Utente:Zanekost/Sandbox/Chiesa di San Moisè

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Chiesa di San Moisè
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVenezia
Stile architettonicoBarocco
Inizio costruzione796
Completamento1632

La chiesa di San Moisè è un edificio religioso della città di Venezia, situato nel sestiere di San Marco. Poco distante vi sorgeva l'omonimo storico teatro d'opera, il teatro San Moisè.

Secondo le cronache antiche, l'edificio originale sarebbe stato eretto nel tardo VIII secolo dalle famiglie degli Artigeri e degli Scoparii ed era inizialmente intitolato a San Vittore. Il Sansovino riporta l'anno 796, senza tuttavia basarsi su una fonte sicura. Sin dall'inizio sembra essere divenuta parrocchiale, ma notizie esplicite sui pievani si hanno solo dal XII secolo

Nel 947 la chiesa fu riedificata da Moisè Valier e per sua volontà fu consacrata al personaggio biblico di cui portava il nome. La chiesa fu ancora ricostruita nel 1105, dopo il noto incendio che aveva devastato Venezia, e infine nel 1632.

Nel 1810, a causa degli editti napoleonici, la parrocchia fu soppressa e venne inglobata a San Marco. La parrocchia di San Moisè fu ricostituita nel 1967 quando la basilica venne riservata al capitolo patriarcale[1]. Il suo attuale territorio comprende le chiese officiate di Santa Maria del Giglio (rettoriale), San Fantin (vicariale) e Santa Croce degli Armeni, dove si svolge il rito armeno-cattolico.

La facciata fu realizzata nel 1668 grazie al finanziamento dei fratelli Vincenzo (30 000 ducati) e Girolamo Fini (60 000 ducati) che, secondo le loro volontà, furono effigiati su due busti posti sopra gli ingressi laterali. Il progetto è del padovano Alessandro Tremignon, fratello dell'allora parroco Andrea[2].

Aspramente criticata da Pietro Selvatico, che la definì «culmine d'ogni architettonica follia, sregolatezza di una meschina mente a cui manca l'ingegno della distribuzione e dell'armonia nelle parti», l'opera è in effetti costituita da elementi così diversi tra loro, priva di coordinazione. D'altro canto, l'insieme risulta in qualche modo armonizzato grazie all'impiego di due ordini, che ne hanno smorzato lo sviluppo verso l'altro, e l'utilizzo di campiture meno rilevate, tra cui la liscia superficie del timpano, nel quale compare solo lo stemma della famiglia Fini[2].

Si devono sempre al Tremignon anche l'altare della Natività di Maria (commissionatagli dalla Confraternita dei Ciechi nel 1670) e l'altare maggiore (costruito tra il 1685 e il 1688)[2]. Quest'ultimo è ornato dalle sculture di Enrico Merengo, mentre lo sfondo pittorico con angeli è del pittore veneziano Michelangelo Morlaiter; il paliotto in bronzo reca la Deposizione concepita nel 1633 da Niccolò Roccatagliata e dal figlio Sebastiano[3].

Tra gli altri dipinti è possibile ammirare la Lavanda dei piedi del Tintoretto, un'Ultima cena attribuita a Palma il Giovane, e due importanti opere di Girolamo Brusaferro: la Sommersione del Faraone (1706) e l'Elevazione della Croce (1727).

La navata centrale ospita la lapide del finanziere scozzese John Law, che fondò la Compagnia d'Occidente finalizzata allo sviluppo della valle del Mississippi e che si ritirò a vivere a Venezia negli ultimi anni di vita, dopo aver subito una serie di rovesci finanziari.

Anche nella sagrestia si trovano opere di Michelangelo Morlaiter: San Matteo, San Vincenzo Ferrari, San Carlo Borromeo.

  1. ^ Nel 1967 la basilica fu riservata al capitolo patriarcale, i diritti parrocchiali, con tutto il territorio, furono assegnati a San Moisè allora vicariale; cfr: Parrocchia di San Marco, Venezia, su Siusa - Ecclesiae Venetae. URL consultato il 9 ottobre 2021.; Parrocchia di San Moisè, Venezia, su Siusa – Ecclesiae Venetae. URL consultato il 9 ottobre 2021.
  2. ^ a b c Fabrizio Biferali, TREMIGNON, Alessandro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 96, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2019. URL consultato il 25 febbraio 2020.
  3. ^ Luca Siracusano, ROCCATAGLIATA, Nicolò, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 88, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017. URL consultato il 25 febbraio 2020.
  • John Ruskin, Le pietre di· Venezia, Milano, Rizzoli, 1990 [1851-1853].
  • Giulio Girardi, San Moisè Profeta a Venezia: da un impianto bizantino all’attuale configurazione ad aula unica, in Bollettino d'Arte, 6, vol. LXXV, n. 59, Roma, 1990, pp. 97-124.
  • etc

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