Utente:Zanekost/Sandbox/Giovanni Antonio Pellegrini

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Autoritratto del 1717, dal 1983 esposto alla National Portrait Gallery di Londra

Giovanni Antonio Pellegrini (Venezia, 29 aprile 1675Venezia, 2 novembre 1741) è stato un pittore italiano, la sua attività a Venezia e Padova fu interrotta da lunghi e spesso ripetuti soggiorni in Inghilterra, Germania, Paesi Bassi, Francia e Austria. Fu tra i pittori veneziani più apprezzati in molte grandi città e corti dell'Europa del suo periodo ed uno dei maggiori diffusori del Rococò, ma come molti autori alla moda fu presto dimenticato. Su di lui esistono diversi documenti coevi, fra cui le sue corrispondenze e quelle di Angela Carriera, sua moglie, con Rosalba, e di quest'ultima con i suoi numerosi corrispondenti sparsi per l'Europa, molto interessanti sebbene spesso la moglie cada in toni eccessivamente celebrativi. Solo negli anni trenta del Novecento e soprattutto nel secondo dopoguerra si è iniziato a rivalutarlo. Ad onta del grande successo in vita fu più sfortunato di altri autori per quanto riguarda la conservazione delle sue più estese opere: molte vennero distrutte in accidentali incendi, altre per ristrutturazioni, anche precoci, ed infine altre sparirono a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale[1].

Giovanni Antonio era figlio di un guantaio padovano che aveva aperto una bottega a Venezia[2]. Apprese il mestiere alla bottega del pittore lombardo Paolo Pagani, allora attivo a Venezia. Tra il 1692 ed 1696[3], ancora giovanissimo, seguì il suo maestro prima a Vienna e poi in Moravia ed in Germania[4]. Alla sua formazione contribuì maggiormente la pittura rococò di Sebastiano Ricci, a lui più congeniale, soprattutto nella struttura e nelle ombreggiature dei colori, pittura che aveva potuto osservare e studiare a Venezia e Padova, ma anche la lettura di Luca Giordano. Soprattutto le opere più tarde, libere e luminose, del Giordano che aveva avuto modo di vedere durante il suo soggiorno di studio a Roma[5]. Prima di questo soggiorno, non precisamente collocabile ma comunque precedente al 1701[6], Pellegrini dipinse alcune decorazioni per il palazzetto muranese del patrizio Angelo Correr (1696)[3], ed il Battesimo di Sant'Agostino per la chiesa delle Eremite (1697)[7].

Nel 1701 dipinse le tre allegorie per la Scuola del Cristo a Venezia: Allegoria della Morte, la Fede e la Processione dei confratelli della morte. In questi dipinti vi è già presente «quel suo fare pittorico lievitante a tonalità da pastello»[8]. Coeve sono le tele del ciclo allegorico-profano sui soffitti di palazzo Albrizzi di San Polo – incastonate tra gli stucchi di Abbondio Stazio e Carpoforo Mazzetti Tencalla – dove rimane evidente una certa influenza romana da parte del Baciccia[4]. Del 1700 erano gli affreschi per la fastosa Villa Giovannelli a Noventa, ben presto rimpiazzati con altri di Giuseppe Angeli[9].

Nel 1702 fu a Padova per realizzare l'ampio affresco, con le quadrature di Ferdinando Fochi, sulla volta del salone della Biblioteca Antoniana: L’Immacolata appare ai santi dottori francescani. Sebbene sia un opera ancora acerba Pellegrini la realizza con una certa personalità che ne fa presagire gli esiti Rococò. Dentro la grande e luminosa apertura ovale delimitata da una balustrata, in una dinamica composizione a zig-zag, i santi osservano stupiti la Vergine in gloria, mentre alcuni angioletti giocano allegramente con i loro simboli: uno s'impadronisce del giglio di Antonio, un'altro del pastorale di Bonaventura ed un altro ancora rimane impacciato in un grande galero[10]. Tra il 1703 e il 1704 sempre a Padova, dipinse la pala della Vergine con il Bambino tra i quattro santi protettori di Padova e l’Arte della lana raffigurata in veste di supplicante, commissionata e pagata dall’Università della Lana e purtroppo ora dispersa[8].

All'inizio del 1704, sposò Angela, una delle sorelle di Rosalba Carriera. Le memorie delle due e la loro corrispondenza costituiscono un documento «attendibile nelle sue linee principali», sebbene probabilmente «impreciso in alcune parti»[11]. Testimone alle nozze fu il nobile Anton Maria Zanetti (il vecchio) incisore, critico e mercante d'arte[12].

Nel 1707 dipinse la grande tela del Castigo dei serpenti, a coprire l'intera parete sinistra del presbiterio di San Moisé, celebrata dallo Zanetti, che probabilmente lo rese noto a Charles Montagu, allora conte di Manchester e ambasciatore a Venezia[13].

In quest'ultima opera pubblica ma anche e nelle scene mitologiche e storiche dipinte su tela o a fresco per ville e residenze private Pellegrini arrivò ad una personale «visione pittorica tutta in chiaro, tracciata da una pennellata rapidissima»[14].

Tra le opere per committenze private vanno ricordati gli affreschi di villa Corbelli Alessandri di Mira Taglio [15]

È da ricordare anche la grande tela de L'incontro tra Alessandro e Poro[16] dove, sviluppando il tema già rappresentato al palazzetto Correr, raggiunge una rappresentazione di impetuosità formale ed emotiva di netta drammaticità teatrale lasciando in ombra il volto di Poro, il vinto, sorretto da due soldati, ed in piena luce la figura eretta di Alessandro in una espressione di dolente compatimento.[17] Altra opera da ricordare, questa volta tra quelle da cavalletto, per la sua raffinatezza formale è l'Ermafrodito e Salmace, probabilmente una della ultime prima della partenza verso l'Inghilterra[18].

Inghilterra (1708-1713)

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Alla fine del 1708 Pellegrini giunse a Londra con la moglie Angela. Dapprima fu impegnato assieme a Marco Ricci nel dipingere scenografie d'opera per il teatro di Haymarket. Nello stesso anno inziò la lunga vicenda del concorso per la decorazione della cupola di Saint Paul. Dopo la prima selezione tra molti altri pittori la coppia prescelta nel 1710 per la gara finale era composta dal Pellegrini e James Thornhill che ricevette l'incarico definitivo nel 1715 [19]. Del progetto di Pellegrini resta una maquette al Victoria & Albert Museum[20]. La mancata commissione non turbò particolarmente grazie alle numerose e ben pagate commesse di carattere privato che gli venivano, grazie al Montagu, dalla cerchia del club Kit-Cat, una celebre istituzione del partito Whig[21]. Ed d'altra parte veniva visto «tanto occupato ad amassar ghinee» e lui stesso scriveva che in «questo paese […] non ci è de' pantaloni»[22]. La coppia peraltro godeva di un'ottima accoglienza sociale, ed Angela, che allora prendeva lezioni di canto dal celebre Valentino Urbani, s'intratteneva gran parte delle giornate con Milady Manchester[23]. Nel 1711 Pellegrini fu anche tra i direttori della Kneller Academy of Painting and Drawing fondata dal pittore di corte Gottfried Kniller[24].

Tra le commissioni private vanno ricordati i sei grandi dipinti e le tre sovrapporte eseguiti in collaborazione con Ricci per la Burlington House di Londra e poi trasferiti a Narford Hall, nel Norfolk[25]. Le tele principali, tutte a carattere mitologico seguendo il gusto diffuso dall'opera italiana, sono aggregabili in coppie a pendant secondo la disposizione originaria. Le due più grandi stavano, una di fronte all'altra, ai lati lunghi del salone e rappresentano La storia di Aracne e L'infanzia di Achille, quelle intermedie (Il ratto di Europa e Nesso e Deianira) erano poste ai lati della porta d'ingresso mentre le due più strette (L'allattamento di Giove e la Stori di Narciso) stavano fra le tre finestre di fronte alla porta. Le tre soprapporte, che originariamente sovrastavano la porta principale e quelle laterali del salone, si ispirano a temi diversi ma tutti riferiti a donne virtuose, un evidente omaggio alla contessa Juliana Burlington: Susanna e i vecchioni alla Bibbia, Angelica e Medoro all'Orlando Furioso dell'Ariosto e Tarquinio e Lucrezia alla storia di Roma[26].

Un secondo grande intervento fu a Castle Howard, con una minore collaborazione di Marco Ricci per i fondali e le quadrature[27]. Purtroppo l'incendio del 1940 ha distrutto gran parte dei lavori del Pellegrini, ora documentati solo da vecchie fotografie. Si trattava delle decorazioni dell'atrio e della cupola, oltre a tele e soffiitti in varie stanze che rivelavano «un giordanismo portato ad una ariosità veramente settecentesca»[28]. Degli affreschi originali sono rimasti solo i pennacchi con i Quattro elementi e le decorazioni parietali nel salone sottostante con Apollo e le Muse e Apollo e Mida mentre sulla volta ricostruita della cupola è stata riprodotta una copia della Caduta di Fetonte. Delle tele rimane soltanto il Ritratto delle tre figlie del conte Carlisle al clavicembalo «d'una festosità straordinaria per il colorito iridescente e spumeggiante e d'una nervosità di segno squisitamente rococò»[8]. L'incendio distrusse il soffitto con Aurora dell'adiacente Garden Hall, quello con Flora nella Little Gallery e l'intero complesso del grande salone con gli episodi della Guerra di Troia[29].

Il terzo lavoro fu la decorazione della residenza londinese del Duca di Portland, demolita già forse nel 1748. Non ne sono stati tramandati i soggetti, sappiamo però che si trattava della decorazione del salone, della scalinita e una o due grandi stanze; in altre stanze operò anche Sebastiano Ricci[30]. Un altro lavoro perduto fu quello per la Montagu House di Londra, in questo caso senza che ne sia rimasta alcuna traccia descrttiva scritta[31].

L'ultimo grande lavoro di questo primo soggiorno inglese, all'inizio del 1713, fu a Kimbolton Castle, la residenza di campagna di Charles Montagu. Qui affrescò le pareti ed il soffitto dello scalone in una maniera romana a lui poco consona, tornando sulle proprie corde nelle due figure allegoriche della Virtù e dell'Abbondanza sul pianerottolo nonché la scena dei musicisti che si affacciano su una balconata ed il soffitto del boudoir con Venere e Cupido. Per Kimbolton Castle dipinse due tele: l'elegante Ritratto del figli del conte, ancora in situ, e una sua rara tela dal tono tragico Ettore e Andromaca, ora a Temple Newsam. Nella cappella dipinse laTrasfigurazione unica sua opera religiosa realizzata in Inghilterra[32].

Germania (1713-1716)

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Nell'estate del 1713 i coniugi giunsero a Düsseldorf. Sappiamo dalle lettere di Angela che erano partiti da Londra per l'Olanda con l'idea di passare per la Francia e poi tornare in patria[33]. Tuttavia grazie alle attenzioni di Giorgio Maria Rapparini, un bolognese poeta, librettista ed ex pittore, che era segretario del principe elettore Giovanni Guglielmo, rimasero nel Palatinato Renano. Il Rapparini conosceva già bene il Pellegrini e si informava sulle sue attività in Inghilterra per poi scriverne a Rosalba Carriera[34].

Anche a Düsseldorf Pellegrini ebbe un notevole successo sociale. Al suo arrivo il principe assieme alla moglie Anna Maria Luigia de' Medici gli concesse un'udienza di tre ore e mezza, e questi poi continuavano, come ad uno spettacolo, a rimirare Pellegrini al lavoro. Inoltre la corte pullulava di artisti, intellettuali e diplomatici italiani, molti anche veneziani, come, oltre al già noto Rapparini, il pittore Antonio Bellucci, l'architetto Matteo Alberti, il poeta Stefano Benedetto Pallavicino, ma anche stranieri come il ritrattista di corte Adriaen van der Werff. Angela, che riscuoteva il suo personale successo e venne anche ritratta veste di pastorella proprio dal van der Werff, scriveva a Rosalba di come li ricevesse continuamente in casa per proseguire in passeggiate notturne per la città e di essere stata anche invitata al compleanno della principessa[35].

Dipinse, probabilmente come saggio di prova, un San Sebastiano curato da Irene rappresentato «a lume artificiale», molto apprezzato dal principe,[36] che lo incaricò di decorare il suo castello a Bensberg. Qui decorò il soffitto dello scalone per poi passare aile quattordici grandi tele allegoriche[37]. Se apparentemente si rifece ai grandi cicli di celebrazione dinastica di un Rubens seguì la sua indole portata ad una rappresentazione più teatrale, melodrammatica «di una classicismo ironizzante, frivolo e rococò», «d'una luminosità abbagliante belle figure allegoriche di primo piano, mentre svapora in lontananza» con figure «di una straordinaria delicatezza quasi pastello»[38]. In questi dipinti, più del Ricci, «sa sganciarsi dalla cultura barocca seicentesca […] rinunciando alla costruzione di una forma "plastica", per adottare una forma "pittorica", sbavata, fluida, senza contorni, luminosissima, intonata su gamme chiare, argentee […]».[39]

Dopo una pausa di qualche mese in patria (febbraio-settembre 1715)[40], durante il quale forse dipinse la Madonna con il Bambino ed i Santi Giuseppe e Cesareo per il Duomo di Padova[41], Pellegrini tornò nella Germania del nord dove dipinse due pale per la chiesa cattolica di Sankt Clemens ad Hannover (1716)[42], distrutte nei bombardamenti della seconda guerra mondiale: si conserva soltanto il bozzetto della Santa Cecilia alla Staatsgalerie di Stoccarda.

Paesi Bassi (1716-1718)

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Dopo la morte del principe elettore Pellegrini si trasferì ad Anversa, allora nei Paesi Bassi Austriaci, separandosi per la prima volta da Angela che rimase a Düsseldorf fino al novembre 1717 quando tornò a Venezia[43].

++++++ dove si iscrisse alla Gilda dei Pittori[4]. Qui dipinse per la Brouwershuis, la sede della Gilda dei Birrai, I quattro elementi dei birrai, un adattamento del tema classico alla particolarità della Gilda[44], conservato ancora nel piccolo edificio trasformato in museo. Un'altra commissione prestigiosa fu la tela de La Saggezza e la Giustizia combattono i vizi, un grande tondo per il soffitto di una sala della Stadhuis[45].

+++++ e qualche mese dopo Pellegrini si iscrisse alla Gilda dei Pittori de L'Aja[4]. Qui decorò la sala maggiore della Mauritshuis, in corso di rinnovamento dopo l'incendio del 1704: nel soffitto le tre rosee tele de La Notte che fugge, L'Aurora e Apollo, alle pareti quattro tele monocrome a rappresentare i Quattro elementi e due grandi allegorie come soprapporte di ispirazione mitologica[46].

Fu molto probabilmente in questo periodo che arricchì la sua collezione con opere di maestri fiamminghi e olandesi riuscendo anche ad acquistare la Lezione di Musica di Vermeer[47].

Inghilterra (1719)

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Dall'Olanda partì di nuovo verso l'Ighilterra convocato da William Cadogan, primo conte di Cadogan, per dipingere una serie di dipinti mitologici nella residenza di Caversham Park[39]. Successivamente fu di nuovo a Narford Hall per ornare lo scalone della residenza dell'antiquario e collezionista Andrew Fountaine[48].

Potrebbero appartenere a questo secondo periodo inglese la Regina Tomiri ora al Museu de Arte di São Paulo e la Deposizione nel sepolcro ora al John and Mable Ringling Museum of Art di Sarasota.

Parigi (1719-1721)

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Verso la fine del 1719 fu a Parigi, ospitato dal banchiere e grande collezionista Pierre Crozat. Qui venne in contatto con il finanziere John Law che gli commissionò la decorazione del soffitto della sala consiliare della Banque Royale. Pellegrini prima di iniziare il lavoro passò per Venezia per rivedere la moglie e ritornò con lei a Parigi accompagnato dalla cognate Giovanna e Rosalba Carriera, dalla loro madre Alba – rimasta da poco vedova – e raggiunto anche dall'amico Anton Maria Zanetti. L'incarico era dipingere sul soffitto della gigantesca "sala del Mississipi" della banca un complesso allegorico che dimostrasse i vantaggi del sistema bancario e la loro relazione con la gloria del Re e del Reggente di Francia. Di tutto questo ci restano solo i bozzetti di due scene, un disegno ed una dettagliata descrizione; l'opera infatti venne distrutta l'anno successivo: John Law era fallito e l'edificio fu trasformato in biblioteca reale[49]. Pellegrini vi «lavorò in ottanta mattine»,[50] per finirlo nel marzo 1721, poi lasciò la Francia assieme a tutta la famiglia.

Fuori dal gruppo legato alla committenza, l'opera di Pellegrini ricevette diverse critiche dai francesi. Anne Claude de Caylus, un collezionista dai gusti decisamente classici, si espresse duramente in una conferenza all'Academie trovando la composizione troppo nuda ed alcuni difetti nel disegno e lodando invece i bozzetti del Lemoyne caratterizzati ancora dall'horror vacui barocco. Pierre-Jean Mariette più oggettivamente trovava l'invenzione e la composizione gradevole però approssimativa nel disegno osservando i gruppi di figure da vicino. Tuttavia, per quanto breve sia stat la vita dell'opera, la sua espressività Rococò e cosmopolita probabilmente lasciò alcuni insegnamenti agli artisti francesi nello stesso Lemoyne e più tardi in Boucher e Fragonard[51]. Non furono certamente queste critiche a comportare la distruzione dell'opera, difesa anzi dallo stesso Mariette, quanto la volontà di cancellare il ricordo dell'avventura disastrosa della Banque Royale (lo stesso Pellegrini penerà per anni per recuperare parte del pagamento)[52].

A Parigi realizzò anche altri dipinti sebbene non sia certo se durante questo soggiorno o quello successivo. Certamente eseguì alcuni soprapporta per il Château de la Muette ma non è altrettanto certo che siano identificabili con i dipinti a crattere mitologico del Louvre[53].

Tra Baviera, Venezia, Padova, Parigi e Sassonia (1721-1725)

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In viaggio verso Venezia ricevette la commissione di due pale per la chiesa dell'Abbazia di San Magno a Füssen in Baviera; la Madonna del Rosario e Santi fu spedita da Venezia lo stesso anno e Sant'Ulrico che guarisce gli ammalati fu dipinta a Füssen nel maggio-giugno del 1922[54]. A Venezia dipinse le due tele per i soffitti del Palazzo Pisani di Santo Stefano (Il carro dell'Aurora – ora alla Biltmore House di Ashville – e Minerva e l'Immortalità – giunta invece alla Marble House di Newport –) ed il Martirio di Sant'Andrea per la chiesa di San Stae. Al 1722 è ascrivibile anche la pala padovana di San Nicola di Bari salva due naufraghi per la chiesa San Tommaso Apostolo poi trasferita agli Eremitani e qui irrimediabilmente danneggiato nel bombardamento del 1944[55]. Dopodiché fece un breve ritorno a Parigi e dopo una sosta Venezia fu di nuovo in Baviera, a Pommersfelden, dove dipinse Ercole e la Esperidi e Sofonisba riceve il veleno per castello di Weißenstein del principe vescovo Franz Lothar von Schönborn.

+++ Altre opere da cavalletto: serie santi per Castello di Schleißheim [56] ++++

All'inizio del 1725 Pellegrini giunse a Dresda alla corte di Augusto II. Le sue più cospicue opere, le decorazioni per i padiglioni laterali dello Zwinger, furono distrutte nell'incendio del 1849. Del Zoologischer Pavillon conosciamo soltanto il soggetto Festino degli dei, mentre del Deutscher Pavillon, dove erano dipinti i Quattro continenti e alcuni soggetti mitologici, rimangono alcuni bozzetti e disegni sparsi tra Dresda, Colonia e New York. Sopravvivono le due pale per la Hofkirche di Dresda e quella del concattedrale di San Pietro a Bautzen[57].

Tra Vienna e Venezia (1725-1730)

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Venezia, Padova e Mannheim (1730-1741)

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Il periodo tra il 1731 ed il 1735 furono gli anni di più intensa attività del Pellegrini a Padova. Sappiamo da una lettera della Carrera che nel 1731 stava affrescando la volta del presbiterio della chiesa di San Tommaso Apostolo. L'opera fu distrutta, con la chiesa, ai primi dell'ottocento. Altri documenti ci informano che si trattava dei un'Assunzione della Vergine in paradiso e che anche nella volta dell'aula Pellegrini aveva dipinto un'atto di San Tommaso[58]. Sempre allo stesso periodo è ascrivibile il lunettone Sacra Famiglia ed i santi Giovanni, Zaccaria ed Elisabetta per l'Oratorio delle Dimesse a Padova decisamente debitorio sul piano iconografico al Ricci[59]. E sempre nel 1731 venne convocato per l'avventura fallimentare della decorazione della cupola absidale della Basilica del Santo: dopo la firma del contratto nel 1732 che lo vedeva associato al Visentini come quadraturista, si dovette attendere una revisione della struttura che presentava alcune crepe; il Consiglio dei X, che aveva giurisdizione sulla basilica, lo invitò ad avviare i lavori nell'agosto del 1733 ma già a novembre ne ordinò la sospensione in attesa di una verifica della cassa della basilica. Non abbiamo notizie su quanto fosse già stato prodotto perché nel 1734 la cupola fu di nuovo intonacata ed imbiancata su ordine dello stesso Consiglio, Pellegrini dal canto suo richiese la restituzione dei suoi disegni nel marzo 1734[60] e nel settembre ottenne un acconto per la rinuncia al lavoro[61]. Giunti a tal punto si considerò di passare alla installazione di un notevole numero di nuove pale d'altare coinvolgendo oltre a Pellegrini una considerevole rassegna di altri maestri dell'epoca: Tiepolo, Pittoni, Trevisani (poi sostituito da Ceruti), Balestra, Piazzetta e Rotari. Va detto che, assecondando la sua fama di veloce virtuoso, Pellegrini consegnò per primo il suo Martirio di Santa Caterina; e a riprova della sua fama fu anche il più pagato: 100 zecchini contro gli 80 a Tiepolo e gli 85 a Balestra)[62].

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  • Achille scoperto tra le figlie di Nicomede, olio su tela, 128 x 103 cm
  • Carità romana, olio su tela, 85 x 72 cm
  • Il ritorno di Iefte, olio su tela
  • La famiglia di Dario davanti ad Alessandro, olio su tela, 159,2 x 210,3 cm
  • La regina Tomiri, olio su tela, 123 x 97 cm
  • Le nozze di Alessandro Magno, olio su tela, 148 x 223 cm
  • Flora e Zefiro, olio su tela, 94,5 x 81,5 cm
  • Santa Caterina, olio su tela, 67 x 57 cm
  • Il bagno di Betsabea, olio su tela, 102 x 85 cm
  • Euterpe, olio su tela, 66 x 56 cm
  • Minerva con un putto, olio su tela, 69 x 46 cm
  • Venere e Cupido, olio su tela, 91 x 70 cm
  • Venere, Cupido ed un fauno, olio su tela, 127,5 x 102,2 cm
  • Davide riceve i pani da Achimelech, chiesa di Sant'Agata (cappella del Santissimo Sacramento), Brescia
  • Elia confortato dall'angelo, chiesa di Sant'Agata (cappella del Santissimo Sacramento), Brescia
  • Vergine in trono con San Cesareo e Giuseppe, Cappella di San Giuseppe, Cattedrale, Padova
  1. ^ Cfr. Knox, pp. V-VI, Pallucchini 1995, p. 66 e Franca Zava Boccazzzi in Venezia Vienna p. 46
  2. ^ Zanetti, p. 445
  3. ^ a b Alessandro Bettagno in Antonio Pellegrini, p.15
  4. ^ a b c d Lucchese 2015
  5. ^ Pallucchini 1960, pp. 17-18
  6. ^ Pallucchini 1995, p. 66
  7. ^ Dipinto attribuitogli nel 2005, cfr. Craievich, pp. 206-211
  8. ^ a b c Pallucchini 1960, p. 18
  9. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini pp. 23-24
  10. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini pp. 24-26
  11. ^ Craievich, p. 210.
  12. ^ Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, p. 67
  13. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, p. 39
  14. ^ Pallucchini 1995, p. 71
  15. ^ Pallucchini 1995, pp. 71, 74
  16. ^ !708, olio su tela, 333 x 437 cm. Il dipinto acquisito nel 1996 dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo era nelle proprietà della Villa Prosdocimi di Albettone. In quel momento risultava già mutilato sulla sinistra, segno di un adattamento per una nuova collocazione nell'edificio. È quindi probabile che la collocazione originale fosse diversa e al momento sconosciuta. (cfr. Alessandro Bettagno in Antonio Pellegrini, p. 120)
  17. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini, pp. 27-28
  18. ^ Alessandro Bettagno in Antonio Pellegrini, p. 126
  19. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, p. 41
  20. ^ Secondo i curatori del museo la maquette si riferisce ad un altro progetto imprecisabile in quanto non segue il tema imposto, gli Atti degli Apostoli, e rappresenta invece l'Adorazione della Trinità (cfr.(EN) Adorazione della Trinità, su Victoria & Albert Museum. URL consultato il 10/07/2017.) Va detto però che James Thornhill, vincitore del progetto, dipinse invece otto scene della vita di San Paolo; per di più, oltre al clima generale, fatto di di pressioni nazionaliste ed anglicane, che riguardava la realizzazione di decorazioni all'interno del grande tempio londinese, lo stesso Thomas Tenison, arcivescovo di Canterbury, insistette espressamente sul fatto che l'autore dovesse essere protestante ed inglese (cfr.(EN) Tabitha Barber, Thornhill, Sir James (1675/6–1734), su Oxford Dictionary of National Biography, Oxford University Press. URL consultato il 10/07/2017.)
  21. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, pp. 39-40
  22. ^ La prima affermazione è da una lettera di Giorgio Maria Rapparini, la seconda in una lettera del Pellegrini, ambedue indirizzate a Rosalba Carriera, citate in Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, p. 70
  23. ^ Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, pp. 70-71
  24. ^ Knox, p. 220
  25. ^ Knox, pp. 52-63
  26. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, pp. 42-45
  27. ^ Knox, p. 63
  28. ^ Pallucchini 1960, p. 19
  29. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, p. 49-50
  30. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, p. 50
  31. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, p. 51
  32. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, p. 53
  33. ^ Georg Knox in Antonio Pellegrini, p. 59
  34. ^ Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, pp. 70-74
  35. ^ Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, pp. 74-78
  36. ^ Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, p. 75
  37. ^ Le tele sono attualmente sparse nei depositi dei musei della Baviera (cfr. (DE) Giovanni Antonio Pellegrini, su Bayerische Staatsgemäldesammlungen. URL consultato il 12/07/2018.)
  38. ^ Pallucchini 1960, pp.19-20
  39. ^ a b Pallucchini 1960, p. 20
  40. ^ Regesto in Antonio Pellegrini, p. 225
  41. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini, pp. 29-30
  42. ^ Knox, pp. 129-132
  43. ^ Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, p. 80
  44. ^ Knox, pp. 132-34
  45. ^ Knox, pp. 136-37
  46. ^ Knox, pp. 137-144
  47. ^ Franca Zava Boccazzi in Antonio Pellegrini, p. 83; alla morte del Pellegrini la collezione fu acquistata dal console inglese Joseph Smith che poi la vendette a Giorgio III (cfr. (EN) Lady at the Virginals with a Gentleman, su Royal Collection Trust. URL consultato l'08/08/2018.)
  48. ^ Knox, p. 146
  49. ^ Alessandro Bettagno in Antonio Pellegrini, p. 18-19
  50. ^ Zanetti, p. 446
  51. ^ Alessandro Bettagno in Antonio Pellegrini, pp. 18-20
  52. ^ Rosenberg 2002, pp. 7-8 [!!! nell'estratto]
  53. ^ Alessandro Bettagno in Antonio Pellegrini, p. 166
  54. ^ Alessandro Bettagno in Antonio Pellegrini, p. 170
  55. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini, pp. 28-29
  56. ^ controllare su Konx
  57. ^ Knox, pp. 181-185
  58. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini, pp. 32
  59. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini, pp. 30-32
  60. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini, pp. 32-33
  61. ^ Regesto in Antonio Pellegrini, p. 227
  62. ^ Adriano Mariuz in Antonio Pellegrini, pp. 33-35
  • Rodolfo Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1960.
  • Rodolfo Pallucchini, La pittura nel Veneto - Il Settecento, Milano, Electa, 1995.
  • Alessandro Bettagno (a cura di), Antonio Pellegrini: il maestro veneto del Rococò alle corti d'Europa, Venezia, Marsilio, 1998.
  • Antonio Maria Zanetti, Della pittura veneziana e delle opere pubbliche de’ veneziani maestri, libri V, Venezia, Albrizzi, 1771.
  • Alberto Craievich, Antonio Pellegrini nella chiesa veneziana delle Eremite, in Arte veneta, vol. 60, Milano, Electa, 2005.
  • Enrico Lucchese, Due dipinti di Antonio Pellegrini in Carinzia e una pala di Mattia Bortoloni in villa Valmarana ai Nani, in AFAT, vol. 31, Verona, Scripta, 2012.
  • (EN) George Knox, Antonio Pellegrini, 1675-1741, Oxford, Clarendon press, 1995.
  • Pierre Rosenberg, Parigi-Venezia o, piuttosto, Venezia-Parigi: 1715-1723, in Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, CLXI, Venezia, 2002-2003.
  • Giandomenico Romanalli (a cura di), Venezia Vienna, Milano, Electa, 1983.

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