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Consiglio comunale di Tirana[modifica | modifica wikitesto]

Consiglio comunale di Tirana
Il Municipio di Tirana in piazza Scanderbeg (A sinistra si vedono la Moschea Ethem Bey e il Palazzo della Cultura).
Nome originale(SQ) Këshilli Bashkiak i Tiranës
TipoConsiglio comunale
SindacoErion Veliaj
Numero di membri61
Durata mandato4 anni
Gruppi politici
SedeTirana
Sito webtirana.al

Il Consiglio comunale di Tirana (in albanese Këshilli Bashkiak i Tiranës) è l'organismo responsabile del governo e dell'amministrazione del comune di Tirana, la capitale dell'Albania. È presieduto dal 2015 dal sindaco Erion Veliaj, del Partito Socialista d'Albania.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la Dichiarazione d'indipendenza del 1912, il primo sindaco del consiglio comunale della capitale del paese fu Zyber Hallulli, che mantenne la carica dal 1913 al 1914. Da allora il consiglio è stato guidato da più di 45 sindaci, tutti uomini.

Composizione[modifica | modifica wikitesto]

A seguito delle elezioni locali in Albania del 2023, la composizione del Consiglio di Tirana è la seguente:[1]

Gruppo Abbr. Seggi
Partito Socialista d'Albania
Partia Socialiste e Shqipërisë
PSSH 34
Insieme Vinciamo
Bashkë Fitojmë
BF 15
Partito Democratico d'Albania
Partia Demokratike e Shqipërisë
PDSH 4
Partito Socialdemocratico d'Albania
Partia Socialdemokrate e Shqipërisë
PSDSH 3
Partito Repubblicano d'Albania
Partia Republikane e Shqipërisë
PRSH 1
Partito per la Giustizia, l'Integrazione e l'Unità
Partia Drejtësi, Integrim dhe Unitet
PDIU 1
Iniziativa Hashtag
Nisma Thurje
NTH 1
Movimento per lo Sviluppo Nazionale
Lëvizja për Zhvillim Kombëtar
LZHK 1
Movimento Insieme
Lëvizja Bashkë
BASHKE 1

Sede[modifica | modifica wikitesto]

La sede del Municipio si trova nel centro di Tirana, di fronte all'Europa Park e accanto a Piazza Scanderbeg e alla storica Moschea Et'hem Bey.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (SQ) HartaKQZ, su cec.org.al, 5 luglio 2019. URL consultato il 24 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2019).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


Stazione di Tirana[modifica | modifica wikitesto]

Tirana
stazione ferroviaria
Tiranë
La stazione ferroviaria di Tirana prima della demolizione
Localizzazione
StatoBandiera dell'Albania Albania
LocalitàTirana
LineeDurazzo-Tirana
Storia
Stato attualeDismessa
Attivazione1949
Soppressione1° settembre 2013
Caratteristiche
TipoStazione in superficie
Binari2
OperatoriHekurudha Shqiptare

La stazione di Tirana (in albanese Stacioni i Tiranës) era la stazione ferroviaria centrale di Tirana, in Albania.[1] la stazione era il capolinea occidentale della linea Durazzo-Tirana.

La stazione di Tirana è stata chiusa il 1° settembre 2013 e demolita per far posto al nuovo viale. A quel tempo, la stazione ferroviaria più vicina a Tirana era la stazione di Vorë, a 15 chilometri dalla città. La stazione di Kashari è stata aperta nel maggio 2015 per sostituire la stazione demolita, anch'essa distante dieci chilometri dal centro.[1] È prevista la costruzione di una nuova stazione ferroviaria a Tirana nella zona di Laprakë. Fino alla sua apertura, il trasporto ferroviario tra Tirana e Kashar rimarrà chiuso.

Linee ferroviarie[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Passenger rail service gets closer to city center, but problems remain, in Tirana Times, Tirana, 29 maggio 2015. URL consultato il 22 ottobre 2023.

Stazione di Buzău[modifica | modifica wikitesto]

Buzău
stazione ferroviaria
Edificio della stazione
Localizzazione
StatoBandiera della Romania Romania
LocalitàBuzău
LineeBucarest-Vicșani
Buzău-Fetești
Buzău-Nehoiașu
Storia
Stato attualeIn uso
Attivazione1873
Caratteristiche
Binari3
GestoriCăile Ferate Române
OperatoriCFR Călători
Transferoviar Călători

La stazione di Buzău (in romeno Gare Buzău) è la principale stazione ferroviaria che serve la città di Buzău, nell'omonimo distretto, in Romania. La stazione è servita dai treni della Căile Ferate Române (CFR). È stata inaugurata nel 1873, un anno dopo l'apertura della linea ferroviaria Bucarest-Galați. È un importante nodo ferroviario.

Posizione[modifica | modifica wikitesto]

La stazione si trova nella parte centro-meridionale di Buzău, in una piazza semicircolare nei pressi di Bd. 1 decembrie 1918 n° 1.

La stazione è considerata lo snodo principale del trasporto pubblico della città. Nove linee di autobus su dieci si fermano vicino alla stazione e sei di esse terminano qui.

Linee ferroviarie[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (RO) Gheorghe Petcu, Constantin Stan, Doina Ciobanu, Constanța Tănase e Doina Filoti, Municipiul Buzău. Monografie, Buzău, Editura Alpha, 2002, ISBN 973-8054-59-1.


Bulevardul Nicolae Bălcescu[modifica | modifica wikitesto]

Bulevardul Nicolae Bălcescu
Bulevardul Nicolae Bălcescu
Localizzazione
StatoBandiera della Romania Romania
CittàBuzău
Informazioni generali
Tipoviale
Intitolazionea Nicolae Bălcescu
Collegamenti
InizioPiața Daciei
FineParco Crâng

Bulevardul Nicolae Bălcescu è una delle strade principali della città di Buzău, in Romania. Progettata durante il mandato del sindaco Nicu Constantinescu,[1] collega il centro città con il Parco Crâng. Si chiamava anche Bulevardul Parcului, Bulevardul Crângului, Bulevardul Ion C. Brătianu e Ulița Gârliței.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Petcu, p. 155
  2. ^ Petcu, p. 217

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (RO) Gheorghe Petcu, Constantin Stan, Doina Ciobanu, Constanța Tănase e Doina Filoti, Municipiul Buzău. Monografie, Buzău, Editura Alpha, 2002, ISBN 973-8054-59-1.
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Sindaci di Valona[modifica | modifica wikitesto]

Questo è un elenco dei sindaci di Valona che hanno prestato servizio sin dalla Dichiarazione d'indipendenza albanese nel 1912.[1]

Elenco[modifica | modifica wikitesto]

Nome Mandato
1 Abas Mezini 1912 1913
2 Ibrahim Abdullahu 1913 1914
3 Osmen Haxhiu 1915 1915
4 Ali Asllani 1918 1920
5 Abas Mezini 1920 1922
6 Qazim Kokoshi 1922 1924
7 Nuredin Vlora 1925 1927
8 Zyhdi Karagjozi 1927 1928
9 Arshi Xhindi 1928 1932
10 Abedin Nepravishta 1932 1933
11 Tef Naraçi 1933 1934
12 Ali Asllani 1934 1939
13 Kristaq Strati 1939 1942
14 Nexhip Koka 1942 1943
15 Enver Taraku 1943 1943
16 Muhedin Haxhiu 1943 1944
Comitato esecutivo (1944–1992)
17 Elham Sharra 1992 1996
18 Gëzim Zilja 1996 1997
19 Agron Shehu, Tare Hamo 1997 1998
20 David Tushe, Neki Dredha 1998 2000
21 Niko Veizaj 2000 2003
22 Shpëtim Gjika 2003 2015
23 Dritan Leli 2015 in carica

Note[modifica | modifica wikitesto]


Sindaci di Buzău[modifica | modifica wikitesto]

Sindaco di Buzău
Palazzo comunale
StatoBandiera della Romania Romania
In caricaConstantin Toma (PSD)
da2016[1]
Eletto daCittadini di Buzău
SedePalazzo comunale
IndirizzoPiața Daciei nr. 1

Questo di seguito è l'elenco dei sindaci di Buzau.[2] L'elenco comprende anche le persone che guidarono la città prima del 1864, quando fu istituita la carica di sindaco a seguito della riforma della pubblica amministrazione.[3]

Valacchia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1831: Spiridon Ivanov
  • 1836-1838: Dumitrache Sărățeanu
  • 1840-1848: Ion Marghiloman
  • 1848: Caloian Cătănescu
  • 1852: Stan Stănescu
  • 1857: Ghiță Chirculescu

Principati Uniti di Moldavia e Valacchia, poi Regno di Romania[modifica | modifica wikitesto]

  • 1859: Gheorghe Vlădescu
  • 1859-1863: Ghiță Dăscălescu
  • 1864-1874: Nae Stănescu
  • 1874-1876: Ghiță Dăscălescu
  • 1876-1877: Nae Stănescu
  • 1883-1888: Nicu Constantinescu
  • aprile 1888 – novembre 1889: Iancu Demetriade
  • 1889-1890: Nicu Constantinescu
  • 1890: Alex Demetriade
  • 1890-1892: Nicu Constantinescu
  • gennaio 1892 – marzo 1893: Iancu Demetriade
  • marzo 1893 – novembre 1893: Anton Bărdescu
  • novembre 1893 – novembre 1894: Athanasie Cătuneanu
  • 1895-1899: Nicu Constantinescu
  • 1899-1901: Emil Teodoru
  • 1901-1905: Nicu Constantinescu
  • 1905-1907: Emil Teodoru
  • 1907 – novembre 1909: Athanasie Cătuneanu

Occupazione tedesca nella prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

  • 1918: C. C. Iarca
  • marzo – ottobre 1918: C. Filotti

Periodo tra le due guerre[modifica | modifica wikitesto]

  • 1918-1919: Justin Stanescu
  • 1919: C. Ialomițeanu
  • 1919-1920: Gh.Stambuliu
  • 1920-1921: Artene Moldoveanu
  • 1921-1923: Petrache Gheorghiu
  • 1923-1926: Gh. V. Stanescu
  • 1926: Anton Filoti
  • 1926-1927: Matei Postelnicescu _
  • 1927 – dicembre 1928: Virgilio Popescu
  • dicembre 1928 – maggio 1931: Pretore Grigorescu
  • maggio 1931 – aprile 1932: Constantin N. Popescu
  • aprile – giugno 1932: Alex Șerdinescu
  • giugno 1932 – novembre 1933: Em. Homorâceanu
  • novembre 1933 – dicembre 1937: Stan Săraru
  • dicembre 1937 – febbraio 1938: C. Barbu Teodorescu
  • febbraio 1938 – gennaio 1939: Amadeu Locusteanu
  • gennaio 1939 – giugno 1940: Valeriu Trandaf
  • giugno - settembre 1940: Constantin Tegăneanu

Periodo dei governi Antonescu[modifica | modifica wikitesto]

  • settembre 1940 – gennaio 1941: N. Ispas
  • gennaio – dicembre 1941: Vasile Teodorescu
  • 1942-1944: Gheorghe Marinescu

Dopo la rivoluzione romena del 1989[modifica | modifica wikitesto]

  • 9 gennaio – giugno 1990: Petre Partal
  • giugno 1990 – 1992: Vasile Moraru
  • 1992-1996: Ștefan Frățilă
  • 1996-2016: Constantin Boșcodeală
  • 2016-in carica: Constantin Toma

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Secondo mandato da ottobre 2020
  2. ^ Petcu, pp. 211-213
  3. ^ Petcu, p. 155, 211

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (RO) Gheorghe Petcu, Constantin Stan, Doina Ciobanu, Constanța Tănase e Doina Filoti, Municipiul Buzău. Monografie, Buzău, Editura Alpha, 2002, ISBN 973-8054-59-1.

Consiglio generale di Bucarest[modifica | modifica wikitesto]

Consiglio generale di Bucarest
Nome originale(RO) Consiliul General al Municipiului București
TipoConsiglio comunale
SindacoNicușor Dan
Gruppi politici
  •      PSD (21)
  •      USR (17)
  •      PNL (12)
  •      PMP (5)
SedeMunicipio generale di Bucarest

Il Consiglio generale di Bucarest (in romeno Consiliul General al Municipiului București); noto anche come Consiglio popolare di Bucarest (Consiliul Popular al Municipiului București) dal 1968 al 1989, è l'organo legislativo del Comune di Bucarest, composto da 55 consiglieri eletti ogni quattro anni.

Insieme al sindaco di Bucarest e al vicesindaco, il Consiglio generale costituisce come autorità il municipio generale di Bucarest, che è responsabile degli affari dell'intera città, come il sistema idrico, il sistema dei trasporti e i viali principali. Bucarest è inoltre divisa in sei settori, ciascuno dei quali ha un proprio Consiglio di settore e un proprio sindaco con 27 seggi ripartiti nei rispettivi consigli, il sindaco di settore è responsabile degli affari locali, come strade secondarie, parchi, scuole e servizi di pulizia.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

2020–2024[modifica | modifica wikitesto]

2021–[modifica | modifica wikitesto]

    Partito Seggi Consiglio attuale
  Partito Social Democratico (PSD) 21                                          
  Unione Salvate la Romania (USR) 17                                          
  Partito Nazionale Liberale (PNL) 12                                        
  Partito del Movimento Popolare (PMP) 5                                          

2020–2021[modifica | modifica wikitesto]

    Partito Seggi Consiglio attuale
  Partito Social Democratico (PSD) 21                                          
  Partito Nazionale Liberale (PNL) 12                                        
  Unione Salvate la Romania (USR) 11                                          
  Partito della Libertà, dell'Unità e della Solidarietà (PLUS) 6                                          
  Partito del Movimento Popolare (PMP) 5                                          

2016–2020[modifica | modifica wikitesto]

    Partito Seggi Consiglio attuale
  Partito Social Democratico (PSD) 22                                            
  Unione Salvate la Romania (USR) 15                                          
  Partito Nazionale Liberale (PNL) 12                                            
  Partito del Movimento Popolare (PMP) 5                                            
  Alleanza dei Liberali e dei Democratici (ALDE) 4                                            

2012–2016[modifica | modifica wikitesto]

    Partito Seggi Consiglio attuale
  Unione Social-Liberale (USL) 37                                                                          
  Partito Democratico Liberale (PDL) 11                                                                          
  Partito del Popolo (Romania) (PP-DD) 7                                                                          

2004–2008[modifica | modifica wikitesto]

2007–2008[modifica | modifica wikitesto]

    Partito Seggi Consiglio attuale
  Partito Democratico Liberale (PDL) 19                                      
  Partito Nazionale Liberale (PNL) 15                                      
  Partito Social Democratico (PSD) 12                                      
  Partito Conservatore (PC) 4                                      
  Partito Grande Romania (PRM) 3                                      
  Indipendente 1                                      

2004–2007[modifica | modifica wikitesto]

    Partito Seggi Consiglio attuale
  Alleanza Giustizia e Verità (DA) 32                                                                
  Partito Social Democratico (PSD) 18                                                                
  Partito Grande Romania (PRM) 4                                                                
  Indipendente 1                                                                

2000–2004[modifica | modifica wikitesto]

    Partito Seggi Consiglio attuale
    Partito Social Democratico (PSD) 28                                                        
  Convenzione Democratica Romena (CDR) 10                                                        
  Partito Democratico (PD) 8                                                        
  Partito Grande Romania (PRM) 5                                                        
  Unione delle Forze di Destra (UFD) 4                                                        
  Partito Nazionale Liberale (PNL) 4                                                        
  Alleanza per la Romania (ApR) 2                                                        
  Partito Nuova Generazione - Cristiano Democratico (PNG) 2                                                        
  Partito dei Pensionati Romeni (PPR) 2                                                        

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Consiglio comunale di Milano[modifica | modifica wikitesto]

Consiglio comunale di Milano
Palazzo Marino
TipoConsiglio comunale
Istituito26 gennaio 1860
PresidenteElena Buscem
Ultima elezione3-4 ottobre 2021
Prossima elezione2026
Numero di membri48
Durata mandato5 anni
Gruppi politiciMaggioranza sindaco (31)
  •      PD (20)
  •      Lista Sala (5)
  •      EV (3)
  •      A-IV (2)
  •      MiS (1)

Opposizione (17)

  •      L (6)
  •      FdI (5)
  •      FI (3)
  •      Lista Bernardo (2)
  •      MP (1)
SedePalazzo Marino, Milano - Municipio 1
IndirizzoPiazza della Scala
Sito webwww.comune.milano.it

Il Consiglio comunale di Milano è l'organo legislativo del comune di Milano, quale massima autorità della città. È composto dal sindaco di Milano eletto direttamente e da un'assemblea eletta di 48 membri,[1] che controlla l'azione di governo del primo cittadino e ha il potere di imporre le sue dimissioni mediante mozione di sfiducia.

Il Consiglio comunale è eletto per un periodo di cinque anni.[1] I seggi sono assegnati proporzionalmente a ciascun partito e lista, con un premio di maggioranza assegnato alla coalizione vincente, volto a garantire la governabilità. Le ultime elezioni si sono svolte il 3-4 ottobre 2021.

Il Consiglio comunale si riunisce presso Palazzo Marino, sito in Piazza della Scala nel Municipio 1.

Composizione[modifica | modifica wikitesto]

La sala del Consiglio

Il sistema politico dei Comuni d'Italia è stato modificato nel 1993, quando è stato introdotto un sistema semipresidenziale per l'elezione del sindaco. In precedenza, il Consiglio veniva eletto con il sistema proporzionale puro e questi aveva il potere di eleggere e revocare il Sindaco di Milano; dal 1993 il Sindaco e il Consiglio sono eletti congiuntamente dai cittadini, con una legge elettorale che assicura al Sindaco eletto la maggioranza politica in Consiglio.

In questo sistema l'elezione del Sindaco è prioritaria rispetto all'elezione del Consiglio. Gli elettori esprimono una scelta diretta per il sindaco o una scelta indiretta votando per il partito della coalizione del candidato, concedendo la possibilità al candidato vincitore di rivendicare il sostegno della maggioranza nel nuovo Consiglio. Il candidato eletto sindaco avrà sempre la maggioranza del 62% dei seggi (29 seggi) nel Consiglio comunale, il quale lo sosterrà durante il suo mandato. I seggi per ciascun partito della coalizione che ottiene la maggioranza sono determinati proporzionalmente.

In questo tipo di sistema, il Consiglio è generalmente eletto per un mandato di cinque anni, fatta eccezione per voto di sfiducia, dimissioni o morte del Sindaco, in base alla clausola simul stabunt, simul cadent introdotta nel 1993, viene sciolto anche il Consiglio e vengono indette elezioni anticipate.

Al sindaco spetta il potere di scegliere e presiedere la giunta comunale, l'organo esecutivo della città. La giunta è generalmente composta da membri del Consiglio comunale, ma anche da membri non appartenenti ad esso.

Funzioni[modifica | modifica wikitesto]

Il Consiglio funge da massimo organo della città. È convocato e presieduto da un presidente del consiglio comunale nominato dal Consiglio stesso.[1]

Il Consiglio può deliberare riguardo i programmi e i progetti di opere pubbliche, sull'istituzione e il sistema delle imposte, sulle norme generali per l'uso dei beni e dei servizi e sulla previsione e rendicontazione dei bilanci.[1] Gli atti fondamentali deliberativi attribuiti dalla legge al Consiglio sono costituiti dallo statuto comunale, dai regolamenti e dai criteri generali sull'ordinamento degli uffici e dei servizi.[1]

Dopo la creazione nel 2015 della Città metropolitana di Milano, che con il suo Consiglio metropolitano ha il potere di coordinare le politiche dei comuni milanesi nella fornitura dei servizi di base (compresi trasporti, scuola e programmi sociali) e nella tutela dell'ambiente come faceva la vecchia Provincia di Milano, la riforma amministrativa comunale del 2016 ha delegato ai 9 Consigli dei Municipi di Milano alcune funzioni consultive relative ai servizi locali, quali scuole, servizi sociali, raccolta rifiuti, strade, parchi, biblioteche e commercio locale.

Municipio[modifica | modifica wikitesto]

Il Consiglio comunale ha sede a Palazzo Marino, un palazzo del XVI secolo situato in Piazza della Scala, nel centro di Milano. Palazzo Marino è sede del Comune di Milano dal 9 settembre 1861. Confina con piazza San Fedele, piazza della Scala, via Case Rotte e via Tommaso Marino.

Il palazzo fu costruito per il commerciante e banchiere genovese Tommaso Marino e porta il suo nome. Divenne proprietà dello Stato nel 1781.

L’attuale sala del Consiglio fu inaugurata il 30 giugno 1953. Un’iscrizione ciceroniana proveniente dalla precedente sede del Consiglio – la Sala Alessi al secondo piano del palazzo – è riportata sulle pareti marmoree attorno alla sala:

qvae in patribvs agentvr modica svntvr · cavssas popvli teneto · vis abesto
Senza interessi personali · tenere a mente le persone · senza (usare) la forza

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Una veduta della sala del Consiglio all'interno di Palazzo Marino

Questo è l'elenco dei presidenti del Consiglio comunale dalla riforma elettorale del 1993:

Nome Mandato Data di inizio legislatura
Maria Letizia Gilardelli (LN) 20 luglio 1993 12 maggio 1997 21 giugno 1993
Massimo De Carolis (FI) 16 giugno 1997 14 maggio 2001 12 maggio 1997
Vincenzo Giudice (FI) 24 maggio 2001 1° giugno 2006 14 maggio 2001
Manfredi Palmeri (FI) 9 giugno 2006 1° giugno 2011 1° giugno 2006
Basilio Rizzo (PRC) 20 giugno 2011 21 giugno 2016 1° giugno 2011
Lamberto Bertolè (PD) 7 luglio 2016 6 ottobre 2021 21 giugno 2016
Elena Buscemi (PD) 21 ottobre 2021 in carica 6 ottobre 2021

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Il Consiglio Comunale di Milano, su comune.milano.it.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Porto di San Pedro de Macorís[modifica | modifica wikitesto]

Porto di San Pedro de Macorís
StatoBandiera della Rep. Dominicana Rep. Dominicana
ProvinciaSan Pedro de Macorís
ComuneSan Pedro de Macorís
FiumeHiguamo
Tipocommerciale

Il porto di San Francisco de Macoris è un porto situato alla foce del fiume Higuamo a San Pedro de Macoris, Repubblica Dominicana. Questo porto viene utilizzato principalmente per scaricare fertilizzanti sfusi, cemento, clinker, carbone, grano, diesel e GPL. Viene anche utilizzato per esportare zucchero e melassa prodotti da diversi zuccherifici della regione.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il porto di San Pedro de Macorís è il più antico del paese; fu costruito alla fine del XIX secolo.[1] È stato responsabile della maggior parte delle operazioni per il porto di Santo Domingo, quando questi non era in grado di gestire la capacità delle navi.[1] Gestiva anche le operazioni provenienti dall'Europa e dagli Stati Uniti.[1]

Divenne l'hub idroelettrico della Pan American World Airways per le operazioni aeree, fatto che provocò una gestione disordinata delle operazioni marittime.[1]

Questo terminal è attualmente in fase di ristrutturazione e recupero e gestisce singole operazioni di carico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (ES) Puerto de San Pedro de Macoris, su cesep.com.do (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2010).


Plaza de la Bandera[modifica | modifica wikitesto]

Plaza de la Bandera
Nomi precedentiPlaza de la Independencia
Localizzazione
StatoBandiera della Rep. Dominicana Rep. Dominicana
CittàSanto Domingo
Informazioni generali
TipoArco trionfale
Costruzione1978[1]
14 febbraio 1997 (ristrutturazione)

Plaza de la Bandera (Piazza della Bandiera) è una piazza di Santo Domingo. Situata all'incrocio dei viali Avenida 27 de Febrero e Gregorio Luperón, rappresenta il più grande monumento dedicato alla Bandiera della Repubblica Dominicana. La piazza è stata concepita per rendere omaggio a uno dei simboli nazionali più importanti.

Il monumento è composto da elementi rappresentativi legati alle idee dei patrioti dominicani e allo stesso simbolismo che racchiude lo scudo della bandiera.

Plaza de la Bandera viene utilizzata per molti scopi tra cui manifestazioni e celebrazioni come il Giorno dell'Indipendenza della Repubblica Dominicana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Plaza de la Bandera fu costruita nel 1978[2] durante il governo di Joaquín Balaguer per ospitare una serie di edifici pubblici come la sede del Ministero della difesa, il Consiglio elettorale centrale, l'Istituto per la stabilizzazione dei prezzi (INESPRE), l'Istituto di agraria dominicano (IAD) e il Centro per le importazioni e gli investimenti, tra gli altri.

Nel febbraio 1997, il presidente Leonel Fernández riaprì la piazza dopo averla ristrutturata e ribattezzata Piazza della Bandiera (Plaza de la Bandera), sostituendo il precedente nome di Piazza dell'Indipendenza (Plaza de la Independencia).

La progettazione dell'opera fu affidata all'architetto Cristian Martinez e all'ingegnere Andres Gomez Dubriel, che concepì la struttura con una croce latina, ben visibile dall'alto, e con al centro una replica dell'Arco di Trionfo.

Su entrambi i lati dell'arco sono stati posti due angeli che rappresentano la gloria e l'onore, e al centro, una scultura che simboleggia la madrepatria, che regge il soldato caduto, realizzata dallo scultore Juan de Ávalo.

In questa Piazza, il 26 gennaio 1979,[3] Papa Giovanni Paolo II celebrò la prima Messa di un Romano Pontefice, in terra americana, rendendo visibile la piazza in tutto il mondo. In questa messa, il Papa si è trovato di fronte al dipinto originale della Vergine dell'Altagracia, prelevato appositamente per l'occasione dalla Basilica di Nuestra Señora de la Altagracia.

Alberi e bandiere[modifica | modifica wikitesto]

Nella piazza ci sono numerosi alberi che ne delimitano il perimetro e su tutti i quali sventola la bandiera della Repubblica Dominicana. Inoltre, l'arco trionfale al centro della piazza viene utilizzato anche come albero unico poiché è dotato di una drizza con la quale viene issata un'altra bandiera della Repubblica Dominicana, più grande di quelle che sventolano sugli alberi precedentemente menzionati.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ES) Plaza de la Bandera Santo Domingo República Dominicana, su conectate.com.do, 14 febbraio 2022.
  2. ^ (ES) Plaza de la Bandera A la puerta de una nueva etapa, in Diario Libre. URL consultato il 17 settembre 2023.
  3. ^ (ES) La Plaza de la Bandera de Santo Domingo - Plan LEA, in Plan LEA, 21 febbraio 2018. URL consultato il 17 settembre 2023.
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Puente Ramón Matías Mella[modifica | modifica wikitesto]

Puente Ramón Matías Mella
Puente Ramón Matías Mella visto in lontananza
Localizzazione
StatoBandiera della Rep. Dominicana Rep. Dominicana
CittàSanto Domingo
AttraversaOzama
Dati tecnici
Tipoponte a trave
Materialecemento armato con acciaio[1]
Realizzazione
Inaugurazione1972


Il Puente Ramón Matías Mella è un ponte inaugurato nel 1972 situato a Santo Domingo,[2] capitale della Repubblica Dominicana. È uno dei 6 ponti esistenti in città. Il ponte è dedicato a Ramón Matías Mella, uno dei Padri della Patria, determinante nell'indipendenza della Repubblica Dominicana.

All'inizio degli anni '90 è stato costruito un ponte gemello accanto a quello esistente, aumentando la capacità a 4 corsie.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Matías Ramón Mella Bridge, su structurae.net.
  2. ^ a b (ES) Cinco puentes cinco historias, in Hoy, 14 settembre 2017. URL consultato il 24 ottobre 2023.

Puente Francisco del Rosario Sánchez[modifica | modifica wikitesto]

Puente Francisco del Rosario Sánchez
Localizzazione
StatoBandiera della Rep. Dominicana Rep. Dominicana
CittàSanto Domingo
AttraversaOzama
Dati tecnici
Tipoponte a travatura reticolare
Materialeacciaio[1]
Realizzazione
Inaugurazione1974


Il Puente Francisco del Rosario Sánchez, è un ponte inaugurato nel 1974 dall'allora presidente Joaquín Balaguer.[2] Situato a Santo Domingo, la capitale della Repubblica Dominicana, è il 3° ponte più trafficato della Grande Santo Domingo. Il ponte Francisco del Rosario Sánchez è il terzo costruito dal governo di Joaquín Balaguer, dopo il Puente Ramón Matías Mella.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Francisco del Rosario Sánchez Bridge, su structurae.net.
  2. ^ (ES) Cinco puentes cinco historias, in Hoy, 14 settembre 2017. URL consultato il 25 ottobre 2023.

Plaza Lama[modifica | modifica wikitesto]

Plaza Lama
Logo
Logo
StatoBandiera della Rep. Dominicana Rep. Dominicana
Fondazione1929 a San Pedro de Macoris
Fondata daPedro Juan Lama
Sito webplazalama.com.do/

Plaza Lama è una delle principali reti di negozi e supermercati della Repubblica Dominicana. È stata fondata da Pedro Juan Lama e trasformata da Mario Lama Handal in Lama Plaza SA.[1]

È di proprietà del Gruppo Lama, guidato dalla famiglia Lama, che dirige e controlla l'attività di Plaza Lama e della sua rete di negozi distribuiti in tutto il paese.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La società Lama SA è stata fondata da Pedro Juan Lama a San Pedro de Macoris nel 1929. Si è trasferita a Santo Domingo negli anni '40, precisamente in Avenida Duarte. Mario Lama Handal ha creato Plaza Lama SA e ha esteso l'attività calzaturiera ampliandola in grandi magazzini, unificando all'interno dello stesso stabilimento un'ampia varietà di prodotti e servizi in grado da saper soddisfare le esigenze dei clienti. Col passare del tempo furono aperti altri grandi magazzini in città, a La Romana e Santiago. Allo stesso tempo, Lama Electrodomésticos è stato inaugurato a Santiago, Higüey, San Francisco de Macorís e La Vega.[3][4]

Novità[modifica | modifica wikitesto]

Oggi Plaza Lama è composto da ipermercati, negozi di elettrodomestici, supermercati, distribuzione all'ingrosso, 2 canali televisivi, distribuzione di prodotti di largo consumo, distribuzione di veicoli e distribuzione di gas naturale. Il gruppo è attualmente ancora guidato dal Gruppo Lama, che è pienamente integrato nel funzionamento e nello sviluppo delle attività.

Negozi[modifica | modifica wikitesto]

Ipermercati[modifica | modifica wikitesto]

  • Plaza Lama 27 febbraio
  • Piazza Lama Orientale
  • Piazza Lama Herrera
  • Piazza Lama Duarte
  • Plaza Lama Máximo Gómez
  • Piazza Lama Santiago
  • Piazza Lama La Romana
  • Autostrada Plaza Lama Duarte

SuperLama[modifica | modifica wikitesto]

  • Super Lama Sambil
  • Super Lama bavarese

ElectroLama[modifica | modifica wikitesto]

  • Electro Lama Santiago
  • Electro Lama Puerto Plata
  • Electro Lama San Francisco di macoris
  • Electro Lama La Vega
  • Electro Lama Higuey
  • Electro Lama bavarese
  • Electro Lama San Juan de la Maguana
  • Electro Lama Azua

Plaza Lama Express[modifica | modifica wikitesto]

  • Plaza Lama Express San Isidro

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ES) Fallece un visionario de los negocios: don Mario Lama, in Listin Diario, 1° novembre 2019. URL consultato il 17 settembre 2021.
  2. ^ (ES) Acerca del Grupo Lama, su grupolama.com.do. URL consultato il 17 settembre 2023.
  3. ^ (ES) Plaza Lama abre sucursal en Santo Domingo Oeste, su eldinero.com.do, 26 febbraio 2011. URL consultato il 17 settembre 2023.
  4. ^ (ES) Yhanelly Rodríguez, Plaza Lama inaugura centro logístico valorado en más de US$70 MM; apuesta por calidad y buen precio, su elnuevodiario.com.do, 9 febbraio 2023. URL consultato il 17 settembre 2023.

Porto di Long Beach[modifica | modifica wikitesto]

Porto di Long Beach
Veduta aerea dei porti di Los Angeles (a sinistra) e Long Beach (a destra)
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Stato federato  California
ConteaLong Beach
Tipocommerciale

Il porto di Long Beach è il secondo porto terminal container più grande degli Stati Uniti, dopo il porto di Los Angeles. Il porto è adiacente a quello di Los Angeles.[1] Nel 2016 è stata raggiunta una movimentazione di container pari a 6,78 milioni di TEU. Nel 2017, lo scalo ha dichiarato di aver movimentato 7,54 milioni di unità container, rendendo quell'anno il più significativo nella sua storia. Dispone di 80 posti nave e 66 gru per navi post-Panamax su un'area di circa 13 chilometri quadrati. Il porto di Long Beach si trova a meno di 2 miglia (3 km) a sud-ovest del centro di Long Beach e circa 25 miglia (40 km) a sud del centro di Los Angeles. Il sito genera circa 100 miliardi di dollari in scambi annuali e impiega più di 316.000 persone nella California meridionale.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il porto di Long Beach fu fondato il 24 giugno 1911 vicino alla foce del fiume Los Angeles. Nel 1917 fu istituita un'amministrazione portuale con il compito di supervisionare ciò che accadeva nel porto. Nel 1946 fu dichiarato “il porto più moderno degli Stati Uniti”.

Durante la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, cominciò ad emergere la consapevolezza dell'inquinamento dell'acqua del mare, causato dalle navi e dal porto, ciò indusse la direzione ad adottare misure significative per ridurre l'inquinamento. Fu istituito un dipartimento il cui scopo era quello monitorare l'inquinamento dell'acqua del mare e quello di proporre miglioramenti volti a ridurre il più possibile l'inquinamento. Oggi il porto è considerato un "porto verde" e ha ottenuto anche un premio per la qualità ambientale da parte della "Seaports Association of the United States" (AAPA).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Ronald D. White, Long Beach port chief's long voyage nears an end, in Los Angeles Times, 7 agosto 2011. URL consultato il 17 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2012).
  2. ^ (EN) Karen Robes Meeks, A wealth of jobs at the Port of Long Beach, in Press Telegram, 2 febbraio 2014. URL consultato il 17 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2015).


Boston Harbour[modifica | modifica wikitesto]

Boston Harbour
Mappa dei bacini idrografici Charles, Mystic e Neponset
Parte diOceano Atlantico
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Stato federato  Massachusetts
ConteaSuffolk
ComuneBoston
Idrografia
Immissari principaliCharles, Mystic e Neponset

Il Boston Harbour è una baia situata nel Massachusetts, nel New England, nel nord-est degli Stati Uniti. Boston e il suo porto si affacciano lungo la costa di questa baia. La baia di Boston fu scoperta nel 1614 e ospita molte isole.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Il Boston Harbour è un grande porto naturale che costituisce la parte più occidentale della baia del Massachusetts. Grazie alla penisola di Winthrop e alla Deer Island a nord, alla penisola di Nantasket e a Capo Point Allerton a sud e alle isole portuali al centro, il porto è protetto dalla baia del Massachusetts e dall'Oceano Atlantico. Geograficamente l’area può essere divisa in un porto esterno ed uno interno.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'area dove sorge il Boston Harbour fu scoperta da John Smith nel 1614,[1] da allora il suo porto è stato uno dei più importanti nella storia americana.[2] Anche perché è qui che si è svolto il Boston Tea Party.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) James Henry Stark, Stark's Antiqve views of ye towne of Boston, Morse-Purce Co, 1901, OCLC 4452192.
  2. ^ a b (EN) Boston Harbor, su nps.gov.
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Victoria Harbour[modifica | modifica wikitesto]

Vista panoramica sul Victoria Harbour di Hong Kong

Victoria Harbour è un porto naturale situato tra la penisola di Kowloon e l'isola di Hong Kong a Hong Kong. Ha una superficie di circa 41,88 km², la sua profondità naturale e la sua posizione indussero gli inglesi ad occupare l'isola di Hong Kong durante la prima guerra dell'oppio 1 e successivamente vi stabilirono una colonia e una stazione commerciale .

Il porto è famoso per le sue spettacolari viste panoramiche ed è un'attrazione turistica. È un punto di interesse naturale del territorio e gli abitanti della città lo considerano un elemento naturale essenziale della città. Questo sentimento di connessione è stato dimostrato recentemente quando il governo ha tentato di realizzare discariche per aumentare la superficie disponibile, causando di conseguenza grandi proteste popolari contro tali progetti, nonostante nel porto fossero state effettuate diverse attività di discarica nel secolo scorso.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

All'interno del porto ci sono diverse isole:

A causa della bonifica, le seguenti ex isole sono oggi collegate a terre adiacenti o isole più grandi:


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Ocean Park Hong Kong[modifica | modifica wikitesto]

Ocean Park Hong Kong
Ingresso principale dell'Ocean Park
StatoBandiera di Hong Kong Hong Kong
LocalitàWong Chuk Hang, Isola di Hong Kong
Temieducazione, conservazione, intrattenimento
Inaugurazione10 gennaio 1977
Sito webwww.oceanpark.com.hk

Ocean Park Hong Kong è uno dei due parchi a tema di Hong Kong, insieme a Hong Kong Disneyland. Con 7.792 milioni di visitatori nel 2014, è attualmente il quarto parco tematico più grande dell'Asia e il tredicesimo parco tematico più grande del mondo.

Il tema del parco riguarda l'habitat marino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione del parco, inaugurato nel 1977, è stata organizzata dall'Hong Kong Jockey Club, che ha ricevuto gratuitamente il terreno necessario dal governo di Hong Kong. Nel 1987 il parco cessò di essere affiliato al club e divenne una società a sé stante, con il suo consiglio nominato dal governo. Oggi è gestito dalla Ocean Park Corporation, un'organizzazione finanziariamente indipendente e senza scopo di lucro.

Senior leadership[modifica | modifica wikitesto]

Presidente[modifica | modifica wikitesto]

  1. Kenneth Fung (1971–1982)
  2. David Newbigging (1982–1984)
  3. Gordon MacWhinnie (1984–1993)
  4. Ronald Carstairs (1993–1996)
  5. Robert Kwan (1996–1997)
  6. Payson Cha (1997–2000)
  7. Philip Chen (2000–2003)
  8. Allan Zeman (2003–2014)
  9. Leo Kung (2014–2020)
  10. Lau Ming-wai (2020–2022)
  11. Paulo Pong Kin-yee (2022–)

Direttori generali[modifica | modifica wikitesto]

  1. W. Williamson (1971–1980)
  2. Kenneth Tomlins (1981–1987)

Amministratori delegati[modifica | modifica wikitesto]

  1. Kenneth Tomlins (1987–1991)
  2. Darrell Metzger (1991–1995)
  3. John Corcoran (1995–1999)[1]
  4. Randolph Guthrie (1999–2004)
  5. Tom Mehrmann (2004–2016)
  6. Matthias Li (2016–2020)
  7. Ysanne Chan (2020–2021)
  8. Ivan Wong (2021– )

Disposizione del parco e attrazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il parco è diviso in due parti: Lowland e Headland, quest'ultimo situato su una collina leggermente più in alto. Le due parti sono collegate da una cabinovia. Oltre alla divisione in una parte superiore e una inferiore, il parco è stato strutturato a tema: nel parco ci sono complessivamente otto aree tematiche: Headland Rides, Adventure Land, Amazing Asian Animals, Marine Land, Lowland Gardens, Whisker's Harbour.

Oltre ad alcuni animali, nel parco si trovano anche 17 attrazioni.

Nell'area tematica Rainforest si trovano le due montagne russe del parco: le montagne russe Arctic Blast del produttore tedesco Mack Rides e Hair Raiser del produttore svizzero Bolliger & Mabillard, che ha cinque inversioni.

Nome Tipo Produttore Apertura Osservazioni Note
Arctic Blast Montagne russe elettriche Mack Rides 2012 [2]
Dragon Montagne russe in metallo Arrow Dynamics 1984 Chiuso nel 2021 [3]
Hair Raiser Montagne russe senza pavimento Bolliger & Mabillard 2011 [4]
Wild West Mine Train Montagne russe in acciaio Zamperla 1999 Chiuso nel2021 [5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Hotel scheme for Ocean Park, su scmp.com, 15 settembre 1995.
  2. ^ Arctic Blast - Ocean Park (Hong Kong Island, Hong Kong, China), su rcdb.com. URL consultato il 2 aprile 2024.
  3. ^ Dragon - Ocean Park (Hong Kong Island, Hong Kong, China), su rcdb.com. URL consultato il 2 arile 2024.
  4. ^ Hair Raiser - Ocean Park (Hong Kong Island, Hong Kong, China), su rcdb.com. URL consultato il 2 aprile 2024.
  5. ^ Wild West Mine Train - Ocean Park (Hong Kong Island, Hong Kong, China), su rcdb.com. URL consultato il 2 aprile 2024.
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Istituto di studi politici di Bordeaux[modifica | modifica wikitesto]

Istituto di studi politici di Bordeaux
(FR) Institut d'études politiques de Bordeaux
Facciata sud di Sciences Po Bordeaux
Ubicazione
StatoBandiera della Francia Francia
CittàBordeaux
Dati generali
Fondazione1948
TipoIstituto di studi politici
Grande école
DirettoreDominique Darbon
PresidenteMathieu Gallet
Sito web

L'Istituto di studi politici di Bordeaux (in francese Institut d'études politiques de Bordeaux), spesso designato con l'apocope Sciences Po Bordeaux, è un istituto francese pubblico d'insegnamento superiore creato nel 1948, situato a Bordeaux. Affiliato all'Università di Bordeaux, è insieme all'Istituto di studi politici di Parigi e all'Istituto di studi politici di Grenoble l'unica scuola che conduce esami di ammissione separati.

È uno dei nove Istituti di studi politici di Francia, ed è dunque una Grande école.

Direttori[modifica | modifica wikitesto]

Istituto di studi politici di Tolosa[modifica | modifica wikitesto]

Istituto di studi politici di Tolosa
(FR) Institut d'études politiques de Toulouse
Ubicazione
StatoBandiera della Francia Francia
CittàTolosa
Dati generali
Fondazione1948[1]
TipoIstituto di studi politici
Grande école
DirettoreEric Darras

L'Istituto di studi politici di Tolosa (in francese Institut d'études politiques de Toulouse), spesso designato con l'apocope Sciences Po Toulouse o IEP Toulouse) è un istituto francese pubblico d'istruzione superiore, situato nel centro di Tolosa. È uno dei nove istituti dii studi politici presenti oggi in Francia e, come Grande école, fa parte del sistema universitario d'élite francese.[2]

L'istituto è stato fondato con decreto del 5 maggio 1948 sul modello dell'IEP Parigi, con il nome di Institut d'études politiques de l'université de Toulouse e ribattezzato Institut d'études politiques de Toulouse nel 1969.

All'IEP Toulouse, circa 1.700 studenti seguono i corsi di circa 50 accademici sulle discipline di scienze politiche, diritto, economia, sociologia, storia e geografia. Come di consueto alle Grandes écoles, l'ammissione avviene solitamente tramite concorso.

Tra i laureati ci sono alcuni noti giornalisti e politici francesi, tra cui gli ex ministri Jacques Godfrain e Henri Cuq.

Direttori[modifica | modifica wikitesto]

  • 1948–1955: Paul Couzinet, giurista
  • 1955–1980: Paul Ourliac, storico)
  • 1980–1995: André Cabanis, storico del diritto
  • 1995–2000: Christian Hen, docente di diritto pubblico, laureato presso l'istituto, classe 1967[3]
  • 2000–2010: Laure Ortiz, docente universitario associato di diritto pubblico[4]
  • 2010–2016: Philippe Raimbault, dottore in diritto pubblico, docente universitario, laureato presso l'istituto, classe 1995)[5][6]
  • 2016–2021: Olivier Brossard, dottore in economia, docente universitario[7]
  • dal 2021: Eric Darras, docente associato di scienze politiche[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Presentation, su sciencespo-toulouse.fr.
  2. ^ (FR) Banc d’essai des IEP : pourquoi choisir Sciences po Toulouse
  3. ^ (FR) Annuaire des diplômés, Association des diplômés de l'Institut d'études politiques de Toulouse, 3e trimestre 2009, p. 488.
  4. ^ (FR) Laure ORTIZ: biographie et actualités sur EducPros, su letudiant.fr. URL consultato il 28 maggio 2018.
  5. ^ (FR) Philippe RAIMBAULT: biographie et actualités sur EducPros, su letudiant.fr. URL consultato il 28 maggio 2018.
  6. ^ (FR) Sciences Po Toulouse Alumni, Philippe Raimbault (promo 1995) élu président de l’université fédérale de Toulouse, su sciencespotoulouse-alumni.fr, 4 luglio 2016.
  7. ^ (FR) Olivier Brossard, nouveau directeur de Sciences Po Toulouse, in La Tribune, 3 ottobre 2016. URL consultato il 1° aprile 2024.
  8. ^ (FR) Arrêté du 22 juillet 2021 portant nomination du directeur de l'Institut d'études politiques de Toulouse, su legifrance.gouv.fr. URL consultato il 1° aprile 2024.

Katholieke Hogeschool Leuven[modifica | modifica wikitesto]

Katholieke Hogeschool Leuven
Ubicazione
StatoBandiera del Belgio Belgio
CittàLovanio, Heverlee, Diest
Dati generali
Fondazione1995-1996
TipoHogeschool
Dir. generaleToon Martens
AffiliazioniAssociatie KU Leuven

La Katholieke Hogeschool Leuven era un università di scienze applicate (hogeschool) cattolica nelle Fiandre fondata nel 1995-1996 dalla fusione di diverse hogeschool cattoliche a Lovanio e Diest. Questa hogeschool fa parte dell'Associate KU Leuven e fa parte dell'UC Leuven-Limburg dal 2014.

Dipartimenti[modifica | modifica wikitesto]

KHLeuven aveva 4 dipartimenti:

  • Dipartimento di Formazione superiore economica (Echo)
  • Dipartimento della Formazione degli insegnanti (DLO)
  • Dipartimento della Scuola Sociale Heverlee (SSH)
  • Dipartimento di Sanità e Tecnologia (G&T)

Quest'ultimo dipartimento era costituito da due diversi dipartimenti fino all'anno accademico 2006-2007. Da un lato il Dipartimento Rega e dall'altro il Dipartimento di Infermieristica e Ostetricia. A causa del trasferimento di questi dipartimenti negli attuali edifici nel quartiere di Gasthuisberg, furono accorpati in un unico dipartimento. Nel 2007 sono stati utilizzati anche i nuovi edifici del Dipartimento di Formazione degli insegnanti ed Echo a Heverlee.

Corsi[modifica | modifica wikitesto]

KHLeuven ha offerto i seguenti programmi di laurea:

  • Gestione aziendale
  • Tecnologia di laboratorio biomedico
  • Chimica
  • Gestione d'ufficio
  • Educazione prescolare
  • Educazione primaria
  • Educazione secondaria
  • Lavoro sociale
  • Scienze del riadattamento sociale
  • Informatica applicata
  • Infermieristica
  • Nutrizione e Dietetica
  • Ostetricia

Cimitero ebraico sefardita di Bucarest[modifica | modifica wikitesto]

Cimitero ebraico sefardita di Bucarest
Ingresso al cimitero
Tipoebraico (rito sefardita)
Stato attualein uso
Ubicazione
StatoBandiera della Romania Romania
CittàBucarest
Costruzione
Data apertura1865

Il cimitero ebraico sefardita di Bucarest (in romeno Cimitirul evreiesc Sefard din București ) è uno dei tre cimiteri ebraici ancora attivi che esisteno a Bucarest. Il cimitero si trova in via Olteniței 2, di fronte al cimitero Bellu, ed è stato inaugurato nel 1865. Ha un'area compresa tra 4 e 5 ettari e contiene 10.300 tombe.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il cimitero ospita numerose lapidi, tra cui alcune trasferite dall'ex cimitero di strada Sebastopoli, che era il più antico cimitero ebraico di Bucarest, abolito durante l'Olocausto sotto il regime di Antonescu. È presente anche un obelisco, dedicato alla memoria dei soldati ebrei sefarditi morti nella prima guerra mondiale.

Personaggi illustri sepolti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (RO) Actorul Theodor Danetti a murit, su click.ro, 17 gennaio 2016. URL consultato il 31 marzo 2024.
  2. ^ (RO) INMORMANTARE - BITU FALTICINEANU, su mediafaxfoto.ro. URL consultato il 31 marzo 2024.
  3. ^ (RO) Pianistul Dan Mizrahy va fi inmormantat la Cimitirul Evreiesc de Rit Sefard, su romania-muzical.ro. URL consultato il 31 marzo 2024.
  4. ^ (RO) In memoriam regizoarea Elena Negreanu, su rgnpress.ro, 29 gennaio 2016. URL consultato il 31 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  5. ^ (RO) Biografie Sandu Sticlaru, su cinemarx.ro (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  6. ^ (RO) Haralamb Zinca, inmormantat la Cimitirul Sefard din Capitala, su ziare.com, 30 dicembre 2008. URL consultato il 31 marzo 2024.


Centrul Civic[modifica | modifica wikitesto]

Centrul Civic
Vista dal Palazzo del Parlamento a Bucarest
StatoBandiera della Romania Romania
Città Bucarest
CircoscrizioneSettore 1 Settore 2, Settore 3, Settore 4, Settore 5, Settore 6

Il Centrul Civic è un quartiere centrale di Bucarest, completamente ricostruito negli anni '80, come parte del programma di sistematizzazione avviato da Nicolae Ceaușescu, che promosse anche la costruzione di nuovi centri civici nelle città della Romania.[1]

Il Centrul Civic di Bucarest occupa un'area di 5,9 chilometri quadrati (2,3 mi2),[2] essendo situato sul territorio di diversi settori: settore 1, settore 2, settore 3, settore 4, settore 5 e settore 6 di Bucarest.

Qui si trovano alcune delle istituzioni più importanti della Romania, come il Palazzo del Parlamento, l'Accademia romena, la Biblioteca nazionale, vari uffici di ministeri e istituzioni e il Tribunale di Bucarest.

Aree[modifica | modifica wikitesto]

Altre arterie principali incluse nel perimetro del Centrul Civic sono i viali Naciionele Unite, Octavian Goga, Decebal, Burebista (incompiuto), Mircea Vodă (parziale), strada Nerva Traian (parziale), Calea 13 Septembrie (parziale) e Splaiul Unirii ( parziale).

Stazioni della metropolitana[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

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