1999, per circa 1,8 milioni di sterline, grazie ai fondi elargiti dalle fondazioni Heritage Lottery Fund, National Art Collections Fund e The British Museum Friends.[15] Si trattò, all'epoca, dell'acquisto più costoso per un singolo oggetto mai fatto dal British Museum.[13][16]

La coppa dopo un recente restauro

John Clarke, professore di storia dell'arte alla University of Texas at Austin, ha datato la coppa approssimativamente all'età di quella di simili reperti rinvenuti a Pompei, a causa della mancanza di ricerche più approfondite.[17]

Dyfri Williams, per anni direttore del dipartimento greco-romano del British Museum, ha fatto risalire la coppa tra il 5 e il 15 d.C. Williams identificò diversi fattori a supporto della sua tesi. L'argento del quale è fatta la coppa è puro al 95%, dato coerente con altri reperti romani conosciuti della stessa epoca. Le crepe presenti nella coppa mostrano tracce di corrosione chimica tipiche dell'età del reperto, rimaste nonostante essa sia stata ripulita due volte nel corso del XX secolo.[18] Lo stile decorativo possiede un parallelismo con molti oggetti del periodo, e le figure di nudi maschili sono simili a quelle presenti su due coppe d'argento facenti parte del tesoro di Hoby, in Danimarca, e scoperto solo un decennio dopo la Coppa Warren.[19][20]

False congetture sull'autenticità

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In un articolo pubblicato sul "Bollettino d'arte" del Ministero dei beni culturali,[21] la studiosa Maria Teresa Marabini Moevs ha ipotizzato che l'opera sia un falso, prodotto in Italia all'inizio del Novecento per compiacere i gusti dell'acquirente[22].

Similmente, Luca Giuliani, professore di archeologia classica alla Humboldt-Universität zu Berlin, giunse alla conclusione che la coppa fosse un falso del ventesimo secolo, sulle basi della sua unicità e delle incongruenze riscontrate nell'iconografia.[23][24] Nel corso di un seminario tenutosi al King's College il 12 marzo 2014, furono presentati degli argomenti contrari all'ipotesi del falso da parte di Dyfri Williams, e Giuliani concesse che, se il British Museum fosse stato in grado di produrre delle prove evidenti della presenza sulla coppa di tracce di corrosione dovute al cloruro d'argento, ciò sarebbe stato un argomento decisivo nell'affermazione dell'autenticità del reperto.[25][26][27] A seguito degli esami successivamente condotti, è stato possibile arrivare alla conclusione che la coppa è autentica.[28]

  1. ^ British Museum: The Warren Cup - Date, su britishmuseum.org. URL consultato il 16 marzo 2018.
  2. ^ The Warren Silver Cup, su jessewaugh.com. URL consultato il 16 marzo 2018.
  3. ^ a b c d e f g h Williams, 2006, pp. 25–31
  4. ^ Ancient West & East, Volume 6, Brill, 2007, p. 447, ISSN 1783-8363 (WC · ACNP), OCLC 637450000.
  5. ^ a b Mark Irving, Perfectly divine: Rome's gay pin-up, in The Times, 13 maggio 2006.
  6. ^ a b c Clarke, 1993
  7. ^ (DE) Gaston Vorberg, Die Erotik der Antike in Kleinkunst und Keramik, G. Müller, 1921, OCLC 9972870.
  8. ^ Arthur Lyon Raile, A defence of Uranian love, Private print, 1928, OCLC 244481167.
  9. ^ Edward Perry Warren, Michael Matthew Kaylor e Mark Robert Miner, A defence of Uranian love, Valancourt classics, Valancourt Books, 2009, ISBN 1-934555-69-X.
  10. ^ The story of Lewes House, su lewes.gov.uk, Lewes District Council. URL consultato il 4 giugno 2014.
  11. ^ LIFE, 10 Mar 1961, Vol. 50, No. 10, ISSN 0024-3019 (WC · ACNP), Published by Time Inc, page 40A.[1]
  12. ^ Walter C. Baker, financier and art collector, elected Vice-President of Metropolitan Museum, su libmma.contentdm.oclc.org, Metropolitan Museum of Art Press Releases, 15 settembre 1960. URL consultato il 4 giugno 2014.
  13. ^ a b Maev Kennedy, British Museum exhibition reveals saucy side of the ancient world, in The Observer, 12 maggio 2006.
  14. ^ The Warren Cup, in The Times, 12 maggio 1999.
    «Mr Sandy Martin, McWhirter Works of Art: In the early 1960s I bought the Warren Cup, a Roman silver wine goblet (report and photograph, May 5), and offered it for sale at £6,000. In those days (before the enactment of the Wolfenden report) the homosexual scenes decorating the cup precluded its acquisition by any museum and most collectors. Now, thirty-five years or so later, it is being acquired by the nation for Pounds 1.8 million and its true "value" as a work of art is now realised.»
  15. ^ The secrets of Cupboard 55, in The Telegraph, 19 giugno 1999. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2019).
  16. ^ Reynolds Nigel, Gay loving cup bought by museum for £1.8m, in The Electronic Telegraph, n. 1440, 5 maggio 1999. URL consultato il 16 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2014).
  17. ^ Clarke, 1998
  18. ^ Williams, 2006
  19. ^ The silver cups from Hoby, su natmus.dk, National Museum of Denmark, 22 maggio 2014. URL consultato il 3 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2015).
  20. ^ Williams, 2006, pp. 45–47
  21. ^ Maria Teresa Marabini Moevs: riconsiderazioni sul calice Warren, su 151.12.58.195. URL consultato il 16 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2011).
  22. ^ "The conclusion reached in this study is that the object was conceived in the shrewd milieu of the Italian antiquities market, likely at the end of the nineteenth century, to satisfy the demand of a particular foreign clientele. It was executed by a very skillful artisan familiar with the linear forms of the Italian Liberty style, but ill at ease with the iconographic and stylistic models presented to him: Attic red-figured vases and Arretine ceramics, authentic and falsified, by the workshop of Perennius. The voyeuristic meaning attributed by scholars to the principal scene is an erroneous interpretation of an Alexandrian love epigram in the decorative repertory of the same workshop".
  23. ^ (DE) Marcel Lepper, Stephan Schlak, Henning Ritter e Karl Heinz Bohrer, Luca Giuliani: Ein Kelch für Mr. Warren, in Zeitschrift für Ideengeschichte Heft VII/3 Herbst 2013 Konservative Ästhetik, München C.H.Beck, 2013, pp. 77–92, ISBN 3-406-64990-4.
  24. ^ £1.8m Roman goblet bought by Britain is branded a fake: German archaeologist challenges British Museum's view that drinking vessel dates from the first century, Dalya Alberge, 12 March 2014, The Daily Mail
  25. ^ King's College London – The Warren Cup – modern forgery?, su kcl.ac.uk, 13 febbraio 2014. URL consultato il 23 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2014).
  26. ^ Dalya Alberge, German archaeologist suggests British Museum's Warren Cup could be forgery | Science, su theguardian.com, The Guardian. URL consultato il 23 maggio 2014.
  27. ^ Francesca Tronchin, New questions on the authenticity of the Warren Cup, su tronchin.wordpress.com, Tronchin, 14 marzo 2014. URL consultato il 4 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2014).
  28. ^ Luca Giuliani, Der Warren-Kelch im British Museum. Eine Revision, in Schändung. Zeitschrift für Ideengeschichte IX/3, 2015, pp. 89-110 (PDF), su z-i-g.de.
  • Maria Teresa Marabini Moevs, Per una storia del gusto: riconsiderazioni sul calice Warren, "Bollettino d'arte", CXLVI 2008, pp. 1–16.
  • John Clarke, Looking at lovemaking: constructions of sexuality in Roman art, 100 B.C.-A.D. 250, 1998, University of California Press, ISBN 978-0-585-32713-6
  • John R. Clarke, The Warren Cup and the Contexts for Representations of Male-to-Male Lovemaking in Augustan and Early Julio-Claudian Art, 1993, The Art Bulletin, vol. 75, N. 2, pp. 275–294, College Art Association
  • John Pollini, The Warren Cup: Homoerotic Love and Symposial Rhetoric in Silver, 1999, College Art Association of America, The Art bulletin, vol. 81, N. 1
  • Dyfri Williams, The Warren Cup, 2006, The British Museum Press, ISBN 978-0-7141-2260-1

Voci correlate

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